Silverwillow wrote: Io sto pensando di lasciarlo nel testamento (non so neanche se è valido un testo scritto e firmato, anche senza testimoni): nessun accanimento terapeutico se le speranze sono prossime a quelle di certe squadre di calcio di vincere la Champions.
Credo che tu lo possa fare in base alla legge 219/2017. Non è attiva dappertutto e non so se nella provincia autonoma di Trento è possibile. Non sono necessari testimoni. Nelle aree in cui è permesso addirittura puoi anche farlo compilando un modulo da consegnare all'azienda sanitaria locale. Non so come si chiama a Trento, da me il nome è ASP (Azienda Sanitaria Provinciale).
Silverwillow wrote: Certo che no, ma sperare che muoia presto e senza sofferenze sì. Io ho pregato qualunque entità in ascolto perché si portasse via mio padre prima del peggio. Qualunque fosse, ha ascoltato, e gliene sono infinitamente grata, nonostante il dispiacere. L'idea di essere costretta all'immobilità, tra sofferenze magari tremende, e non poter fare niente, magari neanche poter comunicare, è cento volte più terrificante. Non lo auguro a nessuno
Il dispiacere è enorme, lo capisco

Io spero che muoia senza soffrire troppo, ma non ho la minima intenzione di accelerarne la dipartita. Se avessi una bacchetta magica con la quale potrei guarire un solo sintomo e dovessi decidere quale,
sicuramente opterei per l'afasia e me ne fregherei persino delle paralisi a tutti e quattro gli arti e delle emorragie. Non poter comunicare è terrificante, sono d'accordo. Per me è meglio una persona totalmente paralizzata ma in grado di comunicare che una non in grado di comunicare. Io al momento non so se lei soffre. A volte mi chiedo se lei abbia o meno la cefalea a grappolo (condizione davvero da film
horror, lo posso dire per esperienza diretta e personale), ma non può manifestarlo.
Silverwillow wrote: Le parole chiave sono queste. Se uno non c'è con la testa, allora forse gli sarà indifferente, e sarebbe molto complesso stabilire moralmente chi abbia il diritto di decidere per lui. Ma se uno è lucido, con condizioni o malattie senza speranza, dev'essere un inferno in terra non poter neanche scegliere di morire. Quel referendum si doveva fare, ma ora che abbiamo la destra al governo non se ne parlerà più
Hai ragione. Io regolerei la materia così: innanzitutto devono esserci sempre queste due condizioni:
1) malattia (i) grave, (ii) irreversibile e (iii) molto negativa rispetto alla qualità delle vita;
2) individuo maggiorenne nel pieno possesso della facoltà di intendere e volere.
Qui tirerei fuori la classificazione in A) "eutanasia volontaria", B) "eutanasia involontaria" e C) "eutanasia non-volontaria". La A) è il caso più semplice, quello di un paziente gravemente sofferente che dice al medico "Dottore, mi uccida! Non ce la faccio più!". La B) è quando l'eutanasia va contro la volontà scritta e indubitabile del morente. La C) è il caso più complesso, quello di chi è in una condizione tale per cui, in questo momento, non è in grado di manifestare la propria volontà e non esiste un testamento e inoltre non ha mai parlato di fine-vita quando poteva.
Nella A) il medico deve poter cominciare la procedura di morte senza essere accusato di omicidio e finire la propria vita dietro le sbarre. Bastano le due condizioni 1) e 2).
La B) va trattata come la A) nel caso in cui il morente ha, per esempio, un grave trauma da arma da fuoco ed è certo che morirà entro un'ora per dissanguamento tra atroci sofferenze. Se io-medico gli pratico un'iniezione letale, anche contro la volontà esplicità del morente, lo faccio nel suo interesse e deve essermi permesso.
La C) (es.: neonato) è più difficile, ma io la legalizzerei nel caso di testamento biologico (DAT in Italia) che prevede la nomina facoltativa di un fiduciario, il quale è autorizzato ad agire per conto del paziente morente. Non può solo nel caso in cui oggi sono disponibili cure che al momento della redazione del biotestamento non erano neppure lontanamente ipotizzabili.