Marcello wrote: Non c'ero ancora, sorry: sono vecchio, ma non fino a questo punto.
Cheguevara wrote: mi risulta abbastanza facile capire siciliani, calabresi e lucani quando parlano in dialetto
Vero, ma tu sei meridionale e vale il discorso del
continuum dialettale.
Comunque
bisogna intendersi su che cosa sia un dialetto e che cosa una lingua, visto che usi la parola "dialetto". In altre parole, se nella mentalità occidentale usiamo incasellare la parlate in quelle due categorie (ma perché due? Non potrebbero essere dieci o venti o…?), dovremmo prima definirle, cioè possiamo catalogare una parlata in una delle due categorie solo se prima ci chiediamo, e poi rispondiamo, che cosa fa di una parlata una lingua o un dialetto. Non so se mi sono spiegato
Il problema è proprio quella domanda e soprattutto quella risposta. Dal punto di vista linguistico, però, non politico, ossia non basta una legge che lo affermi. Ti accorgerai che dal punto di vista linguistico non c'è alcuna differenza. Sennò dovresti spiegarmi perché
pisci è dialetto, mentre
pesce è lingua; oppure perché
cani è dialetto, mentre
cane è lingua; e potrei andare avanti

Chi lo ha stabilito?
A proposito di leggi, do una chicca. La prima legge che stabilisce che l'italiano è la lingua ufficiale della Repubblica è la 482/99, entrata in vigore il primo gennaio 2000. Nemmeno la Costituzione del 1948 lo dice. Quindi prima del 2000 l'italiano era solo
de facto lingua ufficiale, ma non
de jure. In Slovenia e in Croazia l'italiano è considerato lingua minoritaria da proteggere. Potrei parlare dell'inglese a Puerto Rico. Non lo faccio, volevo solo ribadire che le leggi non contano in quanto variabili nel tempo e nello spazio.
Il siciliano, per dire, ma non solo, non può essere considerato un dialetto per vari motivi. Spesso si confonde tra "italiano regionale siciliano" e "siciliano". Ecco, sono due entità diverse. La prima è un dialetto secondario dell'italiano (l'italiano non ha dialetti primari, tranne
forse forse forse forse forse forse due), è italiano e infatti è mutualmente intercomprensibile con l'italiano standard, il secondo è una lingua romanza (ce ne sono 78), non del tutto comprensibile, ma un po' sì, dato che le lingue romanze si somigliano tutte. Il siciliano, cioè, appartiene alla stessa categoria dell'italiano, quindi se l'italiano (il francese, lo spagnolo…) è un dialetto, allora anche il siciliano (il francese, lo spagnolo…) lo è (ma del latino, non dell'italiano). Se invece l'italiano è una lingua, allora anche il siciliano lo è. L'italiano, per dire, non può essere considerato un dialetto del latino (medievale)? Bene, allora anche il siciliano lo è. Un dialetto del latino (medievale), non dell'italiano. Posso approfondire se me lo chiedi, ma per il momento non voglio tediarti
Quando dici che capisci i siciliani che parlano in dialetto, dici una cosa interessantissima. Infatti il siciliano ha due strati, uno aulico, detto siciliano classico o standard (quello letterario), e uno popolare, formato dai dialetti del siciliano, non dell'italiano. La modalità di espressione preferita del siciliano è il dialetto. Quindi quelli che senti sono dialetti del siciliano, non il siciliano. Quest'ultimo lo trovi nella letteratura siciliana, antica e moderna. La letteratura siciliana è quella scritta in siciliano, non quella degli autori siciliani ma in italiano. Per esempio, Pirandello fa parte della letteratura italiana, almeno quando scriveva in italiano. Le opere scritte in siciliano dal Maestro Luigi fanno parte della letteratura siciliana. Per venire a tempi più recenti, il Maestro Franco Battiato (buonanima, RIP) scriveva anche in siciliano (esempio:
stranizza d'amuri) e per cinque mesi fu assessore all'identità siciliana.
Mi ha fatto salire il sangue alla testa un utente di questo forum che sul WD si vantava di avere un'istruzione superiore a tutti e poi qui, su CdM, mi scrisse una volta che l'italiano ha "primato estetico" e "supremazia" (parole testuali) sul siciliano perché Pirandello scriveva in italiano e non in siciliano riconoscendo (persino lui!) queste caratteristiche all'italiano. Alla faccia dell'istruzione superiore! Affermazione falsissimissimissima. Sarebbe come se all'amico Alberto Tòsciri dicessi che il sardo fa schifo perché Grazia Deledda scrisse "Canne al vento" in italiano e non in sardo. Ma che discorsi! Poi scrisse che la differenza tra lingua e dialetto sta nel fatto che una lingua
possiede "armadillo" mentre un dialetto no, quindi, poiché il siciliano non
possiede quella parola, ecc… Allora, numero uno, le lingue non
possiedono le parole; numero due, quella parola è originaria dello spagnolo e lì è l'alterazione di un participio passato (armado --> armadillo, armato --> armatino) e l'italiano lo ha preso in prestito, non lo possiede, quindi non è una lingua; numero tre, il nostro signor "istruzione superiore" non sa (e da un "istruzione superiore" non me l'aspetto!) che la Sicilia fu per secoli un'isola spagnola, e dunque gli Spagnoli portarono qui la parola in questione. In siciliano, cioè, quella parola è più "nativa" che in italiano. Poi mi disse che un dialetto è dialetto perché non possiede la parola "cibernetica", mentre una lingua sì. Ma il nostro non sa che quella è una parola greca e che la Sicilia fu per secoli anche un'isola greca e allora si parlava in greco, dunque "cibernetica" in siciliano esiste (certo, la versione siciliana della parola).
Il motivo per cui più volte ho specificato "dialetto del siciliano, non dell'italiano" è che i dialetti siciliani rispettano ameno all'85% il
vocalismo siciliano e quasi per nulla il vocalismo italiano. Rispettando il vocalismo siciliano, sono tutti mutuamente intercomprensibili
