[MI188] Lo spaventapasseri

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Traccia dell’arbitro 2. "Non è un gioco"

Una calza da donna. Due sere prima l’intimo femminile lasciato sul tappetino d’ingresso, ieri un biglietto nella cassetta delle lettere, con scritto “Lasciami in pace o chiamo la polizia”. Ora questo. Franco rientrò in casa. Il pasto della sera prima e la bottiglia di gin erano ancora sul tavolo. Lasciò cadere la calza sul divano e si affrettò ad uscire: era in ritardo per l’apertura dell’ufficio.
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Il sole stava per tramontare. Un uomo alto e secco si fermò davanti ad un locale dai vetri opachi e sporchi. Sulla porta d’ingresso un’insegna dorata recitava “Occhio privato”, accanto all’insegna campeggiava un’aquila dalle ali spiegate. Franco era seduto alla scrivania e, appena lo vide entrare, lo salutò con un cenno del capo. «Pensavo che non saresti più venuto. Stavo per chiudere.» Prese dal cassetto una busta, gliela porse e disse: «Ascolta, Luca… l’ho seguita. Queste foto ti toglieranno ogni dubbio.» Luca aprì la busta e sfogliò le foto, mentre il suo viso scarno passava dal grigio al rosso. «Quella troia, lo sapevo!» Franco era abituato alle sfuriate dei clienti che si scoprivano cornuti, non ci faceva più caso. Luca era l’uomo che faceva le pulizie in casa sua, abitava nel suo stesso palazzo. Non pensava che, tetro e apatico com’era, potesse mostrare delle emozioni. La sua rabbia reticente, trattenuta a stento, lo divertiva. «Non sopporto che stia con un altro uomo! Gliela farò pagare a quel bastardo!» Era infuriato, lo spaventapasseri. Lo chiamavano tutti così nel quartiere. Franco l’aveva assunto per pulire casa sua una volta alla settimana, forse per compassione, ai tempi in cui si scopava la sua ragazza, Lucia, quella delle foto. Poi l’aveva mollata, ormai da un anno, ma si era tenuto lo spaventapasseri, che non aveva mai saputo nulla di lui e Lucia, altrimenti ora avrebbe un cliente in meno. Ora Lucia aveva un uomo nuovo, dove prima c’era stato lui, poi sarebbe toccato ad un altro. L’unica costante era lo spaventapasseri, che si disperava per una donna che non lo amava e che lo trattava da salvadanaio. Era venuto da lui una settimana prima, chiedendogli di pedinarla. Luca ricominciò a parlare, quasi balbettando: «Franco, io… non ce la faccio più. Prima quelle lettere, ora questo.» Franco si drizzò dalla poltrona, interessato: «Quali lettere?» «Da qualche giorno mi arrivano delle strane lettere: insulti, minacce. Lei ed il suo amante si divertono a mettermi paura.» «Ma che motivo avrebbero? Non sanno che li hai scoperti. Non hanno alcun interesse a dare nell’occhio.» «Forse hai ragione, ma io… credo che vogliano umiliarmi, burlarsi di me. Quella donna è una pazza. L’ultima lettera è arrivata stamattina, io non so che fare…» Lasciò cadere sulla scrivania una lettera spiegazzata. «Questa è la sua scrittura, la riconosco.» Franco si stupì nel riconoscere la stessa calligrafia della lettera che aveva trovato nella cassetta il giorno precedente, e che ora ingialliva sul comodino della sua camera de letto. Lesse: “Al motel di Via Merz, stasera alle 21. Stanza numero 12. Se non vieni vado alla polizia. Quello che stai facendo è illegale”. Mentre rifletteva si accese una sigaretta e tirò una lunga boccata. «Sei sicuro che sia la sua scrittura?» Franco squadrò Luca, che rispose con voce ferma: «Sì, sono sicuro.» Franco parve sollevato, aveva trovato una spiegazione per la lettera: Lucia l’aveva infilata per sbaglio nella sua cassetta. Ma l’intimo? E la calza di quella mattina? Quelli non poteva averli lasciati per errore davanti alla sua porta. “Quella donna sta tramando qualcosa” pensò. Luca interruppe i suoi ragionamenti: «Franco… puoi andarci tu, al mio posto? Dille di lasciarmi in pace. Se si è trovata un nuovo amante, non me ne importa niente. Dille solo di lasciarmi in pace… per favore.» «Ok, ci vado.» rispose. Pensò che sarebbe stato un ottimo modo per risolvere il mistero personale che lo incuriosiva da qualche giorno. E inoltre poteva farsi pagare: «Ma ti costerà: duecento. Potrebbe essere pericoloso…» aggiunse, sorridendo. «Va bene, va bene, domani mattina passo a pagarti» disse lo spaventapasseri, sconsolato, e si voltò per uscire. Franco lo richiamò: «Aspetta! Le foto? Non le vuoi?» Lo spaventapasseri parve sorpreso: «Oh, le foto… tienile tu! Non voglio più saperne nulla di questa storia, né di quella donnaccia.» Franco rise tra sé, pensando che ce ne aveva messo di tempo, quello stuzzicadenti, per arrivare alla conclusione più logica. Era ben contento di averlo aiutato, e di averci guadagnato nel frattempo. Ripose le foto nel cassetto sotto alla scrivania, prevedendo che lo spaventapasseri sarebbe tornato a prendersele. “Fanno tutti così” pensò. Si accese un’altra sigaretta.
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Chiuso il negozio, andò a casa a farsi una doccia, poi uscì e si diresse in macchina verso il motel, che era appena fuori città. Arrivò alle nove, l’orario dell’appuntamento. Non c’era nessuno. Estrasse dalla tasca la lettera che gli aveva dato lo spaventapasseri per controllare il numero della stanza: Stanza 12. La luce era accesa. Bussò, e la porta si aprì leggermente. Era indeciso, la situazione puzzava. Entrò senza far rumore. Si bloccò sull’ingresso: Lucia giaceva sul letto. Non si muoveva. Franco si avvicinò lentamente, a piccoli passi. Tastò il polso della donna: non c’era battito, era morta. Sul collo aveva delle striature rosse, qualcuno l’aveva strangolata. Pensò che fosse meglio togliersi di lì, e in fretta.
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Aprì la porta del suo appartamento. Era passato a bussare allo spaventapasseri, che abitava un piano sotto a lui, ma non era in casa. Non sapeva cosa pensare, era incappato in un bel mistero. Accese la luce e subito notò qualcosa sul divano: le calze ora erano due. Prese la nuova calza e la pose controluce: si intravedevano dei segni violacei, sangue. Franco sospirò, inquieto. Era stanco di questo gioco. “Ma chi può entrare in casa e lasciare una calza insanguinata?” pensò, “le chiavi le ho solo io. Io e… chi fa le pulizie! Lo spaventapasseri!”. In quel preciso istante sentì bussare alla porta. Corse ad aprire. Forse era Luca, forse poteva dirgli che diavolo stava succedendo. Aprì la porta e si trovò davanti tre uomini in divisa. «Lei è Franco Albini?» chiese uno dei tre. «Sì, ma che cosa…» Non gli lasciarono finire la frase, uno sbirro gli afferrò il braccio e gli strinse le manette ai polsi. «La dichiaro in arresto per l’omicidio di Lucia Colombo. Deve seguirci in questura.» Quello che lo aveva ammanettato gli frugò nelle tasche ed estrasse la lettera che dava appuntamento al motel. Franco non osò guardare in faccia lo sbirro, che sghignazzò: «Bene. Questa va dritta nelle prove, ora andiamo!» Lo condussero, strattonandolo, giù per le scale. «Ma si può sapere cosa volete da me? Io non conosco quella donna!» gridò, disperato. Lo sbirro lo guardò divertito: «L’hanno vista uscire dal motel in cui c’è il cadavere. Non la conosce? Ha un suo biglietto in tasca, santo cielo! Lei era il suo amante, e non ha accettato che avesse scelto un altro! Ora la prego, ci segua senza storie.» Altri due uomini in divisa stavano salendo le scale. Lo sbirro che lo teneva per i polsi disse loro: «Salite nell’appartamento e perquisitelo, noi vi raggiungeremo dopo averlo lasciato in centrale.» Franco capì: le lettere con la scrittura della defunta, il suo intimo, le calze, una delle quali era l’arma del delitto! La perquisizione l’avrebbe incastrato! C’erano anche le foto di Lucia col nuovo amante in un cassetto della sua scrivania, in ufficio! Uscirono nella via, e fu spinto in macchina dai poliziotti. La volante si avviò. Franco guardava i passanti attraverso il gabbiotto che lo separava dal guidatore, e che lo faceva sentire già dietro le sbarre, colpevole. Quando l’auto girò l’angolo del palazzo fece appena in tempo ad intravedere una figura alta e sottile appoggiata al muro. Stava sbuffando il fumo di una sigaretta, e sembrava sorridergli.
 
 
 
 
 
 
 
 

Re: [MI188] Lo spaventapasseri

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Ciao @Kurt Henderson intanto complimenti per aver ideato questa storia di raffinata vendetta, sono tanti i Franco su questa terra che meriterebbero di fare la stessa fine e se Dumas ci ha insegnato qualcosa è proprio che la vendetta è più dolce se elaborata per bene. Non è facile neanche la divisione in momenti, quando si hanno ottomila caratteri che sono meno di quelli sul bugiardino di un farmaco, e devo dire che sei riuscito a rendere bene la scansione spazio temporale. Ti indico giusto qualcosa, ma è solo il mio parere prendilo per quello che è.
Kurt Henderson wrote: Il pasto della sera prima e la bottiglia di gin erano ancora sul tavolo.
Immagino intendessi i resti del pasto, altrimenti se mi da l'idea di un pasto non consumato e lasciato intatto dovresti raccontarmi del perché non sia stato consumato, è difficile per me lettore immaginarlo da solo. Se poi il pasto è intatto e la bottiglia del gin no allora mi devi descrivere anche en passant i postumi di una sbornia.


Kurt Henderson wrote: altrimenti ora avrebbe un cliente in meno.
Qui per una svista il tempo verbale non è quello giusto, purtroppo appena nasciamo siamo già schiavi della consecutio.




Kurt Henderson wrote: Prima quelle lettere, ora questo.» Franco si drizzò dalla poltrona, interessato: «Quali lettere?» «Da qualche giorno mi arrivano delle strane lettere: insulti, minacce. Lei ed il suo amante si divertono a mettermi paura.» «Ma che motivo avrebbero? Non sanno che li hai scoperti. Non hanno alcun interesse a dare nell’occhio.» «Forse hai ragione, ma io… credo che vogliano umiliarmi, burlarsi di me. Quella donna è una pazza. L’ultima lettera è arrivata stamattina, io non so che fare…»
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Lo spaventapasseri ha appena scoperto dalle foto di essere tradito e poi spiega che Lucia e il suo amante lo perseguitano da un po' con le lettere. Potrebbe esserci un'incongruenza o magari potrebbe essere la tua scelta di inserire un errore involontario del personaggio. In questo secondo caso però Franco da una risposta poco consona ad un investigatore, anche se si comporta da idiota e fa la fine dell'idiota quindi tutto può essere.[/font]


[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Il finale è concitato nel modo giusto e lo sghignazzo presente nell'ultimo rigo vale da solo il prezzo del biglietto. Un buon lavoro, è stato piacevole leggerti.  [/font]
"Scrivo per autodifesa"

Re: [MI188] Lo spaventapasseri

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Ciao Kurt
ho letto il tuo racconto, niente male ma devo subito cominciare con una forte polemica: spezzalo! 
Diventa complicato sbattere contro questo muro di parole.

La storia c'è, il finale - anche se un po' classicheggiante - riesce a strappare un sorriso al lettore. 
Diciamo che ho come avuto l'impressione che hai voluto stringere una buona idea per farla entrare negli 8000 caratteri. Forse era una storia così complessa che avrebbe potuto essere scritta anche in 16000 caratteri e lasciare più spazio a qualche descrizione, che dici? 

Per il resto poco da dire, il ritmo regge, anche se sono tutte frasi brevi, molto raccontate. 
A rileggerci 
Hai mai assaggiato le lumache?
Sì, certo
In un ristorante, intendo

Re: [MI188] Lo spaventapasseri

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@Luquandus grazie per il commento.

Il pasto è una disattenzione, in effetti volevo dire i resti del pasto ahah. Il tempo verbale invece mi era completamente sfuggito. Per quanto riguarda l'altro punto da te sollevato l'intenzione era proprio quella di mostrare una "crepa" nelle intenzioni dello spaventapasseri, che l'investigatore non nota perché troppo preso dall'accenno alle lettere e quindi al proprio caso personale. 

Contento che ti sia piaciuto!

Re: [MI188] Lo spaventapasseri

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Ciao @Kurt Henderson, buon proseguimento con il contest e benvenuto al forum.
Devo farti una premessa: non sono amante del giallo o del poliziesco - qualche giallo l'ho letto, ma credo non più di cinque in tutta la vita - quindi pensa che posso meravigliarmi e/o criticare cose senza le capacità per farlo.
A livello di trama, è molto articolata, molto ben pensata, mi ha meravigliato vedere che il finale ricollega tutte le "stranezze" precedenti in un modo naturale e molto creativo. All'inizio mi chiedevo dove volessi andare a parare, con i dettagli del passato, i particolari inquietanti, ma alla fine si è tutto chiuso alla grande. Ho anche pensato che lui, nel toccarla per costatare che fosse morta, abbia anche lasciato impronte digitali, un altro indizio in più per incastrarlo.
Quello che mi lascia perplesso è la forma perché, al di là del muro di testo, alterni momenti quasi a flusso di coscienza tipo questo
Kurt Henderson wrote: Era infuriato, lo spaventapasseri. Lo chiamavano tutti così nel quartiere. [...] L’unica costante era lo spaventapasseri, che si disperava per una donna che non lo amava e che lo trattava da salvadanaio.
a momenti più classici dove ci sono discorsi diretti, scambi di battute e azioni più convenzionali. In questi ultimi il muro di testo non aiuta perché non si riesce a seguire bene chi dice cosa e/o a chi si riferiscono determinati pensieri o azioni.
Dal punto di vista della scrittura non noto sbavature o sviste e questa non è affatto una cosa banale. Le stesse frasi, spesso brevi, sono comunque ben dosate e lo stile compensa un po' la difficoltà del muro di testo. Da questo punto di vista, niente male, secondo me.
Alla prossima lettura.  :libro:
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Re: [MI188] Lo spaventapasseri

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@NanoVetricida Hai ragione, mi scuso. Purtroppo non sono abituato a scrivere e leggere con l'ausilio di supporti digitali, per cui non ho prestato attenzione alla parte grafica, che però, come mi fai giustamente notare, ha la sua importanza. 

Per quanto riguarda il numero di caratteri, ho scritto il racconto di getto ed ero arrivato a poco più di 8k caratteri, per cui ho tagliato qua e là per stare nel limite. Avrei potuto farne un racconto lungo ed ampliarne la parte descrittiva, ma ho optato per il racconto breve un po' per paura di non stare nei tempi e un po', devo ammetterlo, per pigrizia.

Grazie per i preziosi consigli.

Re: [MI188] Lo spaventapasseri

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@bwv582 Ciao, mi scuso anche con te per il muro di testo, come ho scritto nel commento in risposta a @NanoVetricida non ci avevo proprio pensato.
La forma "ad cazzum" è purtroppo una mia prerogativa: tendo ad una certa incoerenza formale, e devo sicuramente starci più attento e lavorarci.

Grazie per gli spunti!

Re: [MI188] Lo spaventapasseri

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Ciao, io come detto già da qualcuno sono uno che che ha letto ancora meno di quattro gialli. Forse dieci piccoli indiani e non ci avevo capito nulla.
Però il tuo racconto mi è piaciuto, mi ha coinvolto e volevo vedere come andava a finire.
Come già detto prima di me: tante, troppe virgole. Se avessi spezzato con diversa punteggiatura sarebbe venuto fuori meglio.
Ti scrivo cosa mi è venuto in mente leggendoti.
1) i resti del pasto, io li avrei correlati con l'uscita frettolosa. Come dire: entra vede i resti del pasto, quasi ha fame e potrebbe mettere a posto o mangiare altro ma esce perché ha fretta. Altrimenti sembrano una connotazione messa lì e rimane isolata. Comunque dipende da quello che tu volevi trasmettere.
2)

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...forse per compassione, ai tempi in cui si scopava la sua ragazza, Lucia, quella delle foto
io ci avrei visto meglio "la stessa delle foto"


3)  

Code: Select all

camera de letto
qui un refuso

4)
“Fanno tutti così” pensò. Si accese un’altra sigaretta. wrote:
Qui avrei personalmente messo non in dialogo, ma in corsivo, per non spezzare.

La scena dei poliziotti che lo incastrano è resa bene, così come la progressione fuori dal suo appartamento.
Solo che non capisco una cosa: Luca sapeva ed ha aspettato tutto il tempo per vendicarsi della moglie e dell'ex amante? Io personalmente ci avrei visto bene qualche segnale seminato qua e là, anche se forse uno c'era. All'inizio Luca parla della moglie come di una troia, quindi utilizza un epiteto rabbioso... di superiorità e disprezzo, ma poi quando tira fuori la lettera dice di avere paura della moglie. E' una crepa, nella realtà se non fosse stata una messinscena ma qualcosa di veritiero l'epiteto all'inizio non ci sarebbe stato, ma Luca avrebbe espresso fin da subito disperazione per la persona che si era messa in casa.
Ma lascia perdere, magari ho capito male io e sono troppo pigna.
Comunque mi è piaciuto.

Re: [MI188] Lo spaventapasseri

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Kurt Henderson wrote: @bwv582 Ciao, mi scuso anche con te per il muro di testo
Sei molto gentile, grazie; non preoccuparti, io ti ho dato un parere (che spero sia utile).  (y)
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