Dolore.
Un dolore straziante che la divorava dall'interno fino a soffocarle il respiro. Victoria cercò di alzarsi, ma il suo corpo era inerte: non riusciva a muovere niente, non riusciva a sentire niente. Anche i pensieri erano confusi da quel dolore sordo e pulsante.
È così che si muore? La paura le strinse la gola.
Solo il buio, profondo e opprimente, la stringeva in una morsa di gelo: il buio e l’odore acre di benzina e muschio che si mescolavano a quello, più ferroso e dolciastro, del sangue. Il suo sangue.
Non aveva idea di quante ossa rotte potesse avere, o di quante ferite, né di quanta vita le stesse scivolando via. Sapeva solo che il dolore la stava trascinando con sé, inghiottendola sempre più a fondo.
Fu un calore quasi confortante che anticipò la fitta improvvisa sulla spalla, una violenta scossa elettrica che la riportò per un attimo alla ragione.
Risveglio. Non sapeva perchè le fosse venuto in mente quel pensiero.
La sensazione di una mano forte, carica di energia che la sollevava, le strappò un grido rauco quando il dolore aumentò.
Con uno sforzo disperato, provò a schiudere le palpebre [...] e le intravide: due ombre chine su di lei, una scura e minacciosa, l'altra chiara e luminosa. L'Inferno e il Paradiso. Allora è davvero qui che si decide la vita e la morte.
E con un sussulto Victoria sprofondò di nuovo nell'oblio.
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Due giorni prima - 25 Maggio
L'ufficio era nei toni del turchese, illuminato da una grande vetrata, che da sola ripagava dell'arredamento in finto teak, moderno e ordinario, tipico di un ufficio governativo.
Seduto davanti alla scrivania del Bureau FBI di Dallas, Ray “Spider” Greyson guardò perplesso il suo capo, Alex Tanner, che lo aveva convocato piuttosto urgentemente, nonostante fosse appena rientrato da un'altra missione. Ray svolgeva soprattutto incarichi sotto copertura, ma normalmente operava all'estero. I suoi “terreni di gioco” erano in Europa, ma soprattutto nell'Europa dell'Est e in Russia, dove parlava correttamente tre lingue e si destreggiava più che dignitosamente con altre due.
In quei territori riusciva tranquillamente anche a fondersi con la popolazione locale: capelli biondo scuro, sfumati di ciocche più chiare. Zigomi leggermente pronunciati che davano carattere al viso asciutto, incorniciato da un velo di barba che smorzava quell'aura quasi angelica. E due chiari occhi grigi che potevano gelarti sul posto con una freddezza tagliente.
«So che non è il tuo genere di missione, ma saresti l'opzione migliore. Abbiamo attivato un canale di intelligence in cooperation del quale ci serviamo in determinate situazioni, ma la loro operatività è limitata agli appostamenti esterni o ad eventi pubblici: con le informazioni che hanno raccolto siamo allo stallo, ci occorre per forza un soggetto all'interno.»
Ray spalancò appena gli occhi e corrugò la fronte: era estremamente raro che l'FBI si avvalesse del supporto di privati, se non altro per ovvie ragioni di Sicurezza Nazionale.
«Una collaborazione esterna? Intendi un'Agenzia privata?»
Alex Tanner accennò un mezzo sorriso.
«Un'Agenzia privata con potenzialità particolari, che abbiamo contribuito a formare. Te ne parlerò più approfonditamente quando ci sarà più tempo. Pensi di poter accettare la missione?»
Ray si strinse leggermente nelle spalle e fissò Tanner negli occhi, quasi certo di leggere un accenno di preoccupazione che lo teneva con il fiato sospeso.
«Beh, mi hai trascinato qui da Washington nonostante fossi appena tornato dalla Georgia, dammi i dettagli del caso: se l'operazione è fattibile, posso rimandare le ferie.»
[...]
Ray rimase un attimo in silenzio, valutando le informazioni. Poi alzò la testa e fissò Tanner.
«Perché io?»
Alex si mosse a disagio sulla sedia dietro la scrivania:
«Non sei del posto, quindi ci sono minori rischi di essere scoperto; sei indubbiamente uno dei nostri migliori agenti, e ciò introduce il terzo motivo: quel tuo “sesto senso” del quale si sussurra potrebbe esserti parecchio utile.»
Ray si fece particolarmente attento e sospettoso, drizzò la schiena e strinse gli occhi:
«Io non ho...»
«Non mi interessa cosa sia.» Lo interruppe Tanner. «Chiamalo sesto senso, intuizione, fortuna sfacciata o fata madrina. Sappiamo che hai salvato delle situazioni che sarebbero potute finire molto male, e il fatto che tu non ne voglia parlare apertamente non cambia che tu abbia un “qualcosa in più”, che in questo lavoro può essere più prezioso di ogni altra cosa.»
Ray si fece pensieroso, lo sguardo perso per un attimo in un altro luogo, in un altro tempo, in troppe vite spezzate.
«Non ha sempre funzionato.»
«No. Ma non perché tu non ci abbia provato. Quindi, nonostante io sia una persona pragmatica, preferisco non fare domande se ho davanti fatti concreti che salvano il culo ai nostri ragazzi. Ma c'è anche un'altra cosa che fa la differenza: sei l'unico che ha un legame con il senatore. Suo figlio, che è morto un paio di anni fa schiantandosi con la sua Porsche contro un autotreno, era con te al BUD/S.»