Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

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M.T. wrote: Leggo da più parti che per essere letti, per vendere, per poter prendere il lettore, occorre adeguarsi a certe regole: usare un linguaggio semplice e trasparente, scrivere in prima persona, fare frasi brevi, non usare il punto e virgola. Ora bisogna scrivere anche capitoli corti.
So come la pensano in molti (non è cosa di adesso: già ai tempi in cui scrivevo articoli su FM mi si diceva così e ci discutevo per questo, non adeguandomi), ma per me è come la scena famosa di Il secondo tragico Fantozzi. Premesso che bisogna scrivere in modo fluido e corretto, in modo comprensibile (comprensibile, non banale), è il lettore che si deve adeguare allo scrittore, non il contrario. 
Beh, credo che le cose non stiano proprio così. D'accordo sul fatto che certe regole, propugnate dalle scuole di scrittura, vincolino soltanto chi pretende di scrivere, e pubblicare, senza beneficiare della qualità fondamentale, che è il talento. Però, pretendere che il lettore debba adeguarsi, per esempio, all'immersione in un testo scritto in un italiano corretto e comprensibile, ma pieno di incisi che lo costringono a rileggere per non perdere il filo, di inutili spiegoni, di sostantivi contornati di inutili aggettivi, e via dicendo, mi pare troppo. Secondo il mio punto di vista, ogni autore dovrebbe cercare di mettersi nei panni di un lettore medio, e scrivere di conseguenza. Perché il lettore non senta la voglia di frullare il libro nel cestino.
Mario Izzi
Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni (trilogia)
Dea
Non solo racconti
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

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@Cheguevara Scrivere in maniera comprensibile e non pesante, sì, ma qui stiamo abbassando sempre più il livello: si vogliono letture sempre più semplici, sempre più immediate, sempre più brevi. Questo non è avvicinarsi al lettore: questo è involvere. E l'essere umano deve evolvere. Quindi i lettori comincino a impegnarsi e a cercare, facendo un passo alla volta, di trovare quel qualcosa in più che li faccia crescere. Altrimenti si finisce come nel film Idiocrazia.
Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
https://www.lestradedeimondi.com/

Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

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M.T. wrote: qui stiamo abbassando sempre più il livello: si vogliono letture sempre più semplici, sempre più immediate, sempre più brevi
Ultimamente in cima agli articoli di giornale (e non solo) mettono una stima del tempo di lettura. Prima di cominciare a leggere, già ti mettono "3 minuti" o "7 minuti" (se l'articolo è più lungo) per una sorta di "uomo avvisato mezzo salvato", anzi "lettore avvisato mezzo salvato". Così il lettore sa in anticipo quanto tempo perderà (il verbo "perdere" è il più opportuno) nel leggere e, se è il caso, potrà decidere di non leggere già prima di leggere, poiché il contenuto non conta più: conta di più il tempo che gli sarà rubato, ahimè! :( :(
M.T. wrote: Questo non è avvicinarsi al lettore: questo è involvere. E l'essere umano deve evolvere
Esatto! Il problema è che le case editrici perferisco sponsorizzare i libri scritti (alla bell'è meglio!) da youtuber famosi con molto seguito. A quanto pare si guadagna di più così e lo sappiamo bene che il dio denaro è sempre più invasivo. Invece credo che il lettore cresca con contenuti buoni piuttosto che con contenuti popolari. Secondo me le CE devono, in un certo senso, educare i lettori almeno a non inseguire le mode del momento.
M.T. wrote: Altrimenti si finisce come nel film Idiocrazia.
Già ci siamo dentro anche senza aspettare il 2505.
Il Sommo Misantropo

Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

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M.T. wrote: @Cheguevara Scrivere in maniera comprensibile e non pesante, sì, ma qui stiamo abbassando sempre più il livello: si vogliono letture sempre più semplici, sempre più immediate, sempre più brevi. Questo non è avvicinarsi al lettore: questo è involvere. E l'essere umano deve evolvere. Quindi i lettori comincino a impegnarsi e a cercare, facendo un passo alla volta, di trovare quel qualcosa in più che li faccia crescere. Altrimenti si finisce come nel film Idiocrazia.
Io penso che finché la maggior parte delle persone o non legge libri, o ne legge uno o due l'anno, dovrebbero essere gli scrittori a cercare di impegnarsi per invertire il fenomeno. Non ho visto il film, ma credo che siamo in una fase in cui l'idiozia ha in mano i destini del nostro Paese in particolare e, più in generale, del mondo intero.
Mario Izzi
Sopravvissuti
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

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M.T. wrote: @Cheguevara Scrivere in maniera comprensibile e non pesante, sì, ma qui stiamo abbassando sempre più il livello: si vogliono letture sempre più semplici, sempre più immediate, sempre più brevi. Questo non è avvicinarsi al lettore: questo è involvere. E l'essere umano deve evolvere. Quindi i lettori comincino a impegnarsi e a cercare, facendo un passo alla volta, di trovare quel qualcosa in più che li faccia crescere. Altrimenti si finisce come nel film Idiocrazia.
Io penso che finché la maggior parte delle persone o non legge libri, o ne legge uno o due l'anno, dovrebbero essere gli scrittori a cercare di impegnarsi per invertire il fenomeno. Non ho visto il film, ma credo che siamo in una fase in cui l'idiozia ha in mano i destini del nostro Paese in particolare e, più in generale, del mondo intero.
Mario Izzi
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

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dyskolos wrote: Prima di cominciare a leggere, già ti mettono "3 minuti" o "7 minuti" (se l'articolo è più lungo) per una sorta di "uomo avvisato mezzo salvato", anzi "lettore avvisato mezzo salvato". Così il lettore sa in anticipo quanto tempo perderà (il verbo "perdere" è il più opportuno)
In alcuni casi è veramente tempo perso (e qui non conta la lunghezza ma il contenuto). Personalmente è una cosa che odio: cioè, mi dici in anticipo quanti minuti ci metterò a leggere. E se ci metto di meno, o di più, vinco qualcosa? Sembra una follia, ma l'ho visto da qualche parte anche nelle schede dei romanzi, non solo il numero di pagine ma il tempo stimato. Il pensiero in qualche modo sottinteso mi sembra: meno tempo serve per leggerlo più il libro dovrebbe attirare. Non importa se sia bello o meno, ma ci si "perde" poco tempo. E quel vedere una lettura in base alla sua funzionalità col tempo, mettiamo, di un tragitto in metro, finisce per svilire qualsiasi cosa.
dyskolos wrote: Secondo me le CE devono, in un certo senso, educare i lettori almeno a non inseguire le mode del momento.
Sarebbe bello, ma ormai sappiamo che le CE guardano il guadagno, o la sopravvivenza. Non sono talent-scout e non educano i lettori: danno loro ciò che vogliono. E se ciò che vogliono è una cosa linguisticamente mediocre ma piena di pathos, di vampiri o di presunti ricordi della nonna (e chi non ama la nonna?) allora ok, glielo diamo. Il rischio, non c'è bisogno di dirlo, è un appiattimento generale del linguaggio e dei contenuti, forse anche dei cervelli. Ma queste sono cose per linguisti e sociologi, non certo per noi...
Cheguevara wrote: Io penso che finché la maggior parte delle persone o non legge libri, o ne legge uno o due l'anno, dovrebbero essere gli scrittori a cercare di impegnarsi per invertire il fenomeno.
Questa è una di quelle poche volte in cui non sono d'accordo. Andare incontro ai lettori significherebbe avallare un fenomeno di massa che misura le letture non in termini di qualità ma in minuti. A questo punto è meglio che certi lettori non leggano niente. Ci penserà la vita a colmare le (grosse) lacune. Gli scrittori scrivono e basta, meglio che possono, non sono chiamati a fare miracoli.
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
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Il tredicesimo segno (Words)

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