[MI185] Le campane di Baumurtas

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Traccia di Mezzogiorno: "Un ritorno inatteso".

commento: Le tasche piene di sassi

Le campane di Baumurtas

Il più era fatto, pensò Paolo saltando giù dallo sgangherato camioncino puzzolente di nafta che lo aveva trasportato per tutta la notte arrancando in strade sterrate di pianure e montagne.
L’autista, stringendogli la mano gli disse ─ Mi dispiace di non poterti portare fino a casa, ma ancora un salto e ci sei! Buona fortuna!
─ Hai fatto anche molto ─ rispose Paolo sorridendo, con le lacrime che gli rigavano le guance irte di una barba ispida, volgendo lo sguardo sulla montagna che incombeva sopra Loggerru, il piccolo paese dove si erano fermati. Non riusciva a staccare lo sguardo dalla montagna che incombeva; boschi, granito e un pugno di pietre sparse: Baumurtas, il suo paese.
Si mise in spalla  la valigia di cartone legata con uno spago e cominciò a camminare per la strada. Alcune donne sporche della campagna si erano fermate a parlare vicino a una fontana, bambini scalzi si rincorrevano, uomini anziani stavano seduti a guardare.
Paolo salutò in dialetto.
─ Ah! Uno di Baumurtas che torna dalla guerra! Bentornato!
─ Sì! Grazie! Sto tornando a casa!
─ Dov’eri?
─ Prigioniero. Germania.
─ Povero soldato!
─ Sono carabiniere ─ disse con orgoglio Paolo, mostrando gli alamari di filo argentato sdruciti in più punti che aveva cucito lui stesso sul bavero di una logora giacca militare tedesca. Indossava pantaloni  inglesi e un paio di stivali tedeschi.
─ Vieni. Un bicchiere di vino. Ti aspetta una bella salita prima di arrivare a Baumurtas.
─ Grazie. Volentieri.
─ Abbiamo anche pane carasau, pane bianco e lardo.
─ Troppo disturbo.
─ Nessun disturbo carabiniere. Ma sei giovane.
Tengio bint’unus. Ho ventuno.
─ Quanto tempo eri prigioniero?
─ Due anni… Due anni. Sapete…
─ Oh povero! Tra poco sarai a casa. Non piangere. Coraggio. Bevi tranquillo. Bevi un altro bicchiere. Coraggio. È tutto finito adesso.

Si fermò una moto con attaccato dietro un grosso carretto  carico di stoffe; apparteneva a un venditore ambulante che veniva da una cittadina poco lontana e come d’uso imitava i dialetti dei paesi dove si fermava. Sentendo la storia di Paolo gli disse che anche lui stava andando a Baumurtas per vendere la sua merce e si offrì di dargli un passaggio. Paolo era tentato di accettare ma a malincuore disse ─ Guarda: sono più di due anni che a casa non sanno niente di me, di sicuro mi credono morto, lo so. Non mi hanno fatto scrivere dalla Germania. Mi sono rimaste quattro sorelle, mia madre e mio padre sono morti che ero ragazzino. Non mi sento di arrivare così di colpo… non ho… non ho coraggio…
E si rimise a piangere. E la gente intorno a consolarlo.
Mischinu! Mischineddu! Povero! Poverino! ─ dicevano le donne.
─ Posso aiutarti lo stesso ─ disse il venditore. ─ Farò in modo di dirlo e non dirlo e saranno tutti preparati al tuo ritorno. Lascia fare a me. Tu vai tranquillo.

Paolo si trattenne ancora un poco poi, dopo aver salutato la piccola folla che si era fatta intorno a lui per vederlo e sentirlo parlare, si incamminò per Baumurtas.
Appena fuori di Loggerru vide che il vecchio ponte era cadente e attraversò il fiume a piedi; arrotolò uno straccio sulla testa per metterci sopra la valigia, reggendola con una mano. Due bambini pescavano sulla sponda opposta e lo salutarono ridendo. Paolo ricambiò il sorriso. Si era bagnato ben oltre gli stivali, se li tolse per scolare l’acqua, li rimise e si avviò. Si sarebbe asciugato camminando lungo il tragitto.
Mano a mano che saliva lungo la montagna, avvolto e circondato da quel silenzio eterno che profumava di olivastri e di pietra, rotto soltanto dal suono di lontani campanacci di capre e dallo stridio di un aquila, ricordava quante volte aveva percorso quella strada con il carro a buoi, quando suo padre era ancora vivo, poi da ragazzino con altri coetanei per andare a lavorare come bracciante negli orti dei paesi vicini. Riconosceva ogni angolo, ogni pietra.
─ Sempre uguali, e siete però cambiati anche voi! ─ diceva a voce alta salutando i luoghi e asciugandosi le lacrime.
Cercò di calmarsi, pensare a quello che doveva fare.
Al rientro in Italia erano convogliati a Verona, avevano dormito per giorni dentro l’arena, inquadrati dalle autorità, forniti di documenti provvisori. Con mezzi di fortuna erano arrivati a Civitavecchia. Altri giorni di attesa all’addiaccio, imbarcati su una nave finalmente. Doveva presentarsi ai carabinieri del suo paese che a loro volta lo avrebbero direzionato alla Legione di appartenenza. Ma prima, gli avevano assicurato, lo avrebbero messo in licenza qualche mese, per riposarsi. 
Questo non era importante. Adesso aveva paura.
Mancava poco all’ingresso del paese, si fermò a bere a una fontana. Sentì due campanelle. Due capre a poca distanza lo guardavano masticando piano, sospettose. Dietro di loro, da uno spuntone di roccia comparve un piccolo vecchio curvo che si appoggiava a un bastone di olivastro. Avvicinatosi a Paolo si tolse il berretto per salutare.
─ Zio Padrus! Sono Paolo Tancas! Non mi riconoscete?
─ Mi sembrava e non mi sembrava ─ disse il vecchio. ─ Non ci vedo più tanto bene. Ma immaginavo che eri tu. Ho sentito che stavi venendo.
─ Come avete sentito?
─ Il venditore di stoffe. È stato bravo e dovrai invitargli un bicchiere di vino.
─ Ma certo! E anche a voi! Ma ditemi come…
Il vecchio sorrise sdentato, si raddrizzò a fatica e cominciò a dire ─ È entrato in paese gridando a tutti fin dall’inizio: Stoffe! Stoffe belle! Roba del continente! Ho parlato con Paolo Tancas! Chi di voi conosce Paolo Tancas? Stoffe belle e bellissime! Non costano molto! Avvicinatevi! Ho parlato con Paolo Tancas! È a Loggerru! Paolo Tancas sta tornando a casa! Chi di voi lo conosce? Stoffe belle del continente! Paolo Tancas! Chi lo conosce? Sta tornando a casa! Stoffe belle e bellissime! Avvicinatevi!
─ Oh santo cielo!
─ Tua sorella più piccola…
─ Rosalina!
─ Stava prendendo acqua alla fontana davanti alla chiesa e ha sentito. Si è messa a gridare. Le è caduta la brocca…
─ Povera… Povera…
─ È andata a casa con altre donne e ora le tue sorelle sanno di te. Lo sanno tutti in paese.
─ Come sono messo, zio Padrus?
─ Stai molto bene. Vai a casa tua, Paolo.

Paolo passò davanti al cimitero, si fece un segno di croce per i suoi vecchi. Andò avanti.
Lo avvolse l’odore del paese, non più sentito, mai dimenticato. Il posto dove era nato lo aveva riconosciuto e lo accoglieva. Si mise a correre, salutando frettolosamente qualcuno che incontrava, che lo toccava; qualche vecchietta che lo baciava e gli stringeva le mani. Paolo continuava a correre senza sentire il peso della valigia di cartone. Vide la chiesa, vicino a casa sua. Una piccola folla radunata, uomini, molte donne, una fila di bambini che guardavano nella sua direzione con occhi spalancati. Dalla folla si staccò una ragazza vestita a lutto venendogli incontro di corsa, piangendo e urlando ─ Paolo! Paolo! Dio mio! Paolo!
Era Rosalina. E quanto era cresciuta! E dietro di lei venivano le altre sue sorelle, tutte vestite di nero, perché pensavano fosse morto. Ma era vivo! Era ancora vivo! Posò la valigia, si sentì mancare. Si inginocchiò o si lasciò andare alzando le braccia al cielo. Piangendo di gioia si fece travolgere dalle sue sorelle che lo abbracciavano e coprivano di baci.
La gente si avvicinava festosa. Era quasi mezzogiorno. Con un po’ di anticipo le campane  della chiesa suonarono. Paolo era tornato a casa.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI185] Le campane di Baumurta

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Ciao@Alberto Tosciri

Un ritorno a lieto fine, un racconto che regala un bel po’ di sensazioni ed emozioni. Molto convincenti ed efficaci le descrizioni ambientali (la tua Terra è eterna fonte d’ispirazione) davvero “speciali” i dettagli (per esempio lo sfilarsi dello,stivale per togliere l’acqua… immagine che ti fa entrare nel racconto e ti rende partecipe. In questo trovo che la tua penna esprima una capacità eccezionale). Ci sono elementi che fanno immaginare che sia successo qualcosa di misterioso. Per esempio la descrizione dell’abbigliamento del reduce: 
Alberto Tosciri wrote: Sun Dec 08, 2024 7:59 pmSono carabiniere ─ disse con orgoglio Paolo, mostrando gli alamari di filo argentato sdruciti in più punti che aveva cucito lui stesso sul bavero di una logora giacca militare tedesca. Indossava pantaloni  inglesi e un paio di stivali tedeschi.
Non spieghi fino in fondo il motivo della paura che prova Paolo nel mostrarsi alle sorelle (l’incontro con loro termina nel modo più naturale e migliore possibile) . Particolare l’introduzione del venditore ambulante che “sbraita” ai Quattro venti la notizia del ritorno del soldato tra un invito all’acquisto della sua mercanzia e l’altro… 
insomma… sono rimasta con la sensazione che ci sia dell’altro da scoprire. Non tutto ci è stato rivelato. Spero in un secondo tempo…

Re: [MI185] Le campane di Baumurtas

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Racconto gradevole centrato su un periodo così drammatico e particolare della nostra storia. Non mi è dispiaciuta l'idea, ma la prosa ha almeno due difetti a mio avviso da considerare: la punteggiatura e, più ancora (e in parte sovrapposto al precedente problema) la costruzione di lunghe frasi, ricche di subordinate, senza una punteggiatura che consenta al lettore di tirare il fiato. Di seguito alcuni esempi:
- "Il più era fatto, pensò Paolo saltando giù dallo sgangherato camioncino puzzolente di nafta che lo aveva trasportato per tutta la notte arrancando in strade sterrate di pianure e montagne.", dai, almeno un'altra virgola: o, meglio, meno frasi subordinate.
- "─ Hai fatto anche molto ─ rispose Paolo sorridendo, con le lacrime che gli rigavano le guance irte di una barba ispida, volgendo lo sguardo sulla montagna che incombeva sopra Loggerru, il piccolo paese dove si erano fermati". Altro periodo che, a parte il dialogo iniziale, è lunghissimo e ricco di subordinate; si legge di corsa e si arriva alla fine in apnea;
- I dialoghi che proseguono con la narrazione devono comunque concludersi con un segno di punteggiatura; esempio: "─ Sono carabiniere ─ disse con orgoglio Paolo"; dopo 'carabiniere' serve iuna virgola (in questo caso; in altri potrebbe essere un punto e virgola o un punto);
- "Nessun disturbo carabiniere"; meglio: Nessun disturbo, carabiniere;
- la valigia di cartone era tipica degli emigrati meridionali, poveri, della prima metà del Novecento. Probabilmente un internato italiano nei lager tedeschi aveva, forse sì e forse no, un sacco, un lenzuolo arrotolato, poco più.
A presto rileggerti.

Re: [MI185] Le campane di Baumurtas

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Grazie @@Monica
@Monica wrote: Mon Dec 09, 2024 12:52 pmNon spieghi fino in fondo il motivo della paura che prova Paolo nel mostrarsi alle sorelle (l’incontro con loro termina nel modo più naturale e migliore possibile) .
È una situazione in cui si sono trovati tanti prigionieri di guerra e dei lager al ritorno a casa.
Non si tratta di aver paura dei familiari, ma si ha paura dei cambiamenti al ritorno, paura di non essere in grado di affrontare, di spiegare… innumerevoli altri fattori.
Ti faccio un esempio, che lessi nella biografia di Giovannino Guareschi, l’autore di Don Camillo. Rimase prigioniero in Germania per due anni, era un ufficiale  di Artiglieria del Regio Esercito. Quando tornò in Italia arrivato davanti a casa sua non ebbe il coraggio di entrare e rimase tutta la notte seduto in una panchina all’aperto a guardare la sua casa. Aveva sofferto e forse, dico forse, voleva far passare questa sofferenza, non voleva essere visto in quelle condizioni, ritardava l’incontro con la famiglia, pur non vedendo l’ora di abbracciarla. Io non ho questa esperienza, ma posso immaginare, avendo vissuto per lunghi periodi lontano da casa, rendendomi conto quando tornavo, finalmente, dopo tanto tempo, di avere come paura a ripresentarmi, cambiato, fisicamente e mentalmente, come se fossi colpevole di aver abbandonato tutto. Sembra assurdo.
@Monica wrote: Mon Dec 09, 2024 12:52 pminsomma… sono rimasta con la sensazione che ci sia dell’altro da scoprire. Non tutto ci è stato rivelato. Spero in un secondo tempo…
Sì. So qualcosa di più, non molto. Ne ho scritto anche in un altro racconto, ambientato durante il bombardamento di Dresda. I prigionieri di quell’epoca non amavano parlare delle loro esperienze, qualcuno disse qualcosa nel corso degli anni. Ci voleva l’occasione giusta. Quell’uomo mi raccontò come era tornato a casa, dalle sorelle che lo credevano morto. Era mio padre.



Ti ringrazio @bezzicante 
Sono d’accordo con te sulle virgole e i periodi troppo lunghi, è uno dei miei difetti che molti mi fanno sempre notare e in cui casco periodicamente. Terrò conto dei tuoi consigli, per me preziosi.
bezzicante wrote: Mon Dec 09, 2024 1:33 pm- la valigia di cartone era tipica degli emigrati meridionali, poveri, della prima metà del Novecento. Probabilmente un internato italiano nei lager tedeschi aveva, forse sì e forse no, un sacco, un lenzuolo arrotolato, poco più.
La valigia di cartone era molto in uso a quei tempi, non era difficile procurarsela in qualche modo. Tieni conto che i militari italiani erano classificati dai tedeschi come IMI – Internati Militari Italiani, senza godere dei privilegi di assistenza, sia pure sporadica, della Croce Rossa. Ma non erano rinchiusi in campi di sterminio. Venivano giornalmente condotti in vari luoghi di lavoro, coadiuvavano con i vigili del fuoco i soccorsi, recuperi morti e feriti civili durante i bombardamenti, recuperavano aerei abbattuti per caricare i rottami su camion diretti alle acciaierie Krupp, dove venivano fusi per recuperare e riutilizzare il ferro; nei casi migliori venivano dislocati giornalmente e recuperati la sera in varie fattorie dove lavoravano i campi assieme ai contadini tedeschi vecchi, sostituendo i loro figli al fronte. Le famiglie dei contadini ricevevano dal governo tedesco dei buoni pasto per i prigionieri che lavoravano con loro e i prigionieri in quelle occasioni mangiavano quel poco che c’era con i contadini e le loro famiglie. Talvolta si riusciva a recuperare qualche marco, a barattare qualcosa. Una valigia di cartone dove mettere pochi effetti personali non era impossibile da trovare, certamente assieme a qualche sacca e zaino militare, come capitava.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI185] Le campane di Baumurtas

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@Alberto Tosciri   :)

Sono confusa.
Ho letto sino alla fine convinta che il venditore ambulante avesse creato un equivoco sul ritorno del soldato. Cioè, che stesse tornando da morto a casa sua. Infatti, le sorelle sono vestite a lutto, le campane (a morto?) suonano in anticipo...

Ma, se fosse stato così, perché fai dire all'ambulante che gli ha "parlato"? (A un morto?)
Dire e non dire... Se dice che gli ha parlato, non può essere morto! Poteva dire che aveva saputo che stava tornando a casa, in modo generico.

Così, pur restando una bella lettura, come tutti i tuoi racconti, in questa, che finalmente ha un lieto fine, mi hai spiazzata! :grat:

Comunque, complimenti!  :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI185] Le campane di Baumurtas

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Poeta Zaza wrote: Mon Dec 09, 2024 9:28 pmSono confusa.
Ho letto sino alla fine convinta che il venditore ambulante avesse creato un equivoco sul ritorno del soldato. Cioè, che stesse tornando da morto a casa sua. Infatti, le sorelle sono vestite a lutto, le campane (a morto?) suonano in anticipo...
Il militare, Paolo, l'ex prigioniero cioè, sta tornando a casa  vivo,  scende da un camion, parla con la gente, gli offrono del vino. È assolutamente vivo,  sopravvissuto dopo due anni di prigionia, come dice  lui stesso agli abitanti del paese prima del suo, un paese che ho chiamato Loggerru (nome inventato). 

Incontra il venditore ambulante che sta andando proprio nel paese del militare, poco lontano, Baumurtas  (nome inventato) e il venditore vuole dargli un passaggio sulla sua moto che traina il carretto delle stoffe. Ma il militare, Paolo, non se la sente di tornare all'improvviso dopo due anni senza aver dato notizie, sa già che lo credono morto, non si sente il coraggio. I motivi sono molteplici, non potevo argomentare, era lunga. Ho accennato qualcosa a questo proposito nei commenti...

Il venditore, dalla parlantina facile, gli dice che avviserà in modo indiretto che Paolo sta tornando al paese, lo dirà e non lo dirà, mischiando la notizia con la pubblicità delle sue mercanzie, non lo dirà direttamente a nessuno, ma sentiranno tutti il suo nome e realizzeranno che il venditore ha parlato con Paolo, che è vivo e sta tornando.

Le sorelle si sono vestite a lutto da un po', perché non avendo avuto più notizie  di Paolo si erano convinte che era morto e che non sarebbe più tornato.

Le campane di una chiesa di solito a mezzogiorno suonano più volte con dodici tocchi e qui suonano con un po' di anticipo, forse per sbaglio, quasi per salutare il ritorno insperato di Paolo.

Mi dispiace di averti spiazzata, mi sembrava di aver scritto in maniera semplice come faccio di solito, cerco sempre di evitare di essere enigmatico, non è da me.  :)
Magari prova a rileggerlo con calma,  con le spiegazioni che ho messo risulterà più chiaro spero :) capirai che non potevo spiegare ogni passo, ogni particolare della storia, non sarebbe stato possibile e anche volendolo fare mi sarebbero serviti molti più caratteri. :)
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI185] Le campane di Baumurtas

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Alberto Tosciri wrote: Sun Dec 08, 2024 7:59 pmÈ entrato in paese gridando a tutti fin dall’inizio: Stoffe! Stoffe belle! Roba del continente! Ho parlato con Paolo Tancas! Chi di voi conosce Paolo Tancas? Stoffe belle e bellissime! Non costano molto! Avvicinatevi! Ho parlato con Paolo Tancas! È a Loggerru! Paolo Tancas sta tornando a casa! Chi di voi lo conosce? Stoffe belle del continente! Paolo Tancas! Chi lo conosce? Sta tornando a casa! Stoffe belle e bellissime! Avvicinatevi!
E' quella frase che hai sbagliato a mettere, secondo me! Come fa a essere fraintesa!

Tutto il resto l'avevo capito, l'ho letto bene! Non sono tonta, eh!  :tze:

Tranne le campane.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI185] Le campane di Baumurtas

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Ciao, Alberto.
Mi faccio un giro nel vecchio MI anche se non ho partecipato.
Mi fa piacere commentare.
  wrote:─ Hai fatto anche molto ─ rispose Paolo sorridendo, con le lacrime che gli rigavano le guance irte di una barba ispida, volgendo lo sguardo sulla montagna che incombeva sopra Loggerru, il piccolo paese dove si erano fermati. Non riusciva a staccare lo sguardo dalla montagna che incombeva; boschi, granito e un pugno di pietre sparse: Baumurtas, il suo paese.
Dopo, Barba ispida, metterei un punto:

Rispose Paolo sorridendo, con le lacrime che gli rigavano le guance irte di una barba ispida. Volgeva lo sguardo sulla montagna che incombeva sopra Loggerru: il piccolo paese dove si erano fermati. Non riusciva a staccare lo sguardo dalla montagna che incombeva; boschi, granito e un pugno di pietre sparse: Baumurtas, il suo paese.
A mio modo di vedere, se togli quel gerundio le frasi sono più scorrevoli e la scena guadagna pathos. Una scena mostrata arriva alla mia mente in modo più immersivo:
Vedo Paolo, fermo, ha appena lasciato la mano dell'autista, gli occhi si incollano sul paesaggio, mentre il furgoncino se ne va. 
Se lasci il gerundio: Vedo Paolo che mentre stringe la mano all'autista resta impalato a guardare il paesaggio. Dimmi cosa ne pensi.

  wrote:─ Ah! Uno di Baumurtas che torna dalla guerra! Bentornato!
─ Sì! Grazie! Sto tornando a casa!
─ Dov’eri?
─ Prigioniero. Germania.
─ Povero soldato!
─ Sono carabiniere ─ disse con orgoglio Paolo, mostrando gli alamari di filo argentato sdruciti in più punti che aveva cucito lui stesso sul bavero di una logora giacca militare tedesca. Indossava pantaloni  inglesi e un paio di stivali tedeschi.
─ Vieni. Un bicchiere di vino. Ti aspetta una bella salita prima di arrivare a Baumurtas.
─ Grazie. Volentieri.
─ Abbiamo anche pane carasau, pane bianco e lardo.
─ Troppo disturbo.
─ Nessun disturbo carabiniere. Ma sei giovane.
─ Tengio bint’unus. Ho ventuno.
─ Quanto tempo eri prigioniero?
─ Due anni… Due anni. Sapete…
─ Oh povero! Tra poco sarai a casa. Non piangere. Coraggio. Bevi tranquillo. Bevi un altro bicchiere. Coraggio. È tutto finito adesso.
 Se ti bastavano i caratteri, qui avrei inserito qualche dettaglio sull'ambiente dove si ferma a bere e a mangiare: in piedi lungo la strada? Magari si siede un attimo su una grossa pietra…
  wrote:iDue bambini pescavano sulla sponda opposta e lo salutarono ridendo. Paolo ricambiò il sorriso. Si era bagnato ben oltre gli stivali, se li tolse per scolare l’acqua, li rimise e si avviò. Si sarebbe asciugato camminando lungo il tragitto
Prima di fargli togliere gli stivali devi farlo arrivare sull'altra sponda. Lui saluta i ragazzini, ma non è ancora arrivato, non l'hai detto. 
Toglierei la frase sottolineata; mi sembra superflua. 
  wrote:Mano a mano che saliva lungo la montagna, avvolto e circondato da quel silenzio eterno che profumava di olivastri e di pietra,
Conosco l'odore della pietra. Ne ho bellissimi ricordi. Un paese simile a quello descritto nel tuo racconto, in Abruzzo.
  wrote:Era Rosalina. E quanto era cresciuta! E dietro di lei venivano le altre sue sorelle, tutte vestite di nero, perché pensavano fosse morto. Ma era vivo! Era ancora vivo! Posò la valigia, si sentì mancare. Si inginocchiò o si lasciò andare alzando le braccia al cielo. Piangendo di gioia si fece travolgere dalle sue sorelle che lo abbracciavano e coprivano di baci.
La gente si avvicinava festosa. Era quasi mezzogiorno. Con un po’ di anticipo le campane  della chiesa suonarono. Paolo era tornato a casa.
Il finale sembra affrettato e scontato, forse potevi romanzare di più, anzi sicuramente ma che bello questo incontro, così com'è!
Grazie per le immagini che mi hai regalato.

Re: [MI185] Le campane di Baumurtas

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Poeta Zaza wrote: Tue Dec 10, 2024 9:04 am
E' quella frase che hai sbagliato a mettere, secondo me! Come fa a essere fraintesa!
Cosa intendi per fraintesa? Io intendevo che il venditore, dicendo  alla gente del paese di aver parlato con Paolo, diceva che quindi era vivo e che stava tornando. E così hanno capito gli abitanti del paese. Secondo me non c'era da fraintendere niente, al massimo da restare increduli e stupiti, come fa Rosalina nel sentire la notizia (le casca la brocca dell'acqua).
Poeta Zaza wrote: Tue Dec 10, 2024 9:04 amTutto il resto l'avevo capito, l'ho letto bene! Non sono tonta, eh!  :tze:
Mai pensato nemmeno per scherzo una cosa del genere.
Lo sai che amo dilungarmi in spiegazioni, magari non richieste.  :D

Poeta Zaza wrote: Tue Dec 10, 2024 9:04 amTranne le campane.
Campane vere ma come metafore. Suonano in anticipo, come per festeggiare. Cosa c'è da festeggiare? Per quella gente il ritorno di un paesano in quelle circostanze era un avvenimento. Può essere, potrebbe essere o magari non c'entra niente e battono le ore in anticipo. Magari un'idea del sagrestano o del prete... a raccontarlo altro che 8000 caratteri!
Molto si lascia all'interpretazione, che può essere diversa, è chiaro.
Ciao



Ciao @Albascura

Ti ringrazio.
Albascura wrote: Tue Dec 10, 2024 5:04 pm─ Hai fatto anche molto ─ rispose Paolo sorridendo, con le lacrime che gli rigavano le guance irte di una barba ispida, volgendo lo sguardo
Albascura wrote: Tue Dec 10, 2024 5:04 pmDopo, Barba ispida, metterei un punto:
Giustissimo.
Albascura wrote: Tue Dec 10, 2024 5:04 pmRispose Paolo sorridendo, con le lacrime che gli rigavano le guance irte di una barba ispida. Volgeva lo sguardo sulla montagna che incombeva sopra Loggerru: il piccolo paese dove si erano fermati. Non riusciva a staccare lo sguardo dalla montagna che incombeva; boschi, granito e un pugno di pietre sparse: Baumurtas, il suo paese.
Albascura wrote: Tue Dec 10, 2024 5:04 pmA mio modo di vedere, se togli quel gerundio le frasi sono più scorrevoli e la scena guadagna pathos. Una scena mostrata arriva alla mia mente in modo più immersivo:
Vedo Paolo, fermo, ha appena lasciato la mano dell'autista, gli occhi si incollano sul paesaggio, mentre il furgoncino se ne va. 
Se lasci il gerundio: Vedo Paolo che mentre stringe la mano all'autista resta impalato a guardare il paesaggio. Dimmi cosa ne pensi.
Hai ragione. Amo troppo i gerundi, dilungarmi, attorcigliarmi. Il discorso è più fluido e immediato togliendoli.
Albascura wrote: Tue Dec 10, 2024 5:04 pmSe ti bastavano i caratteri, qui avrei inserito qualche dettaglio sull'ambiente dove si ferma a bere e a mangiare: in piedi lungo la strada? Magari si siede un attimo su una grossa pietra…
Anche questo è giusto. Io amo i particolari. Avrei potuto inserire una frase esplicativa in quel senso, ci stava.
Albascura wrote: Tue Dec 10, 2024 5:04 pm
Prima di fargli togliere gli stivali devi farlo arrivare sull'altra sponda. Lui saluta i ragazzini, ma non è ancora arrivato, non l'hai detto. 
Toglierei la frase sottolineata; mi sembra superflua. 
Osservazione molto pertinente. Mi era sfuggito e ti ringrazio. 
Albascura wrote: Tue Dec 10, 2024 5:04 pmConosco l'odore della pietra. Ne ho bellissimi ricordi. Un paese simile a quello descritto nel tuo racconto, in Abruzzo.
Allora sai perfettamente quello che intendevo dire, cercare di rappresentare.
Tutti gli odori sono essenziali ed evocativi in una rappresentazione scritta.
Albascura wrote: Tue Dec 10, 2024 5:04 pmIl finale sembra affrettato e scontato, forse potevi romanzare di più, anzi sicuramente ma che bello questo incontro, così com'è!
Grazie per le immagini che mi hai regalato.
Dico sempre che sarebbe bello ci fosse un contest magari  in mezzo agli altri, ma che durasse almeno sei mesi e consentisse  lo spazio di un romanzo breve, giusto per lasciarsi andare, chi lo desidera, a qualche descrizione più particolareggiata.

Sono io che ti ringrazio per aver apprezzato il racconto, al netto dei miei errori @Albascura































































































































































































































































post_id=69005 wrote:Tue Dec 10, 2024 9:04 am
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI185] Le campane di Baumurtas

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Alberto Tosciri wrote: Tue Dec 10, 2024 5:56 pmCosa intendi per fraintesa? Io intendevo che il venditore, dicendo  alla gente del paese di aver parlato con Paolo, diceva che quindi era vivo e che stava tornando. E così hanno capito gli abitanti del paese. Secondo me non c'era da fraintendere niente, al massimo da restare increduli e stupiti, come fa Rosalina nel sentire la notizia (le casca la brocca dell'acqua).
Ti sono affezionata ma a volte mi esasperi, @Alberto Tosciri   :hm:

Cosa intendo io per essere stata fraintesa? Perché tu non hai capito che io ho letto e assimilato ma sei tu ad avere fatto un errore e non hai saputo spiegarmi perché l'hai fatto. Ti rifaccio la domanda:

Se tutti hanno capito che Paolo stava tornando VIVO, perché la bella notizia non è arrivata, senza contraddizioni, in chiaro, alle sorelle di Paolo?
Questa è l'impressione (errata) che dai se tu mostri vestite a lutto le sorelle di Paolo, come se si fossero preparate per il funerale del fratello.

Ho bisogno che me lo spieghi in due righe al massimo, ti prego!  ;)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI185] Le campane di Baumurtas

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Poeta Zaza wrote: Tue Dec 10, 2024 6:12 pm Ti sono affezionata ma a volte mi esasperi, @Alberto Tosciri   :hm:

Cosa intendo io per essere stata fraintesa? Perché tu non hai capito che io ho letto e assimilato ma sei tu ad avere fatto un errore e non hai saputo spiegarmi perché l'hai fatto. Ti rifaccio la domanda:

Se tutti hanno capito che Paolo stava tornando VIVO, perché la bella notizia non è arrivata, senza contraddizioni, in chiaro, alle sorelle di Paolo?
Questa è l'impressione (errata) che dai se tu mostri vestite a lutto le sorelle di Paolo, come se si fossero preparate per il funerale del fratello.

Ho bisogno che me lo spieghi in due righe al massimo, ti prego!  ;)
Scusami, @Alberto Tosciri  :facepalm:

ma ho visto solo adesso la tua (giusta) spiegazione qui:
Alberto Tosciri wrote: Tue Dec 10, 2024 12:38 amLe sorelle si sono vestite a lutto da un po', perché non avendo avuto più notizie  di Paolo si erano convinte che era morto e che non sarebbe più tornato.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI185] Le campane di Baumurtas

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Ciao @Alberto Tosciri 

Le campane di Baumurtas
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Ogni paese ha le sue campane senza delle quali, tutto il paese scomparirebbe. Posso immaginare al tempo della guerra, decenni fa, il valore che queste avevano per la comunità. Oggi sono solo una rottura che ti svegliano alle sette di mattina. la campana era la voce della comunità. la gente si riuniva al suo suonare. Ogni suono, ritmo, aveva il suo perché.
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Il più era fatto, pensò Paolo saltando giù dallo sgangherato camioncino puzzolente di nafta che lo aveva trasportato per tutta la notte arrancando in strade sterrate di pianure e montagne.

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Ma la nafta c'era già? I mezzi non andavano a benzina? So che in Germania lo avevano prodotto per bruciare un misto di olio e lignite. Ma in Italia? Ti chiedo, sei tu l'esperto  :D
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─ Ah! Uno di Baumurtas che torna dalla guerra! Bentornato!
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Ma castiaddu! Torrau a dommu sesi! La bai labai...
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Io già me li vedo.. :D
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─ Vieni. Un bicchiere di vino. Ti aspetta una bella salita prima di arrivare a Baumurtas.
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─ Grazie. Volentieri.
─ Abbiamo anche pane carasau, pane bianco e lardo.
─ Troppo disturbo.
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Dai! Alberto, che non si rifiuta mai pane e lardo! Ci manca il pecorino, però! Dov'è finito?..  danti Spacciau o siddu vunti accunciau? :D
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─ Rosalina!
─ Stava prendendo acqua alla fontana davanti alla chiesa e ha sentito. Si è messa a gridare. Le è caduta la brocca…
─ Povera… Povera…
─ È andata a casa con altre donne e ora le tue sorelle sanno di te. Lo sanno tutti in paese.
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Le sorelle! Quando mancano i genitori, queste si sentono come delle madri nei confronti dei fratelli..
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Paolo passò davanti al cimitero, si fece un segno di croce per i suoi vecchi. Andò avanti.
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Quindi Paolo sapeva che i genitori erano lì! Quindi erano morti prima che lui andasse in guerra. A questo punto, era normale che Rosalina vestisse il lutto anche per i genitori. Molte donne lo portavano sino alla morte. Non mi ha meravigliato per niente che fossero vestite a lutto. Mi spiace che @Poeta Zaza non lo abbia preso in considerazione.
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Era Rosalina. E quanto era cresciuta! E dietro di lei venivano le altre sue sorelle, tutte vestite di nero, perché pensavano fosse morto. 
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Ripeto che le sorelle grandi, in una comunità come quella sarda, anche ai tempi descritti, si sentivano mamme. Sono certo, che ogni domenica, accendevano una candela o chiedevano al parroco di benedirlo in cielo.. Il finale con le campane ci sta proprio bene, specialmente sul sagrato o nella piazza del paese. Però Alberto, e toglila questa benedetta divisa da carabiniere e facci un racconto su una camicia nera... :D a si biri..
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI185] Le campane di Baumurtas

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bestseller2020 wrote: Tue Dec 10, 2024 7:27 pmMolte donne lo portavano sino alla morte. Non mi ha meravigliato per niente che fossero vestite a lutto. Mi spiace che @Poeta Zaza non lo abbia preso in considerazione.
Hai ragione.  :)

Eppure dovevo ricordarmi che,  in tempo di guerra, le donne avevano due vestiti e non di più, la maggior parte. E il lutto si portava per anni e anni...
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI185] Le campane di Baumurtas

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Poeta Zaza wrote: Tue Dec 10, 2024 7:25 pmScusami, @Alberto Tosciri  :facepalm:

ma ho visto solo adesso la tua (giusta) spiegazione qui:
Ah bene!  :D
Stavo per postare una lunga e articolata esposizione, praticamente un altro racconto!  :D


Ciao @bestseller2020
bestseller2020 wrote: Tue Dec 10, 2024 7:27 pmMa la nafta c'era già? I mezzi non andavano a benzina? So che in Germania lo avevano prodotto per bruciare un misto di olio e lignite. Ma in Italia? Ti chiedo, sei tu l'esperto  :D
No, non sono un esperto, figurati. Ma presumo ci fosse la nafta o una forma di gasolio o miscele composte  e recuperate nei modi più strani. A quell'epoca avevano fatto anche dei motori che funzionavano a legna, con fumaiolo.
Sai, per via delle "sanzioni" che allora come oggi punivano le nazioni che non si adeguavano alla linea giusta.
Siamo rimasti senza caffè per punizione,  non ce lo vendevano più durante tutto il periodo di guerra. Si faceva caffè di cicoria e chi poteva  comprava caffè vero al mercato nero.
bestseller2020 wrote: Tue Dec 10, 2024 7:27 pmDai! Alberto, che non si rifiuta mai pane e lardo! Ci manca il pecorino, però! Dov'è finito?..  danti Spacciau o siddu vunti accunciau? :D
Anche pane e lardo andava bene!
bestseller2020 wrote: Tue Dec 10, 2024 7:27 pmQuindi Paolo sapeva che i genitori erano lì! Quindi erano morti prima che lui andasse in guerra. A questo punto, era normale che Rosalina vestisse il lutto anche per i genitori. Molte donne lo portavano sino alla morte. Non mi ha meravigliato per niente che fossero vestite a lutto. Mi spiace che @Poeta Zaza non lo abbia preso in considerazione.
Giusta osservazione quella del lutto per i genitori. Potevano essere morti da anni, il periodo di lutto di solito durava minimo due anni per le donne, specie se nubili.
bestseller2020 wrote: Tue Dec 10, 2024 7:27 pmRipeto che le sorelle grandi, in una comunità come quella sarda, anche ai tempi descritti, si sentivano mamme. Sono certo, che ogni domenica, accendevano una candela o chiedevano al parroco di benedirlo in cielo.. Il finale con le campane ci sta proprio bene, specialmente sul sagrato o nella piazza del paese. 
Molto vero.
bestseller2020 wrote: Tue Dec 10, 2024 7:27 pmPerò Alberto, e toglila questa benedetta divisa da carabiniere e facci un racconto su una camicia nera... :D a si biri..
Ho scritto un racconto su un ragazzino Balilla Moschettiere... e i guardiani della Libertà non mi hanno fatto del male. 
Ho scritto anche un racconto su  un ragazzino tedesco che apparteneva al Werwolf nel 1945, fucilato dagli americani, romanzato da una storia vera. Vinse il primo Labocontest.  Anche lì  i guardiani della Libertà non mi hanno picchiato... che strano...  :D  Però non si sa mai.  :D

Mi piace mettere anche canzoni e marce militari, di tutte le nazioni del mondo, e a Capodanno metterò la Marcia di Radetzky, quella con il battito delle mani che suonano a Vienna, presente su youtube e se è presente lì.... È stato proibito il battito delle mani perché persone intelligenti hanno detto che anche i tedeschi in tempo di guerra battevano le mani a quella marcia e quindi se si battono le mani sei un nazionalsocialista.
Io so, ma non ho le prove,  che i tedeschi in tempo di guerra mangiavano anche pane, salsicce e bevevano birra, cosa che ogni tanto faccio anche io. Forse sbaglio.      
A si biri...  :D
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI185] Le campane di Baumurtas

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scusami @Alberto Tosciri ma devo dire questa cosa, sperando che i guardiani della libertà non vengano a prendere pure a me!
Ma ti rendi conto che tuttora oggi i tedeschi non cantano "Uber alles" per rispetto alla storia? Ma che centra quello che fu con quella bellissima strofa del loro inno nato quasi due secoli prima?? Il nostro, quello francese ed altri, di nazionalismo ne hanno ben oltre... scusami la disgressione..
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI185] Le campane di Baumurtas

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Ciao @Alberto Tosciri .
Allora, facciamo che io ti portavo un cabaret di dolcetti, tu mettevi su la moka e ci sedevamo in cucina a parlare del racconto. E facciamo che mentre tu lo versi nella tazzina, ti giri e mi dai un’occhiata di traverso: «Scusa, ma perché tutta ‘sta manfrina?» mi dici.
E io, che non so da dove cominciare perché tu sei uno scrittore importante, uno che dovrebbe essere famoso, ma tanto, prendo tempo e corro a prendere la spugnetta nell’acquaio per asciugare l’inguacchio sulla tovaglia che hai fatto col caffè.
«Lascia stare» mi fai. «Allora, che mi devi dire? Se non t’è piaciuto, pace, me ne farò una ragione. »
«Ma no, il racconto è bello, figurati. L’hai mai scritta una cagata tu? No, manco pagato. Non ne sei capace.»
«E quindi?»
«E quindi non funziona. Cioè funziona benissimo, ma da un’altra parte. Da quella del ritornante che, in quanto tale, di inatteso avrebbe avuto al massimo la sospirata consegna del permesso di tornare a casa. Invece Paolo si lascia prendere dall’incanto del ritorno, e noi con lui. Perché sulla poetica del ritorno, di tutti i ritorni, maestro sei e maestro resterai.  
Ma poco o pochissimo hai concesso allo strappo che la guerra gli ha imposto, alle immagini care che l’orrore minacciava di cancellare, all’ansia che hai citato così bene ricordando la panchina di Guareschi.
Accoglienza e coccole lungo la strada, ben interpretate se pure da attori non professionisti, e però senza nessun aggancio al pensiero, alle immagini di quelle che aveva sempre avuto a casa, a cui si era aggrappato per restare vivo dentro. Che rivoleva con tutta l’anima e che temeva allo stesso modo.
Ecco, il focus, secondo me, avrebbe dovuto essere proprio quello. Il confrontarsi con quel sé che credeva di conoscere, cresciuto con lo specchio dei suoi luoghi, delle sue persone. E che adesso invece lo fa tremare. Quello sarebbe stato il vero inaspettato del ritorno.
Costruito con un climax  incalzante, spietato, con il gustoso siparietto dell’ambulante, esperto di cautele comunicative, concesso giusto per far prendere fiato al lettore.
E con la chiusa, liberatoria:
Alberto Tosciri wrote: Sun Dec 08, 2024 7:59 pmPaolo era tornato a casa.
Albè, caffè ce n'è rimasto?»
<3
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Re: [MI185] Le campane di Baumurtas

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Ciao @aladicorvo

Ah bello il caffè e i dolcetti… anche la chiacchierata, grazie.
aladicorvo wrote: Wed Dec 11, 2024 6:39 pm«E quindi non funziona. Cioè funziona benissimo, ma da un’altra parte. Da quella del ritornante che, in quanto tale, di inatteso avrebbe avuto al massimo la sospirata consegna del permesso di tornare a casa. Invece Paolo si lascia prendere dall’incanto del ritorno, e noi con lui. Perché sulla poetica del ritorno, di tutti i ritorni, maestro sei e maestro resterai.  
Ci sono stati molti ritorni nella mia vita. In effetti mi sono solo immedesimato in me stesso, che non è una grande cosa. Sono sempre stato un “ritornante”, avrei davvero voluto avere un posto, una famiglia, gente a cui ritornare; sono tutti lontani. Ma forse non è nemmeno questo. Mi sono appropriato del rientro di un altro, anche se ci andavo molto d’accordo, perché Paolo era mio padre, quello era il suo ritorno dalla prigionia, appena romanzato. L’ho anche sognato dopo scritto il racconto, non capita sempre. Mi portava in giro con la sua vecchia 850 Special color avorio degli anni Settanta, mi parlava sereno e sorrideva bonario sotto i suoi baffoni marziali: era rimasto carabiniere tutta la vita, anche dopo essere andato in pensione.
Hai detto molto bene sull’ansia del ritorno: aggiungo che sembrerebbe quasi una cosa banale, che non fosse nemmeno il caso di parlarne, ma ci sono ritorni e ritorni. I fattori in gioco sono tanti, ogni uomo è un mondo per conto suo. Una bella frase ad effetto, un aforisma già sentito, e forse lo è ma io, molto semplicemente, mi sono reso conto di questo mondo per conto mio, era un fatto personale, impossibile da condividere, il prezzo che dovevo pagare su questa Terra fin da bambino. 
E meno male che non devo salvare il mondo, passare alla storia e cose americane di questo genere.
Devo solo continuare a passare nel mio ponte. Camminare senza costruire niente sul ponte, non è quella la sua funzione. Devo avere pazienza, considerare che dall’altra parte sarà meglio, sarà la mia vera Casa. Ecco, tutta questa pappardella per spiegare, per sommi capi, in cosa consiste, in cosa mi aspetto circa il mio “ritornare” personale. Andare dall’altra parte.

Ora prenderei un bel caffè, caso mai domattina ti invito al solito bar dove vado quasi tutti i giorni, e anche deliziosi pasticcini. Ora non posso bere caffè. Soffro d’insonnia da tanti anni, frutto di ricordi di tanti passati, di tanti  ritorni se vogliamo. Ogni volta che sono tornato non sono mai riuscito a scrollarmi i ricordi di dosso.
Non farci caso: ogni tanto dico la mia.    (y)
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI185] Le campane di Baumurtas

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Buongiorno @Alberto Tosciri,
il testo è ben scritto, gli ultimi racconti mi sembrano l'espressione di un esercizio di stile, con un'accurata ricerca dei termini giusti, che a volte tende ad essere eccessiva.
Descrizioni come sempre accuratissime, quel che mi manca è il racconto, la trama.
Un fiume di parole ben scelte e posizionate per darci poco più di un' istantanea.
Questa volta l'introspezione, i sentimenti che ci sono in gioco, non sono del tutto rivelati e lo preferisco, ma a mio gusto tante, troppe parole e che costruiscono una storia.
Posso capire le remore del protagonista a palesarsi, ma lo zio e il venditore reagiscono come se fossero nella sua testa, una proiezione delle sue paure. 
Sulla traccia NI, da quel che so due anni di prigionia non facevano disperare sulla sorte dei propri cari partiti in guerra, quindi il ritorno era attesissimo
Alberto Tosciri wrote: Sun Dec 08, 2024 7:59 pmAh! Uno di Baumurtas che torna dalla guerra! Bentornato!
infatti usi questa esclamazione totalmente senza stupore in bocca alle prime persone che incontra, 

Buon MI
<3

Re: [MI185] Le campane di Baumurtas

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bestseller2020 wrote: Tue Dec 10, 2024 8:56 pm scusami @Alberto Tosciri ma devo dire questa cosa, sperando che i guardiani della libertà non vengano a prendere pure a me!
Ma ti rendi conto che tuttora oggi i tedeschi non cantano "Uber alles" per rispetto alla storia? Ma che centra quello che fu con quella bellissima strofa del loro inno nato quasi due secoli prima?? Il nostro, quello francese ed altri, di nazionalismo ne hanno ben oltre... scusami la disgressione..
Perché la storia conta e ci sono popoli che con il passato fanno i conti, altri, che la buttano in caciara e provano pure a revisionarla.
La prima strofa era l' unica cantata dai nazisti, nel significato di una superiorità sugli altri.
E allora c'è chi ancora ritiene che ci sia da vergognarsene e ne prende le distanze.
Scelte simboliche e forti.
<3

Re: [MI185] Le campane di Baumurtas

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Modea72 wrote: Thu Dec 12, 2024 6:35 amPerché la storia conta e ci sono popoli che con il passato fanno i conti, altri, che la buttano in caciara e provano pure a revisionarla.
La prima strofa era l' unica cantata dai nazisti, nel significato di una superiorità sugli altri.
E allora c'è chi ancora ritiene che ci sia da vergognarsene e ne prende le distanze.
Scelte simboliche e forti.
Ciao @Modea72 Lo dici tu stesso che è solo una scelta simbolica! Ci vorrebbe ben altro per bloccare la violenza. Allora, noi italiani, dovremmo fare a pezzi " Schiava di Roma Dio la creò" Anche noi abbiamo una storia da cui prendere le distanze e vergognarcene... Ciao e grazie del pensiero di cui sei stata coraggiosa a esternare.. Apriamo una discussione su Agorà?
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI185] Le campane di Baumurtas

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Ciao @Alberto!

Sei stato una lettura davvero gradevole. 
Mi è piaciuta molto la simbologia delle campane, esemplificative anche del sottofondo sonoro che permea e rende vivido tutto il racconto.
La mia parte preferita è stata senza dubbio quella delle grida del venditore di stoffe, il suo ruffiano escamotage di utilizzare la notizia bomba del ritorno di Paolo per attirare i clienti verso la mercanzia. Mi ha strappato una grande risata, anch'essa sonora.
Quasi perfetto da un punto di vista tecnico, ho una riflessione da condividerti, che riguarda le proposizioni dialettali come queste: 
  wrote:Alberto TosciriTengio bint’unus. Ho ventuno.
  wrote:Alberto Tosciri─ Mischinu! Mischineddu! Povero! Poverino! ─ dicevano le donne.
Trovo che il fatto di tradurle direttamente -comprensibile, in quanto non sempre chiarissime- appesantisca un po' il testo. Soprattutto nel secondo caso si legge praticamente quattro volte lo stesso concetto (mischinu, mischineddu, povero, poverino). Quello che farei io in casi come questo è di inserire la traduzione nel testo, in maniera indiretta. Per esempio: 

E si rimise a piangere. E la gente intorno a consolarlo.
─ Mischinu! Mischineddu!─ dicevano le donne.
E lui si sentiva davvero così. Un povero diavolo.
─ Posso aiutarti lo stesso ─ disse il venditore, etc, etc...

oppure:

─ Troppo disturbo.

─ Nessun disturbo carabiniere. Ma sei giovane.

─ Tengio bint’unus.

I ventun'anni di Paolo non sembravano aver prodotto particolare sorpresa nel suo interlocutore, che probabilmente ne aveva almeno tre volte tanti.
─ Quanto tempo eri prigioniero?, etc, etc...

Secondo me, con ciò, si guadagnerebbe in organicità e verrebbero anche spezzati un po' i dialoghi, che verrebbero quindi alternati con frasi di riflessione o descrizione, giusto per prendere un po' di respiro e aggiungere qualche sfumatura potenzialmente interessante. Ma è tutta questione di gusti. 
 Infine, per darti un secondo parere, non ho riscontrato i dubbi condivisi da altri lettori sul finale, sul fatto che Paolo potesse essere creduto morto dalle sorelle. Per me è stato chiaro già dalla prima lettura.

A presto, ti rileggerò con piacere!

Re: [MI185] Le campane di Baumurtas

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Grazie @Mirna Lacadai

Sono contento che abbia apprezzato il racconto, che certo è da perfezionare in una eventuale revisione.
I termini dialettali li ho inseriti, poca roba ovviamente, perché rendono meglio e dovevo inserire subito la traduzione in quanto un asterisco a fondo pagina spezzava la lettura e il sardo, specie quello delle mie parti, non è molto intuibile in italiano. Comunque hai ragione circa il fatto che allunga troppo.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

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