Ma ciao!
Che piacere rileggerti,
@luca c.!
Bel racconto, curato nella forma e nei contenuti. Attraverso riflessioni tra il serio e il faceto ci mostri il mondo interiore di Nino, un uomo ingenuo alle prese con un amore platonico-virtuale. Le emozioni altalenanti del protagonista creano un bel ritmo, che permane per tutta la durata del racconto.
Inizialmente, vive il rifiuto con consapevolezza, decodificando perfettamente il segnale che riceve; subito dopo, però, sembra scattare in lui un meccanismo di difesa - una sorta di negazione - che lo induce a plasmare una realtà altrimenti troppo dolorosa da accettare.
Nel finale, grazie a un appiglio, ritrova la speranza e riprende da dove aveva interrotto.
Ci sono elucubrazioni davvero spassose, tipo quelle che precedono queste considerazioni:
Così fa un amico vero, se no col piffero che è un amico.
Quindi era un'ottima amica, anzi, la migliore ipotizzabile.
Eppure in tutto ciò non c'era un pizzico di egoismo?
Tuttavia l'egoista poteva essere Nino
L’unica cosa che mi ha lasciata un po’ perplessa è il modo in cui hai gestito il rapporto con la moglie. A parte le poche battute, queste sono le uniche informazioni che dai:
nonostante arrivasse a casa dopo otto ore di lavoro sfiancante, trovava a stento una mezz'ora per farsi la doccia e cambiarsi, poi doveva portare il cane a spasso, sovente prepararsi la cena, a volte stendere il bucato, e in ogni caso prestare attenzione a non dimenticare un pezzetto di carta sul tavolo o lasciare socchiusa l'anta di un armadio. Le conseguenze di un errore sfociavano nelle grida di Maria, a cui Nino rispondeva con sonori: Non rompere!
Da quanto scrivi, sembra che lui sia succube della moglie, ma poi le dà due risposte - scocciata una e distratta l'altra - che mi confondono.
Il verbo sciabattare, che hai utilizzato per descrivere l'andatura di lei, unito ad alcune sue affermazioni, mi fanno pensare a una donna sciatta, greve, l'esatto opposto di Ilaria, insomma. Ma, oltre questo, non riesco ad andare. Forse potrebbe essere utile inserire qualche flashback, per sapere da cosa vorrebbe fuggire, e, soprattutto, perché non fugge; conoscere insomma qualcosa in più del suo mondo reale.
Ho notato che il nome di Nino compare molte volte nel racconto, e in alcuni casi crea delle ripetizioni ravvicinate. Forse, in alcuni punti, potresti inserire il pronome o evitare proprio la ripetizione. Te ne segnalo un paio, vedi se può esserti utile.
Mentre ripassava a mente ciò che aveva scritto, Nino sentì sciabattare per il corridoio. (eliminerei)
Era la moglie, Maria, che per il momento non lo aveva ancora strigliato; Nino,
Nino decise che era giusto darsi un cinquanta per cento di possibilità che l'ipotetico forse potesse divenire un sì.
I numeri parlavano da soli, svelando una realtà pesante: Nino aveva (idem)
Nino! Questa casa non è una discarica, sono stufa! Vedi di raccogliere la carta, e in fretta… intesi?» Maria era dietro il marito.
«Forse. Cioè, no!» rispose
Nino senza avere nemmeno ascoltato una parola.
(sostituirei con pronome)
In ultimo, due piccoli suggerimenti.
La sera prima le aveva inviato due mail, corredate ognuna di una foto.
Lo eliminerei: lo specifichi dopo che c’è l’immagine del pacco regalo e dell’anello.
Nella prima c'era l'immagine di un pacco regalo seguita da quattro parole che lui aveva tirato giù:
Che ne pensi di sostituirlo con un semplice “con su scritto”?
Bravo Luchino, gran bel racconto.