"Ci sono altri duecento femminicidi. Poi avrai i permessi per uscire, per andare al lavoro, la libertà condizionale. Non sei stato te, non ti devi dare colpe perché tu non potevi controllarti.Hai fatto qualcosa, però non sei un mafioso, non sei uno che ammazza le persone, hai avuto un momento di debolezza. Non sei un terrorista, devi farti forza. Non sei l’unico, ci sono stati parecchi altri. Però ti devi laureare."
Queste le
parole del padre di Turetta (l'omicida di Giulia Cecchettin) al figlio in carcere. D'accordo che riportare le intercettazioni della conversazione non servono alle indagini e sono voyerismo, tuttavia mostrano con che tipo d'educazione una parte dei giovani è stata tirata su: tutto è permesso, si minimizza e giustifica ogni cosa, anche di fronte ai fatti più gravi, come se non fosse successo niente. Siamo di fronte a qualcosa d'allucinante.
"Ci sono altri duecento femminicidi."
Quindi visto che altri l'hanno già fatto, rientra nella normalità. Come se ammazzare una persona fosse qualcosa di normale.
"Poi avrai i permessi per uscire, per andare al lavoro, la libertà condizionale."
Libertà condizionale, permessi? Ergastolo, non deve mai uscire.
Andare al lavoro? Lui può lavorare e tante persone che non hanno mai fatto niente e non lo trovano devono restare senza? No.
"non sei uno che ammazza le persone"
E quello che ha fatto a Giulia? Non è stato omicidio? Non era una persona per caso?
Il figlio è uno che ha ammazzato una persona. Punto e basta.
"hai avuto un momento di debolezza"
Uno ha un momento di debolezza se in un periodo stressante perde per due secondi la pazienza e manda a quel paese qualcuno.
Bisogna rivedere l'educazione che si dà ai figli: così li si rovina e basta. E poi fanno i danni che si vedono.
Inoltre, non mi piacciono nemmeno le parole di Romanelli: "Crocifiggere queste persone che stanno vivendo una tragedia è immorale."
Cosa bisogna dirgli, che sono stati bravi? Poverino, va tutto bene, non ti preoccupare che prima o poi passa tutto?
Ha stroncato una vita, non è che ha rotto un vaso: è qualcosa che non si può aggiustare.
Lo si vuole far uscire e poi, magari come successo in altri casi, ci scappa di nuovo un morto?
Allucinante. In questo caso mi trovo d'accordo con le parole di Donatella Campione:
"Fanno orrore le parole del padre di Filippo Turetta, intercettato in carcere mentre cerca di rincuorare il figlio, detenuto reo confesso per l'omicidio di Giulia Cecchettin. Cerca di minimizzare la portata del delitto commesso dal figlio. Se fossero confermate tali frasi, certificherebbero quanto come avvocato impegnato da anni in difesa delle donne e come parlamentare so purtroppo da tempo. Spesso, si cela un'educazione tossica dietro certi soggetti che poi compiono delitti come quello commesso da Turetta che non hanno niente a che vedere con il patriarcato ma con un'educazione che crea individui fragili incapaci di tollerare un diniego. La violenza contro le donne si combatte con la cultura del rispetto e con l'educazione in famiglia e a scuola, altrimenti non ci sarà norma, né inasprimento delle pene che potranno invertire definitivamente il trend dei femminicidi”.
Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
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