[Lab18] 1913

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Il signor Kuiper fischiettava raggiante lungo la Apollolaan.
Dopo mezz’ora di cammino, il quadro che trasportava sottobraccio cominciava a farsi pesante, ma quel giorno nulla avrebbe potuto strappargli dalla faccia quell'espressione compiaciuta.
Ottantamila euro, pensava. Da non credere!
Un’opera inestimabile, neppure nei suoi sogni a occhi aperti avrebbe immaginato un simile colpo di fortuna. Avrebbe potuto rivenderla il giorno dopo aggiungendo alla stessa cifra un paio di zeri.
Il signor Kuiper marciava a passo spedito; temeva che un acquazzone improvviso potesse rovinare la tela, che un ciclista spericolato lo centrasse in pieno o di imbattersi in uno di quei gruppetti di turisti barcollanti che infestavano le strade in ogni periodo dell’anno.
E poi non stava più nella pelle, voleva godersi la faccia di Mildred quando le avrebbe mostrato un Gorghetti originale, scovato per caso tra le cianfrusaglie di un antiquario dell’Oost.

Quello che il signor Kuiper proprio non si aspettava fu di vedere la bocca di Mildred allargarsi come un ventaglio, con gli occhi ridotti a due fessurine piene di dileggio.
“E tu saresti uno dei massimi esperti del Gorghetti? Oh, mio Dio, questa è tutta da ridere!”
Il signor Kuiper teneva il quadro rivolto verso la moglie. Non poteva ammirarlo senza sporgersi in avanti rischiando di perdere l’equilibrio. Che diavolo aveva da sbellicarsi quella maleducata?
Mildred aveva le lacrime agli occhi, sputacchiava briciole di stroopwafel sul tappeto. Kuiper sperò che si strozzasse.
“Quanto hai detto che lo hai pagato? Oh, mio Dio. Che allocco!”
Kuiper sentì le orecchie farsi bollenti. Come osava quella balena divorawafel prendersi gioco di uno dei critici d’arte più influenti d’Europa, il massimo esperto vivente del Gorghetti? Cosa stava insinuando la sua adiposa consorte?
Il signor Kuiper poggiò con delicatezza il dipinto sul tappeto e lo scrutò con attenzione. Non trovava neanche una virgola fuori posto, avrebbe potuto garantire sulla sua autenticità tra centinaia di imitazioni.
“La data, guarda la data - continuò Mildred. - 1913! Persino io so che Gorghetti è morto nel ’12! Oh, mio Dio, c’è da sganasciarsi!”
Kuiper avrebbe potuto riconoscere un puntino fuori posto in un Signac a cento metri di distanza. Un petalo caduto da un Monet in una notte senza luna. Ma alla data, in effetti, non aveva fatto caso. Per lui i numeri erano tutt’altra faccenda: andavano processati, quantificati. Non come i colori che si insinuavano liberamente tra le sinapsi solleticando sfere del cervello mai esplorate prima.
Strinse gli occhi: la firma era di Gorghetti, ci avrebbe messo la mano sul fuoco. Neppure un falsario professionista avrebbe potuto riprodurre quell’acca così tormentata, un fardello che si trascinava sul groppone da tutta la vita. Kuiper immaginava le dita sapienti del maestro esitare tra la G e la E; sapeva che nel profondo avrebbe preferito firmarsi Gorgetti. Quell’acca appesantiva, stonava, spezzava il ritmo.
Ma la data era sbagliata, Mildred aveva ragione. Possibile che l’artista si fosse confuso? Forse aveva posticipato l’anno per gioco, per un misterioso vezzo? Magari presagiva il fiato guasto della morte e con una pennellata aveva voluto esorcizzare i cattivi pensieri? Sì, era nello stile del Gorghetti.
Il problema era convincere i profani senza classe come Mildred; esercito bovino trincerato dietro le inequivocabili certezze della matematica. Gentaglia. Kuiper ne provava ribrezzo: come facevano a passare la vita intera senza mai sfiorare la bellezza? Peggio di essere ciechi o sordi, era come se non avessero mai realmente vissuto.
Cionondimeno, Kuiper stabilì che un colpo di telefono all’antiquario non fosse una cattiva idea.
Il ricevitore squillava a vuoto. Le orecchie gli tornarono incandescenti. Mildred lo guardava dallo specchio della credenza, facendo ballonzolare il petto generoso.
Kuiper riprese il cappotto e si diresse verso l’Oost. Mancava un’ora al tramonto: il negozio doveva essere ancora aperto. Anzi, se lo avesse trovato chiuso sarebbe stata già una risposta ai mille dubbi che cominciavano a balzargli da un orecchio all’altro come pulci ammaestrate.
Non è possibile, rifletteva Kuiper. Se fosse un falso, sarebbe la più grande cantonata della mia vita. Dopo Mildred, ovviamente. Sarei costretto a cambiare mestiere, cognome e continente entro stasera.
Eppure, Kuiper era sicuro. Avrebbe scommesso altri ottantamila euro senza esitare: quello non poteva essere un falso. Era il suo pane quotidiano! Anche il simpatico vecchietto che glielo aveva venduto gli era sembrato tutto fuorché un imbroglione.

Il negozio era aperto. Buon segno.
“Qualcosa non va?” chiese l’antiquario vedendosi piombare addosso Kuiper in evidente stato d'agitazione.
“Me lo dica lei!”
L’antiquario aggrottò le foltissime sopracciglia in un candido cipiglio. L’occhio attento di Kuiper non registrò alcuna possibilità di inganno nell’atteggiamento dell’anziano. Anche per queste cose aveva un sesto senso.
“La data! La data del quadro è successiva alla morte dell’autore.”
“Beh, pensavo che lo sapesse.”
“Sapere cosa? Io, ehm… - per il signor Kuiper fu l’ammissione più difficile della vita - non ci avevo fatto caso. Sa, con i numeri…”
“E allora come si era spiegato che un Gorghetti si trovasse in questo negozietto invece che al Rijksmuseum?”
Kuiper cominciò a sentirsi in colpa, senza intuirne il motivo.
“Quindi, lei mi ha imbrogliato? Mi ha venduto un falso?”
“Lei ha tutta l’aria di essere un esperto, me lo dica lei: le sembra un falso?”
“Certo che no! Non lo avrei pagato ottantamila euro.”
“Per i soldi, non si preoccupi: sono pronto a restituirle l’assegno” così dicendo, l’antiquario estrasse dal taschino l’assegno e lo adagiò sul bancone.
“Ma se non è un falso, perché la data è posteriore alla sua morte?”
“Beh, la risposta è semplice.”
Kuiper gli lanciò un’occhiataccia, non era il momento di creare suspense.
“Nel 1912 l’artista finse la sua morte per trasferirsi in Olanda dalla sua amante. Tutto qui.”
“E lei come lo sa?”
“Ho conosciuto uno dei suoi nipoti. Fu lui a regalarmi la tela, oltre cinquanta anni fa, sostenendo che a causa della data il quadro era invendibile.”
“Ed è rimasto mezzo secolo in questo negozietto a prendere la polvere? Nessuno lo ha mai comprato?”
“Nessuno ha mai ritenuto che potesse essere un originale. Tutti guardavano solo la data e lo hanno sempre bollato come un falso. Solo lei non ci ha fatto caso.”
“Solo io?” nella voce di Kuiper fu possibile percepire un tremito.
“Solo lei.”
“In cinquant’anni?”
“Cinquantaquattro. Non sempre la gente è in grado di riconoscere l’originalità.”
“Ma qui non stiamo parlando di originalità, parliamo di autenticità.”
“In fondo è la stessa cosa…”
“Sono due concetti diversissimi.”
Il vecchietto lo guardò divertito.
“Anche se non fosse un Gorghetti - proseguì Kuiper - resterebbe l’originalità: nel 1913 nessuno aveva nemmeno mai sfiorato il dadaismo, oserei dire che questo quadro ha gettato le basi per il surrealismo.”
“Mi sta dicendo che qualcun altro, oltre al Gorghetti, sarebbe stato capace di dipingere un’opera del genere?”
“Beh, no, non credo.”
“E perché l’artista avrebbe dovuto firmarsi Gorghetti e rinunciare all’autenticità? Volendo usare le sue parole…”
“Beh, io…”
“L’esempio non calza. Piuttosto potrebbe essere stato dipinto ieri da un burlone che ha piazzato una data del secolo scorso.”
“In tal caso non sarebbe più così originale.”
“Già, l’originalità è un concetto molto relativo.”
“Quindi mi dà ragione? È l’autenticità a essere un concetto assoluto!”
“Non direi” disse l’anziano lanciando un’occhiata all’assegno.
“Esisterà un’opera non autentica ma originale…”
“Sì, ma sfoceremmo nella stravaganza. Le ripeto, tenderei a non separare i concetti.”
L’occhio di Kuiper seguì lo sguardo del vecchio.
“Ottantamila euro per un falso…”
“Se ben ricorda è stato lei a fare l’offerta, io mi sono limitato ad accettare.”
“D’altronde, sono sicuro che sia un originale: questo quadro dovrebbe valere cento volte la cifra scritta su quell’assegno.”
“Il denaro è l’aspetto più marginale della vicenda. Ho settantanove anni e non ho eredi. Non saprei cosa farmene di quei soldi. Le confido che mi era sembrato così appassionato che glielo avrei regalato.”
Kuiper si morse le labbra. Ancora non riusciva a stabilire la cifra più consona tra zero e otto milioni. Era proprio vero, i numeri non erano il suo forte.
“Insomma... questo quadro non ha valore.”
“In che senso? Parliamo di un Gorghetti, un’opera d’arte. A mio avviso uno dei suoi lavori più riusciti.”
“Però è l’unica delle sue tele a non essere esposta in un museo.”
“Beh, sì.”
“Tutto per quella stupida data.”
“Proprio così.”
“Se non esistesse il certificato di morte del Gorghetti quel dipinto varrebbe milioni di euro: quello stupido foglietto lo ha reso un falso!"
“Se vuole darne una lettura amministrativa…”
“Così si depaupera l'arte. Non c’è modo di cambiare il certificato di morte? Basterebbe sostituire un singolo numeretto…”
“Beh, Gorghetti ormai compare nei manuali di storia dell’arte, non credo sia sufficiente intrufolarsi all’anagrafe…”
“Quindi non c’è nulla da fare?”
“Non ho detto questo.”
Kuiper guardò il vecchio in obliquo. I due restarono in silenzio per venti lunghissimi secondi.
“Mi sta dicendo che dovrei cancellare la data dalla tela?”
“In verità, non ho detto niente.”
“Però cancellandola risolverei il problema.”
“Può darsi.”
“Trasformerei una patacca in un quadro dal valore inestimabile.”
“Forse.”
“Questo renderebbe il dipinto originale?”
“Guardi, convivo con questo dilemma da mezzo secolo.”
“Dovrei... dovrei falsificare un'opera per renderla originale?”
“Paradossalmente.”

Mildred si contorceva tra le lenzuola, facendo zampillare le briciole dello stroopwafel che si era portata a letto anche sul lato del marito. Erano dieci minuti buoni che non smetteva di ridere. “Oh, mio Dio, non resisto. È la cosa più divertente che abbia mai visto.”
Kuiper tentava di ignorarla. Fece due passi indietro per stabilire se il Gorghetti fosse dritto. Si intonava a meraviglia alla testiera del matrimoniale. Con la data in bella vista. 1913.
Hai mai assaggiato le lumache?
Sì, certo
In un ristorante, intendo

Re: [Lab18] 1913

2
in questo Lab suppongo che la valutazione del testo debba concentrarsi più sull'originalità che su tutto il resto; quindi, detto che è scritto con mano sciolta e che si legge gradevolmente, passo subito al dettaglio. Hai tirato fuori immagini originali quando scrivi la moglie "balena divorawafel" oppure "esercito bovino...". Il testo gioca sull'ironia amara di un critico d'arte tanto sicuro di sé da lasciarsi sfuggire un particolare importantissimo: la data. L'idea di volere correggere tale particolare mi ha fatto pensare a Sgarbi che, per rendere "falso" un quadro originale, ha chiesto a un restauratore d'opere d'arte di aggiungere una candela (uno dei tanti scandali che lo hanno travolto). Nel testo c'è il ribaltamento il tentativo di falsificare l'opera per renderla originale. I personaggi sono ben delineati ed ho trovato originale (ribadisco il concetto) anche la moglie che risulta pressoché incompatibile con le eccelse qualità e la professione del marito, in sintesi sembra una cafona. Deride in modo grossolano il marito, porta le briciole a letto...
Altro personaggio particolare è il vecchietto: sarà vero ciò che dice oppure è una menzogna? 
Infine, mi sembra che il racconto tenda a smascherare il vero "falso" ovvero il critico d'arte che non è certo di grande livello come crede si essere. 
Il finale, quadro appeso con la data in bella vista mostra non spiega, è questa è un'ottima soluzione.
un buon testo, piaciuto

Re: [Lab18] 1913

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@NanoVetricida  :)

Sei diventato una presenza fissa nei Contest, e con una buona penna!

Il racconto mi è piaciuto, e penso che l'aneddoto abbia una certa originalità. Buona la trovata di piazzare il dipinto "datato" sulla testiera del letto.
Può capitare difficilmente che un valido critico d'arte faccia un errore così grossolano ma (siamo umani) a volte la passione acceca, anche se è amore per l'arte, nella fattispecie. 
Per assurdo, trovo più originale (e al tuo posto scaverei più a fondo sul perché) il fatto che un uomo colto e sensibile abbia scelto per moglie una persona all'opposto della sua personalità e visione del mondo. La dipingi come una cafona, ignorante, pessima padrona di casa, sciatta nella sua persona, e, soprattutto, che non ama il marito sin dall'inizio, si suppone.

:ciaociao:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab18] 1913

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Poeta Zaza wrote: @NanoVetricida  :)

Sei diventato una presenza fissa nei Contest, e con una buona penna!

Il racconto mi è piaciuto, e penso che l'aneddoto abbia una certa originalità. Buona la trovata di piazzare il dipinto "datato" sulla testiera del letto.
Può capitare difficilmente che un valido critico d'arte faccia un errore così grossolano ma (siamo umani) a volte la passione acceca, anche se è amore per l'arte, nella fattispecie. 
Scusami, @NanoVetricida. Non è rimasto, nel mio commento, il mio favore per il dialogo sul concetto di autenticità e di originalità tra i due esperti d'arte: lì sei stato davvero bravo! 
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab18] 1913

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Piacere di leggerti @NanoVetricida
NanoVetricida wrote: E poi non stava più nella pelle, voleva godersi la faccia di Mildred quando le avrebbe mostrato un Gorghetti originale, scovato per caso tra le cianfrusaglie di un antiquario dell’Oost.
Qui si inizia a storcere il naso, in quanto gli antiquari sono i primi a fiutare un affare.
Interessante questo racconto. Sembra che tu abbia voluto giocare con il tema del LabContest e con il problema dell’originalità, in questo caso riferita a un’opera d’arte, restituendo il doppio significato della parola originale.
Il racconto viaggia sul filo dell’inganno: da un lato c’è l’evidenza di una classica fregatura da dilettanti — un falso mal gestito — dall’altro emerge la buona fede del vecchio antiquario, pronto a restituire il denaro (peraltro offerto da Kuiper stesso) per l’acquisto del presunto Gorghetti. In questo comportamento si potrebbe scorgere anche un’ombra ambigua, quasi un’abilità da giocatore di poker: mi viene in mente Regalo di Natale di Avati.
Rimane comunque un alone di mistero attorno al quadro. È probabile che si tratti di un’opera volutamente falsificata, con la data 1913 apposta in buonafede per renderla riconoscibile come copia. Ma è altrettanto affascinante la versione del nipote di Gorghetti, secondo cui l’artista avrebbe finto la morte per fuggire con un’amante: in quel caso sarebbe stato davvero un colpo da maestro. Resta sullo sfondo anche un velo di malinconia nella figura di Kuiper, convinto di essere uno dei maggiori esperti d’arte ( sensazione che riesce a trasmettere anche al lettore) nonostante la moglie lo derida senza ritegno.
Alla fine, però, Kuiper conserva la propria integrità: la scena conclusiva, con il quadro appeso sopra la testiera del letto, è una chiusura perfetta. Il racconto si legge tutto d’un fiato e contiene diversi passaggi visivamente molto forti.
Rimane anche il mistero relativo al soggetto del dipinto: citi il dadaismo e un’anticipazione del surrealismo, ma non dici cosa raffiguri. Non so se fosse una scelta voluta o se avevi in mente un’immagine precisa; in entrambi i casi lasciare questo spazio all’immaginazione del lettore funziona molto bene. È un testo che permette differenti livelli di lettura. Uno dei più evidenti riguarda l’ingordigia umana e la brama di guadagno, un tema che l’arte, da sempre, si presta a mettere in scena con grande efficacia.



Re: [Lab18] 1913

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Buongiorno 
È la prima recensione su questo forum.
Comincio da questo racconto perché tra quelli pubblicati mi pare l'unico finora che affronti esplicitamente il tema dell'originalità e dell'autenticità in un'opera d'arte. In vero il tema del Labocontest pone l'accento su uno sguardo originale in sé. Che poi cosa significhi originale non dice e lascia ai partecipanti l'onere di una libera interpretazione. Non so se hai letto il mio intervento su originale e autentico. Nel tuo racconto poni il tema dell'autenticità di un'opera che non può essere tale. Il dipinto di Gorghetti è originale, lo vedono tutti, originale nel senso che la tecnica pittorica con cui è realizzato ne fa un'opera d'arte unica e attribuibile all'autore in questione. Ma l'opera di per sé è considerata un falso perché quella data apposta in un angolo assieme alla firma rende impossibile l'attribuzione all'autore defunto prima di quella data. Quindi l'opera è originale ma non autentica, perché considerata un falso. Ecco allora che l'autenticità prevale rispetto all'originalità. Autentico come vero e non come falso. Tuttavia l'opera è autentica. Ma nel tuo racconto si discute di autenticità formale. Di opera attribuita a... In realtà l'opera del tuo racconto è originale e anche autentica. Autenticità intesa come non falsità e come verità relegando l'inautenticità a un fatto soltanto formale. Eppure è la mera forma a definire la sostanza dell'opera e quindi la sua originalità e autenticità che senza il visto conforme dell'autenticità formale quasi passano in secondo piano, anzi scompaiono del tutto. 
Hai ben replicato quanto oggi avviene in quanto oggi l'arte ha smesso di avere un valore di verità di per sé o di autenticità  di per sé per assumere una funzione economica una connotazione puramente mercantilistica. E quindi un'opera d'arte non ha più valore in sé per quel che rappresenta per la verità che disvela, ma in quanto produzione artistica in quanto oggetto con un valore di mercato. Non conta insomma l'originalità e l'autenticità in sé ma bensì il valore di mercato, alla stregua di qualsiasi altra produzione materiale stimabile valutabile e perciò vendibile e acquistabile. 
L'arte degradata a puro oggetto di consumo come d'altra parte oggi avviene per l'intera produzione musicale, letteraria o grafica per cui non ci si disturba nemmeno ad adoperare il sostantivo arte ma la semplice aggettivazione di commerciale. E quindi la musica smette di essere un'arte per diventare commerciale e così via. 
 
Diventa così originale e vero ciò che ha un valore e inoriginale e inautentico ciò che valore non ha. 
E questo vale anche per le nostre misere produzioni letterarie. 
Un bel racconto

Re: [Lab18] 1913

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ciao @NanoVetricida inizio col dirti che ho letto d'un fiato il tuo racconto con la curiosità di capire chi fosse il "gonzo" della situazione. Mi sono divertita, i personaggi sono ben delineati (un po' fumettistici ma divertenti) Ci sono espressioni originali e originale, anche in senso letterale della tematica, è anche il tema che hai affrontato.
NanoVetricida wrote: Un’opera inestimabile
magari avrei detto più "un'opera dal valore inestimabile" mi suona meglio

Tutto ha un'atmosfera fumettistica, un racconto in bilico tra l'ironico e il comico. Il sig. Kuiper mi pare un po' un clown bianco, di quelli sfigati. La moglie rappresenta la saggezza popolare, l'oste furbacchione. Il rapporto di coppia appare sfilacciato, si fatica a capire i motivi della scelta (sbagliata) di entrambi di unirsi in matrimonio. Molto interessante il vecchio mercante.  Sei stato molto bravo a far restare nel dubbio il lettore. Chi è il vecchietto?
Un abbindolapolli di prima levatura o un onesto e disinteressato ometto che manifesta tutto il disincanto di chi inizia a osservare le cose della vita con un sano distacco?  Mi ha sorpresa piacevolmente la scelta della chiusa finale. Bella prova!

Re: [Lab18] 1913

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Ciao @NanoVetricida, hai preso in parola il tema dell'originalità. Devo confessarti che avevo un'idea simile alla tua, anche se non delineata, sull'originale esplorato in senso letterale; poi ho visto che l'avevi fatto anche tu e ho dato alla parola un altro senso. Questo per dirti che secondo me già è originale come hai deciso di svolgere la traccia. 

La parte che ti è più riuscita è sicuramente il botta-risposta tra Kuiper e il vecchio, che invita a leggere riga dopo riga per capire dove si va a parare. Come tutto il racconto, del resto. La domanda principale che suscita è "E adesso? Che succede? Cosa farà?" Devo dire che io sarò ingenua ma non ho percepito, come hanno detto gli altri, questo sottotesto del "il vecchietto starà dicendo la verità o no?" e mi sono fidata di lui proprio come il tuo protagonista. Questo vuol dire che l'hai reso un critico credibile agli occhi del lettore. 

Unici appunti che mi sento di farti: 
NanoVetricida wrote: Non come i colori che si insinuavano liberamente tra le sinapsi solleticando sfere del cervello mai esplorate prima.
Questa frase non mi è chiara: i colori in generale? I colori di questo specifico dipinto? Mai esplorate da lui o dalla gente? 

Poi, siccome stiamo parlando di originalità, permettimi di dirti che il personaggio grasso usato solo allo scopo di elemento comico è un po' trito. Avrei trovato la moglie più divertente se fosse stata semplicemente cafona. 

A rileggerti  :sorrisoidiota:

Re: [Lab18] 1913

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Mi sono divertita a leggere il tuo racconto, @NanoVetricida  NanoVetricida. Hai reso la figura di Kuiper con ironia pungente: un critico d’arte convinto della sua infallibilità che inciampa proprio sul dettaglio più banale, la data.
Mi piace il contrasto con Mildred, descritto con tratti quasi fumettistici, funziona bene: lei è la voce del buon senso popolare che smonta senza pietà le certezze del marito.
Ben fatto anche il dialogo con il vecchio antiquario: il botta‑risposta tiene viva la tensione e lascia il lettore nel dubbio fino alla fine. È credibile e allo stesso tempo ambiguo, e proprio per questo coinvolgente. Mi è piaciuto il ribaltamento finale: il quadro appeso sopra la testiera, con la data in bella vista, è una chiusa ironica e perfetta.
Un racconto che gioca bene sul filo tra autenticità e originalità, con personaggi ben delineati e un tono che oscilla tra il comico e l’amaro. Bella prova, davvero!

Re: [Lab18] 1913

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Ciao @NanoVetricida,
premetto ti faccio le pulci sulle virgole non per romperti le scatole, ma perché le ho notate durante la lettura e a te magari torna utile.
  wrote:Avrebbe potuto rivenderla il giorno dopo, aggiungendo alla stessa cifra un paio di zeri.
  wrote:temeva che un acquazzone improvviso potesse rovinare la tela, che un ciclista spericolato lo centrasse in pieno o di imbattersi in uno di quei gruppetti di turisti barcollanti che infestavano le strade in ogni periodo dell’anno.
Questa frase non mi torna rileggendola, mi sembra che inciampi nella seconda parte.

... temeva un acquazzone improvviso che potesse rovinargli la tela, o uno di quei gruppetti di turisti barcollanti che infestavano le strade in ogni periodo dell'anno, oppure un ciclista spericolato che lo ....

Così mi sembrerebbe scorrere meglio nella lettura, ma de gustibus, magari sono io un po' pirla.
  wrote:Non poteva ammirarlo senza sporgersi in avanti, rischiando di perdere l’equilibrio
  wrote:Cosa stava insinuando la sua adiposa consorte?
Mitico, invece di scrivere ... quella grassona!
  wrote:Non come i colori che si insinuavano liberamente tra le sinapsi, solleticando sfere del cervello mai esplorate prima
  wrote:Se fosse un falso, sarebbe la più grande cantonata della mia vita. Dopo Mildred, ovviamente. Sarei costretto a cambiare mestiere, cognome e continente entro stasera.
Sarebbe stato bello nel testo seminare un indizio del perché l'avesse sposata... magari correlato alle opere d'arte. Più in là fai una considerazione sulla percezione della bellezza riguardo alla moglie, ci sarebbe stata da dio un'osservazione là.
  wrote:“Qualcosa non va?” chiese l’antiquario, vedendosi piombare addosso Kuiper in evidente stato d'agitazione.
  wrote:il negozio doveva essere ancora aperto.
Il negozio avrebbe dovuto?
  wrote:“Non direi” disse l’anziano lanciando un’occhiata all’assegno.
Sono curioso: perché in questo momento l'anziano guarda l'assegno? E' un beat o semplicemente rimpiange il fatto di aver preso i soldi, ficcandosi in questa conversazione?
  wrote:Fece due passi indietro per stabilire se il Gorghetti fosse dritto.
Scusa, sono un perplesso stupido io. Se c'è la data sul quadro non dovrebbero essere la data e la firma una indicazione del verso del quadro? O forse intendi che nonostante questa il verso del quadro non pare riconoscibile?

Bella ambientazione, me la sono gustata nella lettura e molto bello il discorso su originale, auutentico e la contraffazione per rendere un lavoro originale. Molto ben giocata e resa.
Grazie.
A rileggersi!

Re: [Lab18] 1913

11
@Adel J. Pellitteri

Ciao Adel, che piacere ritrovarti, non vedo l'ora di andare a leggere il tuo racconto... grazie per il passaggio, non sapevo della storia di Sgarbi, mi andrò a documentare... probabilmente si tratta dello stesso quadro 
Hai mai assaggiato le lumache?
Sì, certo
In un ristorante, intendo

Re: [Lab18] 1913

12
@Poeta Zaza
Ciao Poeta, grazie per la lettura... chissà, forse negli anni si cambia o forse gli opposti si attraggono o magari il signor Kuiper tende un po' a sopravvalutarsi, non possiamo saperlo 
Hai mai assaggiato le lumache?
Sì, certo
In un ristorante, intendo

Re: [Lab18] 1913

13
@Kasimiro
Ciao Kasimiro, grazie per il passaggio... prima di tutto ottima citazione: Regalo di Natale è un gran bel pezzo e Carlo Delle Piane è il nostro capitano. 
Mi è piaciuta molto la tua analisi, e il soggetto del quadro - beh, sì - secondo me non andava mai svelato
Hai mai assaggiato le lumache?
Sì, certo
In un ristorante, intendo

Re: [Lab18] 1913

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@Arturo Ligotti
Ciao Arturo, sono onorato di essere la tua prima recensione... anche se - siamo onesti - poteva andarti molto meglio  
Devo dire che leggendo il tuo commento adesso il racconto è molto più chiaro anche a me 
Hai mai assaggiato le lumache?
Sì, certo
In un ristorante, intendo

Re: [Lab18] 1913

15
@@Monica
Beh, in effetti, ora che mi ci fai pensare "un'opera dal valore inestimabile" ha molto più senso... 
L'hai detto gentilmente, ma in effetti anche tu hai colto la mia pecca fumettistica che proprio non riesco a curare, forse devo imparare a disegnare  
Hai mai assaggiato le lumache?
Sì, certo
In un ristorante, intendo

Re: [Lab18] 1913

16
@sbatti
Beh, già se l'idea era venuta anche a te allora non è poi così originale... almeno sono più rapido  :)

"Non come i colori che si insinuavano liberamente tra le sinapsi solleticando sfere del cervello mai esplorate prima"
Intendevo i colori in generale, ma mi rendo conto che avrei potuto scrivere meglio il concetto
hai ragione sul personaggio trito, non ci ho pensato, mi è uscita così... non sono stato originale... 
ahiahiahi, oltre che un'ottima penna sei diventata pure un'ostica commentatrice (avrei usato un termine più colorito, ma non volevo scadere ancora nella banalità)
Hai mai assaggiato le lumache?
Sì, certo
In un ristorante, intendo

Re: [Lab18] 1913

17
@Albascura
Grazie Albascura, come al solito troppo buona e gentile... 
La prossima volta, però, da un penna graffiante come la tua voglio più critiche e meno complimenti 
Hai mai assaggiato le lumache?
Sì, certo
In un ristorante, intendo

Re: [Lab18] 1913

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@Strikeiron
Strikeiron wrote: Sarebbe stato bello nel testo seminare un indizio del perché l'avesse sposata... magari correlato alle opere d'arte. Più in là fai una considerazione sulla percezione della bellezza riguardo alla moglie, ci sarebbe stata da dio un'osservazione
Hehe, hai ragione, dovevo dire che da piccolo "fantasticava" sulle opere di Botero, avrebbe spiegato tutto... 
sulle correzioni di virgole e tempi verbali, ti ringrazio per avermele fatte notare 
sullo sguardo del vecchio mi piacerebbe lasciare un velo di mistero 
sul quadro storto, fa due passi indietro per vedere se è dritto, sai quando metti un quadro al muro, che a volte è obliquo e fai due passi indietro... forse mi sono spiegato male io, che c'entra la data? mica l'ha messo sottosopra... anche se questo poteva essere un finale ancora più divertente...
Hai mai assaggiato le lumache?
Sì, certo
In un ristorante, intendo

Re: [Lab18] 1913

19
@NanoVetricida non è affatto una pecca! Non tutti ci possono riuscire restando credibili!

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