[CP16] Imparare a separare

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Traccia 2. "The berlin wall".


   
Una spinta ancora, ti separasti da me, madre
in quel caldo agosto del sessantuno.
E non molto lontano, callose mani costruivano
un altro muro per dividere:
l’idea semplice del pane
dal desiderio del superfluo.

Ed è la prima cosa che s’impara:
conficcare solidi paletti con la mazza
tra ciò che è tuo 
ciò che è mio
tra l’erba sempre più verde del vicino
e l’altra, incolta e selvaggia preda della cicoria.

Come il coltello separa il pane fresco di oggi
da quello di scorta che sarà duro domani.
Così l’uscio sprangato di casa che lascia fuori
ad aspettare inutilmente chi non si desidera.
Anche la porta dietro a cui si aggrappa e ansima
colui che merita la gelida galera.

Come la seconda faccia dell’uomo
dietro alla quale scopri sempre dell’altro:
l’ironia, quel paravento alle parole più dure
come zucchero sopra il fiele
l’indifferenza, quell’arte di separare
la propria vita dal baratro degli altri.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [CP16] Imparare a separare

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@bestseller2020    :)

Qui si parla di muri. Tutti i muri che vediamo costruire intorno a noi ci insegnano a costruire i nostri.
bestseller2020 wrote: Sun Oct 06, 2024 4:49 pmCome la seconda faccia dell’uomo
dietro alla quale scopri sempre dell’altro:
l’ironia, quel paravento alle parole più dure
come zucchero sopra il fiele
l’indifferenza, quell’arte di separare
la propria vita dal baratro degli altri.
Soprattutto, apprezzo il finale. 
Dimostri profondità e intellingenza nel capire le sfaccettature delle divisioni nella civiltà degli uomini.
Bravo!  :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [CP16] Imparare a separare

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bestseller2020 wrote: Sun Oct 06, 2024 4:49 pm Traccia 2. "The berlin wall".


   
Una spinta ancora, ti separasti da me, madre
in quel caldo agosto del sessantuno.
E non molto lontano, callose mani costruivano
un altro muro per dividere:
l’idea semplice del pane
dal desiderio del superfluo.

In questa prima strofa trovo due elemeniti di separazione, quella fisica – rappresentata dalla madre che si   " stacca"  dal bambino al momento della nascita – e quella sociale rappresentata dalla costruzione del muro di Berlino (chiaro il riferimento per via dell'anno 1961). Trovo anche un terzo elemento che si riferisce al sociale ed è rappresentato dall'idea semplice del pane e il desiderio del superfluo, ovvero la distinzione tra uomini poveri e uomini ricchi. 

Ed è la prima cosa che s’impara:
conficcare solidi paletti con la mazza
tra ciò che è tuo 
ciò che è mio
tra l’erba sempre più verde del vicino
e l’altra, incolta e selvaggia preda della cicoria.

Con " Ed è la prima cosa che s'impara" non dai scampo a queste molteplici separazioni, la distinzione deve essere netta, chiara, a volte anche violenta. Non si può valicare il confine tra il tuo e il mio. Tra chi è un  "signore" (l'erba verde del vicino) e chi no "incolta e selvaggia preda della cicoria).


Come il coltello separa il pane fresco di oggi
da quello di scorta che sarà duro domani.
Così l’uscio sprangato di casa che lascia fuori
ad aspettare inutilmente chi non si desidera.
Anche la porta dietro a cui si aggrappa e ansima
colui che merita la gelida galera.

Anche questa strofa rafforza il concetto di separazione e, a mio vedere, aggiunge un altro grado che è quello di chi  cerca perdono (l'uscio sprangato davanti a colui che ansima) ma non verrà accolto perché meritevole di  gelida galera.  

Come la seconda faccia dell’uomo
dietro alla quale scopri sempre dell’altro:
l’ironia, quel paravento alle parole più dure
come zucchero sopra il fiele
l’indifferenza, quell’arte di separare
la propria vita dal baratro degli altri.

La chiusura è il completamento delle tue rappresentazioni. Ci troviamo davanti all'ipocrisia (forse più che l'ironia), delle apparenze che cela la realtà più intima e infida di ogni essere umano. 

Spero di avere interpretato correttamente.
Piaciuta  (y)

Re: [CP16] Imparare a separare

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bestseller2020 wrote: Sun Oct 06, 2024 4:49 pmUna spinta ancora, ti separasti da me, madre
in quel caldo agosto del sessantuno.
Bella questa immagine del parto
bestseller2020 wrote: Sun Oct 06, 2024 4:49 pmE non molto lontano, callose mani costruivano
un altro muro per dividere:
l’idea semplice del pane
dal desiderio del superfluo.
in questo passaggio avrei evitato i due punti che, a mio parere, tolgono fluidità ai versi
bestseller2020 wrote: Sun Oct 06, 2024 4:49 pmEd è la prima cosa che s’impara:
conficcare solidi paletti con la mazza
tra ciò che è tuo 
ciò che è mio
tra l’erba sempre più verde del vicino
e l’altra, incolta e selvaggia preda della cicoria.
In questo passaggio ci sono i valori appresi fin dalla tenera età. Il senso del possesso e la povertà con cui fare i conti. C’è un accenno di negatività in quell’erba del vicino sempre più verde. Nascere in una condizione più sfavorevole non vuol dire abbandonarsi al rancore e all’invidia. La terra preda della cicoria può essere dissodata e dare buoni frutti. Ma qui c’è dell’ironia, probabilmente, la figura del genitore appare in una luce molto amara.
bestseller2020 wrote: Sun Oct 06, 2024 4:49 pmCome il coltello separa il pane fresco di oggi
da quello di scorta che sarà duro domani.
Così l’uscio sprangato di casa che lascia fuori
ad aspettare inutilmente chi non si desidera.
Anche la porta dietro a cui si aggrappa e ansima
colui che merita la gelida galera.
anche in questi versi c’è tanta amarezza. Ci leggo un rapporto doloroso con il padre e rabbia quando dici “colui che merita la gelida galera”
bestseller2020 wrote: Sun Oct 06, 2024 4:49 pmCome la seconda faccia dell’uomo
dietro alla quale scopri sempre dell’altro:
l’ironia, quel paravento alle parole più dure
come zucchero sopra il fiele
l’indifferenza, quell’arte di separare
la propria vita dal baratro degli altri.
l’indifferenza come ancora di salvezza, farsi crescere una scorza dura, erigere quel muro (bello l’accostamento col muro di Berlino) che forse non è bene scavalcare perché c’è differenza tra ciò che si mostra agli altri e il nostro vero sentire. Ognuno ha un proprio baratro nel quale sprofondare.

una lirica amara @bestseller2020 e una interpretazione personale dell’immagine proposta. Uno sguardo disincantato e intimo. Il muro dell’indifferenza e l’arma dell’ironia per sopravvivere al baratro interiore che si origina fina dalla nascita. Impariamo a separare e dividere per sopravvivere e quel muro è difficile da abbattere nonostante ogni più ragionevole consapevolezza.

Re: [CP16] Imparare a separare

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@@Monica @Adel J. Pellitteri @Poeta Zaza ciao e grazie per il passaggio.
@Monica wrote: Mon Oct 07, 2024 9:41 amCi leggo un rapporto doloroso con il padre e rabbia quando dici “colui che merita la gelida galera”
A dire la verità volevo rappresentare l'obbligo di giudicare che ci tocca come cittadini e di conseguenza, affidare alle patrie galere chi sbaglia. Separare chi pare giusto, chi pare ingiusto.  <3
Ciao donne!  :D
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [CP16] Imparare a separare

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bestseller2020 wrote: Sun Oct 06, 2024 4:49 pmUna spinta ancora, ti separasti da me, madre
Qualcosa di genetico ci spinge alla separazione e all'indifferenza?
Questo è l'unico verso che a mio parere non collima con il resto.
Il resto che mi parla di qualcosa di selvatico che resiste nell'umanità, nonostante la nostra lunga permanenza sulla terra.
Parole che ho apprezzato moltissimo a cominciare da qui:
bestseller2020 wrote: Sun Oct 06, 2024 4:49 pmEd è la prima cosa che s’impara:
conficcare solidi paletti con la mazza
tra ciò che è tuo 
ciò che è mio
E qui
bestseller2020 wrote: Sun Oct 06, 2024 4:49 pmCome il coltello separa il pane fresco di oggi
da quello di scorta che sarà duro domani.
Così l’uscio sprangato di casa che lascia fuori
ad aspettare inutilmente chi non si desidera.
Anche la porta dietro a cui si aggrappa e ansima
colui che merita la gelida galera.
Ma soprattutto qui, nell'ultima strofa:
bestseller2020 wrote: Sun Oct 06, 2024 4:49 pmCome la seconda faccia dell’uomo
dietro alla quale scopri sempre dell’altro:
l’ironia, quel paravento alle parole più dure
come zucchero sopra il fiele
l’indifferenza, quell’arte di separare
la propria vita dal baratro degli altri.
Questo pianeta è diviso da confini antichi e non solo quelli fisici. 
Un ottimo lavoro @bestseller2020 

Re: [CP16] Imparare a separare

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Piaciuta molto^^ Nelle immagini, nelle parole, nella forma; nel contenuto.
bestseller2020 wrote: Sun Oct 06, 2024 4:49 pmEd è la prima cosa che s’impara
Assolutamente sì, almeno nel mondo così come lo conosciamo; ed è tristissimo quando si è incapaci o si ha paura di sbirciare oltre quello che abbiamo imparato e che pensiamo di aver sempre conosciuto.
Abbattere i muri mette le vertigini, e c'è chi dedica la propria intera esistenza a scavalcare recinti, infrangere regole arbitrarie, e scoprire che al di là della siepe ci sta un infinito che toglie il fiato. Fino ad arrivare al punto in cui si ama tutto ciò che sta di qua e di là del muro, ormai barriera sfocata e non più reale di un drago o una qualsiasi creatura mitologica, e superata l'indifferenza scopriamo allora che siamo tutti ugualmente sensibili: persino colui che merita la galera, persino coloro che in primo luogo hanno costruito il muro.

Re: [CP16] Imparare a separare

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Sono abbastanza combattuto.
Da una parte non posso dire che il tuo testo non mi sia arrivato dritto alla coscienza: hai saputo prendere in mano emozioni autentiche e piegarle in forma di poesia. E cavolo, si sentono.
D'altra parte l'hai fatto spiegando e non cantando o gridando.

Esistono solo due modi, io credo, per scrivere le cose che hai scritto tu: o lo fai con la testa (razionalmente) e fai prosa, o lo fai con le viscere (emotivamente) e fai poesia.
Questo testo è più vicino alla prosa che altro. Ed è un maledettissimo peccato, perché sarebbe potuta essere una poesia di quelle selvagge, feroci.
Ora, non per imporre chissà quale scelta stilistica, ma mi permetto di fare un esempio di come si potrebbe (volendo) rivedere il testo (prendo giusto la prima trance di versi):
bestseller2020 wrote: Una spinta ancora, ti separasti da me, madre
in quel caldo agosto del sessantuno.
E non molto lontano, callose mani costruivano
un altro muro per dividere:
l’idea semplice del pane
dal desiderio del superfluo.
il superfluo dal pane

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Una spinta ancora, madre
caldo agosto sessantuno
e non molto lontano
un altro muro dividere
il superfluo dal pane
Che cosa ho fatto?
Ho provato a ridurre il tuo testo ai suoi elementi emotivi essenziali, scoprendo i termini e le espressioni più significative. DI conseguenza il tessuto grammaticale risulta ellittica, frammentato: qualcuno potrebbe storcere il naso, non capire. Ma sai una cosa?! Chi se ne frega: non è un tuo problema.

Quando scrivi poesia il tuo lavoro non è quello di spiegare. Il tuo unico lavoro è quello di vivere e far vivere quello che provi. Punto. 
Il resto possiamo lasciarlo ai maestri di scuola che smembrano [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]la poesia [/font], massacrandola, sul banco da taglio della critica e della retorica.

Spero quindi di rileggere un tuo testo che abbia avuto il coraggio di andare oltre ed essere solo vissuto.
A presto, spero 

Re: [CP16] Imparare a separare

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@Nerio ciao. Grazie mille per il tuo commento che a quest'ora mattutina mi mette buonumore! :D
Nerio wrote: Spero quindi di rileggere un tuo testo che abbia avuto il coraggio di andare oltre ed essere solo vissuto.
A presto, spero 
La penso come te. La tua osservazione punta esattamente dove è il mio obbiettivo: 
Nerio wrote: Esistono solo due modi, io credo, per scrivere le cose che hai scritto tu: o lo fai con la testa (razionalmente) e fai prosa, o lo fai con le viscere (emotivamente) e fai poesia.
Condivido, ma io ho dei limiti con l'uso delle parole; non ne ho con l'uso della testa. Però ci provo, ogni volta. La strada è ancora lunga. :D Ciao e a presto.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [CP16] Imparare a separare

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bestseller2020 wrote: Condivido, ma io ho dei limiti con l'uso delle parole
Caro bestseller2020, se permetti una piccola provocazione amichevole: non è che hai paura, piuttosto, delle parole?!
Limiti, nel maneggiare le emozioni non ne vedo: il messaggio arriva chiaro nei tuoi testi. Magari c'è da "togliere" qualcosa, piuttosto che aggiungere, perché non ti sei spiegato meglio.

Fossi in te, cercherei di ascoltare  si più il primo impulso dietro alle tue parole.
Fa piacere che il commento abbia creato motivazione: era esattamente la mia speranza.
A presto

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