Ogni scrittore ha le sue paure, le proprie insicurezze e lati più oscuri e nascosti in relazione allo scrivere.
Sappiamo tutti, infatti, che scrivere può essere bellissimo ed emozionante, ma anche sfiancante; il foglio bianco può mettere a dura prova chiunque. E non solo quello bianco!
Parliamo dei nostri incubi in relazione alla scrittura, qualsiasi essi siano.
Via, lasciate andare i mostri che si nascondono sotto al letto!
Re: Gli incubi dello scrittore
2Il mio incubo peggiore è la banalità.
Ho sempre paura che ciò che scrivo possa risultare banale o peggio ancora patetico.
Cerco sempre spunti diversi e nuovi punti di vista per affrontare un argomento, ma inevitabilmente questo timore sopraggiunge.
Un altro incubo non di poco conto (sempre per me) è la "replica". Nel senso che temo sempre di scrivere qualcosa di già scritto da altri, già sentito, gia visto.
Parto da un caso concreto: sto scrivendo proprio in questi giorni una biografia, su richiesta di una CE. Sul personaggio in questione esistono già tre libri, due documentari, un film. Nel mio caso si tratta di un graphic novel, ma il fatto di usare un mezzo narrativo diverso non cambia la sostanza: la vita è sempre quella, gli eventi che l'hanno caratterizzata pure. Tutto questo materiale è per me utile documentazione, ma il timore è quello di subirne l'influenza e replicare, appunto, le stesse cose.
Non mi piacerebbe romanzare per differenziarmi, mi piace la fedeltà alla storia se si tratta di una biografia (benché sia un romanzo biografico e non una "cronaca" biografia). Di contro ho notato che uno dei libri romanza abbastanza determinati eventi, per non parlare poi del film. Questo prende l'insieme della vicenda ma poi la rielabora davvero molto. Anche cronologicamente ci sono sfasamenti non indifferenti.
Però in un fumetto, non essendoci descrizioni narrative che possano essere rese in maniera differente e personale (è tutto lasciato all'immagine), quanto piuttosto inquadrature e dialoghi, ciò che temo è una narrazione ripetitiva, nella sostanza, rispetto agli altri media.
Ho sempre paura che ciò che scrivo possa risultare banale o peggio ancora patetico.
Cerco sempre spunti diversi e nuovi punti di vista per affrontare un argomento, ma inevitabilmente questo timore sopraggiunge.
Un altro incubo non di poco conto (sempre per me) è la "replica". Nel senso che temo sempre di scrivere qualcosa di già scritto da altri, già sentito, gia visto.
Parto da un caso concreto: sto scrivendo proprio in questi giorni una biografia, su richiesta di una CE. Sul personaggio in questione esistono già tre libri, due documentari, un film. Nel mio caso si tratta di un graphic novel, ma il fatto di usare un mezzo narrativo diverso non cambia la sostanza: la vita è sempre quella, gli eventi che l'hanno caratterizzata pure. Tutto questo materiale è per me utile documentazione, ma il timore è quello di subirne l'influenza e replicare, appunto, le stesse cose.
Non mi piacerebbe romanzare per differenziarmi, mi piace la fedeltà alla storia se si tratta di una biografia (benché sia un romanzo biografico e non una "cronaca" biografia). Di contro ho notato che uno dei libri romanza abbastanza determinati eventi, per non parlare poi del film. Questo prende l'insieme della vicenda ma poi la rielabora davvero molto. Anche cronologicamente ci sono sfasamenti non indifferenti.
Però in un fumetto, non essendoci descrizioni narrative che possano essere rese in maniera differente e personale (è tutto lasciato all'immagine), quanto piuttosto inquadrature e dialoghi, ciò che temo è una narrazione ripetitiva, nella sostanza, rispetto agli altri media.
Re: Gli incubi dello scrittore
3Scrivendo poesie, io temo sempre l'effetto "E quindi? Che cosa mi interessa?", cioè temo (sempre) di scrivere cose che non coinvolgono né interessano assolutamente nessuno.
Re: Gli incubi dello scrittore
4Paradossalmente, non sono preoccupato per me. Ho fiducia nella mia maturità (almeno in questo). Se toppo o scrivo cavolate, in genere dopo un primo momento di scoramento/rabbia so riprendermi e ragionare a mente fredda, per fare del mio meglio nell'imparare dagli sbagli.
Il mio incubo è di esser frenato da fattori fuori dal mio controllo, su cui non posso far nulla.
"Bello, ma non c'è mercato per questo." / "Bello, ma alla gente non piace questo oggigiorno" possono essere un esempio di incubo, razionale o irrazionale che sia, perché so di aver fatto bene, ma so altrettanto che non ne è valsa la pena.
Il mio incubo è di esser frenato da fattori fuori dal mio controllo, su cui non posso far nulla.
"Bello, ma non c'è mercato per questo." / "Bello, ma alla gente non piace questo oggigiorno" possono essere un esempio di incubo, razionale o irrazionale che sia, perché so di aver fatto bene, ma so altrettanto che non ne è valsa la pena.
Re: Gli incubi dello scrittore
5Buonasera ragazzi, ad oggi, il mio incubo è pubblicare. Ossia come scrittrice è strano dire questo , ho paura che un contratto editoriale mi possa obbligare ad andare in ufficio tutti i giorni....Lo so, se sono strana non mi volete ... Ho lasciato un lavoro per questo


Re: Gli incubi dello scrittore
6Le mie paure riguardano l'essere troppo didattica, moralista, poco divertente, poco coinvolgente, poco visiva. Scrivendo per bambini mi capita spesso di pensare all'argomento didattico e voglio con tutta me stessa che non sfiori nemmeno da lontano i miei romanzi e le mie storie.
Altro incubo include tutto ciò che riguarda il libro al di fuori della sua scrittura, insomma, vorrei solo scrivere senza pubblicare mai, presentare mai niente a nessuno, fare promozione mai e in nessun social. Un atteggiamento che porta lontani
Altro incubo include tutto ciò che riguarda il libro al di fuori della sua scrittura, insomma, vorrei solo scrivere senza pubblicare mai, presentare mai niente a nessuno, fare promozione mai e in nessun social. Un atteggiamento che porta lontani

Re: Gli incubi dello scrittore
7Io ho paura che il lettora fraintenda il mio messaggio.
In passato poi avevo paura di scrivere storie "stupide" e cercavo di farcirle di concetti o riferimenti complicati. Col tempo ho capito che la scrittura deve essere al massimo complessa, non complicata, e che si possono scrivere storielle semplici ma efficaci allo stesso tempo.
In passato poi avevo paura di scrivere storie "stupide" e cercavo di farcirle di concetti o riferimenti complicati. Col tempo ho capito che la scrittura deve essere al massimo complessa, non complicata, e che si possono scrivere storielle semplici ma efficaci allo stesso tempo.
Re: Gli incubi dello scrittore
8Floriana wrote: Wed Jan 20, 2021 6:40 pm Buonasera ragazzi, ad oggi, il mio incubo è pubblicare. Ossia come scrittrice è strano dire questo , ho paura che un contratto editoriale mi possa obbligare ad andare in ufficio tutti i giorni....Lo so, se sono strana non mi volete ... Ho lasciato un lavoro per questo
Non devi preoccuparti per questo, Floriana, un contratto di edizione è solo una cessione di diritti patrimoniali su una singola opera specifica. Non è un contratto di lavoro e non potrà mai constringerti a un'attività di ufficio.
Con il contratto per la narrativa, tu stai cedendo all'editore la possibilità di sfruttare economicamente (dietro pagamento a te della tua percentuale di autore) il tuo libro già scritto. Quindi il lavoro è già stato fatto da te in autonomia e con i tuoi tempi.
Diverso, invece, è il caso della scrittura su commissione di un editore (realizzazione di un romanzo su richiesta, un saggio, una traduzione). In tal caso dovresti rispettare delle tempistiche e organizzarti il lavoro da fare, come in ufficio. Ma fisicamente resteresti nella tua abitazione. Sta a te darti un'organizzazione cadenzata del lavoro, fino alla data di consegna.
Qualcosa di analogo avviene, per esempio, nel mio campo. Nel fumetto non si presenta (quasi) mai a un editore l'opera già completa, ma si fa una proposta editoriale; se l'editore è interessato, l'autore (o gli autori) provvede alla realizzazione dell'opera entro i termini pattuiti. Sempre organizzando da sè il proprio lavoro, da casa propria, con l'impegno di rispettare le consegne (e talvolta il contratto prevede anche penali in caso di slittamento).
In questo caso, l'incubo è non rispettare le tempistiche.

Re: Gli incubi dello scrittore
9Ciao @Eudes
ElleryQ wrote:Grazie per la tua risposta chiara e rassicurante.
Non devi preoccuparti per questo, Floriana, un contratto di edizione è solo una cessione di diritti patrimoniali su una singola opera specifica. Non è un contratto di lavoro e non potrà mai constringerti a un'attività di ufficio.
Con il contratto per la narrativa, tu stai cedendo all'editore la possibilità di sfruttare economicamente (dietro pagamento a te della tua percentuale di autore) il tuo libro già scritto. Quindi il lavoro è già stato fatto da te in autonomia e con i tuoi tempi.
Diverso, invece, è il caso della scrittura su commissione di un editore (realizzazione di un romanzo su richiesta, un saggio, una traduzione). In tal caso dovresti rispettare delle tempistiche e organizzarti il lavoro da fare, come in ufficio. Ma fisicamente resteresti nella tua abitazione. Sta a te darti un'organizzazione cadenzata del lavoro, fino alla data di consegna.
Qualcosa di analogo avviene, per esempio, nel mio campo. Nel fumetto non si presenta (quasi) mai a un editore l'opera già completa, ma si fa una proposta editoriale; se l'editore è interessato, l'autore (o gli autori) provvede alla realizzazione dell'opera entro i termini pattuiti. Sempre organizzando da sè il proprio lavoro, da casa propria, con l'impegno di rispettare le consegne (e talvolta il contratto prevede anche penali in caso di slittamento).
In questo caso, l'incubo è non rispettare le tempistiche.![]()


Re: Gli incubi dello scrittore
10Ciao, mi sa che hai confuso il nick. La risposta è di ElleryQ. Io non sono così pratico di questioni legali.
Re: Gli incubi dello scrittore
11Incubi non direi. Scrivere è un hobby da pensionata e deve divertirmi, come compete alle attività ludiche, altrimenti mi dedico ad altro.
Dopo tre libri però sono in pausa di riflessione. Finora ho raccontato storie, quasi tutte gialle, in cui trovavano posto gli argomenti che preferisco: vela, filosofia, politica. Ho pubblicato con piccoli editori, raggiunto i miei "venticinque lettori" e ottenuto qualche riconoscimento: sono contenta.
Il quarto lavoro (secondo, nell'ordine di lavorazione) è rimasto nel cassetto. L'ha letto ormai da alcuni anni un editor molto rinomato che, emesso un giudizio nell'insieme positivo, mi ha consigliato di eliminare parecchie di quelle "belle cose". Il "vorace" lettore di gialli non è in genere interessato a temi che, pur dislocati con qualche coerenza nella storia, non si addicono al genere, rallentano il ritmo e distraggono dallo "scioglimento" della trama.
I manuali di scrittura gli danno ragione, e anch'io, ci mancherebbe. Però, se ci provo, il romanzo mi appare povero ed estraneo.
"Si parva licet..." mi dico, richiudendo il file, esistono gialli strapieni di "dottrina". Presunzione sciocca?
Dopo tre libri però sono in pausa di riflessione. Finora ho raccontato storie, quasi tutte gialle, in cui trovavano posto gli argomenti che preferisco: vela, filosofia, politica. Ho pubblicato con piccoli editori, raggiunto i miei "venticinque lettori" e ottenuto qualche riconoscimento: sono contenta.
Il quarto lavoro (secondo, nell'ordine di lavorazione) è rimasto nel cassetto. L'ha letto ormai da alcuni anni un editor molto rinomato che, emesso un giudizio nell'insieme positivo, mi ha consigliato di eliminare parecchie di quelle "belle cose". Il "vorace" lettore di gialli non è in genere interessato a temi che, pur dislocati con qualche coerenza nella storia, non si addicono al genere, rallentano il ritmo e distraggono dallo "scioglimento" della trama.
I manuali di scrittura gli danno ragione, e anch'io, ci mancherebbe. Però, se ci provo, il romanzo mi appare povero ed estraneo.
"Si parva licet..." mi dico, richiudendo il file, esistono gialli strapieni di "dottrina". Presunzione sciocca?
" ...con mano ferma ma lenta sollevò la celata. L'elmo era vuoto." (Calvino)
Pagina autrice fb: virginialess/21 Blog "Noi nonne": https.//virginialess.wordpress.com
Re: Gli incubi dello scrittore
13Il mio incubo è scrivere (e pubblicare) storie che mi piacciono su temi che mi interessano, ma delle quali e dei quali non freghi niente a nessuno. Può succedere soprattutto a chi, come me, fa vita quasi solitaria, non pratica i social e osserva con occhio critico il mondo circostante e, ancora di più, se stesso.
Mario Izzi
Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni (trilogia)
Dea
Non solo racconti
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]
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[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]
Re: Gli incubi dello scrittore
14Uno dei miei incubi è quando, per un motivo o per l'altro, sono costretto a fare una pausa prolungata dalla scrittura. Allora, il timore di essere "arrugginito" mi sopraggiunge e ho paura di aver dimenticato tanti automatismi - grammaticali e non - che la pratica imprime nel proprio stile. Solitamente questa sensazione scompare mano a mano che riprendo il mio agio con la parola scritta, e riesco a galleggiare invece di sprofondare nell'ipotetica banalità di ciò che vorrei esprimere.
Re: Gli incubi dello scrittore
15Kikki wrote: Thu Jan 21, 2021 9:39 am Le mie paure riguardano l'essere troppo didattica, moralista, poco divertente, poco coinvolgente, poco visiva. Scrivendo per bambini mi capita spesso di pensare all'argomento didattico e voglio con tutta me stessa che non sfiori nemmeno da lontano i miei romanzi e le mie storie.ma sai che io da non scrittrice ho una sorta di ansia per gli scrittori che devono utilizzare i social media per promuoversi? Molti sembrano a proprio agio però mi sono chiesta come fanno quei poverini che in realtà non lo sono dato che attualmente gira tutto intorno alla pomozione sui social.
Altro incubo include tutto ciò che riguarda il libro al di fuori della sua scrittura, insomma, vorrei solo scrivere senza pubblicare mai, presentare mai niente a nessuno, fare promozione mai e in nessun social. Un atteggiamento che porta lontani![]()
Per restarare in tema, io scrivo poco :p ma niente di serio, nel senso che non lo faccio per aspirare a pubblicare ma uso la scrittura come sfogo personale, quando sono giù/arrabbiata, trovo teraupetico invetare e scrivere storie ridicole e divertenti. Se dovessi far leggere qualcosa, la mia più grande paura sarebbe risultare totalmente ridicola.
Re: Gli incubi dello scrittore
16ma sai che io da non scrittrice ho una sorta di ansia per gli scrittori che devono utilizzare i social media per promuoversi? Molti sembrano a proprio agio però mi sono chiesta come fanno quei poverini che in realtà non lo sono dato che attualmente gira tutto intorno alla pomozione sui social.ma infatti, non so come facciano. Io mi sono costretta a imparare, è dall'estate scorsa che ho aperto Instagram e che lavoro su FB, lo prendo proprio così, come un lavoro da fare e che fa parte della promozione del libro. Ho persino seguito dei corsi e ancora ne seguo perché mi sento di avere pochi strumenti. Il fatto poi che io non fossi molto presente prima sui social, personalmente, non mi aiuta; devo acquisire le abilità, conoscenze e capacità per fare qualcosa che eviterei dalla radice.
Comunque, @lunasonne quando i miei romanzi diventeranno tutti dei bestseller (:asd: ) avrò qualcuno che fa tutta questa roba per me e mi sentirò che perdo meno tempo

Re: Gli incubi dello scrittore
17Mi limito agli incubi notturni altrimenti non basterebbe tutto lo spazio di CdM 
Mi capita di ripensare di notte a un pezzo che ho scritto di pomeriggio e allora mi alzo dal letto pensando "Ma che diamine ho scritto?!"; poi apro il PC, rileggo il pezzo e mi accorgo di averlo scritto molto meglio di come ricordavo nel sonno. Guardo l'ora e c'è scritto "3 e 15". Allora ritorno a letto dicendomi "Dysk, sei un c… biiiiiiip" e non riesco più a riaddormentarmi
Un altro incubo che mi tormenta (questa volta diurno
) è quello che diceva sopra @Irene. L'effetto "embè?" è tremendo.

Mi capita di ripensare di notte a un pezzo che ho scritto di pomeriggio e allora mi alzo dal letto pensando "Ma che diamine ho scritto?!"; poi apro il PC, rileggo il pezzo e mi accorgo di averlo scritto molto meglio di come ricordavo nel sonno. Guardo l'ora e c'è scritto "3 e 15". Allora ritorno a letto dicendomi "Dysk, sei un c… biiiiiiip" e non riesco più a riaddormentarmi

Un altro incubo che mi tormenta (questa volta diurno

Il Sommo Misantropo
Re: Gli incubi dello scrittore
18Odio la sensazione di compitino. Ogni volta che concludo un racconto o un romanzo, penso di avere di fianco Christian de Sica che mi dice "Ma che è sta cafonata?" XD
Re: Gli incubi dello scrittore
19UfficioSinistri wrote: Tue Feb 02, 2021 11:11 am penso di avere di fianco Christian de SicaQuello sarebbe davvero un incubo...

Re: Gli incubi dello scrittore
20Il mio incubo è rileggere la prima stesura. Ogni volta capisco quanto Hemingway ci sia andato giù leggero.
Re: Gli incubi dello scrittore
21Il mio incubo sono le storie autobiografiche che non posso raccontare e che si scrivono da sole come sceneggiature con vita propria nei miei sogni.
Come hai detto, @Niko ?
Come hai detto, @Niko ?
Niko wrote: Wed Jan 13, 2021 9:33 pm Via, lasciate andare i mostri che si nascondono sotto al letto!Mostri o non mostri, non li mostri se non sono solo nostri!
Re: Gli incubi dello scrittore
22Sembrerà stupido, ma il mio incubo è quello di diventare cieco. A volte fantastico su come potrebbe essere; so che proverei a continuare a scrivere, ma sono sicuro al 100% che non riuscirei mai a produrre con lo stesso ritmo e "qualità". E la cosa mi distruggerebbe. Quando scrivo sto sempre a guardare foto, google maps e via dicendo... come diavolo si può descrivere visivamente qualcosa se non la si può vedere?
Re: Gli incubi dello scrittore
23Il Palombaro wrote: Wed Feb 03, 2021 10:41 am Sembrerà stupido, ma il mio incubo è quello di diventare cieco. A volte fantastico su come potrebbe essere; so che proverei a continuare a scrivere, ma sono sicuro al 100% che non riuscirei mai a produrre con lo stesso ritmo e "qualità". E la cosa mi distruggerebbe. Quando scrivo sto sempre a guardare foto, google maps e via dicendo... come diavolo si può descrivere visivamente qualcosa se non la si può vedere?Si può. Chi non è cieco dalla nascita ha visto e può ricordare. Chi ha avuto la sfortuna di nascere non vedente può lavorare di fantasia sulle descrizioni altrui. Camilleri ha continuato ad avere una prolifica attività di scrittore e sceneggiatore dopo essere diventato cieco. Mai dire mai.
Mario Izzi
Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni (trilogia)
Dea
Non solo racconti
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]
Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni (trilogia)
Dea
Non solo racconti
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]
Re: Gli incubi dello scrittore
24Il mio incubo sono le riviste e i concorsi per racconti.
Studio in anticipo le une e gli altri, individuo il testo che potrei inviare, lo revisiono per l'ennesima volta.
Poi comincio a immaginare i redattori o le giurie che aprono il mio file, leggono due righe e cestinano tutto con una smorfia di sofferenza. Si segnano il mio nome per ricordarsi di non perdere altro tempo.
Così alla fine non ho mai inviato nulla.
Sfottetemi pure.
Studio in anticipo le une e gli altri, individuo il testo che potrei inviare, lo revisiono per l'ennesima volta.
Poi comincio a immaginare i redattori o le giurie che aprono il mio file, leggono due righe e cestinano tutto con una smorfia di sofferenza. Si segnano il mio nome per ricordarsi di non perdere altro tempo.
Così alla fine non ho mai inviato nulla.
Sfottetemi pure.

Qui ci dedichiamo alla ricerca della verità, non dei fatti. Se vi interessano i fatti, il dipartimento di storia è al terzo piano.
(semicit.)
(semicit.)
Re: Gli incubi dello scrittore
25mercy wrote: Fri Feb 05, 2021 8:38 am Il mio incubo sono le riviste e i concorsi per racconti.
Studio in anticipo le une e gli altri, individuo il testo che potrei inviare, lo revisiono per l'ennesima volta.
Poi comincio a immaginare i redattori o le giurie che aprono il mio file, leggono due righe e cestinano tutto con una smorfia di sofferenza. Si segnano il mio nome per ricordarsi di non perdere altro tempo.
Così alla fine non ho mai inviato nulla.
Sfottetemi pure.![]()

(non pensavo di poter trovare "peggio" di me

I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)
(Groucho Marx)