Invito alla riflessione sulle responsabilità del patriarcato nella violenza di genere

1
Le Responsabilità dei Femminicidi: Tentiamo un'Analisi approfondita.

Scelgo di iniziare, per questo tentativo, osservando le responsabilità individuali, quelle dell'autore del crimine e quelle che la vittima potrebbe avere comportandosi appunto da vittima. (A scanso di equivoci, non sto dando la colpa a una donna se viene uccisa, leggete e poi considerate)

Autore del Crimine

Il profilo psicologico e comportamentale degli autori di femminicidio rivela spesso una combinazione di fattori che contribuiscono a questi atti estremi di violenza. Alcuni dei tratti comuni includono:


  • Controllo e Possessività: Gli autori di femminicidio spesso mostrano un forte desiderio di controllo e possessività nei confronti delle loro vittime. Questo comportamento può manifestarsi attraverso gelosia estrema, isolamento della vittima dai suoi amici e familiari, e monitoraggio costante delle sue attività. 
  • Storia di Violenza: Molti autori hanno una storia di comportamenti violenti, non solo verso la loro partner, ma anche in altri aspetti della loro vita. Questo può includere violenza domestica, abusi fisici o emotivi, e comportamenti aggressivi in generale.
  • Problemi Psicologici: Disturbi psicologici come il disturbo borderline di personalità, il disturbo narcisistico di personalità e altre condizioni mentali possono essere presenti. Tuttavia, è importante notare che non tutti gli individui con questi disturbi commettono atti di violenza.
  • Abuso di Sostanze: L'abuso di alcol e droghe è spesso un fattore che contribuisce alla violenza domestica e al femminicidio. Le sostanze possono amplificare comportamenti aggressivi e ridurre le inibizioni.
  • Esperienze di Traumi Passati: Gli autori di femminicidio possono avere una storia di traumi infantili, come abusi fisici, emotivi o sessuali, che influenzano il loro comportamento adulto.
La vittima


Il ruolo della vittima e l'importanza di riconoscere i segnali di pericolo sono cruciali per prevenire il femminicidio. Alcuni aspetti da considerare includono:


  • Segnali di Pericolo: Le vittime possono mostrare segnali di pericolo che indicano una relazione abusiva. Questi segnali includono lividi o ferite inspiegabili, cambiamenti nel comportamento o nell'umore, isolamento sociale, e paura o ansia costante.
  • Consapevolezza e Educazione: È fondamentale che le vittime siano consapevoli dei segnali di abuso e sappiano dove cercare aiuto. Programmi di educazione e sensibilizzazione possono aiutare a identificare e affrontare situazioni di rischio.
  • Supporto e Risorse: Le vittime devono avere accesso a risorse di supporto, come rifugi per donne, linee di assistenza telefonica, e servizi di consulenza. Questi servizi possono offrire un rifugio sicuro e assistenza per uscire da situazioni violente.
  • Empowerment: Promuovere l'empowerment delle vittime attraverso l'educazione, l'indipendenza economica e il supporto sociale può aiutare a prevenire il femminicidio. Le vittime devono sentirsi forti e capaci di prendere decisioni per la loro sicurezza e benessere.
Visti e considerati, sommariamente, i due profili si evince che entrambi gli attori di queste tragedie sono portatori di problematiche varie. Se l'incontro, tra due soggetti così descritti, degenera sarà molto difficile evitare conseguenze tragiche. 
Riflettiamo su questi dati estrapolati da articoli scientifici  e letture varie che non si riferiscono a un caso in particolare ma in più in generale alla psicologia di vittime e assassini.

Dopo essermi informata molto sul problema, io non sono riuscita a trovare una relazione logica con i problemi causati dai retaggi della società patriarcale di fine ottocento e primi novecento. Abbiamo fatto insieme molta strada, uomini e donne, abbiamo mantenuto il meglio e scartato il paggio di anni bui per il genere femminile, le donne hanno vinto molte battaglie e molti uomini le hanno sostenute. Oggi possiamo dire che ne siamo quasi fuori, nessun padre o madre impone più ai propri figli o figlie scelte di vita prestabilite da un senso comune riconducibile al patriarcato.

Definizione di Patriarcato:

Il termine patriarcato si riferisce a un sistema sociale e culturale in cui gli uomini detengono il potere primario e predominano in ruoli di leadership politica, autorità morale, privilegio sociale e controllo della proprietà. Le donne, in questo sistema, sono spesso subordinate agli uomini e hanno accesso limitato a queste posizioni di potere.


Da questa definizione sorgono domande alle quali non trovo risposta:



Da quanto tempo in Italia non è più così? Quanto sono cambiate le situazioni che il  patriarcato originava negli anni passati?

Quante donne si ritengono subordinate agli uomini oggi? E quante troverebbero difficoltoso chiedere il divorzio o semplicemente allontanarsi da una situazione  che non le rende felici?
Quanti uomini ritengono di essere dei privilegiati nella politica e nella loro autorità nei confronti delle donne oggi?
Quanti mariti si sentono minacciati, nella loro autorità, dal fatto che la donna oggi lavora, è autonoma, sa gestire la sua vita ed è cosciente della sua forza? 
Quanti genitori sentono di poter capire fino in fondo i malesseri dei loro figli? E quanti sono attenti e capiscono la gravità di quanto sta accadendo alla loro prole?
Quanti, facendo autocritica, ammetterebbero di aver trascurato il benessere psicologico dei loro ragazzi? 
Quanti daranno sempre la colpa ad altri pur di non ammettere di essere stati manchevoli nell'insegnare l'amore e l'empatia ai loro figli? 

Se qualcuno ha delle risposte chiare, che con discernimento possano in modo esaustivo concludere questo questionario, sarei felice.


Il mio personale punto di vista:

Nel mondo contemporaneo, il patriarcato esiste ancora, ma in forme diverse e spesso più sottili. Le donne hanno ottenuto molti diritti legali e sociali, ma le disuguaglianze di genere persistono, questo è vero, non possiamo negarlo.
Quello che, invece, mi sento di affermare, senza ombra di dubbio, è che la violenza di genere non è scatenata da sentimenti di rivalsa contro le donne in generale. La maggioranza di questi crimini hanno come movente l'abbandono, da parte della vittima, di una routine che genera nell'assassino una sicurezza che compensa la sua fragilità emotiva.  
Troppo spesso vedo padri e madri vivere nell'incertezza, inseguire sogni che non riescono ad acchiappare mentre i loro figli, nati con il cellulare in mano, crescono chiusi nelle loro camerette piene di regali inutili, regali che dovrebbero sostituire l'attenzione e l'amore. Ragazzi che si creano una bolla che riflette la loro immagine direttamente dai loro profili social, ragazzi, uomini che restano scioccati quando, davanti alla realtà, la bolla si frantuma. 
Avrei centinaia di esempi di fatti di cronaca dove si capisce benissimo che la società dei nostri nonni non ha niente a che vedere con quello che stiamo sopportando oggi. 
Cosa centra il patriarcato in tutto questo? Secondo me nulla. 
Io credo che oggi ne possiamo parlarne, possiamo affrontare i problemi che le radici del sistema patriarcale continuano a generare, ma quali di questi problemi ci hanno portato ad avere una società così malata? Quali sono le responsabilità degli atteggiamenti umani del passato  a portarci a questo momento storico, del tutto unico, dove, specialmente i giovani commettono reati così gravi? 

Non credo che un uomo arrivi a uccidere solo perché vuole ritornare a sottomettere le donne come cinquant'anni fa, per avere privilegio sociale, per il controllo delle proprietà e l'autorità morale. Questo è assurdo.
Gli uomini di oggi sono consapevoli del divario che c'era una volta e non gli frega più se ogni tanto devono lavare i piatti, fare la spesa, portare il figlio al parco… Per quelli più giovani è la normalità, ormai.

L'uomo che uccide una donna, oggi, lo fa per proteggere se stesso e la sua mente distorta, vuole affermare la sua immagine fittizia, che nessuno osi contraddirla. 
L'equilibrio che cita @bestseller2020  sotto il commento di@Areeanna, se di equilbrio possiamo parlare, perché tutto c'era, a quei tempi, tranne che un equilibrio tra uomini e donne, non si è rotto, come dice Best, lo stiamo livellando e c'è ancora tanto da fare, ma nulla ha a che vedere con i crimini assurdi che accadono oggi, crimini che non possiamo paragonare neanche lontanamente  al delitto d'onore d'altri tempi o casi simili.
Crimini del genere che nel mondo, purtroppo, accadono ancora:

Mona Heidari è stata uccisa e decapitata da suo marito ad Ahvaz, Iran, nel febbraio 2022. Dopo averla decapitata ha girato per la città con la testa mozzata in mano e ridendo, è stato condannato a soltanto 8 anni di carcere.  Perdonato dalla famiglia 
L'uomo aveva sposato Mona col consenso della famiglia quando la bambina aveva solo dodici anni ed era sua cugina di primo grado: il perdono della famiglia era d'obbligo! Non ho trovato altre notizie, non so se sia ancora in carcere. 

Questo è il patriarcato! I nostri ragazzini viziati indagati e processati, sono al pari di quest' (non trovo la parola per definirlo) ma le motivazioni che li spingono a commettere un femminicidio sono altre e non ci sono istruzioni per capirle tutte.

Ok, spero davvero di non aver passato il limite, in Agorà si può parlare di tutto, Vero? 
Voglio taggare anche gli altri che hanno partecipato nei commenti sotto il racconto di Areanna:
@Alberto Tosciri , @Mina @Marcello 

Re: Invito alla riflessione sulle responsabilità del patriarcato nella violenza di genere

2
Albascura wrote: Non credo che un uomo arrivi a uccidere solo perché vuole ritornare a sottomettere le donne come cinquant'anni fa, per avere privilegio sociale, per il controllo delle proprietà e l'autorità morale.
Infatti. Capire cosa passa nella mente di queste persone quando uccidono non è facile, ma è chiaro che vanno fuori controllo: in loro sorge un desiderio di distruzione, di fare del male, di annullare, eliminare l'altra che li spinge alle atrocità che si vedono ogni giorno. Possessività, gelosia, ipercontrollo (che è una patologia) sono alcune delle cause che hai già elencato, a cui vanno aggiunti gli altri elementi che hai già citato. Verrebbe anche da aggiungere mancanza di educazione, ma questo si potrebbe applicare con le nuove generazioni, spesso viziate e lasciate a piede libero, senza paletti, senza no; poi però si leggono di persone di sessanta, settant'anni che uccidono le mogli e in questo caso non si può dare la colpa all'educazione moderna (va da dire che la causa in alcuni casi è la disperazione, la sofferenza: dinanzi a malattie, a strade senza uscita, si decide di farla finita perché si vede soltanto nero).
Allora viene da pensare che il nostro sistema, malato e con tante storture, faccia "ammalare" le persone con la sua follia e questo succede perchè l'essere umano va molto per imitazione e si fa influenzare dai media (tv, giornali e rete) dove c'è molto schifo. Essendo che si è persa la capacità di ragionare, si perde se stessi e succede che si cade nella follia; pochi sono in grado di usare la propria testa e non farsi condizionare dal sistema.
(Anche se si va fuoi tema, bisogna precisare una cosa: il sistema occidentale ha tante storture e difetti, e si può dire che fa schifo. Ma si sbaglia se si pensa che altri sistemi, come quelli orientali o mediorientali siano meglio: hanno anche loro storture e difetti, basta guardare il sistema russo, quello nordcoreano, iraniano, indiano, afgano, cinese. Sostituire uno schifo con un altro schifo non è una soluzione.)
Se si capisce questo, se ce ne si accorge, se si riscopre di essere individui pensanti e centrati, allora molte cose si possono evitare. Ma ci vuole grande consapevolezza: bisogna riscoprire cosa significa essere uomini e donne, che non è essere maschi e femmine. Bisogna guardare modelli differenti, non i tanti che propone per esempio la rete. E qui, con esempi da non seguire, ci metto le brutte immagini che vengono date dalle ragazze del Calippo, del Chinotto e del Pacco Tour (cercate un po' rete se non sapete, io ormai ne sono nauseato e non voglio rispiegare): essere donne non è questo, non è questa emancipazione, libertà. Si tratta solo di schifo sia per chi lo fa, sia per chi vi partecipa, sia per chi l'ha oraganizzato. Perché è tutto organizzato, è tutto scritto. Ma è un copione da telenovela delle più infime. Però fa presa, viene seguito, e diventa modello. Ma che modello si dà di uomini e donne? Gli uomini sono pezzi di m***a che pensano solo a una cosa, le donne che sono oggetti da usare solo per piacere. Non si capisce che però questa è solo una fiction, si pensa che la realtà sia davvero così. Ma quando si tocca con mano che la realtà è qualcosa di diverso, non ci si raccapacita e s'impazzisce, si reagisce in modo privo di ragione.
Albascura wrote: L'uomo che uccide una donna, oggi, lo fa per proteggere se stesso e la sua mente distorta, vuole affermare la sua immagine fittizia, che nessuno osi contraddirla. 
Io penso dipenda dalla non accettazione, ovvero non si accetta che le cose non vadano come si vuole. Non si acettano più no, non si accettano più fallimenti.
Albascura wrote: Mona Heidari è stata uccisa e decapitata da suo marito ad Ahvaz, Iran, nel febbraio 2022. Dopo averla decapitata ha girato per la città con la testa mozzata in mano e ridendo, è stato condannato a soltanto 8 anni di carcere.  Perdonato dalla famiglia 
L'uomo aveva sposato Mona col consenso della famiglia quando la bambina aveva solo dodici anni ed era sua cugina di primo grado: il perdono della famiglia era d'obbligo! Non ho trovato altre notizie, non so se sia ancora in carcere. 

Questo è il patriarcato! I nostri ragazzini viziati indagati e processati, sono al pari di quest' (non trovo la parola per definirlo) ma le motivazioni che li spingono a commettere un femminicidio sono altre e non ci sono istruzioni per capirle tutte.
Concordo. Anche se penso che per i più giovani molto dipenda da non avergli saputo insegnare che la vita è anche rifiuti, sconfitte, fallimenti: gli si è sempre voluti far vincere, che non avessero delusioni e fallimenti, così sono diventati fragili. E anche disadattati. Perché non è normale andare in giro armati di coltello e ferire o uccidere qualcuno al minimo diverbio.
Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
https://www.lestradedeimondi.com/

Re: Invito alla riflessione sulle responsabilità del patriarcato nella violenza di genere

3
Albascura wrote: Quanti genitori sentono di poter capire fino in fondo i malesseri dei loro figli? E quanti sono attenti e capiscono la gravità di quanto sta accadendo alla loro prole?
Quanti, facendo autocritica, ammetterebbero di aver trascurato il benessere psicologico dei loro ragazzi? 
Quanti daranno sempre la colpa ad altri pur di non ammettere di essere stati manchevoli nell'insegnare l'amore e l'empatia ai loro figli? 
Questo, secondo me, è il fulcro del problema generazionale: la mancata trasmissione, dai genitori ai figli, dei princìpi della vera educazione:

- far capire che l'amore è il centro della vita, ed è bello se è alimentato da pazienza, comprensione, empatia, perdòno;
- con l'esempio, ispirare il rispetto per gli altri, dai familiari alla cerchia delle conoscenze, agli estranei, e il valore della vita di chiunque;
- seguire come un'ombra protettiva - mai invasiva -  le relazioni e le occupazioni dei figli, chi frequentano, i tempi persi sui social, sui cellulari; 
- parlare con loro di tutto e sapere ascoltare i figli, perché parlano di sé con il non detto e col linguaggio non verbale;
- insegnare che tutti, maschi e femmine, abbiamo dei diritti inalienabili, ma anche dei doveri imprescindibili per la nostra crescita morale;
- che esiste la responsabilità dei genitori e la responsabilità personale;
- prepararli al dolore, ai no, alle difficoltà che arriveranno;
- far capire il valore del sacrificio, dello studio, del lavoro, perché si diventa grandi salendo quella scala, gradino dopo gradino.

Perché ci sono tanti genitori, oggi, che demandano l'educazione della prole a uno schermo, alla scuola, alla società, agli "altri", consegnandogli una persona a cui hanno provveduto a iosa di beni materiali, ma su cui hanno investito poco in beni morali, giorno dopo giorno, con attenzioni, esempi, sgridate, correzioni salutari: con amore, con senso di responsabilità.  
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: Invito alla riflessione sulle responsabilità del patriarcato nella violenza di genere

4
Penso che tutto dipenda da un'involuzione della società. Involuzione che, per assurdo, è figlia dell'evoluzione. Ormai i giovani (e non soltanto i giovani, tanta gente matura e addirittura anziana) vivono permanentemente connessi e finiscono per scambiare il virtuale col reale. Immersi nel virtuale, permeati di fake news che nessuno controlla, finiscono per trascurare tutto il resto, dal lavoro, alla cultura, all'educazione della prole. Non resta che sperare in un'inversione di tendenza, piuttosto improbabile. Oppure in un black-out prolungato, che costringa la gente a confrontarsi con le reali difficoltà del vivere quotidiano.  :P
Mario Izzi
Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni (trilogia)
Dea
Non solo racconti
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: Invito alla riflessione sulle responsabilità del patriarcato nella violenza di genere

5
Ciao @Albascura, innanzitutto ti ringrazio per aver iniziato un dibattito di questo genere. Penso che il dialogo sia importante, anche in un ambiente ostile come questo forum, in cui l'età anagrafica e le posizioni politiche su questi temi non sono favorevoli. Di politica si parla, ogni cosa è politica, lo sono anche la letteratura e i raccontini che noi scriviamo. Lo è il modo in cui ci parliamo su questo forum, in cui ci comportiamo nella vita di tutti i giorni; la nostra vita sociale è politica.
Ho letto il dibattito sotto al racconto di Alessia e mi ero detta di starne fuori, ma mi sento di rispondere in merito qui. Non garantisco di restare, specialmente se posizioni velatamente violente, aggressive o ignoranti dovessero di nuovo ripresentarsi. Non è il mio lavoro farmi il sangue acido per convincere qualcuno della mia visione politica. In ogni caso non credo che Alessia ritornerà sul forum, né a scrivere né a rispondere in merito a questa vicenda, e me ne rammarico, perché è stato con grande entusiasmo per la nostra community che l'ho invitata a scrivere qui. Evidentemente su queste questioni sociali la mia fiducia era mal riposta. C'è tanta confusione sulla tematica, ma va benissimo così; quello che mi rammarica però è la supponenza. Giustamente, Marcello ha detto che chi non è sociologo dovrebbe essere più cauto nell'esporre la propria opinione in tema come verità. Vivere tutti i giorni nella società non ci rende sociologi, così come vivere nella realtà non ci rende fisici delle particelle. Alessia ha scritto un racconto con cognizione di causa e qualche competenza. Io stessa ho affrontato letture e approfondimenti in merito, nel mio percorso personale, ma nonostante i concetti che ho acquisito, lungi da me pensare di poter commentare con questa supponenza un racconto sulla violenza di genere. Innanzitutto un vocabolario può tornare molto utile; io sono stanca di ripetere le stesse cose ogni volta che si parla di lotta di genere. Femminismo è parità, punto. Parità. Prestate particolare attenzione al lessico.
Penso che dovremmo domandarci con umiltà e introspezione che cosa ci ha portati a commentare in un certo modo quel racconto, entrando in merito del tema. Credo che prima di sentirci tirati in ballo come uomini e come donne e scaldare gli animi in quanto tali, dovremmo guardarci allo specchio come esseri umani. Non sapendo nulla dell'esperienza personale di chi ha scritto una storia del genere, si rischia di ferire con le parole, non trovate?
Può starci non condividere la forma o il modo o il motivo per cui il tema è veicolato - io stessa sono stata abbastanza critica all'ultima poesia di Alba per questo - così come può starci ammettere di non maneggiare temi sul dibattito sulla questione di genere e chiedere chiarimenti, per carità. Ma commenti tendenziosi, supponenti e violenti sono ridicoli. Togliamoci le fette di salame dagli occhi e guardiamo la realtà per quella che è.
Il patriarcato esiste. Il capitalismo esiste. Prima di dibattere a riguardo e scrivere papiri, cerchiamo di giungere a una definizione comune. Patriarcato è anche una società subdolamente maschilista, in cui le dinamiche di potere sono in mano agli uomini. I dati mostrano questa realtà: non opinioni, ma dati. Non facciamo confusione, non confondiamo i piani, per favore. Voglio un dibattito vero, se dobbiamo mandarci affanculo a vicenda facciamolo. Che male c'è? Incomincio io se volete.
È scomodo pensare che contribuiamo a questi problemi nella società, lo so. È scomodo rendersi conto di averlo fatto per anni senza accorgersene ed è più facile sminuire il tutto. Ma se abbiamo avuto atteggiamenti abominevoli l'unica cosa che possiamo fare è cercare di cambiare. Non è il mio compito parlarne, non ne sono in grado - per l'amor del cielo - ma se volete approfondire, avete tutti gli strumenti. Un'ottima lettura introduttiva, ad esempio, è "Perché il femminismo serve anche agli uomini" di Lorenzo Gasparrini.
Detto ciò non preoccupatevi di eventuali sottotesti a questo messaggio, eh. Sono più diretta che posso e non ho alcun motivo per buttare così il mio tempo se non che penso che la mia esperienza e la mia conoscenza possa contribuire un pochino a una visione più lucida della realtà. Ora, in merito.
Albascura wrote: Sat Dec 07, 2024 11:33 amOggi possiamo dire che ne siamo quasi fuori, nessun padre o madre impone più ai propri figli o figlie scelte di vita prestabilite da un senso comune riconducibile al patriarcato.
Sì, ma patriarcato non è solo questo. Perché ci spaventa la parola?
Albascura wrote: Sat Dec 07, 2024 11:33 amIl termine patriarcato si riferisce a un sistema sociale e culturale in cui gli uomini detengono il potere primario e predominano in ruoli di leadership politica, autorità morale, privilegio sociale e controllo della proprietà. Le donne, in questo sistema, sono spesso subordinate agli uomini e hanno accesso limitato a queste posizioni di potere.
Esatto. La società occidentale, oggi, è ancora così. Lentamente ci si sta spostando, ma la strada è lunga.
Albascura wrote: Sat Dec 07, 2024 11:33 amQuante donne si ritengono subordinate agli uomini oggi?
Parecchie. Il peggio, però, è quando lo sono e non se ne rendono conto. Questa, come dici tu, è una vittima.
Albascura wrote: Sat Dec 07, 2024 11:33 amE quante troverebbero difficoltoso chiedere il divorzio o semplicemente allontanarsi da una situazione  che non le rende felici?
Parecchie. Basta chiedere un pochino a chi ha passato situazioni simili per venire a conoscenza di migliaia di situazioni di persone che restano paralizzate dalla paura.
Albascura wrote: Sat Dec 07, 2024 11:33 amQuanti uomini ritengono di essere dei privilegiati nella politica e nella loro autorità nei confronti delle donne oggi?
Molto pochi, ma lo sono. È scomodo ammettere di avere un privilegio perché richiede di agire di conseguenza, ma il privilegio c'è.
Albascura wrote: Sat Dec 07, 2024 11:33 amQuanti genitori sentono di poter capire fino in fondo i malesseri dei loro figli? E quanti sono attenti e capiscono la gravità di quanto sta accadendo alla loro prole?
Quanti, facendo autocritica, ammetterebbero di aver trascurato il benessere psicologico dei loro ragazzi? 
Quanti daranno sempre la colpa ad altri pur di non ammettere di essere stati manchevoli nell'insegnare l'amore e l'empatia ai loro figli? 
Riflessioni giustissime, ma non pertinenti. Restiamo in tema.
Albascura wrote: Sat Dec 07, 2024 11:33 amNel mondo contemporaneo, il patriarcato esiste ancora, ma in forme diverse e spesso più sottili. Le donne hanno ottenuto molti diritti legali e sociali, ma le disuguaglianze di genere persistono, questo è vero, non possiamo negarlo.
Questo è il punto chiave. Il pensiero comune si infiltra come una piovra nel pensiero individuale; invito a mettere in dubbio il proprio libero arbitrio. Le nostre opinioni, in un mondo dominato dalla propaganda del quarto potere, sono davvero nostre?
Albascura wrote: Sat Dec 07, 2024 11:33 amNon credo che un uomo arrivi a uccidere solo perché vuole ritornare a sottomettere le donne come cinquant'anni fa, per avere privilegio sociale, per il controllo delle proprietà e l'autorità morale. Questo è assurdo.
È assurdo anche ridurre una questione così complessa a questo. Non si può parlare di femminicidi senza parlare di tutte le violenze di genere. Anche quelle verbali. La violenza è sistematica, è una questione di immaginario e propaganda esasperata, e la violenza fisica è solo il culmine di questo schifo in cui viviamo.
Albascura wrote: Sat Dec 07, 2024 11:33 amL'uomo che uccide una donna, oggi, lo fa per proteggere se stesso e la sua mente distorta, vuole affermare la sua immagine fittizia, che nessuno osi contraddirla. 
È una fragilità di origine sociale. È anche questo che si intende con patriarcato. Consiglio letture in tema.
Albascura wrote: Sat Dec 07, 2024 11:33 amQuesto è il patriarcato!
Certo, ma non solo. Non solo. La realtà è molto complessa. Non siamo riduttivi.
Albascura wrote: Sat Dec 07, 2024 11:33 amOk, spero davvero di non aver passato il limite, in Agorà si può parlare di tutto, Vero?
Lo spero bene. Siamo qui per scrivere storie e costruire mondi, che senso avrebbe una censura sull'opinione di chi lo fa? Fanculo le generalizzazioni, fanculo la paura di pestare i piedi a qualcuno, ci sono problemi sociali che bisogna comprendere nel loro insieme. 
M.T. wrote: Sat Dec 07, 2024 2:38 pmInfatti. Capire cosa passa nella mente di queste persone quando uccidono non è facile, ma è chiaro che vanno fuori controllo
No, non esiste controllo. Queste persone sono come noi, queste persone siamo noi, la loro mente e la loro anima sono la nostra. Questa è la differenza chiave. Non sono mostri, il mostro è il sistema che esacerba queste violenze. È semplicissimo capire cosa passa nella loro testa, quali sentimenti attraversano questi assassini. La possessività che culmina nella violenza è un retaggio patriarcale.
M.T. wrote: Sat Dec 07, 2024 2:38 pmAllora viene da pensare che il nostro sistema, malato e con tante storture, faccia "ammalare" le persone con la sua follia e questo succede perchè l'essere umano va molto per imitazione e si fa influenzare dai media (tv, giornali e rete) dove c'è molto schifo. Essendo che si è persa la capacità di ragionare, si perde se stessi e succede che si cade nella follia; pochi sono in grado di usare la propria testa e non farsi condizionare dal sistema.
Secondo me è questo il punto chiave. Sì.

Io ho fiducia, ho fiducia nella mia generazione e in quelle a venire, ho fiducia nella volontà di approfondire, leggere, capire.
Io sono stanca e ripeto che non me lo fa fare nessuno di stare qua a scrivere questo. A me, di politica, non frega nulla, ma ho il compito morale di interessarmene, perché esistono problemi sociali, perché non viviamo nel mondo ideale, perché ho dei privilegi di cui devo rendermi conto.
Se davvero vi interessano questioni di genere - come mi pare di capire dallo scalpore che tutto ciò ha generato - vi invito a leggere.
Io vorrei passare oltre.

Re: Invito alla riflessione sulle responsabilità del patriarcato nella violenza di genere

6
Grazie @Mina di aver avuto la forza di esprimere esattamente ciò che penso. Se quest'argomento non fosse tornato nelle nostre discussioni al di fuori di questo forum, sarebbe accaduto esattamente ciò che dici e non mi sarei mai più fatta viva per parlare ad interlocutori che mi sembra non abbiano realmente voglia di ascoltare.

Nel postare un racconto sul femminicidio ho fatto un atto di fiducia verso questa community. In quel racconto c'era anche tanto di me, tanto di personale. Motivo in più per cui le risposte minimizzanti che ho ricevuto mi hanno ferita così tanto e sento che quella fiducia sia stata tradita.
Se volete continuare a negare l'evidenza perché vi fa sentire meglio con voi stessi/e e vi fa dormire più sereni/e la notte, fate pure. Ma, come ha detto Mina, non mi conoscete. Ho postato tre volte in croce su questo forum e solo da pochissimo tempo. E io la violenza patriarcale, da parte di mio padre, di altri parenti uomini, di fratelli e anche di sconosciuti a caso, l'ho vissuta eccome. E non sono dei "malati di mente" o pazzi come voi ve li immaginate. Sono persone normali esattamente come noi, come voi, che hanno deciso che era giusto fare commenti sul mio corpo, sminuire la mia intelligenza e tanto, tanto altro.

Fanculo il vostro, di moralismo. Fanculo il vostro senso di superiorità nel commentare un racconto che purtroppo contiene tanta verità e tanto di vissuto personale. Fanculo la vostra cecità di fronte alla complessità del reale. Fanculo la violenza implicita delle vostre parole, rivestite di una bella patina di educazione e di finta apertura, mentre sotto continua ad esserci la solita violenza, la solita voglia di sminuire le sofferenze degli oppressi pur di non mettervi in discussione di una virgola. Fanculo questi finti dialoghi in cui noi ci sforziamo di educarvi, anche a costo di rovinarci le giornate e ricordare episodi quotidiani che preferiremmo dimenticare, mentre voi fate sempre benaltrismo.

La voglia di discutere l'ho finita. Non si tratta di questioni astratte su cui fare il cineforum ma della nostra vita, concreta. Che ci viene tolta, sulle note del vostro mantra: "i veri problemi sono altri". Qua sopra non mi rivedrete, perché io venivo qua per divertirmi e per avere discussioni vere, in cui davvero ognuno può dire la sua e in cui davvero ci si ascolta. Io ho provato ad ascoltare, ma ho ricevuto solo risposte che sminuiscono l'esperienza mia e di milioni di altre persone. Non avevo postato qui per ricevere l'ennesimo promemoria che la prima reazione delle persone di fronte ai traumi causati dalla violenza di genere è negare, negare, negare sempre. Omertà e negazione fino alla fine.

Grazie invece ancora Mina, per aver speso energie per la causa (e per me). Sei un'amica preziosa. E hai avuto una pazienza che a me, dopo una vita di questo copione visto e rivisto, tante volte manca. 

Direi che è stato bello finché è durato ma, onestamente, negli ultimi giorni non lo è stato affatto. Buon proseguimento; continuate a cambiare le virgole dei vostri racconti vuoti, troppo codardi per provare a scrivere qualcosa che metta in discussione gli assiomi sociali in cui vi hanno cresciuto. 

Mi dispiace per le persone con cui, al contrario, avrei potuto avere degli scambi belli e costruttivi. Perché qui ci sono tante persone che invece avrebbero molto di bello da dire. Ma già devo abbozzare nella vita reale, dove certe persone non posso, per il momento, smettere di vederle. Non sprecherò altro tempo prezioso come ho fatto negli ultimi giorni per abbozzare anche qui.

Peace.
Last edited by Areeanna on Sat Dec 07, 2024 6:24 pm, edited 3 times in total.

Re: Invito alla riflessione sulle responsabilità del patriarcato nella violenza di genere

7
Mina wrote: Ma commenti tendenziosi, supponenti e violenti sono ridicoli.
Questi li dovresti citare, perché potrei pensare che io sia stata violenta nel commentare il racconto di Areeanna, a suo o tuo modo di vedere.
Se leggi bene anche in questo post, ho cercato di misurare le parole, le tue risposte, invece, mi sono parse un minimo alterate. correggimi se mi sbaglio
Mina wrote: È assurdo anche ridurre una questione così complessa a questo. 
Naturalmente che non era solo questo, ma vedi che razza di post ho scritto, non volevo essere prolissa. Tu usi le stesse parole che io ho usato per commentare la frase di Areeanna che mi  ha dato fastidio e questo non mi sembra un caso. Ma io, vedi, sono serena, non batto i piedi dicendo nessuno mi capisce e accolgo con interesse ogni opinione diversa dalla mia. Non avrei avviato questa discussione altrimenti.
Magari, e lo dico a tutti quelli che vogliono intervenire, dite la vostra ma senza recriminazioni, per favore. Non era questa la mia intenzione, lo dice il titolo.
Tornerò a risponderti appena posso, purtroppo in questo momento devo chiudere

Re: Invito alla riflessione sulle responsabilità del patriarcato nella violenza di genere

8
@Areeanna che fai, scappi? Hai già abbandonato? Questa sarebbe la tua battaglia? Noi uomini possiamo andare affanculo? Bene! Facendo così mi lasci perplesso. Visto che ritieni tempo perso parlare con noi, non capisco da dove vorresti ripartire per portare la tua battaglia. Mi pare di capire, a questo punto, che anche voi donne dovrete ricorrere alle armi: fate la rivoluzione armata anche voi. Mozzate le teste ai vostri mariti, compagni coglioni e rompi palle. Che sangue sia e che la vostra guerra porti a buon fine e alla sottomissione di noi caproni. Tanti auguri. <3
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: Invito alla riflessione sulle responsabilità del patriarcato nella violenza di genere

9
Areeanna wrote: Fanculo il vostro, di moralismo. Fanculo il vostro senso di superiorità nel commentare un racconto che purtroppo contiene tanta verità e tanto di vissuto personale. Fanculo la vostra cecità di fronte alla complessità del reale. Fanculo la violenza implicita delle vostre parole, rivestite di una bella patina di educazione e di finta apertura, mentre sotto continua ad esserci la solita violenza, la solita voglia di sminuire le sofferenze degli oppressi pur di non mettervi in discussione di una virgola. Fanculo questi finti dialoghi in cui noi ci sforziamo di educarvi, anche a costo di rovinarci le giornate e ricordare episodi quotidiani che preferiremmo dimenticare, mentre voi fate sempre benaltrismo.
Ecco la violenza che esplode. Pestare i piedi, non serve a niente.

Re: Invito alla riflessione sulle responsabilità del patriarcato nella violenza di genere

11
@Albascura ciao. Scusa le parole, ma mi pare ovvio pensare che oramai non ci sia più niente da fare per evitare il conflitto  uomo  donna. Dico bene! Avete bisogno delle armi: impugnatele.  Avevo preparato un bel commento su come spiegavo cosa intendessi per "equilibrio", inteso, non come parità tra i generi, ma come equilibrio arcaico stabilito dalla notte dei tempi. Perché chiedi a @Marcello di chiudere? Credo che voi donne avete troppo veleno contro di noi e che spesso finisce in quel rancore sottile che noi avvertiamo. @Areeanna  ha parlato delle sue esperienze familiari pensando di essere una perla rara. Io ricordo ancora oggi il sangue di mia madre sul pavimento: avevo solo tre anni. Ho sentito mia sorella dire "babbo ha preso la pistola e sta cercando mamma."  Sai che traumi? Però mio padre non lo ha mai fatto, si limitò alle mani e mia madre scappò di casa, passando guai per abbandono del tetto coniugale. Io l'ho sempre ammirata. Eppure, io amo le donne, combatto per la vostra libertà e emancipazione (che brutta parola detta a un uomo). Eppure mi tocca anche menzionare tanti poveri padri che si ritrovano senza casa e senza figli a causa di un  divorzio non voluto, dove spesso le donne sono indifferenti a questo trauma. Il dato drammatico vede ben 70% delle donne andare dall'avvocato per chiederlo. Questo, cara @Albascura , non ti sembra la fine di quel equilibrio di cui parlavo?
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: Invito alla riflessione sulle responsabilità del patriarcato nella violenza di genere

12
Mina wrote: Penso che il dialogo sia importante, anche in un ambiente ostile come questo forum, in cui l'età anagrafica e le posizioni politiche su questi temi non sono favorevoli.
Anche questa è violenza di genere @Mina non ti piacciono i vecchietti? Vorresti vederli tutti fuori da questo sito?


bestseller2020 wrote: Perché chiedi a @Marcello di chiudere? Credo che voi donne avete troppo veleno contro di noi e che spesso finisce in quel rancore sottile che noi avvertiamo
Perché tutto quello che sfocia nella violenza mi fa schifo, perché
qua, tra queste righe c'è più violenza di quanta ne possiate immaginare. 
E fatta esplodere proprio da chi voleva combatterla. 

Re: Invito alla riflessione sulle responsabilità del patriarcato nella violenza di genere

15
Chiudo temporaneamente il topic in seguito a delle segnalazioni, ma vorrei riservare allo Staff il tempo di leggere ed eventualmente esprimersi in merito. La chiusura, quindi, non viene fatta a scopo di "censurare" un argomento così importante. Ma proprio perché tale, necessita di adeguati strumenti di comprensione e dibattito, affinché non diventi solo un pretesto per farsi la guerra. Non gioverebbe a nessuno, né alla "causa".
Prendiamoci una pausa e valutiamo.
Grazie a tutti per la comprensione e la collaborazione.

Re: Invito alla riflessione sulle responsabilità del patriarcato nella violenza di genere

16
Ritorno sull'argomento, come anticipato, e vorrei farlo a titolo personale, sebbene in duplice veste.
Come Staffer esprimo il mio rammarico nel dover chiudere l'ennesimo topic per la difficoltà di confrontarsi in maniera pacifica. Gli argomenti affrontati ogni volta sono sempre stati controversi, ed è normale che prevedessero il fronteggiarsi di opinioni dissimili o opposte, ma abbiamo sempre fatto affidamento sulla consapevolezza degli utenti e sulla capacità di autoregolarsi. Purtroppo, però, ci siamo sbagliati in quasi tutti i casi. Del resto, come abbiamo sempre detto, il forum è un microcosmo che replica ciò che avviene in contesti sociali più ampi. Abbiamo provato a dare un'impronta il più possibile democratica, benché alcuni di noi stessi, in Staff, avessimo opinioni contrarie a quelle espresse da alcuni utenti, ma abbiamo anche deciso di intervenire il meno possibile per dare voce a tutti, anche alle opinioni chiaramente "impopolari", facendolo solo in certi casi a titolo personale e non a nome "del forum", perché, come qualsiasi agorà, anche la piazza del forum è aperta a tutti. Ma lì dove è stato necessario ci siamo visti costretti a intervenire. 
Che gli animi si scaldino quando c'è passione per una tematica è plausibile, ma questo non deve legittimare prevaricazioni e atteggiamenti di violenza passiva, come voi stessi avete evidenziato e che purtroppo ho riscontrato da entrambe le parti qui intervenute, con l'intento di sostenere i propri punti di vista.

Da qui in poi, invece, vorrei proseguire a titolo personale, come ElleryQ e non come Staffer...
Personalmente io penso che "patriarcato" sia un termine che contiene in sé una moltitudine di concetti:

Albascura wrote: Il termine patriarcato si riferisce a un sistema sociale e culturale in cui gli uomini detengono il potere primario e predominano in ruoli di leadership politica, autorità morale, privilegio sociale e controllo della proprietà. Le donne, in questo sistema, sono spesso subordinate agli uomini e hanno accesso limitato a queste posizioni di potere.
Se dobbiamo parlare dell'Italia, non è una questione di "sentirsi" o meno in questa condizione. Personalmente credo sia innegabile che ancora oggi le donne abbiano accesso limitato a determinati ruoli, ed è statistico, non una percezione. Che la carriera sia ancora oggi preclusa alla donne in alcune aziende italiane è un dato di fatto, non una percezione. Che alle donne sia sconsigliato di avere figli appena assunte, o che l'assunzione sia subordinata all'idea di programmare o meno figli entro un tot di anni, è un dato oggettivo. Che alcuni stipendi siano inferiori a parità di incarichi, è anch'esso incontrovertibile e non una percezione. Che in determinate cariche pubbliche le donne ci siano arrivate dopo decenni e ancora oggi a fatica e in numero inferiore alle cariche rivestite dagli uomini, è sempre un dato. Che quando le donne raggiungono posizioni di potere molti pensino ancora oggi che vi siano arrivate per raccomandazione o "altri meriti", è anch'esso abbastanza diffuso. Ancora oggi, sì.
In questo stesso forum ho dovuto stoppare commenti chiaramente sessisti, commenti che si sentono risuonare in vari ambiti.
Possiamo chiamarlo "maschilismo", se "patriarcato" non ci piace, ma la sostanza non cambia e credo sia il retaggio di decenni e decenni di una determinata "cultura" sociale. 
Chiaramente e per fortuna non si può fare di tutta l'erba un fascio, perché di uomini che hanno rispettato e sostenuto le donne in ambito pubblico, o semplicemente familiare, ce ne sono stati in passato e ce ne sono attualmente (e in numero maggiore). Così come oggi uomini che svolgono incombenze considerate un tempo "femminili" ne esistono e lo fanno senza remore, sostenendo la parità in tutti i sensi.
Ma che ancora questa agognata parità non ci sia è, come dicevo prima, un dato. Finché ci sono leggi che "impongono" la presenza di una quota di donne in determinati ambiti, vuol dire che la parità, già a livello mentale, non esiste; perché non è percepita come normalità, come ovvietà, come ciò che dovrebbe effettivamente essere, ma è un dovere. E questo, a mio parere, non è parità.
Senza contare che quella mentalità (patriarcale o maschilista, come volete...) secondo cui le donne devono sottostare alle decisioni del capo famiglia e siano considerate come oggetto di possesso su cui esercitare il controllo, esiste ancora in alcune zone d'Italia, così come esiste in determinate alte parti del mondo.
Ma se vogliamo focalizzarci sull'Italia, questo avviene, ed è anch'esso un dato.

Albascura wrote: Quello che, invece, mi sento di affermare, senza ombra di dubbio, è che la violenza di genere non è scatenata da sentimenti di rivalsa contro le donne in generale. La maggioranza di questi crimini hanno come movente l'abbandono, da parte della vittima, di una routine che genera nell'assassino una sicurezza che compensa la sua fragilità emotiva. 
Purtroppo, invece, molte volte è scatenata proprio da sentimenti di rivalsa. Dal fatto che la donna non accetti un ruolo da subordinata e controllata. Il controllo, a volte, si concretizza nel vietarle di completare gli studi (ancora oggi, sì), lavorare, e dipendere invece dallo stipendio e dall' "elargizione" da parte del marito/compagno/padre. Il divieto di frequentare amicizie o persino i propri familiari, di indossare determinati abiti, truccarsi, eccetera (e non sto parlando di famiglie mediorientali, ma italianissime).

Sfido chiunque, donna o uomo che sia, a vivere in una simile prigionia.
Il comportamento dell'uomo, in certi casi, non è frutto di ferite emotive, di abbandoni, traumi, eccetera, bensì di esempi familiari e disvalori trasmessi di generazione in generazione.
Poi che nelle casistiche si riscontrino anche cause di altro genere è fuori dubbio, ma non sono le uniche motivazioni. È chiaro che possano esserci comportamenti violenti e abusivi che nascono da vissuti traumatici, o che possano trovare motivazioni nella società "malata", nei social, nell'uso delle tecnologie che abbassano la consapevolezza e spostano tutto su un piano virtuale, oggettivizzando e impoverendo le relazioni... ma il fattore culturale legato a retaggi del passato non è da ignorare. Non sarà l'unico, ma è tra le motivazioni. Non possiamo ridurre il tutto al disturbo comportamentale e al disagio sociale, perché il fattore è anche culturale e lo è ancora oggi.
A mio parere, quindi, come qualcuno di voi ha detto, giustificare non basta, bisogna educare, divulgare, sensibilizzare, uomini e donne. 

Areeanna wrote: Nel postare un racconto sul femminicidio ho fatto un atto di fiducia verso questa community. In quel racconto c'era anche tanto di me, tanto di personale. Motivo in più per cui le risposte minimizzanti che ho ricevuto mi hanno ferita
È stato coraggioso da parte tua farlo. Molto spesso si scrive con finalità terapeutiche, o si inseriscono parti di sé nei personaggi, ma chi legge, purtroppo, non lo sa e in generale non è tenuto a saperlo. Un lettore è tale e ha il proprio punto di vista, recepisce in base alla propria cultura e al proprio modo di pensare, per cui sottoporre agli altri uno scritto intimo è un'arma a doppio taglio, specie se non lo si dichiara in partenza. Non è scontato che chi narra qualcosa debba averla vissuta in prima persona, per saperla raccontare bene, per cui il lettore (o il valutatore, in questo caso) non si approccia al testo in veste di psicologo. Si è sempre detto che lo spirito dell'Officina è l'accettazione delle critiche, sia che queste riguardino la forma (per cui è inutile recriminare sul fatto che si badi alle virgole piuttosto che al contenuto), sia che riguardino l'argomento trattato, sul quale, come dicevo, purtroppo non tutti abbiamo la stessa opinione, né sensibilità. Da un lettore su Amazon, Goodreads, ecc... capita di ricevere critiche feroci, alle quali è impossibile replicare. Non dico che qui sul forum le regole prevedano di accettare passivamente la critica, la replica dell'autore è prevista, ma non dovrebbe innescare una escalation. Non possiamo rimanere male per un qualcosa che il lettore non conosce del nostro vissuto, né possiamo imporre il nostro punto di vista. È un qualcosa che non possiamo fare a prescindere, in realtà, racconto o opinione che sia.

A me dispiace che tu abbia deciso di non intervenire più, Areeanna, e ti ringrazio per la fiducia che avevi riposto nella community. Se ti andrà di ripensarci e di condividere dell'altro, non potrà che arricchire ambo le parti. Hai avuto il coraggio di metterti in gioco e lo hai fatto con un argomento spinoso, come puoi notare dalle altre reazioni che prescindono dal tuo racconto. È successo con svariati argomenti, dalla pandemia alla guerra, eccetera... come ho detto all'inizio. 
E dispiace notare, ancora una volta, quanto sia difficile esprimere idee diverse e contrastanti in maniera pacifica, per trovare degli spunti di riflessione comuni.

Ovviamente, se qualcuno dei colleghi dello Staff desidera aggiungere altro, o esprimere un punto di vista personale, ben venga. 

Re: Invito alla riflessione sulle responsabilità del patriarcato nella violenza di genere

17
Sottoscrivo tutto quanto ha scritto @ElleryQ, che ha sviscerato l'argomento come io non avrei mai saputo fare.
Intervengo brevemente come staffer per rafforzare un concetto che lui ha già espresso e dico che non accetto questo
Areeanna wrote: Sat Dec 07, 2024 6:09 pmFanculo il vostro senso di superiorità nel commentare un racconto che purtroppo contiene tanta verità e tanto di vissuto personale.
Un racconto è narrativa, fiction come la definiscono gli anglofoni.
Chi lo legge non può e non deve sapere quanto di autobiografico ci sia; il lettore giudica in base alla coerenza della trama, all'ambientazione, all'approfondimento dei personaggi, alle emozioni che ha provato, alla sintassi, alla grammatica e anche alla punteggiatura. Le virgole, certo. Perché questo è un forum di scrittura, nient'altro che un forum di scrittura.
Se intendevi suscitare comprensione, compassione o qualsiasi altro sentimento riferito alla tua vicenda personale hai sbagliato forma espressiva. Dovevi realizzare un'opera di non-fiction, sempre per fare l'occhiolino a chi ama i termini anglofoni. Saggio, articolo, biografia, documentario o altro in cui precisare che quella è una storia vera, accaduta a te, a un parente, un amico o chicchessia. 
La narrativa vive di vita propria: nel momento in cui licenzi un romanzo o un racconto quello non è più tuo, ma di chi lo leggerà e che lo interpreterà secondo i suoi gusti, le sue opinioni, la sua cultura e la sua competenza linguistica. Gusti, opinioni, cultura e competenze che possono essere anche diversissime dalle tue.
Da editor mi è capitato spesso di dover raccomandare all'autore di non precisare se la vicenda del romanzo contiene dei dati autobiografici, perché saperlo avrebbe compromesso la mia capacità di giudizio. 
La narrativa ha delle regole, per quanto non incontrovertibili come quelle matematiche: una delle più importanti stabilisce che i fatti raccontati in un'opera siano coerenti con quanto avvenuto in precedenza, con il carattere dei personaggi, l'ambientazione e il periodo storico in cui si sviluppa. La vita se infischia di queste regole e le travalica spesso, ma la narrativa non ne può prescindere.
Mi capita di leggere sui quotidiani notizie di avvenimenti che se provassi a inserire in uno dei miei romanzi gialli provocherebbero un rifiuto immediato da parte di qualsiasi casa editrice; non potrei mai scrivere la storia di una persona che spara a un armadillo e finisce per ferire la suocera, perché un proiettile rimbalzando sulla corazza dell'animale colpisce una staccionata e da lì finisce nel braccio della poveretta a cento metri di distanza. 
Eppure è avvenuto davvero: https://www.blitzquotidiano.it/cronaca- ... a-2158973/
https://www.facebook.com/nucciarelli.ma ... scrittore/
https://www.instagram.com/marcellonucciarelli/
https://www.linkedin.com/in/marcello-nu ... -bbb4805b/

Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

18
Si potrebbe provare ad affrontare l'evidentemente ostico problema del patriarcato (presunto o reale, per me assolutamente reale) da un altro punto di vista, sicuramente meno trattato ma cruciale: il patriarcato dal punto di vista maschile.

A un maschio viene insegnato fin da piccolo che l'espressione di emozioni e sentimenti è qualcosa che non gli spetta, che l'omofobia è un valore e che parlare delle donne in modo oggettivante rende virili, solo per fare alcuni esempi.
È una sorta di copione che si tramanda di padre in figlio, col risultato che la maggior parte degli uomini ha enormi difficoltà a esprimere le proprie emozioni, ad accettare il fallimento, a rivolgersi a uno psicoterapeuta. 
L'unico sentimento reputato virile è la rabbia, che si trasforma in violenza verso gli altri (femminicidi, ad esempio) e verso se stessi (i suicidi sono a larghissima maggioranza agiti da maschi).
Sono in molti, nella comunità scientifica, a pensare che il motivo per cui i maschi muoiano prima delle femmine sia da imputare a questo copione malato, a questo fardello di responsabilità senza sfoghi sani. 

Non è per paragonare un dolore ad un altro, ma per aprire un altro canale di riflessione. 

Cosa ne pensate? 

Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

19
Sineddoche wrote: A un maschio viene insegnato fin da piccolo che l'espressione di emozioni e sentimenti è qualcosa che non gli spetta, che l'omofobia è un valore e che parlare delle donne in modo oggettivante rende virili, solo per fare alcuni esempi.
Il che porta, come già detto, all'educazione, all'importanza che essa ha fin dalla più tenera età.
Sineddoche wrote: È una sorta di copione che si tramanda di padre in figlio
Dipende, ma bisogna valutare caso per caso. Nel mio caso non è stato così, dato che dell'educazione ricevuta da piccolo se n'è occupata mia madre. Però ho conosciuto e avuto amici che hanno avuto padri che hanno dato un'educazione diversa da quella che riporti; ce ne sono stati altri però che hanno fatto proprio come dici tu.
Sineddoche wrote: col risultato che la maggior parte degli uomini ha enormi difficoltà a esprimere le proprie emozioni
Questo dipende dall'intero ambito familiare, non solo dal padre. Ho conosciuto ragazzi e ragazze che avevano problemi ad aprirsi ed esprimere le proprie emozioni per via di famiglie chiusi, dove manifestare sentimenti non era la regola. Per lo più erano famiglie "vecchio stampo", dove non c'era grande apertura.
Sineddoche wrote: i suicidi sono a larghissima maggioranza agiti da maschi
non ho dati statistici quindi non so risponderti; per quello che riguarda l'esperienza personale avuta è successo sia per uomini che per donne. Ma per quanto riguarda gli uomini non è stata la rabbia a portare a questo gesto, ma malattie (tumori, depressione) o scelte sbagliate che non si è riusciti ad accettare.
Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
https://www.lestradedeimondi.com/

Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

20
@Sineddoche Temo che tu stia generalizzando un po' troppo. Nella mia non breve e molto variegata esperienza di vita mi sono imbattuto in famiglie di tutti i tipi, e quelle matriarcali non erano da meno di quelle patriarcali. Credo anche che la responsabilità di tanti rampolli allevati in completa assenza di punizioni e/o rinunce sia tanto dei padri che (sarei portato a dire soprattutto) delle madri: il figlio bellammammà, le cui mancanze vengono sempre perdonate, giustificate e difese a prescindere, per esempio nell'ambito scolastico, è bell'e pronto per esprimere violenza nei confronti di una femmina che si è permessa di lasciarlo, o di opporgli comunque un rifiuto. Credo anche che lo sbandierare le proprie emozioni, dando loro la preminenza rispetto a tutto il resto, non sia un fatto positivo. Riguardo al comportamento in presenza di fallimenti, vale la pena di menzionare l' IF  di Kipling, che pure è senza dubbio un illustre esponente della famigerata cultura patriarcale.
Spesso l'apparenza inganna, e non sempre la moda del momento esprime verità.
Mario Izzi
Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni (trilogia)
Dea
Non solo racconti
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

21
M.T. wrote: Il che porta, come già detto, all'educazione, all'importanza che essa ha fin dalla più tenera età. 
Concordo, ma non basta dire educazione. Bisogna anche valutare i contenuti dell'approccio educativo. Se un genitore dice al figlio maschio "su, non fare la femminuccia", sta certamente attivando un metodo educativo. Ma é funzionale o no? È buono o no? 
M.T. wrote: Nel mio caso non è stato così, dato che dell'educazione ricevuta da piccolo se n'è occupata mia madre
M.T. wrote: Questo dipende dall'intero ambito familiare, non solo dal padre
Non c'entra nulla se se n'è occupata la madre, il padre o un vicino/a di casa. Il patriarcato come sistema sociale coinvolge tutti, uomini e donne. Un'educazione patriarcale può essere tranquillamente consegnata da una madre esattamente come da un padre. 
Siamo tutti maschilisti in un sistema maschilista, non solo i maschi. 
M.T. wrote: Ho conosciuto ragazzi e ragazze che avevano problemi ad aprirsi ed esprimere le proprie emozioni per via di famiglie chiusi, dove manifestare sentimenti non era la regola. Per lo più erano famiglie "vecchio stampo", dove non c'era grande apertura.
Però in media tra ragazze, anche non appartenenti allo stessa famiglia, è più facile che si attivino meccanismi di sorellanza e vicinanza emotiva. Proprio perché il patriarcato identifica nelle donne il famoso "sesso debole" queste hanno meno difficoltà degli uomini, in media, a confessarsi problemi e fallimenti. Tra maschi, invece, si tende in media a scivolare sempre verso comportamenti goliardici e poco introspettivi. 
Questo per dire che per una ragazza può essere più facile trovare risonanze emotive al di fuori del proprio nucleo famigliare, eventualmente disfunzionale, rispetto che per un ragazzo 
M.T. wrote: non ho dati statistici quindi non so risponderti;
Li puoi trovare agevolmente online... Vedrai. 
M.T. wrote: Ma per quanto riguarda gli uomini non è stata la rabbia a portare a questo gesto, ma malattie (tumori, depressione) o scelte sbagliate che non si è riusciti ad accettare.
Esatto, per mancanza di abitudine all'autoanalisi e all'introspezione, oltre alla maggiore comprovata difficoltà dei maschi di rivolgersi alla psicoterapia 
Cheguevara wrote: Nella mia non breve e molto variegata esperienza di vita mi sono imbattuto in famiglie di tutti i tipi, e quelle matriarcali non erano da meno di quelle patriarcali. Credo anche che la responsabilità di tanti rampolli allevati in completa assenza di punizioni e/o rinunce sia tanto dei padri che (sarei portato a dire soprattutto) delle madri: il figlio bellammammà, le cui mancanze vengono sempre perdonate, giustificate e difese a prescindere, per esempio nell'ambito scolastico,
Com'erano queste famiglie matriarcali che dici di avere conosciuto? Il potere economico era in mano alle donne? I compiti non retribuiti di cura, allevamento e nutrizione erano delegati ai maschi? 

Certo che la responsabilità può essere anche materna. Come detto sopra il patriarcato é agito sia dai maschi sia dalle femmine, e aggiungo che ha a che vedere con la forte stereotipazione dei ruoli in base al genere 
Cheguevara wrote: Credo anche che lo sbandierare le proprie emozioni, dando loro la preminenza rispetto a tutto il resto, non sia un fatto positivo
Concordo, ma non ho certo detto che siano da sbandierare. Bensì da riconoscere, elaborare, non nascondere.

post_id=69267 wrote:
Questa frase sembra voler fornire l'idea che i miei pensieri siano espressione della moda del momento e non di una mia elaborazione personale, frutto di studio e approfondimento. Perché screditare così le opinioni dell'altro, quando peraltro sei capacissimo di rispondere nel merito, come già hai fatto?
Last edited by Sineddoche on Mon Dec 16, 2024 11:54 am, edited 1 time in total.

Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

23
Sineddoche wrote: Questa frase sembra voler fornire l'idea che i miei pensieri siano espressione della moda del momento e non di una mia elaborazione personale, frutto di studio e approfondimento. Perché screditare così le opinioni dell'altro, quando peraltro sei capacissimo di rispondere nel merito, come già hai fatto?
Niente di personale, riferito ai tuoi pensieri. Ma è un fatto che è la moda del momento a stimolare l'individuazione del patriarcato come origine di molti dei mali che affliggono la nostra società, anche laddove il cosiddetto patriarcato non c'entra affatto.
Sineddoche wrote: Com'erano queste famiglie matriarcali che dici di avere conosciuto? Il potere economico era in mano alle donne? I compiti non retribuiti di cura, allevamento e nutrizione erano delegati ai maschi? 
 Ho conosciuto, e in parte vissuto, in famiglie di operai, in cui a portare a casa lo stipendio era il marito, che lo consegnava alla moglie, che rivendicava il diritto (non il dovere) di occuparsi dell'andamento economico della famiglia e della cura e allevamento della prole. Il discorso relativo ai cosiddetti compiti non retribuiti, perdonami, mi fa sorridere: vogliamo incolpare il marito di non avere ingaggiato la moglie, corrispondendole uno stipendio e versando i contributi? Sono critiche come questa a buttare nel ridicolo certe rivendicazioni. La divisione di certi compiti non era figlia del patriarcato, ma di un sistema in cui lo stipendio portato a casa dall'uomo era sufficiente a garantire una vita decorosa a tutta la famiglia, e magari a consentire ai figli l'accesso all'ascensore sociale. Oggi non è più possibile, o si lavora in due o di famiglia non se ne parla proprio. I tempi sono cambiati, non necessariamente in meglio, e la colpa non è da imputare al patriarcato, semmai a un sistema sociale in cui il capitalismo esasperato ha creato danni difficilmente riparabili.
Mario Izzi
Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni (trilogia)
Dea
Non solo racconti
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

24
Cheguevara wrote: vogliamo incolpare il marito di non avere ingaggiato la moglie, corrispondendole uno stipendio e versando i contributi?
Certo che no!

La colpa è del patriarcato, che individua un genere dominante (l'uomo) detentore del potere economico e politico, e un genere dominato (donna) cui vengono attribuiti compiti necessari ma non retribuiti economicamente (gestione domestica).

Nel caso da te riportato l'impostazione non era matriarcale, in quanto l'uomo era titolare dei diritti economici e la donna non aveva indipendenza economica, dal momento che il marito aveva la possibilità di negarle la corresponsione.
Cheguevara wrote: La divisione di certi compiti non era figlia del patriarcato, ma di un sistema in cui lo stipendio portato a casa dall'uomo era sufficiente a garantire una vita decorosa a tutta la famiglia
Benissimo, ma perché non ti chiedi il motivo in base al quale era sempre e solo l'uomo a lavorare, e mai il contrario? Guarda caso, l'uomo ha trattenuto la funzione che più gli garantiva la libertà di autodeterminazione : quella di percettore di stipendio, sempre negata alla controparte femminile. 

Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

25
  wrote: CheguevaraMa è un fatto che è la moda del momento a stimolare l'individuazione del patriarcato come origine di molti dei mali che affliggono la nostra società, anche laddove il cosiddetto patriarcato non c'entra affatto.
Approvo. Poi dipende da che cosa si vuole intendere con il termine Patriarcato.
Per fare un esempio realistico, vero, dove non ci sono dubbi al riguardo, che nessuno possa prendere abbagli se sia o non sia patriarcato, basta guardare L'islam. E no, non ti puoi sbagliare perché il patriarcato, nella forma della sharia,  per gli islamici è Legge! L'uomo domina, La donna è sottomessa, punto.
Nessuno di loro potrebbe dire il contrario, la sharia è al di sopra dello stato.
Dove vivo io no, non è così, e per fortuna, direi. Perché si, anche la nostra storia ha dei momenti bui da raccontare, anche in Italia una volta le bambine si sposavano a quattordici anni. Le donne non avevano diritto al voto, i maschi avevano una mentalità maschilista, menavano e si ubriacavano. 
Ma torniamo a oggi, ai recenti fatti di cronaca, perché diciamolo chiaramente, è da poco tempo che è stata tirata fuori la storia sulle responsabilità del patriarcato nei femminicidi. Anzi, diciamola tutta, dal caso della povera Giulia: è scaturito tutto dalla bocca della sorella dell'anno, la sorella della vittima, quella sorella cosi geniale che purtroppo non ha colto i segnali di pericolo in tempo, per salvare Giulia, I segnali c'erano eccome!
E tutti giù ad applaudire. E Prima? No dico, prima nessuno se ne era accorto che vivevamo in questa società maschilista e patriarcale? Come mai le parole della sorella dell'anno hanno provocato questo terremoto? Al punto che oggi io sono qui a parlare con voi di questo?
Io posso sbagliami, sicuro, ma per me è un fatto mediatico a cui i giornalisti hanno dato anche troppo spazio, spazio tolto ai veri problemi, alle reali riflessioni che ogni genitore dovrebbe fare, ogni padre e madre. E infatti stiamo qui a discutere di fuffa, della fuffa che ha tirato fuori la persona meno adatta a parlare di patriarcato, riguardo al caso di Giulia, secondo me. Abbiamo discusso molto e non né siamo venuti a capo.
Forse perché io non chiamo Patriarcato questo maschilismo blando, questi retaggi di antiche abitudini che stanno sfumando, il Patriarcato, dove è definito nel suo vero significato, nessuno ha dubbi su cosa sia. Cuciono le vagine delle bambine da quelle parti, a qualcuno viene il dubbio di chi sia la responsabilità?
Dalle nostre parti invece, sarebbe meglio cominciare a guardare dentro di noi, guardiamo l'educazione, l'attenzione, l'esempio che diamo ai nostri figli, invece di correre dietro a chi sventola bandiere, aizza odio e pregiudizi, in questo caso contro tutto il genere maschile a partire dai morti dei nostri morti. Discernimento portami via! 
E giusto per consolidare la mia idea, del tutto discutibile per altro, non  ho certo la presunzione di avere verità assoluta, aggiungo: 
Ho guardato un video dove si leggeva il memoriale di Turetta e viene fuori che quella è una storia di assoluta solitudine, di disvalore, disattenzione, mancanza d'amore che ha creato un ragazzo incapace di vivere in società. Il patriarcato non lo vedo proprio, almeno in questo caso cosi ben documentato.

  

  wrote: SineddocheLa colpa è del patriarcato, che individua un genere dominante (l'uomo) detentore del potere economico e politico, e un genere dominato (donna) cui vengono attribuiti compiti necessari ma non retribuiti economicamente (gestione domestica).
Basta farsi un giro, la mattina, all'entrata di scuola, per vedere che non è più cosi. E non è più cosi da anni, non l'altro ieri éh.
Basta fare due più due e il quadro completo è davanti agli occhi di tutti.

Forse io vivo in un mondo parallelo, donne sottomesse, che sfaccendano dalla mattina alla sera, senza aiuto da parte dell'uomo non ne vedo più da minimo quarant'anni cinquant'anni. E se quarant'anni ti sembrano pochi, pensa che l'omicidio di genere è un termine, un problema più recente. Sono figli dei Cinquantenni/Quarantenni di oggi, che se ne vanno in giro coi coltelli, che ammazzano e picchiano i coetanei a scuola…se guardiamo gli ultimissimi crimini e ci facciamo due conti.

  wrote: SineddocheA un maschio viene insegnato fin da piccolo che l'espressione di emozioni e sentimenti è qualcosa che non gli spetta, che l'omofobia è un valore e che parlare delle donne in modo oggettivante rende virili, solo per fare alcuni esempi.
Sono tutti casi isolati, io non conosco nessun uomo e non ne ho mai conosciuti che pensino che l'omofobia è un valore, nemmeno ai tempi dei film di Pierino e Lino Banfi, Erano già pochi ai tempi, o forse, come dicevo sopra, io vivo in un altro mondo.

 
Last edited by Albascura on Mon Dec 16, 2024 2:49 pm, edited 1 time in total.

Return to “Agorà”