Ho 53 anni, sono alta poco più di 165 cm e un bel po’ in sovrappeso.
Mi ritrovo e non mi ritrovo in questa descrizione, sicuramente mi descrive di più il termine “mamma in crisi di un figlio adolescente problematico”.
Che viaggio ho fatto nella mia vita per portarmi qui e adesso mentre sto scrivendo nel casino dei miei pensieri all’inizio di un’estate che si preannuncia calda, perché mio figlio verrà rimandato, perché come genitori siamo in crisi e in conflitto sul da farsi, perché è palese che ha una dipendenza da dispositivi, perché ho molte e molte paure sulla sua crescita e bla bla bla.
Sicuramente non c’è stato momento in questi 15 anni da quando è nato che le scelte della mia vita non siano passate al vaglio di quello che sarebbe stato meglio per lui, di come poteva influire sulla sua vita un trasloco, un cambiamento o altro ancora.
E mi ritrovo qui, dietro ai millemila pensieri e ossessioni che mi fanno fluttuare giorno per giorno da un’idea all’altra sul cosa è meglio fare o non fare.
L’unica cosa certa che ho capito in questi anni è che per fare un uomo ci vuole una donna.
E allora che donna sono stata io prima di mio figlio e che vita, che domande, che aspettative ho avuto io prima che lui si affacciasse nel mio mondo.
Perché non è solo questione di essere o non essere mamma, di esser o non essere genitore, ma esserci non solo fisicamente ma proprio di testa, di cuore, essere lì e non fuggire via con la testa, il cuore o altro.
Se venisse qualcuno adesso, in questo momento qui di fronte a me e mi chiedesse, te lo saresti aspettato quello che sta accadendo? Pensavi che un giorno avresti avuto un figlio così, con tanti tanti capelli in testa, con quegli occhi a mandorla lì che ti fissano in cerca di risposte ma anche per trovare il modo di fregarti e di fare un po’ quello che gli pare; un figlio in grado di prendere e rigirarti, di fregarsene un po’ di tutto e che ti fa dire tante tante volte: ma che c’è sempre un problema da risolvere? Ma perché non ci dà mai una gioia? E così via dicendo.
Ecco avrei risposto, proprio no, no no non lo volevo così, volevo un tizio standard, un po’ nella media ma anonimo, che rimanesse sul filo del si fa così e si fa cosà, che non ci rompe tanto, che non ci crea problemi, uno che ti asfalta dicendo che io faccio diverso e non me ne frega niente che bisogna andare bene a scuola a 16 anni, che si deve avere un gruppetto di amici, che sta bene dire sì e conformarsi, che ogni tanto qualcosa di socialmente utile bisogna farlo eccetera eccetera.
Ci hai tolto il fiato figlio mio, a ogni fase di crescita un cavolo di problema.
Sempre fuori dalla deviazione standard, è anche vero che poi in questa società dei giorni nostri ci vuol poco a posizionarsi fuori dalla deviazione standard.
All’asilo siamo stati dallo psicomotricista perché eri un bambino troppo vivace dicevano, poi alle elementari è andato in crisi in quinta perché dice che si era perso, non si sa dove e non si sa perché.. Alle medie invece è risultato bullizzato ed è andato in crisi perché lo bullizzavano, poi a un certo punto è risultato disgrafico però così non pareva a un’analisi più approfondita.
Però a lui non piaceva scrivere, sono nati digitali dopo il 2000, non scrivono, digitano.
Alle superiori pare che ancora la scrittura non piaccia, si fa fatica a mettere 2 parole in croce, ma forse la croce è proprio scrivere, magari se la togliessimo questa croce di dover scrivere, le 2 parole scritte diventerebbero 4 e magari anche 8 o 16 e così via.
E in tutte queste stagioni dietro dietro lo seguo, con una mano da una parte e una mano dall’altra ai lati per non farlo scivolare, sdrucciolare, che già si fa male da solo figuriamoci se crolla proprio.
Senti qui che mammina d’oro sarei stata e che tenacia avrei avuto a seguire nei tardi 30, 40 e adesso 50 questo ragazzo qui.
Ci sta’ o non ci sta’ un po’ di amore in questi anni e non solo il controllo o la paura, ma solo amore per questa creatura che cresce e si affaccia al mondo.
Questo amore che solo percepisco come un’ideale al quale tendere è tutt’altra cosa, proprio diversa dal terrore di cosa potrebbe fare questa dinamite qui di 16 anni che te l’hanno targato fresco fresco all’asilo come problematico e poi l’hanno ritargato all’elementari e poi ancora e via via e chissà quante altre volte te lo targano e te lo ritargano come gli pare e piace a loro, alla cosiddetta platea definita degli agenti formativi.
Onestamente non saprei quanto amore vero di quello grande che intenderei io, c’è stato in questi anni e ci metto tutta l’onestà che ci posso mettere in questa presa di coscienza: a dirla tutta è stato più un gran giramento di palle in alcuni momenti, però c’è stato un giramento di palle nello starci e non una fuga dal giramento di palle con la scusa del lavoro, di un'altra storia d’amore, di non si sa che pur di non farmi immischiare, di distrarmi così in qualche maniera se la sbroglia da solo e via.
Anzi a dirla tutta gira e gira siamo stati dentro e fuori dai terapisti e dai medici e dai gruppi di auto aiuto e a parlare con amici e vicini per scaricare e alleggerire le tensioni e fuori e dentro l’ansia a respirare forte per parlare poi con calma e sangue freddo a lui e a mio marito, che a volte stava più incistato di lui come approccio esistenziale, perché non aveva un figlio delicato da digerire o comodo da appoggiare come un soprammobile, ma aveva un figlio che era una bombetta puzzolente e che agiva per i cavoli suoi nel silenzio tipo i ninja, quelli che a un certo punto scompaiono dalla visuale e non capisci dove sono andati.