Re: L'occhio è una distanza

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C’è quel piccolo refusino che guasta un po’ la poesia; essendo corta soppesa molto ogni parola. Però una volta superata la pignoleria, ho trovato un componimento piccolo ma pieno di significato e non è poco saper attingere ad un mondo in tre versi. Si sono usate le giuste parole, ovviamente.

A livello stilistico ho apprezzato il crescendo dei primi due versi, in progressione quinario e senario, aiutati dall’enjambement continuo, come fosse un unico verso frammentato in tre e ci ho visto anche un senso di testi-antitesi-sintesi in questo trittico, ma forse ci leggo un po’ troppo io. Non ho apprezzato invece il ritmo del terzo verso. Trovo che si allunghi troppo e se prima vi era un accenno a un lento e progressivo crescendo, l’ultimo verso si stira quasi stonando e diventando quasi prosaico, non trovo neanche qualcosa di interno al ritmo del verso che – a mio gusto – possa riprendere quanto costruito dai primi due.

Le immagini del componimento seguono quasi un circolo vista, comunicazione verbale, meraviglia difronte a qualcosa di sublime. Almeno questo è il messaggio che mi è giunto, personalmente e trovo che in questi tre passaggi, nel mettere in ogni verso una “parola chiave” sia raggiunto l’intento di evocare quasi un movimento inafferrabile, ma scandito dai sensi che non riescono coglierlo e, infine, nel terzo verso, l’abbandono porta a quel senso del meraviglioso che non si è riuscito a catturare con l’occhio a spiegare nel suo segreto. L’uso della parola ferita mi piace molto, perché rimanda ad un concetto romantico di meraviglia e di sublime: non qualcosa di freddamente bello, ma una forza che dopo esser sfuggita ai sensi reca un qualche con la sua meraviglia. La notte è anche una scelta interessante, mi chiedo se sia la notte in cui si trovano occhio e linguaggio o sia un altro tipo di notte.

Spero il commento sia piaciuto e di averi preso qualcosa!
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Re: L'occhio è una distanza

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il refuso in effetti condanna la mia attenzione.
il tuo commento è veramente lucido e attento. Non potevo desiderare di meglio.
ci sono molti modi per poter leggere la poesia e la mia intenzione nel comportla è solo una serva che appartiene a questa danza dei significati possibili che stanno insieme senza far rumore.

potrei aggiungere che noi non vediamo con gli occhi ma con il Linguaggio. sono infatti le parole che usarno gli occhi per catturare la distanza delle cose. però le distanze non vanno domate ma amate perchè appartengono alla meraviglia di una notte ferita dalla sua bellezza.

Re: L'occhio è una distanza

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milarepa ha scritto: gio feb 11, 2021 4:51 pm L'occhio è una distanza
rapita dal Linguaggio
in una notte ferita di meraviglia.
Quello che vediamo è quanto dista tra il nostro occhio e il punto di arrivo: quindi una distanza che interpretiamo a parole (rapita dal
Linguaggio).
L'ultimo verso lo interpreto come l'equivalente di ciò che i nostri occhi non riescono a scorgere, e che il poeta chiama "notte".
Quello che riusciamo a vedere infigge ferite di meraviglia, ossia lampi di luce a questa notte.

Mi hai colpito tanto con questi versi ficcanti e profondi! Bravo, @milarepa (y)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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