Traccia di mezzogiorno - Un ritorno inatteso
Lo aveva lasciato nel vicolo che sembrava morto, mentre le sirene delle volanti si avvicinavano sempre di più. Prese il malloppo e scappò. Via, lontano, senza voltarsi indietro nemmeno una volta.
Corse fino ai binari dello scalo merci, ne trovò uno col portellone aperto, ci saltò dentro, si acquattò dietro un mucchio di scatoloni o quello che erano e aspettò.
La spalla faceva un male cane. Pinuccio Malacarne ci sapeva fare col coltello, ma anche lui e adesso quello se ne stava per terra con le budella in mano, che ci pensassero bene un’altra volta prima di cercare di fotterli. Gli dispiaceva solo per Tanino, ché mollarlo così era da bastardi. Ma era morto. Sicuro che era morto. Quando ti esce il sangue dalla bocca non c’è tanto da girarci intorno.
Non doveva finire così. L’avevano studiata per mesi. Roba facile. Non ci si fosse messo di mezzo Pinuccio e quegli altri stronzi, adesso lui e Tanino se ne starebbero a bere e scopare in grazia di dio.
E invece sangue. Che non gli era mai piaciuto, che gli veniva da vomitare solo a pensarci, e pure da piangere. Meglio la pistola. Coi soldi adesso se la poteva comparare.
Sangue. Sui calzoni, sulla camicia. Soprattutto sulla spalla, che bruciava e pulsava, ma a tenerla stretta con la mano un po’ meno. Sangue. Chissà quanto ne aveva perso. Magari sarebbe morto pure lui. Dissanguato come un coglione.
Invece si addormentò.
Venne risvegliato dal rumore del portellone che si apriva. Era giorno da un pezzo e la luce lo ferì come una lama.
Tirarono giù metà del carico e lasciarono aperto.
Doveva fare in fretta, prima che tornassero a prendersi il resto.
Scese senza che nessuno lo vedesse. E cominciò a camminare, non sapeva nemmeno lui verso dove. L’importante era arrivarci.
Allora aveva vent’anni. Adesso ne ha cinquanta. Un emporio che vende di tutto, una villetta col giardino, una moglie e due figlie belle come il sole.
La più giovane tra un mese si sposa con un ragazzo, amico di amici, cretino ma buono. Con quella faccia non ti puoi permettere di essere stronzo.
«Ma sei ancora così?» Rosa, già tutta in ghingheri, ma con le ciabatte, nervosa come una biscia per l’arrivo del suocero, che vive in America, ch’è vedovo, pover’uomo, facciamogli almeno sentire il calore della famiglia.
«Così come?»
«La cravatta, la giacca, hai deciso di farci fare la figura dei pezzenti?»
«Ma sono a casa mia, ti pare che metto la giacca?»
Rosa aggrotta la fronte, apre la bocca, ma il campanello, che Dio lo benedica, chiude la discussione e lei vola di sotto.
Rumori, minuetti di Prego, si accomodi, Che bella casa, Ma che bei fiori, non doveva.
E poi il ruggito: «Antonio!»
«Arrivo.»
La conosce bene quella rampa, chissà perché adesso gli sembra più ripida, coi gradini più alti. Più pericolosa.
Strana cosa i presentimenti. Qualcuno gli ha detto che è una specie di terzo occhio che vede oltre. Cazzate.
Invece no.
Perché una volta giunto in salotto, il cuore comincia a martellare impazzito. Perché quello che ha davanti, il suocero americano, è l’ultima persona al mondo che si aspettava di vedere.
Tanino. Che gli porge la mano sorridendo.
«Buonasera» dice. «Complimenti, ha una moglie incantevole.»
Lui non sa che dire. Ti credevo morto non pare il caso. Farfuglia qualcosa, mentre Rosa li spinge verso la sala da pranzo.
«Ho preparato una cena che la consolerà del lungo viaggio» cinguetta.
Vanno si siedono, mangiano, conversano. Lei trilla ad ogni battuta di Tanino.
Lui mastica, mugugna, annuisce, rimugina.
In ogni caso, prima che finisca la serata dovranno parlarsi. Chiarire.
E infatti.
«Vado in cucina» fa Rosa alla fine. «Voi uomini avrete un mucchio di cose da dirvi.»
Non immagina nemmeno quante.
Lui prende due bicchieri e una bottiglia.
«È un whisky invecchiato quattord…» Non fa in tempo a finire la frase perché il pugno gli arriva preciso in faccia. Scrock. Anzi, sul naso.
Non dice niente.
«Ti sei sistemato bene» fa Tanino riempiendo il bicchiere.
«Non mi posso lamentare.»
Bevono in silenzio.
Poi, alla fine: «Senti, posso spiegarti» fa lui.
«Questo dillo a tua moglie quando ti trova a letto con un’altra.»
«Ma cazzo, quelli stavano arrivando, che dovevo fare?»
«Cercarmi, per esempio. Hai avuto trent’anni di tempo.»
«L’ho fatto, credimi!»
«Non è vero.»
«Hai ragione. Però...» E pure stavolta non finisce la frase. Non è serata.
L’altro si guarda intorno: «È buffo. Tecnicamente, metà di tutto questo mi appartiene.»
Lui aggrotta la fronte. Va bene un cazzotto, ma il tono del discorso sta prendendo una piega che gli piace per niente: «Non vorrai…»
Tanino si sporge dal divano e gli mette una mano sul ginocchio. Come farebbe un amico. «Senti, facciamo così, lasciamo che i due piccioncini si godano la festa e quando sono partiti… Maldive, vero? Ti sarà costato un’occhio.»
L’altro annuisce.
«Però è un bel posto, un vero paradiso. Ci ho portato mia moglie, buon’anima, per le nozze d’argento.»
«E quando sono partiti? Non divagare, continua.»
«Beh, rimettiamo le cose a posto. Ci sediamo a un tavolo e facciamo un po’ di conti.»
«Ma io non posso darti metà di quello che possiedo. Vuoi rovinarmi?»
«Eh sì, hai ragione. I fornitori, il mutuo, l’altra figlia da sistemare. A proposito, davvero una bella ragazza…»
«Lascia stare mia figlia!»
«Ehi, non ti scaldare.»
«Non mi scaldo, ma tu dimmi che intendi fare.»
«Riavere quello che mi spetta. Mi pare giusto, non credi?»
«Ma come faccio? Io non posso…»
«Sì, non puoi, l’hai già detto. Però una soluzione ci sarebbe.»
«E quale? Tu dimmi che devo fare e io lo faccio.»
«In nome dei vecchi tempi, eh?» fa Tanino con un sorriso sornione.
«Te lo giuro! Dimmi che devo fare e io ti giuro che stavolta…»
«Toglierti di mezzo.»
«In che senso?»
«Mah, vedi te, lavora di fantasia. Per esempio, ce l’avrai pure un’assicurazione sulla vita, no? Oggi ce l’hanno tutti, è una questione di prudenza. Per tutelare la famiglia, le persone care… e io sono una persona cara. O almeno lo ero.»
«No, aspetta. Aspetta un momento! Tu vorresti che io…»
«Tranquillo, non ti agitare.»
«Ma come non ti agitare! Mi stai chiedendo di…»
«Se non te la senti, non c’è problema. Conosco delle persone fidate, dei veri professionisti. Farebbero un lavoro pulito e tu non dovresti preoccuparti di niente.»
«Ma che dici! Sei pazzo, io non voglio!»
«Eh, amico mio, non credo che tu sia nella posizione di pretendere. Perché vedi, quelle, le persone fidate, ormai si sono attivate e, come dire, non credo che la prenderebbero bene a sentire che non se ne fa più nulla. Non so se mi spiego.» Fa una pausa, beve un piccolo sorso di whisky. «Mi spiego?»
«Oh, cazzo.»
«Beh, se vuoi dirlo così…»
«Ma anche ammettendo che mia moglie riscuota i soldi dell’assicurazione. Che cambierebbe? E soprattutto, a te che cambierebbe?»
«Mi sono informato, sai? È un bel gruzzoletto. Ce n’è per tutti.»
«Va bene. E allora?.»
«E allora io ho un conto alle Cayman.»
«Ah, le Cayman. E quindi dovrei farti un versamento…»
«Vedo che cominci a capire.»
«E poi…»
«E poi tutti vissero felici e contenti… per così dire.»
Il funerale fu una cerimonia composta. Gli sposi richiamati dal paradiso, abbronzati il giusto, amici e parenti commossi il giusto, il prete ispirato e convinto il giusto.
E la vedova. Decisamente perfetta, sotto ogni punto di vista. Tubino nero, accessori, occhiali e capelli. Appena qualche cedimento, sorretta dal consuocero in gessato Armani.
«Non ha sofferto, vero?» sussurra lei poggiandogli la testa sulla spalla.
«Il giusto.»
[font=Garamond, "serif"] [/font]
Re: [MI185] Il giusto
3Carino anche se abbastanza improbabile come situazione; diciamo che hai privilegiato un tono ironico da black comedy. Il "contratto" per uccidere il protagonista ricorda leggermente film come Morto fra una settimana o Ho affittato un killer. Diciamo che dato il contesto (poche battute e poche ore a disposizione) mi pare tutto abbastanza simpatico anche se il finale è davvero stringato, almeno in quanto ad eccessiva facilità con la quale il protagonista accetta di farsi ammazzare, e lascia un pochino insoddisfatti.
Piccoli appunti:
- "ci sapeva fare col coltello, ma anche lui e adesso quello..."; mi pare meglio e più comprensibile così: ci sapeva fare col coltello ma anche lui, e adesso quello...
- Scrivi "grazia di dio" in minuscolo e "che Dio lo benedica" con la maiuscola. Anche se il discorso dovrebbe essere più complesso, diciamo in breve che avendo il termine 'dio' lo stesso valore semantico nei due casi, dovresti uniformare.
- In un paio di punti tu definisci Tanino il suocero di Rosa e del protagonista; non è il suocero ma il consuocero, ovvero il padre del fidanzato della figlia.
- Salvo casi molto particolari, in fine dialogo va sempre un segno di punteggiatura, anche se la frase del narratore prosegue; per esempio in questo caso (ma riguarda diverse parti del tuo testo): "«Ho preparato una cena che la consolerà del lungo viaggio» cinguetta."; dopo 'viaggio', e prima delle virgolette di chiusura, ci va una virgola (ovviamente in altri caso metterei un punto, un punto e virgola, etc. a seconda del caso).
A rileggerti
Piccoli appunti:
- "ci sapeva fare col coltello, ma anche lui e adesso quello..."; mi pare meglio e più comprensibile così: ci sapeva fare col coltello ma anche lui, e adesso quello...
- Scrivi "grazia di dio" in minuscolo e "che Dio lo benedica" con la maiuscola. Anche se il discorso dovrebbe essere più complesso, diciamo in breve che avendo il termine 'dio' lo stesso valore semantico nei due casi, dovresti uniformare.
- In un paio di punti tu definisci Tanino il suocero di Rosa e del protagonista; non è il suocero ma il consuocero, ovvero il padre del fidanzato della figlia.
- Salvo casi molto particolari, in fine dialogo va sempre un segno di punteggiatura, anche se la frase del narratore prosegue; per esempio in questo caso (ma riguarda diverse parti del tuo testo): "«Ho preparato una cena che la consolerà del lungo viaggio» cinguetta."; dopo 'viaggio', e prima delle virgolette di chiusura, ci va una virgola (ovviamente in altri caso metterei un punto, un punto e virgola, etc. a seconda del caso).
A rileggerti
Re: [MI185] Il giusto
4@aladicorvo ciao. Senti un po', volevo chiederti se hai deciso di snobbarmi!
Dai, scherzo, ma è da un po' che non mi fili! Va bene. Ti lascio un mio pensiero.
Lo aveva lasciato nel vicolo che sembrava morto, mentre le sirene delle volanti si avvicinavano sempre di più. Prese il malloppo e scappò. Via, lontano, senza voltarsi indietro nemmeno una volta.
Corse fino ai binari dello scalo merci, ne trovò uno col portellone aperto, ci saltò dentro, si acquattò dietro un mucchio di scatoloni o quello che erano e aspettò.
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Queste invenzioni mi piacciono proprio. Descrivere una cosa e poi metterla in dubbio è fantastico da leggere.
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Sangue. Sui calzoni, sulla camicia. Soprattutto sulla spalla, che bruciava e pulsava, ma a tenerla stretta con la mano un po’ meno. Sangue. Chissà quanto ne aveva perso. Magari sarebbe morto pure lui. Dissanguato come un coglione.
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Fraseggio spregiudicato. Dimostri padronanza e sicurezza nella anti-prosa
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Allora aveva vent’anni. Adesso ne ha cinquanta.
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Che cambio repentino!
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La più giovane tra un mese si sposa con un ragazzo, amico di amici, cretino ma buono. Con quella faccia non ti puoi permettere di essere stronzo.
Rosa, già tutta in ghingheri,
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Avresti fatto bene a specificare chi è Rosa. Ci sono troppe donne in quella casa. Ho immaginato la moglie, solo dopo aver riscostruito, ho capito che era la futura sposa... mannaggia a te.
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Tanino. Che gli porge la mano sorridendo.
«Buonasera» dice. «Complimenti, ha una moglie incantevole.»
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vedi il casino? Pare che Rosa apra la porta, quindi la figlia. Lui che dice " ha una moglie incantevole" spiazza... Poi rileggo, no! Rosa scappa di sotto!
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«Sì, non puoi, l’hai già detto. Però una soluzione ci sarebbe.»
«E quale? Tu dimmi che devo fare e io lo faccio.»
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Questa l'hai fregata a qualcuno!
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«
«Ma come non ti agitare! Mi stai chiedendo di…»
«Se non te la senti, non c’è problema. Conosco delle persone fidate, dei veri professionisti. Farebbero un lavoro pulito e tu non dovresti preoccuparti di niente.»
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Ti do un consiglio che non puoi rifiutare, avrebbe detto il Padrino!
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«Ah, le Cayman. E quindi dovrei farti un versamento…»
«Vedo che cominci a capire.»
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Come fa a fare il versamento se deve morire? L'assicurazione la si riscuote ai posteri, e sono gli eredi.
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Il funerale fu una cerimonia composta. Gli sposi richiamati dal paradiso, abbronzati il giusto, amici e parenti commossi il giusto, il prete ispirato e convinto il giusto.
E la vedova. Decisamente perfetta, sotto ogni punto di vista. Tubino nero, accessori, occhiali e capelli. Appena qualche cedimento, sorretta dal consuocero in gessato Armani.
«Non ha sofferto, vero?» sussurra lei poggiandogli la testa sulla spalla.
«Il giusto.»
[font=Garamond, "serif"] ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------[/font]
Il finale secondo cliché e secondo il tuo stile: giusto.

Dai, scherzo, ma è da un po' che non mi fili! Va bene. Ti lascio un mio pensiero.
Lo aveva lasciato nel vicolo che sembrava morto, mentre le sirene delle volanti si avvicinavano sempre di più. Prese il malloppo e scappò. Via, lontano, senza voltarsi indietro nemmeno una volta.
Corse fino ai binari dello scalo merci, ne trovò uno col portellone aperto, ci saltò dentro, si acquattò dietro un mucchio di scatoloni o quello che erano e aspettò.
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Queste invenzioni mi piacciono proprio. Descrivere una cosa e poi metterla in dubbio è fantastico da leggere.
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Sangue. Sui calzoni, sulla camicia. Soprattutto sulla spalla, che bruciava e pulsava, ma a tenerla stretta con la mano un po’ meno. Sangue. Chissà quanto ne aveva perso. Magari sarebbe morto pure lui. Dissanguato come un coglione.
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Fraseggio spregiudicato. Dimostri padronanza e sicurezza nella anti-prosa

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Allora aveva vent’anni. Adesso ne ha cinquanta.
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Che cambio repentino!
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La più giovane tra un mese si sposa con un ragazzo, amico di amici, cretino ma buono. Con quella faccia non ti puoi permettere di essere stronzo.
Rosa, già tutta in ghingheri,
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Avresti fatto bene a specificare chi è Rosa. Ci sono troppe donne in quella casa. Ho immaginato la moglie, solo dopo aver riscostruito, ho capito che era la futura sposa... mannaggia a te.
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Tanino. Che gli porge la mano sorridendo.
«Buonasera» dice. «Complimenti, ha una moglie incantevole.»
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vedi il casino? Pare che Rosa apra la porta, quindi la figlia. Lui che dice " ha una moglie incantevole" spiazza... Poi rileggo, no! Rosa scappa di sotto!
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«Sì, non puoi, l’hai già detto. Però una soluzione ci sarebbe.»
«E quale? Tu dimmi che devo fare e io lo faccio.»
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Questa l'hai fregata a qualcuno!

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«
«Ma come non ti agitare! Mi stai chiedendo di…»
«Se non te la senti, non c’è problema. Conosco delle persone fidate, dei veri professionisti. Farebbero un lavoro pulito e tu non dovresti preoccuparti di niente.»
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Ti do un consiglio che non puoi rifiutare, avrebbe detto il Padrino!

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«Ah, le Cayman. E quindi dovrei farti un versamento…»
«Vedo che cominci a capire.»
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Come fa a fare il versamento se deve morire? L'assicurazione la si riscuote ai posteri, e sono gli eredi.
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Il funerale fu una cerimonia composta. Gli sposi richiamati dal paradiso, abbronzati il giusto, amici e parenti commossi il giusto, il prete ispirato e convinto il giusto.
E la vedova. Decisamente perfetta, sotto ogni punto di vista. Tubino nero, accessori, occhiali e capelli. Appena qualche cedimento, sorretta dal consuocero in gessato Armani.
«Non ha sofferto, vero?» sussurra lei poggiandogli la testa sulla spalla.
«Il giusto.»
[font=Garamond, "serif"] ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------[/font]
Il finale secondo cliché e secondo il tuo stile: giusto.

Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio
Re: [MI185] Il giusto
5Ciao @bestseller2020. Ebbene sì, ho deciso di snobbarti, te e tutti quelli del palazzo tuo
Adesso seri, che sennò ci sbattono in OT.
Hai ragione: la scena con la moglie, e non solo quella, andava ripulita.
Come pure la faccenda dei soldi, non è chiara. Avrei dovuto almeno dire che il versamento alla banca caymana lo avrebbe fatto dal suo conto corrente, magari avrei potuto buttarci dentro un notaio compiacente che rivela una cointestazione della polizza, così la vedova avrebbe potuto continuare a cinguettare sulla spalla di Tanino. Insomma, con una mezza giornata in più avrei potuto farlo funzionare meglio.
Tutta colpa della fregola da MI non pensavo nemmeno di riuscire a finire il racconto.

Hai ragione: la scena con la moglie, e non solo quella, andava ripulita.
Come pure la faccenda dei soldi, non è chiara. Avrei dovuto almeno dire che il versamento alla banca caymana lo avrebbe fatto dal suo conto corrente, magari avrei potuto buttarci dentro un notaio compiacente che rivela una cointestazione della polizza, così la vedova avrebbe potuto continuare a cinguettare sulla spalla di Tanino. Insomma, con una mezza giornata in più avrei potuto farlo funzionare meglio.
Tutta colpa della fregola da MI non pensavo nemmeno di riuscire a finire il racconto.
Re: [MI185] Il giusto
6@aladicorvo 
Vediamo se, nel breve termine del MI storico, mantieni il tuo passo d'autrice raffinata.
In più, il riuscire a convincere il vecchio compare ad accettare non ci sta proprio. E in modo così frettoloso e artificioso, per giunta!
Comunque è un MI, e scrivere con il tempo che ti soffia i secondi in faccia è difficile per tutti, anche per i grandi come te, @aladicorvo

Vediamo se, nel breve termine del MI storico, mantieni il tuo passo d'autrice raffinata.

aladicorvo wrote: Sun Dec 08, 2024 9:40 pmScese senza che nessuno lo vedesse. E cominciò a camminare, non sapeva nemmeno lui verso dove. L’importante era arrivarci.Bella immagine!
aladicorvo wrote: Sun Dec 08, 2024 9:40 pmTe lo giuro! Dimmi che devo fare e io ti giuro che stavolta…»Mi spiace, ma qui esageri col chiedere al lettore questa sospensione dell'incredulità.
«Toglierti di mezzo.»
«In che senso?»
«Mah, vedi te, lavora di fantasia. Per esempio, ce l’avrai pure un’assicurazione sulla vita, no? Oggi ce l’hanno tutti, è una questione di prudenza. Per tutelare la famiglia, le persone care… e io sono una persona cara. O almeno lo ero.»
«No, aspetta. Aspetta un momento! Tu vorresti che io…»
«Tranquillo, non ti agitare.»
«Ma come non ti agitare! Mi stai chiedendo di…»
«Se non te la senti, non c’è problema
In più, il riuscire a convincere il vecchio compare ad accettare non ci sta proprio. E in modo così frettoloso e artificioso, per giunta!
Comunque è un MI, e scrivere con il tempo che ti soffia i secondi in faccia è difficile per tutti, anche per i grandi come te, @aladicorvo

Re: [MI185] Il giusto
7
Ciao @aladicorvo
racconto divertente, pienamente nel tuo stile. Che ci sia poco o molto tempo non fa differenza: le parole rotolano nell’inchiostro e dipingono immagini, situazioni e personaggi con pochi colpi di penna. Mi piace come hai sviluppato il tema con ironia, i personaggi affollano la storia anche senza parlare e riesci a caratterizzarli con pochissime battute:

Lo so che preferiresti sapere cosa non funziona e non avere sempre il mio feedback positivo. Ci sono dei difettucci in questo testo? Sì, poche cose che sono già state sviscerate. Del resto si tratta di un racconto partorito in poche ore dunque la perfezione è impossibile per tutti. Io mi sono divertita leggendo e trovo tu abbia svolto egregiamente il tema.
racconto divertente, pienamente nel tuo stile. Che ci sia poco o molto tempo non fa differenza: le parole rotolano nell’inchiostro e dipingono immagini, situazioni e personaggi con pochi colpi di penna. Mi piace come hai sviluppato il tema con ironia, i personaggi affollano la storia anche senza parlare e riesci a caratterizzarli con pochissime battute:
aladicorvo wrote: Sun Dec 08, 2024 9:40 pmE invece sangue. Che non gli era mai piaciuto, che gli veniva da vomitare solo a pensarci, e pure da piangere. Meglio la pistola. Coi soldi adesso se la poteva comparare.due criminali balordi armati solo di coltelli (magari quelli di cucina rubati dal cassetto della mamma…)
aladicorvo wrote: Sun Dec 08, 2024 9:40 pmCosì come?»Ecco cosa intendo quando dico che con un pizzico di battute riesci a caratterizzare i personaggi!
«La cravatta, la giacca, hai deciso di farci fare la figura dei pezzenti?»
«Ma sono a casa mia, ti pare che metto la giacca?»
Rosa aggrotta la fronte, apre la bocca, ma il campanello, che Dio lo benedica, chiude la discussione e lei vola di sotto.
Rumori, minuetti di Prego, si accomodi, Che bella casa, Ma che bei fiori, non doveva.
E poi il ruggito: «Antonio!»
aladicorvo wrote: Sun Dec 08, 2024 9:40 pmSe non te la senti, non c’è problema. Conosco delle persone fidate, dei veri professionisti. Farebbero un lavoro pulito e tu non dovresti preoccuparti di niente.»qui mi sono “buttata via”…

aladicorvo wrote: Sun Dec 08, 2024 9:40 pmIl funerale fu una cerimonia composta. Gli sposi richiamati dal paradiso, abbronzati il giusto, amici e parenti commossi il giusto, il prete ispirato e convinto il giusto.Sintesi perfetta per raccontare come è andata a finire la storia (e cosa probabilmente accadrà in futuro)
E la vedova. Decisamente perfetta, sotto ogni punto di vista. Tubino nero, accessori, occhiali e capelli. Appena qualche cedimento, sorretta dal consuocero in gessato Armani.
Lo so che preferiresti sapere cosa non funziona e non avere sempre il mio feedback positivo. Ci sono dei difettucci in questo testo? Sì, poche cose che sono già state sviscerate. Del resto si tratta di un racconto partorito in poche ore dunque la perfezione è impossibile per tutti. Io mi sono divertita leggendo e trovo tu abbia svolto egregiamente il tema.
Re: [MI185] Il giusto
8Ciao @aladicorvo, hai sviluppato molto bene la traccia, realizzando un racconto scorrevole, ritmato, che mi ha incollata alla lettura.
Il finale da rivedere con più caratteri e tempo a disposizione, perché senza maggiori dettagli lascia scettici sulla reale fattibilità.
Alcune note:
Potresti sostituire la prima frase con lo aveva lasciato nel vicolo in una pozza di sangue o qualcosa del genere nelle tue corde.
Un paio di volte scrivi suocero al posto di consuoceri (cito poco perché già mi è sparito il primo commento)
A parte queste note che spero ti siano utili, il racconto mi è piaciuto davvero molto.
Brava e a rileggerti
Il finale da rivedere con più caratteri e tempo a disposizione, perché senza maggiori dettagli lascia scettici sulla reale fattibilità.
Alcune note:
aladicorvo wrote: Sun Dec 08, 2024 9:40 pmLo aveva lasciato nel vicolo che sembrava morto,
aladicorvo wrote: Sun Dec 08, 2024 9:40 pmmollarlo così era da bastardi. Ma era morto. Sicuro che era morto. Quando ti esce il sangue dalla bocca non c’è tanto da girarci intornoCon la prima citazione mi telefoni il finale, che senza traccia, poteva invece essere una rivelazione, basta la seconda citazione per favorire il dubbio quindi Tanino riapparirà.
Potresti sostituire la prima frase con lo aveva lasciato nel vicolo in una pozza di sangue o qualcosa del genere nelle tue corde.
Un paio di volte scrivi suocero al posto di consuoceri (cito poco perché già mi è sparito il primo commento)
aladicorvo wrote: Sun Dec 08, 2024 9:40 pmMa anche ammettendo che mia moglie riscuota i soldi dell’assicurazione. Che cambierebbe? E soprattutto, a te che cambierebbe?»È questa la parte che per me non regge, anche se alla fine sei stata brava, facendo capire che Tanino racconta tutto per vendicarsi, quando è già d'accordo con la moglie e quindi ci penseranno i suoi conoscenti a fare un affare pulito e riavrà la sua quota con interessi, ma nel corso della lettura, la parte che ti ho selezionato stona a mio pary riduce la bontà del racconto.
«Mi sono informato, sai? È un bel gruzzoletto. Ce n’è per tutti.»
«Va bene. E allora?.»
«E allora io ho un conto alle Cayman.»
«Ah, le Cayman. E quindi dovrei farti un versamento…»
«Vedo che cominci a capire.»
A parte queste note che spero ti siano utili, il racconto mi è piaciuto davvero molto.
Brava e a rileggerti

Re: [MI185] Il giusto
9Ciao @aladicorvo
Mentre si prepara il caffè,
discutiamo di quanto accaduto nel racconto, ti dico le mie impressioni e qualche ulteriore riflessione sui particolari, così come ci troviamo al momento.
La situazione appare interessante, da molti punti di vista. Lo spazio e il tempo disponibili nel racconto non sono molti, comprensibile la voglia di postare, l’ansia diciamo, come hai accennato in un commento.
Attenzione: non voglio dirti che hai fatto male, io sono dell’opinione che tutte le idee siano buone quando si scrive, bisogna sfruttare tutte le loro potenzialità, che naturalmente sono infinite, come i granelli di sabbia sulla spiaggia.
Scrivere significa andare oltre, sublimare tutto.
Trama, personaggi, situazioni e ambienti vanno bene, io amo apprezzare ogni cosa, ogni dettaglio. Figurati che riesco a incantarmi e vedere un mondo davanti a una parete scrostata in una cella d’isolamento, quindi pensa in una scena addirittura all’aperto (ma comunque chiusa, circoscritta nella parte iniziale, il che non è un male, anzi).
Dunque questi ragazzi delinquentelli hanno compiuto una rapina andata male. Se il loro mondo gli stava stretto potevano andare da un'altra parte e se non avevano soldi potevano arruolarsi nella Legione Straniera francese. Ne ho conosciuti personaggi del genere. Ragazzi fantastici.
Nel poco spazio che hai a disposizione per vedere e descrivere il mondo di questi ragazzi devi entrare nella loro mente e nel loro corpo. Antonio è ferito, ha paura, sente dolore. Può avere la febbre data dalla ferita, dallo stress, abiti sudati, sporchi del sangue della sua ferita e del sangue di quel Pinuccio traditore che qualcuno ha sventrato, non si sa se è stato Antonio o Tanino. Ti sei accorta che i nomi di Antonio e Tanino sono simili e possono generare confusione?
Dunque Antonio ha la visione di questo Pinuccio con le budella fuori e la visione del corpo di Tanino che pensa sia ferito a morte, irrecuperabile, perciò da abbandonare al suo destino. C’è già il tanto per fare impazzire un uomo non abituato a queste situazioni, ma subentra il solito istinto di sopravvivenza.
Fuggire in quel vicolo con il malloppo in mano, arrancando con il cuore in gola, terrorizzato dalle sirene della polizia, il cui suono serve proprio a quello scopo.
Rifugiarsi alla stazione dei treni, in un vagone merci che trova aperto. (Hai dimenticato di dire vagone, anche se è chiaramente sottinteso. Ma meglio dirlo).
I binari di uno scalo merci sono di una mortale, squallida bellezza. Lo so, esagero. Il mio fornitore abituale di penne Bic (scrivo spesso a mano, poi trasferisco su pc e cambio ancora) me ne ha venduto di buone; l'odore d’inchiostro è particolarmente inebriante sulla carta riciclata.
Dicevo: devi far sentire i passi di Antonio ferito e gocciolante sangue con il malloppo in mano. I suoi piedi che smuovono le pietre delle traversine, l’odore metallico dei binari. Quegli scatoloni di cartone in mezzo ai quali si nasconde, l’odore fantastico del cartone, Antonio che si accascia, che immagina a come sarebbe stato se le cose fossero andate per il meglio.
Questo per quanto riguarda la prima parte, in piccola parte, per via dello spazio. Ci si potrebbe pensare.
Poi fai un discreto e improvviso stacco di trent’anni e lo dici chiaro, e va bene però si potrebbe anche solo farlo capire, un avviso così repentino di passaggio del tempo non sempre può essere il benvenuto nel lettore. Potrebbe chiedersi: cosa mi sono perso? Cosa mi aspetta per ricucire il tutto?
Potresti cambiare, ma sovvertendo in parte l’inizio del racconto, ad esempio inquadrando Antonio già cinquantenne in casa sua, sdraiato su una poltrona mentre sorseggia whiskey ambrato da un bicchiere e guardandolo controluce vede i riflessi agitarsi, muoversi come le onde del mare, evocative di ricordi. Tutto il racconto potrebbe partire da lì.
Sentirebbe anche, ricorderebbe annusando il bicchiere, l’odore del sangue suo e di Pinuccio e di Tanino, che lo farebbero desistere dal bere e alla fine del riaffiorare dei ricordi sentirebbe la moglie che gli dice che deve venire a casa loro quel tale consuocero americano che poi scoprirà trattarsi di Tanino.
Ma questa è un’altra storia sulla quale concentrarsi ulteriormente. Qui si tratta di spiegare brevemente tutti gli intrighi accaduti e che accadranno. Io lascerei tutto al dialogo, senza far comprendere bene che alla fine Antonio farà una brutta fine per via di Tanino o dei suoi killer e della moglie di Antonio.
Era sufficiente il colpo di scena del ritorno inatteso di Tanino secondo me, il resto lo si poteva far intravedere, come pure hai fatto, ma un po’ più velatamente, non così esplicito.
La vendetta doveva essere compiuta ad ogni modo.
Una fine ben triste per un personaggio che in fondo aveva vissuto la sua avventura. E chissà quale avventura doveva aver vissuto Tanino, rifugiato in America.
Spero di non aver esagerato troppo con queste disturbanti fantasie.
Penso che il caffè sia pronto. Quanto zucchero?
Mentre si prepara il caffè,

La situazione appare interessante, da molti punti di vista. Lo spazio e il tempo disponibili nel racconto non sono molti, comprensibile la voglia di postare, l’ansia diciamo, come hai accennato in un commento.
Attenzione: non voglio dirti che hai fatto male, io sono dell’opinione che tutte le idee siano buone quando si scrive, bisogna sfruttare tutte le loro potenzialità, che naturalmente sono infinite, come i granelli di sabbia sulla spiaggia.
Scrivere significa andare oltre, sublimare tutto.
Trama, personaggi, situazioni e ambienti vanno bene, io amo apprezzare ogni cosa, ogni dettaglio. Figurati che riesco a incantarmi e vedere un mondo davanti a una parete scrostata in una cella d’isolamento, quindi pensa in una scena addirittura all’aperto (ma comunque chiusa, circoscritta nella parte iniziale, il che non è un male, anzi).
Dunque questi ragazzi delinquentelli hanno compiuto una rapina andata male. Se il loro mondo gli stava stretto potevano andare da un'altra parte e se non avevano soldi potevano arruolarsi nella Legione Straniera francese. Ne ho conosciuti personaggi del genere. Ragazzi fantastici.
Nel poco spazio che hai a disposizione per vedere e descrivere il mondo di questi ragazzi devi entrare nella loro mente e nel loro corpo. Antonio è ferito, ha paura, sente dolore. Può avere la febbre data dalla ferita, dallo stress, abiti sudati, sporchi del sangue della sua ferita e del sangue di quel Pinuccio traditore che qualcuno ha sventrato, non si sa se è stato Antonio o Tanino. Ti sei accorta che i nomi di Antonio e Tanino sono simili e possono generare confusione?
Dunque Antonio ha la visione di questo Pinuccio con le budella fuori e la visione del corpo di Tanino che pensa sia ferito a morte, irrecuperabile, perciò da abbandonare al suo destino. C’è già il tanto per fare impazzire un uomo non abituato a queste situazioni, ma subentra il solito istinto di sopravvivenza.
Fuggire in quel vicolo con il malloppo in mano, arrancando con il cuore in gola, terrorizzato dalle sirene della polizia, il cui suono serve proprio a quello scopo.
Rifugiarsi alla stazione dei treni, in un vagone merci che trova aperto. (Hai dimenticato di dire vagone, anche se è chiaramente sottinteso. Ma meglio dirlo).
I binari di uno scalo merci sono di una mortale, squallida bellezza. Lo so, esagero. Il mio fornitore abituale di penne Bic (scrivo spesso a mano, poi trasferisco su pc e cambio ancora) me ne ha venduto di buone; l'odore d’inchiostro è particolarmente inebriante sulla carta riciclata.
Dicevo: devi far sentire i passi di Antonio ferito e gocciolante sangue con il malloppo in mano. I suoi piedi che smuovono le pietre delle traversine, l’odore metallico dei binari. Quegli scatoloni di cartone in mezzo ai quali si nasconde, l’odore fantastico del cartone, Antonio che si accascia, che immagina a come sarebbe stato se le cose fossero andate per il meglio.
Questo per quanto riguarda la prima parte, in piccola parte, per via dello spazio. Ci si potrebbe pensare.
Poi fai un discreto e improvviso stacco di trent’anni e lo dici chiaro, e va bene però si potrebbe anche solo farlo capire, un avviso così repentino di passaggio del tempo non sempre può essere il benvenuto nel lettore. Potrebbe chiedersi: cosa mi sono perso? Cosa mi aspetta per ricucire il tutto?
Potresti cambiare, ma sovvertendo in parte l’inizio del racconto, ad esempio inquadrando Antonio già cinquantenne in casa sua, sdraiato su una poltrona mentre sorseggia whiskey ambrato da un bicchiere e guardandolo controluce vede i riflessi agitarsi, muoversi come le onde del mare, evocative di ricordi. Tutto il racconto potrebbe partire da lì.
Sentirebbe anche, ricorderebbe annusando il bicchiere, l’odore del sangue suo e di Pinuccio e di Tanino, che lo farebbero desistere dal bere e alla fine del riaffiorare dei ricordi sentirebbe la moglie che gli dice che deve venire a casa loro quel tale consuocero americano che poi scoprirà trattarsi di Tanino.
Ma questa è un’altra storia sulla quale concentrarsi ulteriormente. Qui si tratta di spiegare brevemente tutti gli intrighi accaduti e che accadranno. Io lascerei tutto al dialogo, senza far comprendere bene che alla fine Antonio farà una brutta fine per via di Tanino o dei suoi killer e della moglie di Antonio.
Era sufficiente il colpo di scena del ritorno inatteso di Tanino secondo me, il resto lo si poteva far intravedere, come pure hai fatto, ma un po’ più velatamente, non così esplicito.
La vendetta doveva essere compiuta ad ogni modo.
Una fine ben triste per un personaggio che in fondo aveva vissuto la sua avventura. E chissà quale avventura doveva aver vissuto Tanino, rifugiato in America.
Spero di non aver esagerato troppo con queste disturbanti fantasie.
Penso che il caffè sia pronto. Quanto zucchero?

Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
(Apocalisse di S. Giovanni)
Re: [MI185] Il giusto
10@Alberto Tosciri, il caffè non lo potrai bere (che poi tutto ‘sto mito del dormire, sopravvalutato secondo me. Vuoi mettere la magia delle cinque del mattino? Il pallore timido dell’alba, il silenzio degli umani che sono ancora tutto e niente, santi e assassini con gli stessi occhi chiusi… vabbè, non divaghiamo) dicevo, il caffè non lo bevi, ma già solo l’odore ti fa scintillare le sinapsi. Perché hai fatto centro: doveva essere quello il racconto! E in media res, che è la mia preferita, va a sapere perché stavolta no.
Il rovello della vendetta che Antonio legge negli occhi di Tanino (nomi troppo simili, è vero, pure se uno è il diminutivo di Gaetano. E potrei dirti che sono uno lo specchio dell’altro, ma tanto non te la bevi, quindi evito)
La minaccia del non detto, dell’immaginato, del rimorso covato e cacciato nel fondo del bicchiere per anni.
E Rosa che sapeva, che taceva, aspettando solo il momento di chiudere il conto.
Eh sì, sarebbe stata tutta un’altra camminata.
Grazie, Alberto
Niente zucchero, se ce l’hai un goccio di latte.
Il rovello della vendetta che Antonio legge negli occhi di Tanino (nomi troppo simili, è vero, pure se uno è il diminutivo di Gaetano. E potrei dirti che sono uno lo specchio dell’altro, ma tanto non te la bevi, quindi evito)
La minaccia del non detto, dell’immaginato, del rimorso covato e cacciato nel fondo del bicchiere per anni.
E Rosa che sapeva, che taceva, aspettando solo il momento di chiudere il conto.
Eh sì, sarebbe stata tutta un’altra camminata.
Grazie, Alberto

Niente zucchero, se ce l’hai un goccio di latte.
Re: [MI185] Il giusto
11Approvo incondizionatamente il commento di Tosciri. Magari poi è vero, come dicono altri: il plot non sarà originalissimo. Ma lavorandoci su c'è di che farne davvero un gran racconto.
Con Sua Maestà Il grottesco a fare irruzione nel finale, come una retata della madama, o come una vendetta dei Corleone. Implacabile. Ineluttabile. A chiarire che non c'è salvezza. Mai. Manco per sogno. Manco per sbaglio.
A rileggerti!
Con Sua Maestà Il grottesco a fare irruzione nel finale, come una retata della madama, o come una vendetta dei Corleone. Implacabile. Ineluttabile. A chiarire che non c'è salvezza. Mai. Manco per sogno. Manco per sbaglio.
A rileggerti!