La scala

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La scala

Tintinnando le chiavi, Pietro aspettava davanti alla porta socchiusa.
Avvertì un tocco leggero sulla spalla. Si volse: erano lì, tutti, le tuniche svolazzanti nella brezza leggera.
La barba arruffata e i capelli irti come gli aculei di un porcospino, Marco agitò un manoscritto incartapecorito. “Arriva? Tocca a me, per primo. È un pezzo che aspetto, e il mio è quello più vecchio.”
Pietro sporse il capo fuori dall’uscio. Una folla saliva la scala, donne e uomini di ogni età e da ogni luogo. Ma lui non c’era. O almeno gli parve che non ci fosse. “Abbi pazienza, figlio mio. Tra poco sale. Intanto vedi di dare un’ultima occhiata alla punteggiatura, lo sai che non sopporta le virgole.”
Marco si alzò in punta di piedi: “Ma non è quello laggiù? Dai, quello che trascina il trolley, lo riconosco.”
Era lui. Saliva lentamente, senza guardarsi indietro, scrutando i volti della gente attorno. Si fermava ogni tanto per riprendere il fiato e sistemare gli occhiali.
“Ma cosa avrà di così importante dentro quel trolley?” chiese garrulo Marco.
Pietrò sbuffò. Possibile che quel ragazzo fosse così ingenuo? “Figlio mio, conoscendolo credo proprio che avrà qualche libro e il computer.”
Marco rise. “Il computer? Ma non lo sa che da noi non c’è la Wireless Fidelity?” Si gonfiò come un tacchino nel pronunciare le parole foreste e allungò una spinta a Pietro, che per poco non ruzzolò.
“Figlio mio, che combini? Vuoi farmi cadere?”
La porta si aprì e Marco ne approfittò per uscire sul pianerottolo. “Ehi, Marcello, sono qui.” Scese qualche gradino per andargli incontro. “Finalmente, sono secoli che aspetto!” disse porgendogli il manoscritto.
Marcello parve interdetto. “Chi sei?” La voce era ferma, maschia e non tradiva alcuna emozione.
“Come chi sono? Sono io, dai, sono Marco, il pubblicano.” E gli porse il plico.
Marcello mollò il trolley e allungò la mano. “Ma di quante cartelle si tratta?” chiese soppesando le pergamene.
“Cartelle?” chiese Marco.
Pietro si incuriosì. “Che diavolo saranno ‘ste cartelle?” rimuginò grattandosi la barba sotto il mento. “No, no! Il diavolo quassù non si deve neppure immaginare.” Sbuffò di nuovo “Forza, figli miei, state bloccando l’ingresso.”
Marco e Marcello si infilarono all’interno e subito furono circondati dagli altri.
Pietro li sentì brontolare e alzare, anche se di poco, le voci. Richiuse la porta. “Ehi, voi quattro quassù dovete dare il buon esempio, e non farvi vedere mentre litigate.”
“Poche storie” disse, in tono molto più pacato, Marco. “Ce lo siamo giocato ai dadi e io sono il primo.”
Un tuono a ciel sereno.
Con le mani alle tempie Marcello tirò su gli occhiali. “Così, senza neppure uno straccio di preventivo?”
Un altro tuono.
“Vabbè, pazienza” continuò Marcello e iniziò a leggere il titolo sulla prima pergamena. “Il Vangelo secondo Marco.”

Re: La scala

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@Fraudolente  :hug:

Un bell'omaggio al nostro @Marcello

Ha già la fila per l'editing anche lassù, con San Pietro che trattiene l'esuberante evangelista Marco in prima fila (sono secoli che aspetto).

Bravo.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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