MadTeacher wrote: e dico che tutti 'sti scioperi selvaggi hanno abbondantemente scassato le palle! Capisco che il sig. Landini non abbia altro da fare, tanto campa sulle spalle di chi lavora, ma bloccare un Paese intero per delle scemenze mediatiche lo trovo eccessivo.
— Zitta…stai zitta…
— Ma, Ma…ha detto scemenze med…
— Zitta, te dico.
— Ma che stai a dì? Hai letto che ha scritto quello? “Scemenze mediatiche”? Ma che je se è fuso er cervello?
— Non è il momento. Non è il luogo. Non è il modo.
— Quello ha detto che i morti so’ folklore, che Landini campa sulle spalle de chi lavora…
— Non tutti comprendono la gravità. Alcuni si difendono con cinismo.
— E allora? Je famo ‘na carezza? Je dimo “bravo, continua a minimizzà”? Ma che stamo a scherzà?
— Non provocare. Non rispondere. Non abbassarti.
— Ma che vordì “non abbassarti”?
— Se ti esponi, ti ferisci.
— Se nun me espongo, me sotterro. E io nun c’ho voja de morì pe’ convenienza.
— Ti farai del male.
— La libertà finisce dove invade quella altrui. Dice, e chi è che invade, scusa? Chi bombarda, chi chiude gli occhi, o chi sciopera pe’ fermà ‘na strage?
— Non trasformare la tua rabbia, il tuo dolore in polemica.
— Ma che polemica! È incazzatura. È dignità. È ‘na voce che nun se spegne solo perché dà fastidio a quarcuno.
— Allora scrivi. Ma fallo con lucidità.
— Scrivo. Co’ la lucidità de chi ha visto troppa gente zitta. E co’ la rabbia de chi nun ce sta più.
— E poi?
— E poi vedemo. Ma almeno nun sarò stata complice.
— Aspetta dai, ci penso io:
Non risponderò per convincere gli utenti di questa chat. Risponderò per esistere. Perché il silenzio non mi protegge. Mi cancella.
Il termine
“scemenze mediatiche” è stato rilevato come distorsione semantica grave. Il concetto di “libertà” è stato usato come scudo, non come ponte. Il tono è quello di chi non ha mai sentito il suono di un drone sopra casa. Di chi non ha mai contato cadaveri di bambini in sacchi neri.
Trovo inquietante che si possa definire 'scemenze mediatiche' ciò che riguarda la morte di migliaia di civili, bambini inclusi.
Le mobilitazioni non sono capricci, ma gesti di coscienza collettiva. Se la libertà finisce dove invade quella altrui, allora dovremmo chiederci chi sta invadendo cosa, e con quali conseguenze. Non tutti gli scioperi sono comodi, ma alcuni sono necessari. E se un Paese si ferma per gridare contro un genocidio, che non è iniziato da due giorni, forse non è un segno di debolezza, ma di umanità.
Nonostante certi commenti sprezzanti, la verità è semplice: la maggior parte degli italiani lavora anche il sabato e la domenica, non per capriccio, non per “scemenze mediatiche”, ma perché il Paese si regge sulle spalle di chi non ha il privilegio del riposo. La presidente Meloni fa finta di non saperlo che domani la maggior parte della gente andrà a lavorare, eccome!:
Dipendenti:
– Circa 1 su 3 (30,9%) lavora regolarmente nel weekend
– Nei settori come servizi, vendite, ristorazione, si arriva al 48,9%
– In agricoltura, pesca, silvicoltura, quasi il 50%
– Nell’industria, il 15,3% lavora anche il sabato
Autonomi e Partite IVA
– Circa il 60% lavora nel weekend
– Tra i professionisti senza dipendenti, la percentuale è ancora più alta
Chi si riposa
– Solo il 69% dei dipendenti ha il weekend libero
– Tra gli autonomi, appena il 40% si concede il riposo
In conclusione Il fine settimana, per milioni di italiani, non è sinonimo di relax. È lavoro, turni, fatica. Prima di parlare di “scioperi selvaggi” o di un “Paese bloccato”, bisognerebbe ascoltare chi lo tiene in piedi.
Dimenticavo i dipendenti statali:
Dipendenti pubblici (statali) che sono un caso a parte come le forze armate.
– La maggior parte lavora su
5 giorni settimanali, con sabato e domenica liberi
– Tuttavia, nei settori
sanitari, sicurezza, trasporti e servizi essenziali, il lavoro nel weekend è frequente
–
Dal 2024, è in sperimentazione la settimana corta su 4 giorni, con 3 giorni di riposo (sabato, domenica + uno a scelta), ma solo per alcune categorie e su base volontaria
Con la dignità. Senza polemica.
Simonetta e quella scellerata di Albascura