[CN24] Notte di Natale

1
Pacco n°9
Colpo di scena
«Questo lo offre la casa, Ernesto, ma è l’ultimo. Stiamo per chiudere.»
«Ma sono solo le sette e domani è festa.»
«Appunto, è la vigilia di Natale e vogliamo passarla in famiglia anche noi. E poi, a che servirebbe tenere aperto? La gente sarà tutta in casa per il veglione.»
«Non tutta: io vorrei starmene qui.»
Il barista sospirò asciugando gli ultimi bicchieri estratti dalla lavastoviglie per riporli a uno a uno nello scaffale.
«Pazienza, non si possono fare contenti tutti, bevi in fretta, per cortesia, fallo per me.»
Ernesto prese il bicchiere e si sforzò di centellinarne il contenuto il più a lungo possibile. Ma non era capace di bere lentamente e nel giro di pochi minuti finì anche l’ultima goccia. S’alzò con cautela dallo sgabello, infilò berretto e giaccone e si diresse alla porta, massaggiandosi la schiena intorpidita dalla lunga immobilità.
«Ciao Ernesto, buon Natale!» lanciò il barista, ottenendo in risposta un mezzo grugnito.

Sul marciapiedi si fece largo tra i capannelli di gente che scambiavano baci, auguri e smancerie.
Buon Natale, Buon Natale, e gne gne gne… Ve lo darei io il buon Natale e tutto il resto. Spintonò a colpi di gomitate e finse d’inciampare per pestare un piede qui e là. Avrebbe voluto avere un sasso da lanciare agli stupidi altoparlanti che continuavano a vomitare ginglebells e silentnights. Da settimane quelle canzoncine lagnose e ossessive lo assediavano ovunque andasse. Un’istigazione al suicidio.
Ma col cavolo che gli faccio questo piacere! Immaginò la reazione di suo fratello se si fosse levato dai piedi. Sarebbe corso a recuperare la casa a cadavere ancora tiepido.  «No, resto qui a maledire ogni stupido giorno in Terra, con almeno la soddisfazione di sapere che gli do fastidio. A lui, e a quegli stronzi della moglie e figli suoi.»
Strappò una ghirlanda argentata da un lampione e con un calcio rovesciò un finto abete in cartone davanti alla libreria chiusa. Non lo sopportava, il Natale, con quel buonismo imposto e pseudo-amore per il prossimo un tanto al chilo, tutti quei volemosi bene e anche a te e famiglia… la famiglia, ne sapeva qualcosa, lui. Una truffa, proprio come il Natale!
Doveva trovare un bar che se ne fregasse e restasse aperto per chi come lui voleva bere in pace pensando ai fatti suoi. C’è quello in via Verdi, è qui a due passi e il padrone è un algerino ebreo, – lo si vede anche dai prezzi! – di sicuro lui se ne sbatte, del Natale… e invece: chiuso per ferie fino al 7 gennaio. Se le poteva permettere, le vacanze, con quel che chiedeva per il suo vino annacquato! Ladro!

Restava il baraccio dietro la stazione. Una bettola sozza, piena di ubriaconi, extracomunitari e senzatetto di ogni tipo, ma quando hai sete non puoi fare troppo il difficile. Era una bella scarpinata, fin là, e non aveva pensato a chiedere una birra in lattina a Carlo, prima di farsi sbattere fuori. Avrebbe almeno potuto regalargliela – vista la sua passione per il Natale – se non era un cliente fedele lui…
Si strinse nel giaccone, il freddo era intenso e penetrava dai polsini e dal colletto. Aveva fretta d’arrivare e riscaldarsi con un goccio. Per abbreviare, decise di attraversare il vecchio parco giochi. Era in disuso da anni, ridotto a una sorta di discarica, frequentato dai tossici per godersi la dose e dai migranti più sfigati, o quelli appena arrivati in città, che non avevano posti migliori in cui cercare riparo. Una brutta zona, soprattutto di sera, ma lui non era una ragazzina e sapeva badare a sé stesso. E ci avrebbe guadagnato almeno un quarto d’ora.
 
Rifiuti ovunque, i resti lugubri di una giostra, nell’ombra fantasmi a cui di umano restava solo la forma raggomitolati su sé stessi, ignari del freddo e di tutto… lo spettacolo era così desolante che persino lui, che non aveva certo la commozione facile, sentì una punta di tristezza bucargli lo stomaco. Tanto più che ricordava l’epoca in cui il parco era tutto colorato e brulicante di bambini, di risate, di urla, di giochi. Era il preferito di Alessia da piccola, andava matta per l’altalena rossa.

“Spingimi papà, spingi più forte, voglio toccare il cielo!” Alessia… non voleva pensare a lei. La serata faceva già abbastanza schifo.

Accelerò. All’ingresso del sottopassaggio che portava alla stazione inciampò in qualcosa e si puntellò al muro con le mani per non finire bocconi.
«Cosa cazzo hanno ancora buttato, ‘sti porci?»
Non che gli interessasse davvero, ma meglio appurare, in caso fosse qualcosa di arrugginito che esigesse il pronto soccorso e un’antitetanica. La cosa per terra era malandata, ma non arrugginita. E nemmeno una cosa a propriamente parlare: era un corpo umano.

«Ma mannaggia la miseria! Non pretendo la magia del Natale, ma un cadavere?»

Si guardò intorno: nessuno l’aveva visto, poteva fare finta di niente, tanto più che non aveva nemmeno un telefonino, – doveva essere l’unico cristiano nel raggio di 20 km a non averlo – non era la persona più adatta per chiamare i soccorsi. Esitò, si guardò ancora intorno, alzò le spalle e riprese il cammino. Un passo, due, tre… un gemito lo fece sussultare. Si fermò in ascolto. Un altro gemito.
L’istinto gli suggeriva di fregarsene, ma quei lamenti sembravano chiamarlo. Era da tanto che nessuno aveva avuto bisogno di lui. Si disse che poteva essere un diversivo, nel nulla della sua vita. Sbuffò e fece dietro-front in direzione del corpo, non più immobile. L’uomo tentava di mettersi a sedere, ma i gesti erano confusi e inefficaci. Ernesto s’inginocchiò ed esaminò la situazione: il tipo era più vecchio di lui, difficile dire di quanto, aveva una folta barba bianca sporca, una massa di capelli ricci e arruffati – privilegiato! – dello stesso colore e un bozzo sormontato da un taglio sulla fronte rugosa.

«Dove sono? Puoi darmi una mano?» mormorò lo sconosciuto tendendo la sinistra.
Ernesto ignorò la mano tesa, afferrò l’uomo per le spalle senza cautele e lo tirò fino a metterlo a sedere, la schiena appoggiata al muro del tunnel.
 «Sei in un posto di merda di una città di merda. Perché e cosa ti è successo non lo so.»

L’uomo si massaggiò le tempie, tastò il bozzo sanguinolento, estrasse un fazzoletto dalla tasca della felpa e ci asciugò gli occhi prima di tamponare la ferita. «Ero sceso dalla slitta per una pausa pipì – la vescica, alla mia età…  – ho trovato un angolo appartato, ma non ho fatto in tempo ad abbassare i pantaloni che qualcuno mi ha dato una botta alla base del collo, qui.» Con la mano si toccò la nuca. «Sono finito in avanti e devo aver sbattuto la testa.»
«Non hai scelto il posto migliore per pisciare, in questa cloaca c’è sempre qualcuno in cerca di un piccione da spennare… Avevi molti soldi addosso? Chiavi? Documenti?» interrogò Ernesto.
«No. Niente di niente, mi piace volare leggero… Per tutto il vischio! Che ore sono? Devo essere in ritardo mostruoso!»
Ernesto guardò l’orologio: «Le nove e mezza, non so dove devi andare, ma in genere nei cenoni a quest’ora sono sì e no agli antipasti, credo che tu sia in tempo.»
L’uomo si massaggiò i muscoli indolenziti e raddrizzò la schiena.
«Niente cenoni, devo lavorare e sono in grave ritardo sulla tabella di marcia, dovrò raddoppiare la velocità della s… La slitta! Non ricordo dove l’ho lasciata!»
Ernesto ridacchiò. «La slitta? Mi stai dicendo che sei Babbo Natale?»
«Per servirla, signor?» Lo sconosciuto chinò la testa, prima di massaggiarsi il bozzo con una smorfia di dolore.
«Ernesto. La botta dev’essere stata forte. Forse ti serve un dottore.»
«Non c’è tempo, e sono di tempra solida… forte come un abete! Devo solo ritrovare la slitta.»
«Certo, e come la ritrovi, hai la geolocalizzazione sul telefono?»
«No, sul tablet nel mio studio… devo solo chiamare gli elfi e il gioco è fatto.»
«Gli elfi, la slitta. E le renne volanti ti aspettano parcheggiate in doppia fila?»
«Abbiamo smesso lo sfruttamento animale da parecchi anni, ormai, la slitta ha un motore elettrico. Un gioiello di tecnologia elfica.»
Ernesto si chiese se avesse davanti un pazzo, un alcolizzato delirante o entrambe le cose.
«Senti, ma lo sai che Babbo Natale è un’invenzione della Coca-Cola, vero? Cosa saresti, una trovata pubblicitaria incarnata?»
L’uomo sorrise, si pettinò la barba con le dita e, puntellandosi al muro e con grande cautela, s’alzò in piedi.
«Hanno inventato solo il completo rosso e tutto il tralala. Come vedi, il mio look è molto meno appariscente.» Indicò la tuta di felpa grigia e le sneakers bianche che indossava. «Quanto al nome, puoi chiamarmi come vuoi: Santa, Nonno Gelo, Sinterklaas, Nicolas… Poco importa, sono lo spirito natalizio, se preferisci, e porto…»
«I regali a tutti i bambini del mondo, sì. E io sono la Fata Turchina, piacere.»
«No, sei Ernesto, me lo hai detto prima. Non ho perso la memoria, è solo dove ho lasciato la slitta che…»
«Va bene, senti, a quanto pare stai meglio, sei in piedi, farneticante ma non si può avere tutto… se non hai più bisogno di me, io andrei che m’aspettano.»
«Ma certo, scusami, devi aver fretta di raggiungere i tuoi cari, è la notte di Natale. Sei stato davvero gentile a fermarti per me. Ti chiedo solo un’ultima cortesia: mi serve un telefono.»
Ernesto fece no con la testa. «Spiacente, hai beccato l’ultimo uomo sulla Terra a non avere una di quelle diavolerie tascabili…»
«Ma non mi serve uno smartphone, una buona vecchia cabina andrà benissimo. Sai dove posso trovarne una?»

Una cabina telefonica? Questo è proprio matto. O allora è una candid camera… Ma chi sceglierebbe me… o questo posto, per una gag televisiva? Ernesto era sempre più perplesso.
«So dove ce n’è una, ma non ho idea se funzioni… E, in ogni caso, dove li troveresti i gettoni o la scheda? Non so se prenda gli euro.»
L’uomo batté le mani.
«Perfetto! Dimmi dov’è! Non preoccuparti del resto: non mi servono soldi e nemmeno che ci sia la linea. Le comunicazioni elfiche hanno un funzionamento tutto loro. Ho solo bisogno d’una cornetta.»
Ernesto si arrese: il tizio aveva una risposta, delirante, a tutto.
«D’accordo, ti porto alla cabina e poi me ne vado per la mia strada. Puoi camminare?»
«Certo, sono forte come…»
«Un abete, lo hai già detto. Andiamo.»
S’incamminarono, Ernesto davanti, a testa bassa e mani in tasca; lo sconosciuto dietro, un berretto, uscito dalla stessa tasca del fazzoletto, a coprire la ferita e la chioma ingombrante. Mormorava parole strane contando sulle dita. Ernesto gli lanciava occhiate furtive e scuoteva la testa.

«Eccoci!»
La piazzetta era deserta, ma i lampioni, le ghirlande natalizie e le finestre illuminate ai piani dei palazzi accendevano la notte come se fosse luna piena. La cabina era nell’angolo in basso a destra della piazza. Le mancavano due dei quattro vetri, il terzo era incrinato nella metà inferiore, l’ultimo integro e ricoperto di graffiti sconci. La cornetta era al suo posto, ma le due metà del filo reciso pendevano inutili.
«Ti avevo avvertito…» iniziò Ernesto, ma l’altro strillò come un bambino che scopre i pacchi sotto l’albero e corse alla cabina.
«Grazie! Hai salvato il Natale, grazie!» urlò agitando una mano mentre con l’altra portava l’inutile cornetta all’orecchio.

Ernesto esitò. Sarebbe dovuto restare? Verificare che non gli succedesse niente? Andare a cercare aiuto? L’osservò parlare e gesticolare al telefono, la metà di cavo che pendeva dalla cornetta danzava al ritmo dei suoi gesti.
Poveraccio! Una parte di lui però un po’ lo invidiava: sembrava così contento, convinto di avere una missione, uno scopo. Ernesto aveva quasi scordato la sensazione di sentirsi utili a qualcuno. A tutta l’umanità, poi…
Ma malinconie e paturnie non gli si addicevano. E aveva freddo. Aveva ben meritato un goccio di vino e un posto caldo al bancone di un bar. Era ora di tornare ai suoi progetti iniziali. Guardò un’ultima volta verso la cabina: Babbo Natale usciva dalla porta a soffietto, un enorme sorriso sulla faccia.
«Tutto a posto! Gli elfi arrivano per riportarmi alla slitta. Grazie ancora!»

Ernesto rispose con un mezzo grugnito e gli voltò le spalle. Le mani in tasca, riprese la direzione della stazione a passo deciso. Il freddo era ancora aumentato, e un vento fastidioso gli soffiava contro rendendo più difficile la marcia. Dovette fermarsi due volte ad asciugare gli occhi e il naso a causa dell’aria gelida. Pensò brevemente al vecchio matto, vestito solo d’una tuta di felpa, in attesa dei suoi fantomatici elfi, ma si riscosse: non poteva preoccuparsi di tutti i mali del mondo, gli bastavano i suoi. Si fermò per riprendere le forze, appoggiò la schiena a un lampione spento e si strofino le braccia con le mani per riscaldarle. Chiuse gli occhi, fantasticando di riaprirli per trovarsi già nel tepore del bar, trasportato come per magia. Ma una nuova folata di vento freddo lo schiaffeggiò riportandolo alla realtà. Sollevò lo sguardo quasi per caso, per quell'improvviso colpo di vento gelido, e lo vide. Non poteva esistere. Non era logico, eppure era là, in quella porzione di cielo tra Aldebaran e le Pleiadi. Anche a quella distanza, nel chiarore degli astri, la chioma da Napo Orso Capo e l’imponente barba erano inconfondibili: lo sconosciuto farneticante. In cielo, alla guida di un’enorme slitta volante.
Scosse la testa per l’ennesima volta di quella strana sera. Sprofondò ancor più le mani nelle tasche e riprese a camminare, ben deciso a non fermarsi prima d’essere arrivato al bar. «Ho le allucinazioni. Ora vado a farmi un paio di bicchieri perché ho bisogno di scaldarmi, ma da domani smetto di bere. È deciso!»

Il bar dietro la stazione era effettivamente aperto. Almeno una cosa che va come voglio, stasera, pensò Ernesto entrando nella saletta mal illuminata. Andò a sedersi al bancone, lasciando due sgabelli vuoti tra lui e un gruppetto di tizi che dovevano bere già da qualche ora e conversavano ad alta voce e grandi gesti. Girò loro le spalle e chiese un bicchiere di bianco al barista.
Bevve il primo sorso come un naufrago nel deserto arrivato infine all’oasi. Gustò il calore del liquido che scendeva nella gola e risaliva a rimettergli in sesto i pensieri. La slitta, gli elfi… Dannate canzoncine di Natale, e dannata idea di giocare al Buon Samaritano! Finì il bicchiere e ne chiese un secondo. Pensò che forse avrebbe dovuto mangiare qualcosa: a casa il frigo era più vuoto del solito. Negli ultimi tempi aveva evitato negozi e supermercati, per non doversi sorbire auguri, musichette, pacchetti, commessi con berretti da gnomo e corna di renna in peluche. Se non aveva da mangiare, almeno poteva bere, pensò, e portò alle labbra il bicchiere.

«E tu, che ne pensi? Le hai viste anche tu?»

Ernesto si girò. Non aveva capito subito che le domande erano rivolte a lui, non prima che il tizio iniziasse a scuotergli il braccio per attirare la sua attenzione. Lo guardò: era uno del gruppetto di bevitori vocianti che aveva circumnavigato entrando. Era più giovane di lui, ma le vene sgargianti sul naso indicavano che non era di primo pelo nel bere.
«Dici a me? Cosa penso di che? Cosa dovrei aver visto?» bofonchiò nel tono più scontroso che poté, per frenare sul nascere gli ardori di socializzazione dell’altro. Ma quello non si formalizzò.
«Le strane forme nel cielo. Le hai viste? Noi le abbiamo viste e non somigliavano a niente di, di… mai visto!»
Ernesto reagì con una smorfia. «E a cosa somigliavano, allora?»
L’altro fece spallucce e si voltò verso gli amici. Uno di loro, con le palpebre a mezz’asta, agitò il bicchiere semivuoto e rispose, a voce troppo alta e poco stabile: «A delle forme estra, estranee, no: estraterrene… cioè, si muovevano ma non come gli aerei o le stelle cadenti. Cioè, si muovevano…»
«Come degli alieni,» finì un altro, in maniche corte ma con un berretto calato fino alle sopracciglia. «Sono sicuro! Erano delle asrto… atsro… astronavi aliene. Piccole, ma tante. E se sono venuti per invacer… invadrec… invaderci?»
Ernesto scoppiò a ridere. «Gli alieni, come no! E perché non Babbo Natale con gli elfi, già che ci siete. Almeno è di stagione.»
Alzò la mano in direzione del barman. «Un altro, e fallo raso.»
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: [CN24] Notte di Natale

2
Ciao @Bef commentino natalizio :D

Scritto in modo impeccabile (che te lo dico a fare?) per una cresciuta a pane e libri! :D

Allora, dato che la caccia ai refusi sarebbe inutile e infruttuosa, mi butto sulla trama. Il Babbo Natale che proponi  è la classica rivisitazione ai giorni nostri. Non ci sarebbe tanto da dire. Anche Ernesto occupa quel mondo affollatissimo degli sconsolati, anche se, di certo non è un barbone. Ha sulle spalle una storia familiare triste: 
Bef wrote: Fri Jan 03, 2025 5:53 pm“Spingimi papà, spingi più forte, voglio toccare il cielo!” Alessia… non voleva pensare a lei. La serata faceva già abbastanza schifo.
Questo sarebbe quello che si nasconderebbe dietro alle sue rimostranze verso la comunità e lo stesso Natale. Quando questo arriva, è in grado di far risalire l'infelice passato, acuire il dolore. Un momento dove si inaspriscono i conflitti verso quel mondo di persone felici di far festa, di quella felicità che pensi che qualcuno di ha sempre negato. Per questo Ernesto ha tale posizione ed è comprensibile e psicologicamente coerente.
Per quando riguarda il tuo "colpo di scena" hai scelto proprio Babbo Natale per proporlo. In fin dei conti, poteva essere qualsiasi personaggio a produrlo. Hai scelto di stare nel tema natalizio e va bene. La storia in sé è una novella dei giorni nostri. Magari qualche varco di notizie sulla relazione con la figlia Alessi potevi infilarcela, qualche cosa strappa lacrime! Ma forse saresti esondata dove non volevi finire, chissà. Leggera, genuina, senza pretese, come è nel tuo stile. Augurissimi <3
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [CN24] Notte di Natale

3
Brava come da aspettative, @Bef    :)  e Ben ritrovata qui! :ciaociao:

L'unico appunto è che il "colpo di scena" da traccia risulta prevedibile a metà racconto, secondo me (ma certo io non avrei saputo come fare per evitarlo).
E, forse, quell'Alessia dell'altalena, spinta da papà Ernesto, avresti potuto farla tornare sul finale. Anche se grande ormai.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [CN24] Notte di Natale

4
Ciao @Bef e buon 2025!
Certo che ti è capitato un colpo di scena davvero bastardo..."lo vide nel pezzo di cielo tra Aldebaran e le Pleiadi"... Ma dai!

Ma veniamo al racconto, piuttosto. Devo dire che sono un po' "interdetto". Cioè, è scritto benissimo e l'ho letto con soddisfazione. È confezionato come meglio non potrebbe (dialoghi, descrizioni, bilanciamento tra le parti; tutto funziona) poi, però, arrivi alla fine e ti chiedi: "e quindi?" Non ho capito quale sia il... messaggio? Il senso, chiamiamolo così.
Le storie di Natale sono, grossomodo, catalogabili in due categorie: a) tristissime, in cui a farla da padrone sono la solitudine o la povertà (che immancabilmente porta all'emarginazione e dunque alla solitudine) e b) favolistiche/a lieto fine perché, si sa, "a Natale tutto può succedere".
Il tuo racconto pare, inizialmente, puntare le sue fiches sull'opzione "a"; ed ecco l'uomo abbastanza in là con l'età, dedito al bere (del resto pare non gli sia rimasto nulla di meglio da fare), con una storia di conflitti familiari (i cattivi rapporti col fratello) e forse di tragedie (ad Alessia è successo qualcosa di grave o, semplicemente, anche lei gli ha voltato le spalle?).
Sennonché, quest'uomo fa un incontro (con Babbo Natale, niente di meno...) che risveglia il suo lato premuroso. Perciò assiste lo sconosciuto, lo guida alla cabina telefonica, insomma fa il bravo cristiano; e qui il lettore pensa che si stia virando decisamente allo schema "b",: "eccolo che si riscatta, giusto in tempo per il panettone". Vede pure il suo nuovo amico sulla slitta elettrica... "tra Aldebaran e le Pleiadi" e poi... si ficca in un baretto abbastanza squallido, riprende a bere e sembra quasi svilire l'epifania alla quale ha assistito pronunciando l'ultima sua battuta in discorso diretto:
Bef wrote: Fri Jan 03, 2025 5:53 pmErnesto scoppiò a ridere. «Gli alieni, come no! E perché non Babbo Natale con gli elfi, già che ci siete. Almeno è di stagione.»
Forse ha razionalizzato, finendo col ricondurre il tutto all'alcol ingurgitato? Boh!? Eppure non mi sembrava avesse bevuto così tanto.

Rimane un pezzo notevole per tecnica e piacevolezza di lettura ma io, che sono limitato e ho bisogno di aggrapparmi a degli schemi per comprendere pienamente un lavoro... beh... non ho compreso. Sarà di certo un problema mio, perciò non la tiro per le lunghe e ti faccio ancora una volta i complimenti per l'abilità dimostrata.
         

Re: [CN24] Notte di Natale

5
@Bef purtroppo devo associarmi al coro. Nella lettura tutto fila liscio, niente refusi, nulla da dire nemmeno sulla punteggiatura. Originale anche il tuo Babo Natale che non indossa l'abbigliamento inventato dalla CocaCola, ma una comoda tuta. E allora? Cosa manca a questo bellissimo racconto? A me è mancato "quer friccico der core" per dirla alla romana. Il pizzico pungente, la svolta nel bene o nel male. Il tuo personaggio rimane fin troppo identico a a se stesso, così come lo abbiamo conosciuto nel primo bar.  Certo, il colpo di scena era alquanto ostico e tu sei stata brava a creare un ampio palcoscenico; ci hai raccontato tanta storia di quest'uomo, peccato che l'epilogo ci abbia lasciati a bocca asciutta. 
A fine lettura si ha la sensazione che il bello debba ancora venire.  

Ciao e alla rossima
Buon anno

Re: [CN24] Notte di Natale

7
bestseller2020 wrote: Sat Jan 04, 2025 12:43 pmsenza pretese
Fortuna che non sono permalosa, @bestseller2020, e sono abbastanza in pace con la mia autostima :lol:
bestseller2020 wrote: Sat Jan 04, 2025 12:43 pmqualche varco di notizie sulla relazione con la figlia Alessi potevi infilarcela,
Rispondo a tutti, su Alessia: all'inizio, c'era qualche dettaglio in più, ma ho deciso di eliminarli perché volevo che ognuno si facesse la sua idea. Una disgrazia gli ha tolto la figlia, morta bambina, e da lì è cominciata l'acredine di Ernesto verso la vita? Oppure è stato un padre così indegno che, una volta adulta, l'amore di Alessia è scomparso del tutto? e tutte le sfumature tra le due cose. Poco importa, nella mia ottica su questa storia: Alessia non fa più parte della sua vita, ed è una delle tante cause di rancore che Ernesto cova contro tutto e tutti. Non volevo, suggerendo che la figlia sia morta, dare delle "attenuanti" al personaggio protagonista: poco importa cosa gli ha fatto la vita, è lui che ha deciso di odiare tutti e di non fare nulla della sua vita, limitandosi a detestarla.

Adel J. Pellitteri wrote: Sat Jan 04, 2025 8:29 pmA me è mancato "quer friccico der core" per dirla alla romana. Il pizzico pungente, la svolta
L'editor mi ha mangiato la tua citazione, @Pulsar, ma anche tu ti lamentavi del finale tronco o senza senso.
Cerco di darvi una risposta unica, anche se, quando devi spiegare quello che hai scritto, evidentemente lo hai scritto male :facepalm:
il finale era chiaro nella mia testa fin dall'inizio.  Non volevo l'ennesima fiaba natalizia edificante in cui l'eroe è toccato dalla magia del Natale e da Grinch si trasforma ritrovando l'amore per sé e per il prossimo. Volevo una cosa che sembrasse la classica storia alla "Canto di Natale" per finire in modo opposto.
Il "messaggio", cinico lo confesso, ma convinto, è che, quando uno è come questo Ernesto, e poco importa cosa gli sia successo per arrivare lì, che ha deciso che la sua vita fa schifo, e naturalmente per colpa di tutti (famiglia, colleghi, lavoro insoddisfacente, padrone di casa, vicini,  concittadini, estranei... poco importa, l'elenco potrebbe continuare) tranne che per colpa sua (rimettersi in questione è fuori discussione, per quelli così, è più facile bere e imprecare); ebbene, quando uno è così e ha deciso che più niente vale la pena, che non farà mai niente per migliorare le cose, nemmeno un miracolo o la magia, nemmeno incontrare Babbo Natale gli farà cambiare idea, stato d'animo o modo di vedere le cose. Preferisce ignorare tutto e sminuirlo, senza farsi domande, per restare nella sua apatia e insofferenza. Sfruttare ogni giorno di vita in più per maledire gli altri e lamentarsi è tutto ciò che gli interessa.

Insomma, questa era la mia idea, e ho cercato, per una volta, di limitare le "spiegazioni" al massimo, mostrando solo l'evolversi della storia, senza interventi didascalici, senza voler "dire tutto" come tendo a fare troppo spesso. Ma a quanto pare, non ci sono riuscita granché!  :bandiera:
Pazienza, sono già molto contenta di essere riuscita a pensare e scrivere un racconto con uno sviluppo completo e coerente, e a partire da un colpo di scena imposto che mi aveva fatto crollare tutte le speranze, di primo acchito :) 
Era parecchio che non partorivo un testo di getto e da A a Z. Lo prendo come un buon auspicio per il nuovo anno.

@bestseller2020  @Poeta Zaza  @Pulsar  @Adel J. Pellitteri  : grazie a tutti dei feedback e un buon 2025, che ci vuole!
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: [CN24] Notte di Natale

8
ciao @Bef 
bestseller2020 wrote: Sat Jan 04, 2025 12:43 pm  senza pretese
Fortuna che non sono permalosa, @bestseller2020, e sono abbastanza in pace con la mia autostima :lol:


Meno male! Almeno tu cerca di non fraintendere le mie parole, ti prego, erano per indicare la totale mancanza di velleità.. l'approccio mite, umile... <3
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [CN24] Notte di Natale

9
@Bef comprendo perfettamente la tua idea, ed ho capito meglio ciò che è accaduto a me. Voglio parlartene per confrontarci e confortarci a vicenda. Ho scritto un romanzo dove, nonostante tanti eventi, il mio personaggio non muta in nulla, o meglio cresce scivolando in una vita anonima (ovvero banale); era questo il mio intento e l'ho perseguito convinta che fosse anche un modo per scardinare lo stereotipo (cambiamento epocale ecc...). Bene, l'ho fatto leggere ai miei lettori di fiducia e tutti lo hanno commentato così come abbiamo fatto con te, dicendo in buona sostanza: bello, però... 
Ho cercato di difendermi dicendo che era questo ciò che volevo scrivere, e mi è stato risposto: "sì, d'accordo ma non è questo che il lettore vuole leggere. Lui vuole le montagne russe, preferisce ricevere un cazzotto in faccia piuttosto che niente. 
Leggendo il tuo testo ho capito fino in fondo ciò che è stato detto a me.  <3

Re: [CN24] Notte di Natale

10
Ciao @Bef 
che dire? Hai preso per le corna un regalo un po’ bastardello (e le corna ci stanno proprio bene visto che Aldebaran è la stella alfa della costellazione del Toro) e ne hai ricavato una bella storia che si legge con piacere e dall’esito non scontato. Scritta benissimo, che te lo dico a fare? 
Tanti cari auguri! 

Re: [CN24] Notte di Natale

11
Ciao @Bef 
bestseller2020 wrote: Sat Jan 04, 2025 12:43 pmMagari qualche varco di notizie sulla relazione con la figlia Alessia potevi infilarcela, qualche cosa strappa lacrime! Ma forse saresti esondata dove non volevi finire, chissà.
Vedi che avevo capito bene?  :D
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [CN24] Notte di Natale

12
Ciao @Bef  
A me invece il finale è piaciuto e lo trovo sensato. Un racconto breve non necessariamente richiede, secondo me, uno svolgimento da manuale di scrittura creativa. 
Scrivi molto bene, lo sapevo già e non mi hai deluso. Se devo fare un appunto,  il colpo di scena imposto non c'è. È solo un passo logico dello svolgimento della storia.
Complimenti, a rileggerti.
Del resto, chi sono io per giudicare  :lol: ? Anche a me è capitato un pacco fin troppo rognoso, ma a differenza tua ho risolto gettando la spugna...
Già.

Re: [CN24] Notte di Natale

13
Ciao @Bef  benritrovata.
Il tuo racconto inizia con una descrizione vivida della piazzetta e dell'atmosfera natalizia. Questo crea un contrasto interessante con il protagonista, La descrizione è efficace e crea un'immagine chiara nella mente del lettore.
 Ernesto è ben delineato come un personaggio disilluso. 
C'è un conflitto interiore in Ernesto, che è in cerca di calore e conforto ma è anche disturbato dalle stranezze attorno a lui. Tuttavia, la tensione non è molto evidente. Potrebbe essere utile esplorare ulteriormente il suo conflitto interiore e le sue relazioni con gli altri personaggi.
La scena che si svolge tra la cabina telefonica e il bar è un po' brusca. Ernesto passa troppo rapidamente dall'osservare il "Babbo Natale" alla decisione di andare al bar. Sarebbe  utile aggiungere qualcosa che colleghi meglio le due situazioni.
La decisione di non preoccuparsi degli altri e di cercare conforto nel bere è chiara, ma potresti palesare il perché di questa scelta, Parlare di Alessia. Ha un passato che resta un mistero...Quali sono le sue paure e insicurezze?
L'introduzione di elementi fantastici, come la slitta volante e gli alieni, è carina ma potrebbe confondere il lettore. Potresti svilupparla meglio mantenendo il tono fiabesco dall'inizio alla fine, oppure rendere chiaro se questi eventi sono reali o se sono frutto dell'immaginazione di Ernesto.
Potresti continuarla sviluppando un potenziale Climax: il confronto tra Ernesto e le sue emozioni, o tra lui e Alessia
In sintesi, il racconto ha una premessa interessante, bella l'atmosfera.
 Nel complesso mi è piaciuta.
Per me è un pollice insù

Re: [CN24] Notte di Natale

14
Buona scrittura, sorvegliata e senza apparenti errori. Anche la sintassi e l'uso della punteggiatura, tutto ok. La trama è carina, certamente molto natalizia, con qualche legnosità in alcune situazioni e dialoghi. In ogni caso tutto scorre abbastanza bene, si legge di corsa, ma non c'è mai un elemento di tensione e climax. Direi: Buono, ben scritto, non emozionante.

Re: [CN24] Notte di Natale

15
Cara @Bef  ho adorato il tuo personaggio fin dalle prime battute. Un uomo dall'anima stropicciata a cui la vita ha concesso poco e che di conseguenza ricambia con niente.
Un uomo deluso, arrabbiato, secondo me piú con se stesso che con il mondo. Dalla tua descrizione mi rimane anche un pochino adolescenziale, di quei ragazzini che a bordo campo disprezzano la partita, ma quando gli chiedono di fare due tiri in porta partecipano malmostosi. Cosí lui, nel momento in cui qualcuno sembra avere bisogno, si ricorda blandamente del piacere di essere necessario a qualcuno, di aver qualcosa da fare, di poter fare una minima differenza.
La trama a mio avviso ha il proprio apice proprio nell'inciampo nel tunnel, nel dialogo surreale e nel fatto che Ernesto aiuta il "matto" come a dimostrare che davvero tutto il mondo é guasto, che lui ha fatto quello che poteva, ma il delirio altrui che non é responsabilitá sua. Nella tua storia il destino offre una leva ad Ernesto per scalzarsi da questa sua vita squallida e inutile, per dare una svolta, ma accettare questa cosa per lui sarebbe come rinnegare tutti gli anni precedenti, come ammettere che in qualche modo aveva avuto torto e che almeno un pizzico di ragione l'avesse il resto del mondo compreso suo fratello e la di lui stronza famiglia.
Alle volte liberarsi dai propri fardelli richiede molto piú coraggio che continuare a soffrire e lamentarsi.
Certo la tua scrittura rende un personaggio che di per sè é antipatico, molto godibile e divertente, riuscendo di primo acchito a mascherare il vuoto che porta con sé. In fondo chi di noi non ha avuto i suoi momenti "basta Natale".
Mi é piaciuto anche Babbo Natale, lievemente confuso, ma non troppo, innocente e sincero, che comunque chiunque altro nemmeno prende in considerazione che qualcuno possa dubitare della sua esistenza, della serie "Sono qui, quindi esisto". L'ho trovato davvero magicamente umano, come chiunque altro che avesse avuto un incidente di percorso e avesse bisogno di una mano.
A me il finale é piaciuto molto. L'ho tovato ironico e azzeccato, soprattutto perché mi é parso di sentire la soddisfazione di Ernesto di non condividere un segreto, di non fare chiarezza, di non rendere il mondo migliore e piú romantico.
Alla fine Ernesto sceglie per sé: quanto é piú facile vedere il brutto e continuare a bere piuttosto che impegnarsi ad essere costruttivi.
Infine quanto é bello leggere un racconto che a mio avviso é privo di inciami e ti scende che é un piacere.
So che si dovrebbe essere critici, e allora l'unica critica che farei é la seguente: non ci avrei messo la figlia. Mi sarebbe piaciuto di piú che fosse malmostoso e antipatico di suo senza un particolare motivo, e i ricordi del parco giochi potevano tranquillamente risalire alla sua infanzia.
Si é capito che il tuo racconto mi é piaciuto davvero molto, me lo sono goduto fino in fondo!

Re: [CN24] Notte di Natale

16
Bef wrote: Fri Jan 03, 2025 5:53 pmAccelerò. All’ingresso del sottopassaggio che portava alla stazione inciampò in qualcosa e si puntellò al muro con le mani per non finire bocconi.
«Cosa cazzo hanno ancora buttato, ‘sti porci?»
Non che gli interessasse davvero, ma meglio appurare, in caso fosse qualcosa di arrugginito che esigesse il pronto soccorso e un’antitetanica. 
Buffo, uno abbastanza malandato che sembra non preoccuparsi di tutto il male che sta ricevendo è in apprensione per l'antitetanica. Una sottigliezza che per assurdo ricordo anch'io di aver assistito. Tanti anni fa in un parco frequentato da tossici messi veramente male, ricordo un battibecco tra un uomo e una donna. Lui si lamentava perché lei le aveva provocato un minuscolo taglietto alla mano maneggiando credo una lattina. Lui era veramente preoccupato e pensavano di andare al pronto soccorso per quel taglietto, non rendendosi conto che braccia e gambe che erano dei colabrodo. Io portavo a far correre un cane e mi capitava di assistere a varie drammatiche surreali situazioni del genere.
Bef wrote: Fri Jan 03, 2025 5:53 pmAndò a sedersi al bancone, lasciando due sgabelli vuoti tra lui e un gruppetto di tizi che dovevano bere già da qualche ora e conversavano ad alta voce e grandi gesti. Girò loro le spalle e chiese un bicchiere di bianco al barista.
Bevve il primo sorso come un naufrago nel deserto arrivato infine all’oasi. Gustò il calore del liquido che scendeva nella gola e risaliva a rimettergli in sesto i pensieri. La slitta, gli elfi… Dannate canzoncine di Natale, e dannata idea di giocare al Buon Samaritano! Finì il bicchiere e ne chiese un secondo. Pensò che forse avrebbe dovuto mangiare qualcosa: a casa il frigo era più vuoto del solito. Negli ultimi tempi aveva evitato negozi e supermercati, per non doversi sorbire auguri, musichette, pacchetti, commessi con berretti da gnomo e corna di renna in peluche. Se non aveva da mangiare, almeno poteva bere, pensò, e portò alle labbra il bicchiere.

«E tu, che ne pensi? Le hai viste anche tu?»

Ernesto si girò. Non aveva capito subito che le domande erano rivolte a lui, non prima che il tizio iniziasse a scuotergli il braccio per attirare la sua attenzione. Lo guardò: era uno del gruppetto di bevitori vocianti che aveva circumnavigato entrando. Era più giovane di lui, ma le vene sgargianti sul naso indicavano che non era di primo pelo nel bere.
«Dici a me? Cosa penso di che? Cosa dovrei aver visto?» bofonchiò nel tono più scontroso che poté, per frenare sul nascere gli ardori di socializzazione dell’altro. Ma quello non si formalizzò.
«Le strane forme nel cielo. Le hai viste? Noi le abbiamo viste e non somigliavano a niente di, di… mai visto!»
Ernesto reagì con una smorfia. «E a cosa somigliavano, allora?»
L’altro fece spallucce e si voltò verso gli amici. Uno di loro, con le palpebre a mezz’asta, agitò il bicchiere semivuoto e rispose, a voce troppo alta e poco stabile: «A delle forme estra, estranee, no: estraterrene… cioè, si muovevano ma non come gli aerei o le stelle cadenti. Cioè, si muovevano…»
«Come degli alieni,» finì un altro, in maniche corte ma con un berretto calato fino alle sopracciglia. «Sono sicuro! Erano delle asrto… atsro… astronavi aliene.

Questo passaggio non è chiarissima la tempistica, se vogliamo. MI sembra di capire che sono all'interno del bar e parlano di qualcosa che è successo fuori.

 

Ciao @Bef Un racconto che si rivolge a tutti quelli che vedono il Natale come l'acuirsi delle ferite della vita. Le accenni soltanto lasciando al lettore di immaginare. Forse il protagonista si trascina un po troppo nel calcare il suo malessere per il Natale. Poi però appare il personaggio misterioso e la storia prende un'altra piega più fantastica, sognante.

Mi piace l'idea di lasciare aperta al lettore l'interpretazione di questo finale: sognante, delirante, realistico, disperato, fantastico, fiabesco...

Piaciuto.

A presto

Re: [CN24] Notte di Natale

17
Bef wrote: Fri Jan 03, 2025 5:53 pmEra il preferito di Alessia da piccola andava matta per l’altalena rossa.
Unico appunto: quando nei racconti ci sono bambini troppo spesso compare qualcosa di "preferito".
Per il resto mi piace tutto. 

Un saluto

Re: [CN24] Notte di Natale

18
@ITG  hai perfettamente ragione, rilancio: il passaggio sull'ex parco e la figlia è proprio una sequenza di cliché e thopoi scontati e inflazionati, ma volevo mostrare che c'è stato un tempo in cui Ernesto aveva una vita vera e degli affetti a avendo già un sovraccarico di caratteri in eccesso ho scelto la soluzione più facile.
@Albascura @bezzicante, avete ragione: i passaggi della "rivelazione" e in cui lui è tentato di interessarsi di nuovo a qualcuno, alla vita, sono lasciati lì en passant un po' sterile, il dissidio interiore non è chiaro né vivido. Ero obnubilata dai 2000 e passa caratteri da eliminare per rientrare nei limiti e non ho curato come si deve l'evoluzione della storia e del personaggio. Ho messo il finale che avevo in mente trascurando il "passaggio" che conduce il personaggio a quel finale. Forse un giorno riprenderò la storia di Ernesto per sistemarla. Uno dei prossimi inverni, dato che è un racconto di stagione :)
@@Monica @Ilaris @Almissima @Kasimiro :love:
Grazie a tutti!
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Return to “Racconti lunghi”