
Molto interessanti le ricerche che hai linkato, sono un po' lunghe ma pian piano finisco di leggerle, perché forniscono utili spunti di riflessione.
swetty wrote: Sempre restando nel punto di vista linguistico, secondo me il problema di chi porta avanti questa "femminilizzazione" è che semplifica troppo la distinzione maschile-femminile, ritenendo che sia una questione legata più che altro alla biologia.è la percezione che ne ho io, e probabilmente il motivo per cui non sento giusto adeguarmi e basta. Devo prima districare tutta la matassa di significati e scopi che ci stanno dietro.
swetty wrote: Ma vorrei aggiungere un ulteriore punto: una tecnica per capire se una cosa è discriminatoria o no, è cambiare la categoria di discriminato: di solito si suggerisce di sostituire le donne con i neri o gli ebrei. Non sarebbe fastidioso leggere "abbiamo intervistato l'ingegnere ebreo Giovanni" o "come riporta il sindaco nero Mario"?È il tipo di ragionamento che faccio io. Specificare a tutti costi il genere femminile, anziché creare parità, per me ne sottolinea con forza la differenza, quindi il contrario di quel che (presumo) si voleva ottenere.
Non è una questione facile, ma lo diventa ancora meno quando qualcuno pretende di semplificarla, mettendo solo una a al posto di una o, o addirittura simboli estranei alla lingua italiana (come gli asterischi e lo schwa, che non so fare). Tra l'altro, cercando di informarmi, ho scoperto che lo schwa è una vocale ebraica, cioè appartenente a una delle culture più chiuse e maschiliste in assoluto, il che mi fa sentire ancora più confusa e scettica sul fatto di usarla a favore dell'inclusività.
La sensazione è che ognuno proceda un po' per i fatti suoi, quindi prima di impegnarmi voglio stare a vedere dove questi nuovi linguisti arriveranno, e magari farmi una risata se li vedo inciampare (senza cattiveria)

massimopud wrote: Sembrerebbe che il semplice automatismo di volgere il maschile in femminile con il passaggio da una "o" a una "a" sia percepito da molti quasi come uno scimmiottamento, un'imitazione un po' caricaturale della forma maschile, mentre quando la differenza è più marcata pare non esserci quasi mai nessun problema.Sembra una sciocchezza, ma è vero. Io mi accorgo di avere a volte problemi con le forme femminili semplici, ma meno con quelle complesse. Architetta mi fa sorridere, ma Architettrice (che mi pare sia anche nel titolo di un romanzo) ha una certa autorità in più (forse perché richiama il verbo architettare). Se la differenza è più marcata sembra più genuina, "diversa", e quindi meno forzata, ma purtroppo non vale per tutte le professioni.
Però sì, commissaria a me suona un po' forzato (infatti non lo uso), mentre ispettrice stranamente no. Non saprei spiegare il perché, ma mi piacerebbe capirlo.