Ciao
@Almissima
Bello è scritto assai bene questo tuo racconto.
L’argomento è di quelli duri, che purtroppo appartengono alla cronaca ahimè assai ricca che segna il nostro tempo.
La mia consuetudine alla lettura di “gialli”, mi ha, come credo per molti altri amici che ti hanno letto, intuire cosa si celasse dietro questo improbabile omicidio, scatenato da un litigio sulla pasta scotta.
So, anche per esperienza personale che tale fato non porta usualmente a conclusioni tanto drammatiche.
Altrimenti mia moglie che ogni tanto si trova la biancheria della lavatrice invasa da frammenti di tabacco da pipa, che la macchiano severamente di giallo, perché ne ho scodato un pacchetto in una tasca dei jeans o di una felpa con tasche, che ha messo a lavare senza avvedersene, mi avrebbe accoltellato da molto tempo.
Scusa la digressione per alleggerire la drammaticità dell’argomento.
Questa tua è una storia di ripugnante squallore per uno dei tanti orchi che vivono sotto mentite spoglie di padri dall’ insospettabile limpida presenza sociale, che solo nel privato rivelano la loro nature deviata e perversa.
Queste storie nella realtà o nella trasposizione letteraria, scatenano in chi le incontra una reazione di nauseante ripugnanza e anche una sorda voglia di violenza sommaria.
E’ certamente un bene che la legge e le convenzioni di civiltà sociale pongano uno sbarramento morale
nell’ affrontare tali situazioni con l’approccio del farsi giustizia da soli.
Perché molti sarebbero i casi, per gli artefici di tali abusi, di finire nello stesso efferato modo con cui finisce il patrigno della tua storia.
Il grande sconforto del nostro tempo è nel vedere ogni giorno, che per la grande maggioranza dei casi, la legge è sovente inefficace a fermare certi reati, i tempi sono lunghi, le pene spesso incerte o inadeguate.
Sovente le vittime subiscono nel corso dei processi una seconda violenza costituita dalle procedure del dibattimento.
In questo non possiamo non sentirci solidali con la madre che nel racconto ha scelto di sacrificarsi per salvare le proprie figlie da una seconda lunga violenza morale.
Bello di difficile digestione interiore questo tuo racconto.
Smuove dentro la parte più primordiale di ogni uomo o donna che ami i propri figli e li difendrebbe con la furia di una belva che protegge i propri cuccioli.
E’ un racconto coinvolgente nel toccare corde sensibili del nostro animo.
Brava. Complimenti.
Un saluto, amica mia.