Traccia 1 - La terza stagione
Quando il grande acero rosso fuoco iniziava a perdere le foglie, metteva in evidenza i suoi frutti: magliette logore da tempo e altre fresche di giornata appese ai rami.
Sembrava un quadro di Dalì e invece era opera di Gianni. Aspettava l'autunno e ancor più l'inverno per vederne l'effetto. Aveva una predilezione per il verde. Per i mesi rigogliosi di nuovi germogli gli indumenti si confondevano, ma appena sopraggiungeva la terza stagione il contrasto iniziava a percepirsi, per culminare in quella visione surreale.
Gianni, affacciato alla finestra, si godeva lo spettacolo: “Dadidas, meccato dell'usato, copleanno, regalo mamma, zia Laura” diceva indicandole una a una. Non gli sfuggiva nulla, sapeva esattamente la provenienza di tutte le magliette che aveva indossato e poi lanciato, anche se erano passati anni.
La sua postazione preferita di lancio era la finestra della camera da letto. Poi rimaneva a torso nudo con qualunque clima.
Chi di passaggio lo aveva visto in giardino a petto nudo sottozero aveva chiamato l'ambulanza, ma alla descrizione: “C'è un signore che gira a torso nudo.”
“Per caso in via Leandro Alberti?”
“Credo di sì.”
La risposta era sempre la stessa: “Sì, lo sappiamo, grazie dell'avviso.”
Avevano provato a mettere una serratura alla finestra per evitarne i lanci, ma dopo dodici punti di sutura alla fronte per una testata che mandò in frantumi il vetro, optarono per il male minore.
Intanto pioveva. La stagione della caducità delle foglie era iniziata con una pioggia continua e persistente. Il grande acero assomigliava sempre più a una mangrovia.
Mario, con una scala, aveva più volte raccolto i panni con la gioia dell'uomo lanciatore.
Risultato: ritornavano appesi in posizioni diverse in breve tempo. Altri quadri, o meglio, installazioni che avrebbero sicuramente riscosso successo in esposizioni di arte contemporanea.
Il motivo di tale gesto “artistico” nessuno era riuscito a capirlo, nemmeno i più rinomati specialisti, che poi delle cause non dovevano essere così preoccupati: erano interessati soprattutto ad alleviare gli stati ansiosi e ridurre ogni possibile forma di aggressività o di autolesionismo con una manciata di pillole colorate. Scavando nell'infanzia, Mario un'idea se l'era fatta: aveva sempre pensato che le sue gesta dovevano essere state un atto di ribellione nei confronti del padre, al quale non voleva sottomettersi. Arrivava dal profondo sud e la mamma diceva sempre: “Fa kkòudu, chi mali c'è si va nudu?” Mentre il padre lo percuoteva periodicamente fino al giorno in cui gli si fermò il cuore, con sollievo di Gianni, ma ineluttabilmente tardivo.
“Basta!” Giovanni, un altro coinquilino, urlava sempre rivolto a Gianni: “Ma tienitele addosso quelle cazzo di magliette!”
Per Mario non era semplice gestire tutte le “uscite” degli abitanti della casa, ma aveva una buona predisposizione a quel tipo di lavoro.
“Siete proprio tutti scemi, siete proprio tutti scemi, siete proprio tutti scemi” si sentì una voce dall'interno di una stanza, poi aprì di colpo la porta Luisa. “E sono stata fin troppo generalista. Tu!” rivolto a Giovanni “Con quell'aria da commediante e quel neo sul mento che sembra uno spruzzo di caccola di topo: non bisogna avere il quoziente intellettivo di Einstein per capire che questo David coi rotolini di lardo che arriva dalla Calabria saudita potesse avere caldo e aver lanciato le sue magliette sudate e puzzolenti sugli arbusti per farle prendere un po' d'aria. E magari questo gesto era l'unica cosa che gli dava un po' di soddisfazione” richiuse la porta e ritornò nella sua stanza.
“Ah, ah, ah, calbra sodita, calbra sodita...” ripeteva Gianni ridendo come un bambino.
Ottobre era anche il giorno del suo compleanno e in quell'occasione scattava un desiderio speciale: una maglietta. Ma questa volta la indossava per un tempo più prolungato quasi fosse la sua seconda pelle.
“Almeno laviamola, poi te la restituisco, promesso” confidava Mario.
Poi improvvisamente se la toglieva e la lanciava. Punto e a capo.
“E se fosse allergico ai tessuti? Non avete mai pensato a questa opzione? Bradipi dell'intelletto.” Luisa aveva fatto ancora la sua apparizione per poi sparire sbattendo la porta.
“Guarda!” Gianni davanti alla finestra indicava qualcosa con l'indice.
Una sorta di corrente ascensionale vorticosa aveva risucchiato le magliette insieme alle foglie rosse e alcuni rami. Roteavano come in una spirale. Ritagli di luce accecante si facevano spazio tra il nero delle nuvole. Regnava un caldo umido asfissiante. Un ottobre tropicale.
Giunta a una certa altezza, la spirale si allargava in cerchi concentrici fino a distinguere i singoli capi di vestiario, ma prima che potessero cadere per la forza di gravità, un'altra furia li fece riprendere a roteare, questa volta verso il basso: un piccolo tornado si stava sviluppando nel giardino della casa. Gianni incantato rimase davanti alla finestra a guardare, gli sembrava che il vortice stesse portando via anche il suo passato, per un attimo gli era parso di vedere suo padre sulla motozappa, le capre e il grembiule a fiori della mamma.
Iniziò a girare anche lui intorno alla stanza, danzando, imitando il tornado.
“Andiamo tutti di sotto” urlò Mario.
La porta si aprì di nuovo: “Non so voi, ma a me non mi sono ancora spuntate le branchie e non ho voglia di nuotare come un cagnolino o stare a galla reggendomi al tavolo impiastrato di muco di Giovanni.”
Questa volta Luisa aveva ragione. L'acqua stava salendo e una piccola piscina si era creata al piano terreno. Aveva un'intelligenza sopra la norma, solo qualche piccolo disturbo dello spettro autistico e ogni tanto veniva da chiedersi cosa ci facesse in quella casa insieme a Gianni e agli altri coinquilini.
Il vento si era calmato, l'acqua ancora no e aveva lasciato disseminati, come in un campo di battaglia dopo la guerra, di tutto, a parte dei cadaveri umani; al mondo degli insetti invece non aveva lasciato scampo.
Rumori di motori di elicotteri e la voce di un megafono da un canotto: “State bene? Avete bisogno di qualcosa? Ci stiamo organizzando per portarvi via, state tranquilli.”
“Che bello, sembra di stare a Venezia!”
Gianni fece qualcosa che non aveva mai fatto, si lanciò verso Luisa per cercare di sfilarle la maglietta.
“Oddio mi violenta! Vattene via troglodita lanciatore di t shirt. Perché non la proponi come nuova disciplina para olimpica? Saresti un campione. E poi ho delle tettine così piccole che darebbero poca soddisfazione perfino a uno stupratore serial killer rinchiuso da venti anni in isolamento al 41 bis” sentenziò la sagace signora.
Mario insieme a un collega riuscirono a fermare Gianni che rideva e cercava di divincolarsi come un serpente.
Poi un frastuono fortissimo. Un boato come di un crollo. Tutti si precipitarono alla finestra: il grande acero era caduto rovinosamente sulla casa degli attrezzi.
Rimasero ammutoliti, per non parlare di Gianni.
“Oh! Finalmente! Io proporrei la prossima casa nel deserto dei Gobi, sarei curiosa di vedere dove riuscirebbe ad appendere le magliette” sempre Luisa.
Gianni aveva uno sguardo triste ma dopo un attimo rideva; poi di nuovo triste e piangeva, poi rideva ancora e ripiangeva per finire in una risata fragorosa interminabile.
Spuntò una scala che andò ad appoggiarsi al davanzale della finestra.
“Uno a uno tenetevi stretti a questa corda, scendiamo giù sulla barca e vi portiamo al sicuro” dava disposizioni un pompiere.
“Scusate, ma il viaggio in barca è gratis? No, perché ricordo che quand'ero giovane, su una gondola... alla fine del giro ho avuto istinti omicidi.”
Quella donna pelle e ossa, rossa di capelli e piena di lentiggini, era difficile che non risultasse simpatica. A un certo punto si sfilò la maglietta e la pose a Gianni: “Tieni, fanne ciò che vuoi.”
Gianni provò a infilarsela ma gli entrava a fatica, con vistosi strappi alla fine riuscì a indossarla.
“To bene?” chiese.
“Sei un figurino” rispose Mario.
E si allontanarono tra le torbide acque in un silenzio irreale rotto solo da qualche lamento.
Re: [Mi183] La pianta vestita
2L’autunno ti ha ispirato uno dei tuoi racconti surreali @Kasimiro. Credo che la storia possa aver preso spunto da fatti reali ovviamente dilatati per esigenze narrative. La diversità è negli occhi di chi guarda, non in quelli di Gianni che vive la propria realtà in coerenza col proprio modo di sentire e intendere la vita e le emozioni fino in fondo, anche nella scena conclusiva.
Molto “artistica” l’immagine dell’albero con le magliette appese e tutta l’idea della storia in generale. Un racconto che ho letto con piacere e interesse.
Complimenti
Molto “artistica” l’immagine dell’albero con le magliette appese e tutta l’idea della storia in generale. Un racconto che ho letto con piacere e interesse.
Complimenti
Kasimiro wrote: “Oddio mi violenta! Vattene via troglodita lanciatore di t shirt. Perché non la proponi come nuova disciplina para olimpica? Saresti un campione. E poi ho delle tettine così piccole che darebbero poca soddisfazione perfino a uno stupratore serial killer rinchiuso da venti anni in isolamento al 41 bis” sentenziò la sagace signora.questa è l’unica frase che stona e mi ha distolto dall’atmosfera generale della narrazione. La taglierei…
Re: [Mi183] La pianta vestita
3Kasimiro wrote: ma alla descrizione: “C'è un signore che gira a torso nudo.”Il punto fermo dopo "nudo" spezza a metà la frase lasciandola senza verbo, pertanto bisognerebbe trovare il modo si raccordare il tutto senza sminuirne l'efficacia. Inoltre la vera e propria 'descrizione' consiste solo nella frase "C'è un signore che gira a torso nudo". Per ora mi viene in mente la seguente possibile soluzione, che mette tra parentesi e in corsivo il breve dialogo, fittizio e per questo qui di grande impatto, e contemporaneamente sigilla la sintassi:
“Per caso in via Leandro Alberti?”
“Credo di sì.”
La risposta era sempre la stessa: “Sì, lo sappiamo, grazie dell'avviso.”
ma alla descrizione “C'è un signore che gira a torso nudo!” (“Per caso in via Leandro Alberti?” “Credo di sì.”) la risposta era sempre la stessa: “Sì, lo sappiamo, grazie dell'avviso.”
Kasimiro wrote: Mentre il padre lo percuoteva periodicamente fino al giorno in cui gli si fermò il cuore, con sollievo di Gianni, ma ineluttabilmente tardivo.Sono troppi due avverbi in mente in una sola frase. Non mi è chiaro se "tardivo" sia riferito al sollievo di Gianni o al venir meno del padre.
Kasimiro wrote: “Ma tienitele addosso quelle cazzo di magliette!”Perché la parolaccia? Fino qui il testo si muoveva in un'atmosfera sospesa, e la parte finale lo conferma. A mio parere stonano sia le parolacce sia le piccole volgarità.
L'idea del racconto è interessante, e il paragone interno con le istallazioni ne è la prova. Secondo me l'aspetto critico consiste nell'aver riunito troppi sketch in uno spazio (di scrittura) ridotto, a discapito dell'interiorità del protagonista.
Grazie per la lettura, @Kasimiro, e un saluto.
Re: [Mi183] La pianta vestita
4Kasimiro wrote: meccato dell'usato, copleanno compleanno, regalo mamma, zia Laura” diceva indicandole una a una. Non gli sfuggiva nulla, sapeva esattamente la provenienza di tutte le magliette che aveva indossato e poi lanciato, ancrefusino
Kasimiro wrote: ma virgola dopo dodici punti di sutura alla fronte per una testata che mandò in frantumi il vetro, optarono per il male minore.per aprire l'inciso
Kasimiro wrote: Mario, con una scala, aveva più volte raccolto i panni con la gioia dell'uomo lanciatore.Qui cominci a parlare di Mario, senza presentarlo.
Kasimiro wrote: Per Mario non era semplice gestire tutte le “uscite” degli abitanti della casa, ma aveva una buona predisposizione a quel tipo di lavoro.Qui si intuisce che sia il portiere dello stabile, ma andrebbe detto prima.
Kasimiro wrote: “Almeno laviamola, poi te la restituisco, promesso” confidava gli proponeva Mario.
Kasimiro wrote: ma virgola prima che potessero cadere per la forza di gravità, un'altra furia li fece riprendere a roteare, questa volta verso il basso: un piccolo tornado si stava sviluppandoapertura dell'inciso
Kasimiro wrote: Gianni incantato Incantato, Gianni rimase davanti alla finestra a guardare, (meglio i due punti) gli sembrava che il vortice stesse portando via anche il suo passato, per un attimo gli era parso di vedere suo padre sulla motozappa, le capre e il grembiule a fiori della mamma.Mi sembra suoni meglio l'inversione.
Kasimiro wrote: Il vento si era calmato, l'acqua ancora no e aveva lasciato disseminati, come in un campo di battaglia dopo la guerra, di tutto, tranne cadaveri umani a parte dei cadaveri umani; al mondo degli insetti invece non aveva lasciato scampo.suggerimento
Kasimiro wrote: “To bene?” "Sto bene?" chiese.disattenzione
Grazie di esserci, @Kasimiro

Mi hai rasserenato la serata.

Re: [Mi183] La pianta vestita
5Poeta Zaza wrote: Mi hai rasserenato la serata.Anche tu @Poeta Zaza dopo aver letto questa frase. Grazie.
Grazie @@Monica e @Ippolita, le vostre notazione su passaggi stonati, piccole volgarità e parole poco consone hanno colto un punto sul quale mi ero soffermato anch'io per un attimo, se fosse stato opportuno inserirle. Lasciandolo decantare, il racconto, forse ci ripenserei. Non amo certamente inserire parolacce o volgarità. Il primo pensiero che mi ha sfiorato però è stato quello di far uscire di bocca parole a persone che sicuramente hanno una visione non comune della vita e il peso delle parole potrebbe avere un significato diverso da come lo interpretiamo noi o addirittura non averlo. Mi sono immaginato poi che una persona che compie dei gesti, diciamo stereotipati o ossessivi, per anni, persistenti senza possibilità di variazioni; ad un'altra persona a lui vicina che ha anch'essa qualche disturbo possa scappare un cazzo liberatorio.
Ippolita wrote: Secondo me l'aspetto critico consiste nell'aver riunito troppi sketch in uno spazio (di scrittura) ridotto, a discapito dell'interiorità del protagonista.Hai ragione. E' un po' il mio modo di scrivere. I miei primi rudimenti di scrittura erano pensati proprio per degli sketch che ahimè interpretavo.
Sicuramente non ho le doti del grande narratore e rischierei di essere banale se mi cimentassi. Però piano piano alla soglia dei cento anni potrei migliorare.
Grazie ancora
Re: [Mi183] La pianta vestita
6@Kasimiro ciao!
Bel racconto che scorre sul filo tra reale e surreale.
L’utilizzo di personaggi con “problemi mentali” (o simile) ti consente di incasellare ciascuno in un cliché e sfruttarlo, bene, per rendere la narrazione divertente.
Non c’è una loro evoluzione, loro sono se stessi nell’evoluzione (quella sì) della storia intorno a loro. Funziona bene.
A ciò aggiungiamo una scrittura fluida e incalzante, ed ecco che viene fuori una piacevole lettura.
Complimenti!
Bel racconto che scorre sul filo tra reale e surreale.
L’utilizzo di personaggi con “problemi mentali” (o simile) ti consente di incasellare ciascuno in un cliché e sfruttarlo, bene, per rendere la narrazione divertente.
Non c’è una loro evoluzione, loro sono se stessi nell’evoluzione (quella sì) della storia intorno a loro. Funziona bene.
A ciò aggiungiamo una scrittura fluida e incalzante, ed ecco che viene fuori una piacevole lettura.
Complimenti!
Chi ha ucciso Vania Bennett https://amzn.eu/d/87cxhrQ
Re: [Mi183] La pianta vestita
7Kasimiro wrote: Sicuramente non ho le doti del grande narratore e rischierei di essere banale se mi cimentassi.Ricordo invece molti tuoi bei racconti. A mio avviso, dai il meglio di te nella favola.
Kasimiro wrote: I miei primi rudimenti di scrittura erano pensati proprio per degli sketch che ahimè interpretavo.Mi complimento. Penso però che una sequenza di sketch non possa automaticamente diventare un racconto.
Grazie ancora!
Re: [Mi183] La pianta vestita
9Mercì @L'illusoillusore
Ippolita wrote: Ricordo invece molti tuoi bei racconti. A mio avviso, dai il meglio di te nella favola.Oh, grazie del pensiero.
Ippolita wrote: Penso però che una sequenza di sketch non possa automaticamente diventare un racconto.Già, terrò a mente il tuo consiglio. Grazie @Ippolita
Re: [Mi183] La pianta vestita
10Mi space, ma questo racconto non mi ha "preso". Ci sono dialoghi abbastanza buffi (di quella comicità delicata che si può trovare - e narrare - nelle storie delle comunità "di matti"), c'è un personaggio con una simpatica mania, dal buon potenziale, ma alla fine non c'è una storia: restano solo una serie di situazioni, che ho trovato anche un po' confuse e con le quali non ho capito dove volevi portare il lettore...
Peccato, perché la tua interpretazione dell'autonno, con l'albero che perde le foglie e sul quale restano i colori delle magliette di Gianni, era piuttosto originale.
A rileggerti!
Peccato, perché la tua interpretazione dell'autonno, con l'albero che perde le foglie e sul quale restano i colori delle magliette di Gianni, era piuttosto originale.
A rileggerti!
Re: [Mi183] La pianta vestita
11Ciao @Kasimiro, come sempre ci regali delle letture che rompono gli schemi, aprendoci le porte del surreale che si intreccia con la quotidianità, offrendo interessanti punti di vista alternativi.
Nello specifico questa storia mi ha colpito meno di altre tue, ma la trovo senza dubbio apprezzabile.
Alcune note"
'scattava un desiderio: la sua maglietta speciale"
Buon contest.
Nello specifico questa storia mi ha colpito meno di altre tue, ma la trovo senza dubbio apprezzabile.
Alcune note"
Kasimiro wrote: Per i mesi rigogliosi di nuovi germogli gliAl posto di 'per i' metterei 'nei'.
Kasimiro wrote: Chi di passaggio lo aveva visto in giardino a petto nudo sottozero aveva chiamato l'ambulanza, ma alla descrizione: “C'è un signore che gira a torso nudo.”Mi sembra troppo chiamare un'ambulanza vedendo un uomo che gira a torso nudo, anche immaginando che ti riferisci a persone non del posto, che non sappiano che la struttura ospita persone abitualmente definite "con problemi", rimane poco credibile che siano così facilmente esposti allo sguardo dei passanti, di solito non è così.
Kasimiro wrote: compleanno e in quell'occasione scattava un desiderio speciale: una magliettaA mio parere suonerebbe meglio:
'scattava un desiderio: la sua maglietta speciale"
Kasimiro wrote: aveva lasciato disseminato, come in un campo di battaglia dopo la guerra, di tutto, a parte dei cadaveri umani; al mondo degli insetti invece non aveva lasciato scampoUn po' contorto, potresti snellirlo così se ti piace.
Buon contest.

Re: [Mi183] La pianta vestita
12ciao @Kasimiro

In effetti manca una trama ben solida. Ma è un bel racconto in tutti i casi. Ciao a presto
Kasimiro wrote: E poi ho delle tettine così piccole che darebbero poca soddisfazione perfino a uno stupratore serial killer rinchiuso da venti anni in isolamento al 41 bis” sentenziò la sagace signora.Posso dirti che questa simpatica vecchietta merita l'Oscar come migliore attrice "non protagonista"?
Kasimiro wrote: Hai ragione. E' un po' il mio modo di scrivere. I miei primi rudimenti di scrittura erano pensati proprio per degli sketch che ahimè interpretavo.E come darti torto, amico caro. Non sei l'unico sulla barca dei dispersi in mare!
Sicuramente non ho le doti del grande narratore e rischierei di essere banale se mi cimentassi. Però piano piano alla soglia dei cento anni potrei migliorare.

In effetti manca una trama ben solida. Ma è un bel racconto in tutti i casi. Ciao a presto
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio
Re: [Mi183] La pianta vestita
13Ciao @Kasimiro ben trovato.
Anche tu, un po’ come me, prediligi di frequente le tematiche che ti sono più consone.
Gianni vive in un suo mondo, non lo condividerà mai con altri e penso che vada bene così, non fa del male a nessuno, ha la mia totale comprensione e ammirazione.
Ho trovato bella e originale l’idea di lanciare le magliette usate fra i rami dell’acero e molto credibile che di ogni maglietta ricordi tutta la sua storia, anche dopo che è passato molto tempo.
Pensa: se passasse da quelle parti un viaggiatore disincantato su una vecchia macchina scassata e si fermasse vedendo quell’albero, desiderando conoscere la motivazione di quelle magliette appese come frutti appassiti e conosciuto Gianni decidesse di scrivere con il suo aiuto la storia di ogni maglietta. I due diventerebbero amici, penso che potrebbe uscirne una nuova Odissea dove Ulisse che racconta la sua vita ad Alcinoo, il re dei Feaci, sarebbe Gianni e Alcinoo il viaggiatore. Sarebbe una nuova moderna epopea, non la vedo una cosa strana anzi, siamo agli ultimi giorni dell’Impero, le cose stanno cambiando… Credo che con la tua propensione al favolistico e la tua sensibilità potrebbe nascere un romanzo estremamente bello, poetico, originale. Ci penserei.
Anche questo racconto è molto ricco di episodi, di vita, di differenti concezioni sul vivere, sulla morale comune.
Hai rappresentato diversi personaggi nelle loro svariate angolazioni caratteriali, con il giusto disincanto mischiato a un sano umorismo avvicinandoti a una sorta di realismo magico soffuso.
Una lettura che ho gradito molto.
Anche tu, un po’ come me, prediligi di frequente le tematiche che ti sono più consone.
Gianni vive in un suo mondo, non lo condividerà mai con altri e penso che vada bene così, non fa del male a nessuno, ha la mia totale comprensione e ammirazione.
Ho trovato bella e originale l’idea di lanciare le magliette usate fra i rami dell’acero e molto credibile che di ogni maglietta ricordi tutta la sua storia, anche dopo che è passato molto tempo.
Pensa: se passasse da quelle parti un viaggiatore disincantato su una vecchia macchina scassata e si fermasse vedendo quell’albero, desiderando conoscere la motivazione di quelle magliette appese come frutti appassiti e conosciuto Gianni decidesse di scrivere con il suo aiuto la storia di ogni maglietta. I due diventerebbero amici, penso che potrebbe uscirne una nuova Odissea dove Ulisse che racconta la sua vita ad Alcinoo, il re dei Feaci, sarebbe Gianni e Alcinoo il viaggiatore. Sarebbe una nuova moderna epopea, non la vedo una cosa strana anzi, siamo agli ultimi giorni dell’Impero, le cose stanno cambiando… Credo che con la tua propensione al favolistico e la tua sensibilità potrebbe nascere un romanzo estremamente bello, poetico, originale. Ci penserei.
Anche questo racconto è molto ricco di episodi, di vita, di differenti concezioni sul vivere, sulla morale comune.
Hai rappresentato diversi personaggi nelle loro svariate angolazioni caratteriali, con il giusto disincanto mischiato a un sano umorismo avvicinandoti a una sorta di realismo magico soffuso.
Una lettura che ho gradito molto.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
(Apocalisse di S. Giovanni)
Re: [Mi183] La pianta vestita
14queffe wrote: ma alla fine non c'è una storia: restano solo una serie di situazioni, che ho trovato anche un po' confuse e con le quali non ho capito dove volevi portare il lettore...Probabilmente non lo sapevo nemmeno io. Forse è solo una semplice istantanea di vita senza possibilità di evoluzione.
Grazie,@queffe molto utile la tua riflessione. Mi darà da riflettere anche a me per la prossima.
Un grazie anche ai cari @Modea72 e @bestseller2020
Alberto Tosciri wrote: Ho trovato bella e originale l’idea di lanciare le magliette usate fra i rami dell’acero e molto credibile che di ogni maglietta ricordi tutta la sua storia, anche dopo che è passato molto tempo.Grazie @Alberto Tosciri mi hai suggerito uno splendido spunto. Ci penserò seriamente e ti farò sapere.
Pensa: se passasse da quelle parti un viaggiatore disincantato su una vecchia macchina scassata e si fermasse vedendo quell’albero, desiderando conoscere la motivazione di quelle magliette appese come frutti appassiti e conosciuto Gianni decidesse di scrivere con il suo aiuto la storia di ogni maglietta. I due diventerebbero amici, penso che potrebbe uscirne una nuova Odissea dove Ulisse che racconta la sua vita ad Alcinoo, il re dei Feaci, sarebbe Gianni e Alcinoo il viaggiatore. Sarebbe una nuova moderna epopea, non la vedo una cosa strana anzi, siamo agli ultimi giorni dell’Impero, le cose stanno cambiando… Credo che con la tua propensione al favolistico e la tua sensibilità potrebbe nascere un romanzo estremamente bello, poetico, originale. Ci penserei
Alberto Tosciri wrote: Anche tu, un po’ come me, prediligi di frequente le tematiche che ti sono più consone.Vivere accanto alla realtà di cui siamo partecipi può essere una buona fonte di ispirazione, poi sta a noi reinterpretarla.
Grazie ancora e alla prossima.