Scelgo di iniziare, per questo tentativo, osservando le responsabilità individuali, quelle dell'autore del crimine e quelle che la vittima potrebbe avere comportandosi appunto da vittima. (A scanso di equivoci, non sto dando la colpa a una donna se viene uccisa, leggete e poi considerate)
Autore del Crimine
Il profilo psicologico e comportamentale degli autori di femminicidio rivela spesso una combinazione di fattori che contribuiscono a questi atti estremi di violenza. Alcuni dei tratti comuni includono:
- Controllo e Possessività: Gli autori di femminicidio spesso mostrano un forte desiderio di controllo e possessività nei confronti delle loro vittime. Questo comportamento può manifestarsi attraverso gelosia estrema, isolamento della vittima dai suoi amici e familiari, e monitoraggio costante delle sue attività.
- Storia di Violenza: Molti autori hanno una storia di comportamenti violenti, non solo verso la loro partner, ma anche in altri aspetti della loro vita. Questo può includere violenza domestica, abusi fisici o emotivi, e comportamenti aggressivi in generale.
- Problemi Psicologici: Disturbi psicologici come il disturbo borderline di personalità, il disturbo narcisistico di personalità e altre condizioni mentali possono essere presenti. Tuttavia, è importante notare che non tutti gli individui con questi disturbi commettono atti di violenza.
- Abuso di Sostanze: L'abuso di alcol e droghe è spesso un fattore che contribuisce alla violenza domestica e al femminicidio. Le sostanze possono amplificare comportamenti aggressivi e ridurre le inibizioni.
- Esperienze di Traumi Passati: Gli autori di femminicidio possono avere una storia di traumi infantili, come abusi fisici, emotivi o sessuali, che influenzano il loro comportamento adulto.
Il ruolo della vittima e l'importanza di riconoscere i segnali di pericolo sono cruciali per prevenire il femminicidio. Alcuni aspetti da considerare includono:
- Segnali di Pericolo: Le vittime possono mostrare segnali di pericolo che indicano una relazione abusiva. Questi segnali includono lividi o ferite inspiegabili, cambiamenti nel comportamento o nell'umore, isolamento sociale, e paura o ansia costante.
- Consapevolezza e Educazione: È fondamentale che le vittime siano consapevoli dei segnali di abuso e sappiano dove cercare aiuto. Programmi di educazione e sensibilizzazione possono aiutare a identificare e affrontare situazioni di rischio.
- Supporto e Risorse: Le vittime devono avere accesso a risorse di supporto, come rifugi per donne, linee di assistenza telefonica, e servizi di consulenza. Questi servizi possono offrire un rifugio sicuro e assistenza per uscire da situazioni violente.
- Empowerment: Promuovere l'empowerment delle vittime attraverso l'educazione, l'indipendenza economica e il supporto sociale può aiutare a prevenire il femminicidio. Le vittime devono sentirsi forti e capaci di prendere decisioni per la loro sicurezza e benessere.
Riflettiamo su questi dati estrapolati da articoli scientifici e letture varie che non si riferiscono a un caso in particolare ma in più in generale alla psicologia di vittime e assassini.
Dopo essermi informata molto sul problema, io non sono riuscita a trovare una relazione logica con i problemi causati dai retaggi della società patriarcale di fine ottocento e primi novecento. Abbiamo fatto insieme molta strada, uomini e donne, abbiamo mantenuto il meglio e scartato il paggio di anni bui per il genere femminile, le donne hanno vinto molte battaglie e molti uomini le hanno sostenute. Oggi possiamo dire che ne siamo quasi fuori, nessun padre o madre impone più ai propri figli o figlie scelte di vita prestabilite da un senso comune riconducibile al patriarcato.
Definizione di Patriarcato:
Il termine patriarcato si riferisce a un sistema sociale e culturale in cui gli uomini detengono il potere primario e predominano in ruoli di leadership politica, autorità morale, privilegio sociale e controllo della proprietà. Le donne, in questo sistema, sono spesso subordinate agli uomini e hanno accesso limitato a queste posizioni di potere.
Da questa definizione sorgono domande alle quali non trovo risposta:
Da quanto tempo in Italia non è più così? Quanto sono cambiate le situazioni che il patriarcato originava negli anni passati?
Quante donne si ritengono subordinate agli uomini oggi? E quante troverebbero difficoltoso chiedere il divorzio o semplicemente allontanarsi da una situazione che non le rende felici?
Quanti uomini ritengono di essere dei privilegiati nella politica e nella loro autorità nei confronti delle donne oggi?
Quanti mariti si sentono minacciati, nella loro autorità, dal fatto che la donna oggi lavora, è autonoma, sa gestire la sua vita ed è cosciente della sua forza?
Quanti genitori sentono di poter capire fino in fondo i malesseri dei loro figli? E quanti sono attenti e capiscono la gravità di quanto sta accadendo alla loro prole?
Quanti, facendo autocritica, ammetterebbero di aver trascurato il benessere psicologico dei loro ragazzi?
Quanti daranno sempre la colpa ad altri pur di non ammettere di essere stati manchevoli nell'insegnare l'amore e l'empatia ai loro figli?
Se qualcuno ha delle risposte chiare, che con discernimento possano in modo esaustivo concludere questo questionario, sarei felice.
Il mio personale punto di vista:
Nel mondo contemporaneo, il patriarcato esiste ancora, ma in forme diverse e spesso più sottili. Le donne hanno ottenuto molti diritti legali e sociali, ma le disuguaglianze di genere persistono, questo è vero, non possiamo negarlo.
Quello che, invece, mi sento di affermare, senza ombra di dubbio, è che la violenza di genere non è scatenata da sentimenti di rivalsa contro le donne in generale. La maggioranza di questi crimini hanno come movente l'abbandono, da parte della vittima, di una routine che genera nell'assassino una sicurezza che compensa la sua fragilità emotiva.
Troppo spesso vedo padri e madri vivere nell'incertezza, inseguire sogni che non riescono ad acchiappare mentre i loro figli, nati con il cellulare in mano, crescono chiusi nelle loro camerette piene di regali inutili, regali che dovrebbero sostituire l'attenzione e l'amore. Ragazzi che si creano una bolla che riflette la loro immagine direttamente dai loro profili social, ragazzi, uomini che restano scioccati quando, davanti alla realtà, la bolla si frantuma.
Avrei centinaia di esempi di fatti di cronaca dove si capisce benissimo che la società dei nostri nonni non ha niente a che vedere con quello che stiamo sopportando oggi.
Cosa centra il patriarcato in tutto questo? Secondo me nulla.
Io credo che oggi ne possiamo parlarne, possiamo affrontare i problemi che le radici del sistema patriarcale continuano a generare, ma quali di questi problemi ci hanno portato ad avere una società così malata? Quali sono le responsabilità degli atteggiamenti umani del passato a portarci a questo momento storico, del tutto unico, dove, specialmente i giovani commettono reati così gravi?
Non credo che un uomo arrivi a uccidere solo perché vuole ritornare a sottomettere le donne come cinquant'anni fa, per avere privilegio sociale, per il controllo delle proprietà e l'autorità morale. Questo è assurdo.
Gli uomini di oggi sono consapevoli del divario che c'era una volta e non gli frega più se ogni tanto devono lavare i piatti, fare la spesa, portare il figlio al parco… Per quelli più giovani è la normalità, ormai.
L'uomo che uccide una donna, oggi, lo fa per proteggere se stesso e la sua mente distorta, vuole affermare la sua immagine fittizia, che nessuno osi contraddirla.
L'equilibrio che cita @bestseller2020 sotto il commento di@Areeanna, se di equilbrio possiamo parlare, perché tutto c'era, a quei tempi, tranne che un equilibrio tra uomini e donne, non si è rotto, come dice Best, lo stiamo livellando e c'è ancora tanto da fare, ma nulla ha a che vedere con i crimini assurdi che accadono oggi, crimini che non possiamo paragonare neanche lontanamente al delitto d'onore d'altri tempi o casi simili.
Crimini del genere che nel mondo, purtroppo, accadono ancora:
Mona Heidari è stata uccisa e decapitata da suo marito ad Ahvaz, Iran, nel febbraio 2022. Dopo averla decapitata ha girato per la città con la testa mozzata in mano e ridendo, è stato condannato a soltanto 8 anni di carcere. Perdonato dalla famiglia
L'uomo aveva sposato Mona col consenso della famiglia quando la bambina aveva solo dodici anni ed era sua cugina di primo grado: il perdono della famiglia era d'obbligo! Non ho trovato altre notizie, non so se sia ancora in carcere.
Questo è il patriarcato! I nostri ragazzini viziati indagati e processati, sono al pari di quest' (non trovo la parola per definirlo) ma le motivazioni che li spingono a commettere un femminicidio sono altre e non ci sono istruzioni per capirle tutte.
Ok, spero davvero di non aver passato il limite, in Agorà si può parlare di tutto, Vero?
Voglio taggare anche gli altri che hanno partecipato nei commenti sotto il racconto di Areanna:
@Alberto Tosciri , @Mina @Marcello