Ohttps://www.costruttoridimondi.org/forum/viewto ... 894#p77894
Abbastanza
Il palazzo era abbastanza alto, ma non troppo, soprattutto se si considerava che era stato costruito parecchi anni prima, quando ancora l’uomo aveva timore di Dio e riteneva, a torto o a ragione, che solo le chiese dovessero innalzarsi verso il cielo; a ogni buon conto, sovrastava di qualche metro abbondante le piccole abitazioni sottostanti, distribuite secondo un piano regolatore elaborato da un irlandese dopo la festa di san Patrizio.
Era abbastanza ricco, ma non troppo, soprattutto se paragonato ai suoi concittadini che sbarcavano il lunario sempre con maggior difficoltà, ma riteneva, a torto o a ragione, che la vita fosse stata ingiusta con lui; non navigava nell’oro, ammettiamolo pure, e, nonostante riuscisse a togliersi tutti i piccoli sfizi che voleva, non riusciva a raggiungere l’unico obiettivo che desiderava fortemente, cioè l’attenzione di quella ragazza piccola e per niente avvenente che lo trattava con sufficienza e che, per qualche arcana ragione, lo attraeva tantissimo.
Ci aveva provato a fare colpo su di lei, abbastanza ma non troppo, soprattutto perché non voleva rischiare di rimetterci la faccia con una magra figura, ritenendo, a torto a ragione, di essere molto meglio di lei; aveva provato con qualche sguardo, con un messaggio anonimo, persino con un sorriso nei corridoi dell’università, ma i risultati erano sempre stati prossimi allo zero assoluto.
Ed era proprio così che si sentiva, uno zero assoluto.
Non era troppo e non era poco, era solo abbastanza, un avverbio che aveva iniziato a odiare con tutte le proprie forze. Questa insoddisfazione e questo galleggiare tra i due estremi lo avevano portato a una sorta di stallo; da una parte la voglia di primeggiare, dall’altro quella di fare schifo, con l’obiettivo, almeno, di rientrare in una categoria ben definita.
E insomma, questo ragazzo ricco ma non troppo salì sul tetto di quel palazzo alto ma non troppo desiderando quella ragazza carina ma non troppo.
Guardò giù il vicolo buio che correva intorno ai muri, focalizzandosi sul selciato, duro, accogliente e definitivo, immaginando una caduta che l’avrebbe spinto verso una direzione o l’altra. Ritrovare la propria identità, sentirsi qualcuno.
Respirò a fondo, mosse un passo e poi un altro. Prese finalmente la sua decisione, definitiva.
Si ritrovò d’improvviso dentro al suo appartamento, al caldo, tutti i pensieri dannosi scacciati, certo che il sole caldo del mattino avrebbe spinto via tutta quella 100negatività. Un’altra giornata sarebbe passata, non eroica, non merdosa, ma sicuramente degna di essere vissuta. Si sentì finalmente felice della decisione presa, molto, troppo e mai più abbastanza.
Re: Abbastanza
2Molto gradevole e piacevolmente espresso il conflitto interiore del protagonista.
Purtroppo la formattazione del testo è compromessa, e la leggibilità lo è altrettanto. Al leggere le prime righe mi sono scoraggiata. Ma mi viene il dubbio che sia una cosa voluta.
Io l'avrei scritto normalmente, perché trovo che come scelta non aggiunga nulla; ma se l'hai fatto per un motivo ci può stare.
In una manciata di paragrafi esprimi in maniera apprezzabile i pensieri del ragazzo, il modo in cui sente di stare al mondo, lo sfasamento... il distacco da se stesso.
Ho apprezzato come hai espresso il complesso delle sue sensazioni, ma l'impianto generale poteva essere gestito meglio.
Come personaggio ha certamente un suo potenziale, così come tu ne hai nel modo di gestirne il flusso interno; eppure, c'è qualcosa che incespica nel modo in cui racconti la storia, che mi è sembrato quasi scivolarmi addosso (nonostante l'interesse a immedesimarmi nel protagonista che sei riuscito ad accendermi).
Il finale mi fa pensare che si sia svegliato da un sogno... forse un po' banale, fa quasi pensare che tu avessi un limite di caratteri e che quindi hai dovuto comprimere il più possibile sfruttando lo spazio che c'era. Non penso che gli sia stato reso giustizia.
Probabilmente il tuo intento era quello di lasciare un forte impatto in poche frasi ben pesate.
In effetti si coglie il tuo sforzo di bilanciare le parole, soprattutto le ultime, per lasciare un segno su quella brutta parola che è abbastanza; quasi come se volesse dare una scrollata al lettore stesso; ma non mi ha lasciato molto.
Bella l'introspezione; il resto, secondo me, da rivedere per poter rendere al meglio l'impatto del suo gesto, così come il "risveglio" finale.
Solo il mio parere
Purtroppo la formattazione del testo è compromessa, e la leggibilità lo è altrettanto. Al leggere le prime righe mi sono scoraggiata. Ma mi viene il dubbio che sia una cosa voluta.
Io l'avrei scritto normalmente, perché trovo che come scelta non aggiunga nulla; ma se l'hai fatto per un motivo ci può stare.
In una manciata di paragrafi esprimi in maniera apprezzabile i pensieri del ragazzo, il modo in cui sente di stare al mondo, lo sfasamento... il distacco da se stesso.
Ho apprezzato come hai espresso il complesso delle sue sensazioni, ma l'impianto generale poteva essere gestito meglio.
Come personaggio ha certamente un suo potenziale, così come tu ne hai nel modo di gestirne il flusso interno; eppure, c'è qualcosa che incespica nel modo in cui racconti la storia, che mi è sembrato quasi scivolarmi addosso (nonostante l'interesse a immedesimarmi nel protagonista che sei riuscito ad accendermi).
Il finale mi fa pensare che si sia svegliato da un sogno... forse un po' banale, fa quasi pensare che tu avessi un limite di caratteri e che quindi hai dovuto comprimere il più possibile sfruttando lo spazio che c'era. Non penso che gli sia stato reso giustizia.
Probabilmente il tuo intento era quello di lasciare un forte impatto in poche frasi ben pesate.
In effetti si coglie il tuo sforzo di bilanciare le parole, soprattutto le ultime, per lasciare un segno su quella brutta parola che è abbastanza; quasi come se volesse dare una scrollata al lettore stesso; ma non mi ha lasciato molto.
Bella l'introspezione; il resto, secondo me, da rivedere per poter rendere al meglio l'impatto del suo gesto, così come il "risveglio" finale.
Solo il mio parere
"Tutti ci aspettiamo che ci venga fatto del bene. È sacra questa parte di noi che si oppone al male
e che si aspetta il bene dall'altro".
"Alla fine ci resta una sola cosa: la consapevolezza della parzialità della nostra percezione."
e che si aspetta il bene dall'altro".
"Alla fine ci resta una sola cosa: la consapevolezza della parzialità della nostra percezione."
Re: Abbastanza
3@ValeTakahashi
Grazie mille per le tue parole.
Non riesco a capire cosa intendi quando parli di formattazione, se fai riferimento a qualcosa del racconto o a come viene visualizzato sul pf/telefonino.
Questo racconto è stato estrapolato da un libro che ho pubblicato (e che è in uscita) e voleva rappresentare i dubbi di un ragazzo che prova a lasciare il segno senza mai riuscirci appieno. Questa incapacità gli tenere una frustrazione tale da avvicinarlo al suicidio, tanto da farlo salire per le rampe di un palazzo e farlo affacciare fino ad intravedere il selciato,. Da lì, per fortuna, la decisione finale: chi se ne frega di lasciare il segno, io sono io e la mia vita vale comunque la pena di essere vissuta. Abbandona la sua malsana idea, ritorna giù e si “accontenta”.
La mia intenzione, in tutti i racconti, era quella di lasciare sempre la possibilità al lettore di avere il proprio punto di visita, di far in modo che ciascuno si possa immedesimare nel protagonista. Tu hai letto il finale come un sogno, io lo avevo ideato diversamente. Mi fa piacere essere riuscito nel mio sxopo.
Certo, lo avrei potuto fare meglio e ti ringrazio per avermi segnalato la tua opinione dipingermi un valido punto di vista che mi ha dato da riflettere.
Grazie!
Grazie mille per le tue parole.
Non riesco a capire cosa intendi quando parli di formattazione, se fai riferimento a qualcosa del racconto o a come viene visualizzato sul pf/telefonino.
Questo racconto è stato estrapolato da un libro che ho pubblicato (e che è in uscita) e voleva rappresentare i dubbi di un ragazzo che prova a lasciare il segno senza mai riuscirci appieno. Questa incapacità gli tenere una frustrazione tale da avvicinarlo al suicidio, tanto da farlo salire per le rampe di un palazzo e farlo affacciare fino ad intravedere il selciato,. Da lì, per fortuna, la decisione finale: chi se ne frega di lasciare il segno, io sono io e la mia vita vale comunque la pena di essere vissuta. Abbandona la sua malsana idea, ritorna giù e si “accontenta”.
La mia intenzione, in tutti i racconti, era quella di lasciare sempre la possibilità al lettore di avere il proprio punto di visita, di far in modo che ciascuno si possa immedesimare nel protagonista. Tu hai letto il finale come un sogno, io lo avevo ideato diversamente. Mi fa piacere essere riuscito nel mio sxopo.
Certo, lo avrei potuto fare meglio e ti ringrazio per avermi segnalato la tua opinione dipingermi un valido punto di vista che mi ha dato da riflettere.
Grazie!
Re: Abbastanza
4Grazie di aver condiviso il tuo lavoro, di seguito le mie personali impressioni:
Cosa mi piace:
Cosa mi piace:
- Ritmo circolare, inizia dal palazzo, passa al ragazzo, ritorna al palazzo
- Il filo conduttore del "non troppo" e "abbastanza" che dà ritmo e ironia amara
- Il contrasto continuo che porti avanti: primeggiare vs. fallire; l’altezza del palazzo vs. lo “zero assoluto” del protagonista
- Uso di alcune ripetizioni che appesantiscono "a torto o a ragione" o "non troppo" . Una o due bastano a creare l'effetto
- L’incipit con il palazzo è interessante, ma forse si dilunga un po’ troppo su dettagli che non aggiungono molto (tipo l’irlandese e la festa di San Patrizio)
- In certi passaggi racconti più che mostrare: frasi come “si sentiva uno zero assoluto” funzionerebbero ancora meglio se rese con immagini o gesti concreti del personaggio.
- Infine, la scena del tetto: è il punto di massimo dramma, ma secondo me potresti renderla ancora più fisica. In generale mi è piaciuto.
Re: Abbastanza
5@Didalinda
Grazie mille anche te.
Sono contento che ti sia piaciuto il racconto; capisco molto bene cosa intendi quando parli di cosa è migliorabile e sono d’accordo con te.
A mia “discolpa” non ho mai seguito alcun corso e oggi racconto che ho pubblicato è figlio di una scrittura immediata e priva di riletture ed approfondimenti. Mi viene l’idea, la scrivo, la sistemo ed il racconto è completo. Forse dovrei imparare a sviluppare ad approfondire.
Grazie mille anche te.
Sono contento che ti sia piaciuto il racconto; capisco molto bene cosa intendi quando parli di cosa è migliorabile e sono d’accordo con te.
A mia “discolpa” non ho mai seguito alcun corso e oggi racconto che ho pubblicato è figlio di una scrittura immediata e priva di riletture ed approfondimenti. Mi viene l’idea, la scrivo, la sistemo ed il racconto è completo. Forse dovrei imparare a sviluppare ad approfondire.
Re: Abbastanza
6Ciao Pestonaccio, ti capisco benissimo, anche io sono all’inizio e scrivo spesso di getto. Penso che la cosa bella sia proprio avere questa spontaneità: poi col tempo possiamo imparare entrambi a rielaborare e approfondire senza perdere la freschezza.
Re: Abbastanza
7Ciao Pestonaccio,
Il tuo racconto non mi ha molto convinta. L'ho apprezzato da un punto di vista ritmico, mi è sembrato quasi di leggere un testo poetico. Ma a livello di trama trovo che le considerazione che spingono il protagonista al suicidio siano elencate in modo troppo abbozzato. Qual è, esattamente, il suo problema? Si sente un fallito solo perché la ragazza che gli piace (ma che, come dice lui, non è neanche tanto carina, non quanto lui almeno) non lo ricambia? Perché non guadagna abbastanza? Perché si sente mediocre, in pratica? La sua mediocrità non emerge appieno, secondo me.
Nonostante il ritmo ho trovato eccessiva la ripetizione di "a torto o a ragione".
In questa frase: una sorta di stallo; da una parte la voglia di primeggiare, dall’altro quella di fare schifo, con l’obiettivo, almeno, di rientrare in una categoria ben definita", secondo me sarebbe stato più efficace usare i due punti invece di punto e virgola.
Dall'ultimo paragrafo non è chiara la decisione del protagonista. Ho letto il tuo commento di risposta a un'utente per capire che il protagonista non si suicida davvero. Io lo avevo interpretato come la pace che trova solo attraverso il suicidio, e che il suo risveglio simboleggiasse la fine dei suoi dolori (grazie al suicidio). Se l'intenzione era quella di far capire il suo cambio d'animo, è avvenuta troppo frettolosamente. Le premesse del racconto erano molto negative, io non vedevo spazio per una risoluzione.
L'ho trovato ad ogni modo ben scritto, mi piace la tua penna e alcune immagini che hai evocatoil vicolo buio che correva intorno ai muri, focalizzandosi sul selciato, duro, accogliente e definitivo")
A rileggerti
Il tuo racconto non mi ha molto convinta. L'ho apprezzato da un punto di vista ritmico, mi è sembrato quasi di leggere un testo poetico. Ma a livello di trama trovo che le considerazione che spingono il protagonista al suicidio siano elencate in modo troppo abbozzato. Qual è, esattamente, il suo problema? Si sente un fallito solo perché la ragazza che gli piace (ma che, come dice lui, non è neanche tanto carina, non quanto lui almeno) non lo ricambia? Perché non guadagna abbastanza? Perché si sente mediocre, in pratica? La sua mediocrità non emerge appieno, secondo me.
Nonostante il ritmo ho trovato eccessiva la ripetizione di "a torto o a ragione".
In questa frase: una sorta di stallo; da una parte la voglia di primeggiare, dall’altro quella di fare schifo, con l’obiettivo, almeno, di rientrare in una categoria ben definita", secondo me sarebbe stato più efficace usare i due punti invece di punto e virgola.
Dall'ultimo paragrafo non è chiara la decisione del protagonista. Ho letto il tuo commento di risposta a un'utente per capire che il protagonista non si suicida davvero. Io lo avevo interpretato come la pace che trova solo attraverso il suicidio, e che il suo risveglio simboleggiasse la fine dei suoi dolori (grazie al suicidio). Se l'intenzione era quella di far capire il suo cambio d'animo, è avvenuta troppo frettolosamente. Le premesse del racconto erano molto negative, io non vedevo spazio per una risoluzione.
L'ho trovato ad ogni modo ben scritto, mi piace la tua penna e alcune immagini che hai evocatoil vicolo buio che correva intorno ai muri, focalizzandosi sul selciato, duro, accogliente e definitivo")
A rileggerti
Re: Abbastanza
8@MaiaMoon
Ciao e grazie per avermi letto e “recensito”.
Apprezzo molto i tuoi suggerimenti e capisco benissimo quello che mi dici; d’altronde sono gli stessi appunti che mi sono stati fatti in questo stesso topic.
Questi racconti sono stati scritti di getto e d’impulso, senza alcuna rilettura e senza alcuna conoscenza di “come si scrive”.
Spero di riuscire a far tesoro di questi tuoi suggerimenti (e di chi ti ha preceduto) senza perdere quella spontaneità e quella “capacità di lasciare il finale aperto” (o incasinato, come in questo caso
)
Se ti va di leggermi ancora di suggerisco il mio libro o te lo posso inviare… scrivimi!
Ciao e grazie per avermi letto e “recensito”.
Apprezzo molto i tuoi suggerimenti e capisco benissimo quello che mi dici; d’altronde sono gli stessi appunti che mi sono stati fatti in questo stesso topic.
Questi racconti sono stati scritti di getto e d’impulso, senza alcuna rilettura e senza alcuna conoscenza di “come si scrive”.
Spero di riuscire a far tesoro di questi tuoi suggerimenti (e di chi ti ha preceduto) senza perdere quella spontaneità e quella “capacità di lasciare il finale aperto” (o incasinato, come in questo caso

Se ti va di leggermi ancora di suggerisco il mio libro o te lo posso inviare… scrivimi!
Re: Abbastanza
9Ciao Pestonaccio,
il racconto è ben costruito, hai creato una certa suspence e mi sono trovata a scorrere il testo per vedere se il gesto il protagonista lo farà o meno.
Il testo è netto, preciso, a sottolineare la fredda disamina dell'attuale situazione del protagonista, questo permette di sentire il dolore interno emotivo insieme a una certa lucidità mentale pur nel momento che stà vivendo.
Questo contrasto tra la testa che va da una parte e la spinta emotiva "amara" che spingerebbe ad un gesto estremo da un'altra mi è molto piaciuto.
Forse avrei sviluppato ancora di più la scena, avrei arricchito il contesto ambientale o fisico del personaggio, qualcuno prima di me ti ha sottolineato una certa mancanza di fisicità nella scena, concordo.
Grammaticalmente lo trovo ineccepibile.
il racconto è ben costruito, hai creato una certa suspence e mi sono trovata a scorrere il testo per vedere se il gesto il protagonista lo farà o meno.
Il testo è netto, preciso, a sottolineare la fredda disamina dell'attuale situazione del protagonista, questo permette di sentire il dolore interno emotivo insieme a una certa lucidità mentale pur nel momento che stà vivendo.
Questo contrasto tra la testa che va da una parte e la spinta emotiva "amara" che spingerebbe ad un gesto estremo da un'altra mi è molto piaciuto.
Forse avrei sviluppato ancora di più la scena, avrei arricchito il contesto ambientale o fisico del personaggio, qualcuno prima di me ti ha sottolineato una certa mancanza di fisicità nella scena, concordo.
Grammaticalmente lo trovo ineccepibile.
Re: Abbastanza
10@lisfabe
grazie anche a te per avermi recensito.
Per la prima volta vedo il topic sul PC e capisco che sia stato formattato male per qualche ragione a me oscura. Chissà. Ora provo a sentire lo staff.
Vedo comunque che praticamente tutti mi spingete ad approfondire maggiormente; cercherò nei prossimi racconti di essere più prolisso, senza perdere quella immediatezza che a me piace molto!
grazie anche a te per avermi recensito.
Per la prima volta vedo il topic sul PC e capisco che sia stato formattato male per qualche ragione a me oscura. Chissà. Ora provo a sentire lo staff.
Vedo comunque che praticamente tutti mi spingete ad approfondire maggiormente; cercherò nei prossimi racconti di essere più prolisso, senza perdere quella immediatezza che a me piace molto!