[MI183] Giù dalla valle

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Traccia 1. La terza stagione
Commento


Tanto tempo fa, quando i mammut ancora vagavano per le distese solitarie della terra, gli uomini non sapevano parlare dato che non avevano niente da dirsi e da chiedersi e senza farsene un problema. Gli umani vivevano in solitudine. Tutto era lento, silenzioso, ritmato dal cambio delle stagioni. Avevano orecchi per ascoltare i rumori della natura, gli unici durante la loro vita.


                                                                                                                    *****


Uhuh e Ahah avevano lasciato la valle dove stazionavano nei mesi invernali sino alla primavera. Per sette giorni avevano camminato per raggiungere l’altipiano dove trascorrere l’estate. In questo periodo, nella valle, le estati erano torride e non rimaneva pascolo per le loro due capre. Persino gli animali da cacciare si trasferivano sull’altipiano rigoglioso, e non solo. Anche le bestie feroci seguivano la rotta della transumanza degli animali alla ricerca di cui sfamarsi.

Ahah aveva appena partorito il piccolo Enghé e lo teneva appeso infagottato dietro le spalle dentro
quello che era stato lo stomaco di un bue, lasciato ad essiccare al sole, per diventare quella borsa da viaggio.

I due trascorsero la stagione calda al riparo della verde vegetazione sino a quando, un giorno, Ahah si presentò a Uhuh con una foglia tra le mani. Lui non capì cosa lei volesse, benché tanto si dimenasse e lo strattonasse nell’intento di fargli notare cosa aveva tanto di strano quella foglia.

“Uhuh uhuh oah oah eheh ehe”

L’uomo si rese conto che lei gli stava facendo notare che la foglia era gialla e che tali stavano diventando anche quelle sugli alberi. I due si guardarono consapevoli che si stava avvicinando il tempo di ritornare a valle. Ben presto sarebbe arrivato il freddo a cui loro non potevano resistere.
La neve avrebbe ricoperto tutto.

La mattina Ahah raccolse le poche cose e caricò Enghé sulle spalle. Uhuh fece anche lui raccolta delle sue cose personali, tra cui le sue armi: la lancia di legno appuntita e la mazza di pietra.
I due si incamminarono verso valle con le due capre al seguito e la nuova capretta nata durante l’estate e che faceva fatica a stare al passo.

Entrarono nella folta vegetazione e Ahah esclamò “ ohoh uhuh ahah”

Uhuh capì immediatamente cosa volesse dire quel suo gesticolare. Erano entrati nel territorio della pantera dagli occhi di fuoco. L’uomo mise mano alla lancia e la puntò in avanti con fare guardingo.

Anche Ahah mise mano al rudimentale pugnale realizzato da una radice essiccata dalla punta acuminata e dalla impugnatura attorcigliata e solida tra le mani. Poi allungò istintivamente la mano dietro le spalle per sincerarsi del piccolo Enghè che era addormentato.

Avanzarono con cautela cercando di fare il meno rumore possibile. Ma la pantera stava lì a spiarli acquattata sopra il ramo di una grossa pianta. Appena i due passarono oltre, questa si drizzò sulle zampe e scese giù dalla pianta senza farsi notare. Prese a seguirli aspettando il momento proficuo di saltare addosso. Aveva adocchiato la piccola capretta che con difficoltà procedeva appresso ai genitori, pensando alla prima delle sue prede. Improvvisamente l’aria che era stata immobile sino allora si animò e prese a spingere dietro alla comitiva. Le due capre presero ad annusare l’aria e s’accorsero dell’odore della pantera dietro loro. Impaurite si misero a belare fortemente per richiamare l’attenzione del pericolo imminente. Uhuh e Ahah capirono cosa avevano avvertito le bestie e si girarono verso il fondo della boscaglia. La belva vistasi scoperta prese la rincorsa e saltando fuori dalla vegetazione si lanciò contro di loro.

“Ah Ah oh oh uh uh” urlò lei.

L’uomo si pose avanti a tutti per proteggere il gruppo e l’affrontò con la lancia.
Ahah prese a scappare assieme alle sue bestie cercando scampo. Le urla di disperazione di Uhuh furono avvertite dalla fuggitiva Ahah che si bloccò ansimante e turbata “Uhuh! Uhuh!”.

La pantera aveva fatto cadere a terra l’uomo rimasto senza la sua lancia, caduta al suolo durante lo scontro. Gli era saltata addosso con le fauci aperte. Uhuh cercò di lottare con lei certo che non sarebbe sopravvissuto al suo morso. La pantera dagli occhi di fuoco lo fissò negli occhi, spietata, come a volergli dire che era lei la più forte e che lo avrebbe ucciso da lì a poco.

Uhuh sentì le forze abbandonarlo e chiuse gli occhi in segno di resa: aspettò che i suoi denti si piantassero sul suo collo. La belva emise un ruggito sinistro, e poi ancora un altro, un altro ancora, sempre meno potente, a scendere, scemare. Uhuh aprì gli occhi per capire e vide la pantera togliersi di dosso e mostrare il fianco insanguinato. Quando vide Ahah con il pugnale tra le mani capì che quel sangue non era il suo ma della pantera. Capì che lei gli era venuta coraggiosamente in soccorso e senza paura aveva colpito sul fianco il felino. Con un ulteriore ruggito di dolore la pantera ferita lentamente si dileguò tra la vegetazione.

“Uhuh! Uhuh!” mormorò la donna ancora tremante per lo spavento.

Ma l’uomo si alzò in piedi, controllò le sue ferite accorgendosi che erano solo graffi.
Senza esternare nessun stato d’animo raccolse le sue cose, le armi da terra e si rimise in cammino.

Ahah rimise il pugnale tra la pelle di cui era vestita e lo seguì. A poca distanza trovarono le due capre con la piccola capretta. Erano rimaste vicino alla pianta dove Ahah aveva appeso il piccolo Enghè, che a causa del distacco piangeva. La madre lo raccolse con premura e dopo averlo calmato lo rimise a tracolla. Dopo aver passato la zona delle belve, per il gruppo furono giorni di viaggio tranquilli. Oramai a un giorno di distanza dalla loro valle, Uhuh e Ahah si fermarono per l’ultima notte del loro lungo viaggio. Uhuh si mise ad accendere il fuoco all’interno di un circolo di pietre per poi mettere a cuocere la preda che aveva catturato. Fu Ahah che si presentò agitatissima e gesticolando cercò di dirgli qualcosa. L’uomo non si mosse da quello che stava facendo e non le diede importanza. Lei prese a strattonarlo e tirarlo per il braccio come a dirgli di seguirla.

“Eh oh uff uff” esclamò infastidito lui che poi, dato la sua insistenza, si lasciò condurre. La donna si fermò ad un certo punto, dove lo sguardo dava sulla valle.

“Uhuh oooh eeeh!” fece lei puntando il dito verso il sole che stava calando all’orizzonte. Il cielo aveva mille sfumature e aveva lasciato Ahah senza parole: era la prima volta che si accorgeva della bellezza del tramonto. Gesticolando invitò l’uomo a sedersi accanto a sé per ammirare quello che le pareva come una meraviglia. Uhuh sedé accanto a lei e per la prima volta rimase coinvolto da tanta bellezza. Poi guardò con occhi diversi Ahah e dentro di lui qualcosa si sgelò. Pensò, ritornando indietro a quando stava per essere ucciso dalla pantera, a come Ahah lo aveva salvato mettendo a rischio la sua vita e quella di Enghé. Stare assieme a loro ora gli pareva diverso: perché?

D’istinto distese il braccio per metterlo sulla spalla di lei. Con un grande sorriso lei appoggiò la testa sulla sua spalla: per la prima volta.

Da quel giorno, Uhuh e Ahah, presero ad ammirare il tramonto e ad assaporare la vita in comune, nell’amore, sino all’ultimo dei loro giorni. E a distanza di millenni, ancora oggi, gli umani si fermano ad ammirare il sole mentre scende, in onore di Uhuh e Ahah. I primi innamorati sulla terra.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI183] Giù dalla valle

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Una sorta di Adamo ed Eva nell'Eden. E chissà che la favella sia proprio fra ciò che ci ha ha fatto perdere il Paradiso...
Qualcosa ancora ci accomuna, a quei nostri progenitori. Almeno: accomuna alcuni di noi (quelli che ancora sanno guardare un tramonto).
Questa un po' la sinossi che farei di questo racconto. Carino, un po' ingenuo, forse (non so quanto delicatamente - e volutamente - ironico:  secondo me un po' lo è, almeno nello stile, e questo è un pregio). 

Qualche appunto:
bestseller2020 wrote: Persino gli animali da cacciare si trasferivano sull’altipiano rigoglioso, e non solo. Anche le bestie feroci seguivano la rotta della transumanza degli animali alla ricerca di cui sfamarsi.
A cosa si riferisce "e non solo"? Se alle bestie feroci la punteggiatura non è ideale: io metterei i due punti, non il punto fermo dopo "non solo". Perché così pare che gli animali da cacciare si trasferiscano sull'altipiano rigoglioso e anche in altri luoghi.
Il secondo periodo è un po' involuto (e per un periodo così breve la cosa non è che sia proprio il massimo). Io consiglierei:
...e non solo: anche le bestie feroci seguivano la transumanza degli animali dei quali sfamarsi.
Oppure:
...e non solo: anche le bestie feroci seguivano la rotta delle loro prede.
Per dire che, a mio parere, una narrazione semplice, essenziale ed asciutta è quanto di meglio per descrivere nostri antenati ancora senza linguaggio...
bestseller2020 wrote: Ahah aveva appena partorito il piccolo Enghé e lo teneva appeso infagottato dietro le spalle dentro
quello che era stato lo stomaco di un bue, lasciato ad essiccare al sole, per diventare quella borsa da viaggio.
Consiglierei: partorito da poco
Toglierei anche la virgola dopo "sole".
bestseller2020 wrote: I due trascorsero la stagione calda al riparo della verde vegetazione sino a quando, un giorno, Ahah si presentò a Uhuh con una foglia tra le mani. Lui non capì cosa lei volesse, benché tanto si dimenasse e lo strattonasse nell’intento di fargli notare cosa aveva tanto di strano quella foglia.

“Uhuh uhuh oah oah eheh ehe”

L’uomo si rese conto che lei gli stava facendo notare che la foglia era gialla e che tali stavano diventando anche quelle sugli alberi.
Eh, hai ragione: noi uomini siamo sempre così disattenti. E pure un po' tonti... :asd:
bestseller2020 wrote: Anche Ahah mise mano al rudimentale pugnale realizzato da una radice essiccata dalla punta acuminata
Consiglierei una virgola dopo "essiccata"
bestseller2020 wrote: per sincerarsi del piccolo Enghè che era addormentato.
Anche qui, dopo "Enghè".
bestseller2020 wrote: Avanzarono con cautela cercando di fare il meno rumore possibile.
bestseller2020 wrote: Prese a seguirli aspettando il momento proficuo di saltare addosso.
La preposizione che ci vuole è decisamente "per". E suggerirei:
bestseller2020 wrote: pensando alla prima delle sue prede.
considerandola preda più facile (fa parte, davvero, dell'economia della natura selvaggia e mi pare che rappresenti meglio la visione del felino, che non pensa in senso proprio, ma agisce guidata da istinto ed esperienza).
bestseller2020 wrote: Le due capre presero ad annusare l’aria e s’accorsero dell’odore della pantera dietro loro. Impaurite si misero a belare fortemente per richiamare l’attenzione del pericolo imminente. Uhuh e Ahah capirono cosa avevano avvertito le bestie e si girarono verso il fondo della boscaglia. La belva vistasi scoperta prese la rincorsa e saltando fuori dalla vegetazione si lanciò contro di loro.
Questa descrizione smorza un po' l'azione. Cercherei di rendere il tutto più fulmineo, evitando (almeno) il vedersi scoperta delle pantera. 
Poi: credo che a quel tempo gli uomini usassero molto di più l'olfatto (di quanto non sappiamo fare ora) e sarebbe più credibile se fossero UhUh o Ahah a fiutare il pericolo (e le capre a belare di spavento per l'attacco del felino).
bestseller2020 wrote: L’uomo si pose avanti a tutti per proteggere il gruppo e l’affrontò con la lancia.
Una frase con la pantera come soggetto implicito non va bene, secondo me. Cosiglierei: e con la sua lancia affrontò la belva. Magari anche "affamata" (drammatizziamo pure un po', dai! ;) ). Se devi evitare una ripetizione di "belva" eliminerei, in qualche modo, il sostantivo dalla frase precedente, dove la pantera si prepara all'attacco.
bestseller2020 wrote: La pantera aveva fatto cadere a terra l’uomo rimasto senza la sua lancia, caduta al suolo perduta durante lo scontro. Gli era saltata addosso con le fauci aperte. Uhuh cercò di lottare con lei certo che non sarebbe sopravvissuto al suo morso. La pantera dagli occhi di fuoco lo fissò negli occhi, spietata, come a volergli dire che era lei la più forte e che lo avrebbe ucciso da lì a poco. stava per ucciderlo.
bestseller2020 wrote: Uhuh sentì le forze abbandonarlo e chiuse gli occhi in segno di resa: aspettò che i suoi denti si piantassero sul suo collo.
Mmmhh. Se non sta morendo dissanguato (e fra poco mi dirai che non è così), la sua amigdala e la scarica di adrenalina dovrebbero renderlo furioso, non arrendevole. E moltiplicare le sue forze...
bestseller2020 wrote: Senza esternare nessun stato d’animo raccolse le sue cose, le armi da terra e si rimise in cammino.
Anche qui: troppo arrendevole e freddo per essere credibile. Ma non per altro: solo per la drammaticità della narrazione. Non sono macchine, sono uomini primitivi: potresti rappresentarne il terrore che scema e si fa sollievo, gioia, addirittura furiosa per la vittoria contro la belva che rappresenta, anche totemicamente (gli occhi di fuoco non sono un dettaglio da poco), il male, il terrore, ma anche l'istinto di combattere per la sopravvivenza.
 
bestseller2020 wrote: L’uomo non si mosse da quello che stava facendo e non le diede importanza. Lei prese a strattonarlo e tirarlo per il braccio come a dirgli di seguirla.
“Eh oh uff uff” esclamò infastidito lui che poi, dato la sua data insistenza data l'insistenza di lei, si lasciò condurre. La donna si fermò ad un certo punto, dove lo sguardo dava sulla valle.
Cavernicolo d'un Uhuh! E ascoltala, ogni tanto, 'sta moglie! :lol:
bestseller2020 wrote: Gesticolando invitò l’uomo a sedersi sederlesi accanto a sé per ammirare quello che le pareva come una meraviglia. Uhuh sedé accanto a lei e per la prima volta...
 
bestseller2020 wrote: Poi guardò con occhi diversi Ahah e dentro di lui qualcosa si sgelò.
Quanto ti ho consigliato più su non è in contrasto con questo passaggio: lui è l'Uomo, il capo branco, il maschio alfa. Un cacciatore. Un guerriero (contro la natura e le belve feroci, non ancora contro i propri simili). Ma diventa anche il compagno da amare (e che si lascerà amare). Cioé: non si sgela perché prima era algido e senza emozioni. Scopre semplicemente emozioni diverse.

Bel lavoro.
A rileggerti!

Re: [MI183] Giù dalla valle

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Ciao @bestseller2020. Riesci sempre a trovare una chiave ironica nelle tue storie e a infilare tra le righe la “critica” sociale. La storia è quasi una lunga metafora, mi sono pure fatta qualche sorriso. (enghé  è stupendo…) Grazie per essere qui

Re: [MI183] Giù dalla valle

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Ciao @bestseller2020.
è un piacere tornare dopo tanti mesi al MI e trovare un tuo racconto!

Provo a fare di questo mio commento uno di quelli utili per la partecipazione al MI stesso, quindi ad andare nel dettaglio.

Idea
Devo dire che l’idea mi ha sorpreso e mi è piaciuta. descrivere il primo tramonto goduto dal genere umano, la nascita del primo amore, mi ha garbato assai!

Narrazione
Qui subentra una mia percezione un po’ contrastante, perché se da una parte, leggendo, ho avuto la curiosità di sapere, di scoprire, dove volessi andare a parare e come, dall’altra parte la stessa non mi pare fluida ed anzi, alcune scelte che hai fatto ne riducono l’efficacia. Provo a fare qualche esempio:
bestseller2020 wrote: Tanto tempo fa, quando i mammut ancora vagavano per le distese solitarie della terra, gli uomini non sapevano parlare dato che non avevano niente da dirsi e da chiedersi e senza farsene un problema. Gli umani vivevano in solitudine. Tutto era lento, silenzioso, ritmato dal cambio delle stagioni. Avevano orecchi per ascoltare i rumori della natura, gli unici durante la loro vita.
in questo incipit la parte che ho sbarrato, seppur divertente e ironica, anzi proprio per questo, non aggiunge vero valore alla frase. Cerco di spiegarmi meglio: se il tono ironico di questa frase fosse stato presente nell’intero racconto allora, forse, avrebbe avuto un suo senso ma siccome di questa ironica valutazione sulla condizione umana non vi è più traccia ecco che diventa un orpello non funzionale alla narrazione. 
bestseller2020 wrote: Uhuh e Ahah avevano lasciato la valle dove stazionavano nei mesi invernali sino alla primavera
Qui invece la specificazione “ sino alla primavera” non serve proprio nulla perché è già spiegato bene scrivendo “ nei mesi invernali”.
bestseller2020 wrote: Anche Ahah mise mano al rudimentale pugnale realizzato da una radice essiccata dalla punta acuminata e dalla impugnatura attorcigliata e solida tra le mani.
Questa frase mi pare un po’ didascalica, dai una formazione che dal punto di vista narrativo non aggiunge valore e anzi rischia di spezzare il flusso.
Forse un semplice pugnale di legno sarebbe bastato.
bestseller2020 wrote: I due trascorsero la stagione calda al riparo della verde vegetazione sino a quando, un giorno, Ahah si presentò a Uhuh con una foglia tra le mani. Lui non capì subito cosa lei volesse, benché tanto si dimenasse e lo strattonasse nell’intento di fargli notare cosa aveva tanto di strano quella foglia.

“Uhuh uhuh oah oah eheh ehe”

L’uomo si rese conto che lei gli stava facendo notare
 finché non s’accorse che la foglia aveva sfumature gialle e che tali stavano diventando anche quelle sugli alberi. I due si guardarono consapevoli che si stava avvicinando il tempo di ritornare a valle. Ben presto sarebbe arrivato il freddo a cui loro non potevano resistere e la neve avrebbe ricoperto tutto.
Uso quest’ultimo paragrafo come esempio di quello che intendo su questa tematica delle scelte narrative. Aldilà dell’esempio di revisione che ti ho messo (più o meno valido), il concetto che intendo esprimerti è quello di un apprezzamento per la semplicità di forma che hai scelto di utilizzare ma anche l’attenzione che scrive in maniera semplice è molto molto difficile. Occorre davvero pesare ogni parola utilizzata e valutare gli effetti di ogni frase.
Uso il paragrafo riportato qui sopra anche per affrontare la prossima tematica: 

Credibilità della narrazione
Questa è una delle aree che ho trovato più difficile accettare. La storia di un mini nucleo familiare, con tanto di capre allevate, stanziale secondo le fasi stagionali, coccia col fatto che non parlino. ma se anche lo accettiamo per il gusto narrativo allora proprio non mi torna il fatto che tu abbia scelto di dare dei nomi ai personaggi. L’identificazione di un soggetto o di un oggetto con un nome avviene per la l’esigenza di comunicarne caratteristiche, utilizzo, pericolosità… Forse sarebbe stato sufficiente riferirsi ai protagonisti come femmina o maschio, lui o lei.
Aggiungo due cose che secondo me incrinano un po’ la credibilità: nel paragrafo che ha riportato qui sopra non mi pare plausibile che un un ominide che vive nella natura abbia bisogno che accompagna li mostri una foglia gialla per notare che tutto sta diventando giallo! Forse la compagna ha notato prima le prime sfumature di giallo e le porta da lui. Questo è più plausibile. l’altra parte che rivedrei dal punto di vista della credibilità è il fatto che la pantera se ne vada perché è ferita: al contrario avrebbe salito ancora più furiosa e inferocita. Forse sarebbe stato più credibile se il colpo l’avesse colpita in una parte vitale e fosse stramazzata morta. un colpo di fortuna anche perché avrebbero potuto macellare la carne averne in abbondanza!

Forma
bestseller2020 wrote: Avanzarono con cautela cercando di fare il meno rumore possibile. Ma la pantera stava lì a spiarli acquattata sopra il ramo di una grossa pianta. Appena i due passarono oltre, questa si drizzò sulle zampe e scese giù dalla pianta senza farsi notare. Prese a seguirli aspettando il momento proficuo di saltare addosso. Aveva adocchiato la piccola capretta che con difficoltà procedeva appresso ai genitori, pensando alla prima delle sue prede. Improvvisamente l’aria che era stata immobile sino allora si animò e prese a spingere dietro alla comitiva. Le due capre presero ad annusare l’aria e s’accorsero dell’odore della pantera dietro loro. Impaurite si misero a belare fortemente per richiamare l’attenzione del pericolo imminente. Uhuh e Ahah capirono cosa avevano avvertito le bestie e si girarono verso il fondo della boscaglia. La belva vistasi scoperta prese la rincorsa e saltando fuori dalla vegetazione si lanciò contro di loro.
Attenzione alle ripetizioni, innanzitutto, e attenzione alla effettiva utilità dei verbi fraseologici (credo si definiscano così): rallentano la fluidità della narrazione. È in effetti una forma che usi spesso:
bestseller2020 wrote: Ahah prese a scappare
bestseller2020 wrote: Uhuh si mise ad accendere il fuoco
Altri suggerimenti sparsi:
bestseller2020 wrote: Le urla di disperazione di Uhuh furono avvertite dalla fuggitiva
Avvertite non funziona (si avverte un sussurro), forse “raggiunsero”, o “straziavano le orecchie della..”
bestseller2020 wrote: Aveva adocchiato la piccola capretta che con difficoltà procedeva appresso ai genitori, pensando alla prima delle sue prede
Il passaggio a quel che pensa la pantera non funziona, anzi, distrae dal flusso narrativo.
bestseller2020 wrote: non sarebbe sopravvissuto al suo morso.
Direi che non si sopravvive al morso di un serpente e alle fauci di una belva
bestseller2020 wrote: e vide la pantera togliersi di dosso
La pantera barcollare
bestseller2020 wrote: aveva lasciato Ahah senza parole:
Beh, non parlavano… :P
bestseller2020 wrote: D’istinto distese il braccio per metterlo sulla spalla di lei.
Questo “d’istinto” mi pare proprio un errore narrativo: hai costruito l’intera storia per dirci che l’uomo NON aveva istinti d’affetto. Ora lo fa per istinto? Di più: se accettassimo che subentra l’istinto, allora cadrebbe tutta la poesia del gesto volontario di apertura all’amore!
bestseller2020 wrote: Con un grande sorriso lei appoggiò la testa sulla sua spalla: per la prima volta.

Da quel giorno, Uhuh e Ahah, presero ad ammirare il tramonto e ad assaporare la vita in comune, nell’amore, sino all’ultimo dei loro giorni. E a distanza di millenni, ancora oggi, gli umani si fermano ad ammirare il sole mentre scende, in onore di Uhuh e Ahah. I primi innamorati sulla terra
Che bello il finale!
Che bella l’idea verso cui ci hai portato!
Grazie per averlo fatto!!

A rileggerti
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Re: [MI183] Giù dalla valle

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bestseller2020 wrote: Sun Sep 22, 2024 7:05 pme senza farsene un problema.
"E non se ne facevano un problema". Splendido questo elogio a tuttotondo del silenzio.
bestseller2020 wrote: Sun Sep 22, 2024 7:05 pmalla ricerca di cui sfamarsi.
Non va bene. "Di cui si sarebbero sfamati" può essere una possibilità.
bestseller2020 wrote: Sun Sep 22, 2024 7:05 pml’attenzione del pericolo imminente.
"Del" non va: "sul", oppure "verso".
bestseller2020 wrote: Sun Sep 22, 2024 7:05 pmUhuh e Ahah, presero ad ammirare il tramonto
Mai virgola tra soggetto e verbo.
bestseller2020 wrote: Sun Sep 22, 2024 7:05 pmE a distanza di millenni, ancora oggi, gli umani si fermano ad ammirare il sole mentre scende, in onore di Uhuh e Ahah. I primi innamorati sulla terra.
Un racconto eziologico a tutti gli effetti. Tenerissimo, buffo, singolare. Come al solito, i tuoi contenuti scoppiettanti fanno dimenticare i piccoli inciampi della forma.
Grazie per la lettura e un saluto, @bestseller2020.
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Re: [MI183] Giù dalla valle

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Ciao @bestseller2020, questa volta ti sei cimentato tu in un racconto favolistico, molto grazioso.
bestseller2020 wrote: Tanto tempo fa, quando i mammut ancora vagavano per le distese solitarie della terra, gli uomini non sapevano parlare dato che non avevano niente da dirsi e da chiedersi e (toglierei la e) senza farsene un problema. Si percepisce un sottile sarcasmo. In fondo però, comunicavano anche loro.
Gli umani vivevano in solitudine. (scritta così, sembra che ogni essere umano viva in solitudine) Tutto era lento, silenzioso, ritmato dal cambio delle stagioni. Avevano orecch(evidenziandolo sembra quasi che ci possa essere anche la possibilità che non avessero orecchi) per ascoltare i rumori della natura, gli unici durante la loro vita.
bestseller2020 wrote: Anche le bestie feroci seguivano la rotta della transumanza degli animali alla ricerca di cui sfamarsi. (di cui si sfamavano)
bestseller2020 wrote: Ahah aveva appena partorito il piccolo Enghé e lo teneva appeso infagottato dietro le spalle dentro
quello che era stato lo stomaco di un bue, lasciato ad essiccare al sole, per diventare quella borsa da viaggio.
Ingegnoso!
bestseller2020 wrote: I due trascorsero la stagione calda al riparo della verde (d'estate è scontato che sia verde, sostituirei con rigogliosa) vegetazione sino a quando,
bestseller2020 wrote: Ben presto sarebbe arrivato il freddo a cui loro non potevano resistere. (metterei avrebbero potuto)
bestseller2020 wrote: due si incamminarono verso valle con le due capre al seguito e la nuova capretta nata durante l’estate e che faceva fatica a stare al passo.
Mi sorge un dubbio. Pensavo che una capretta di due o tre mesi non avrebbe avuto fatica a stare dietro a degli umani con i loro fardelli. Anche perché, reduce da anni di puntate di quark, a questo tipo di potenziali prede la natura ha fornito la capacità di sgambettare appena uscite dalla placenta e unirsi al gruppo.
bestseller2020 wrote: Uhuh capì immediatamente cosa volesse dire quel suo gesticolare. (metterei i due punti) Erano entrati nel territorio della pantera dagli occhi di fuoco.
bestseller2020 wrote: Poi allungò istintivamente la mano dietro le spalle per sincerarsi del piccolo Enghè (virgola) che era addormentato.
bestseller2020 wrote: Aveva adocchiato la piccola capretta che con difficoltà procedeva appresso ai genitori, pensando alla prima delle sue prede.
Scritto così sembra che subito dopo passi alle altre.
bestseller2020 wrote: La belva vistasi scoperta prese la rincorsa e saltando fuori dalla vegetazione si lanciò contro di loro.

“Ah Ah oh oh uh uh” urlò lei.

L’uomo si pose avanti a tutti per proteggere il gruppo e l’affrontò con la lancia.
Non so perché ma questa scena mi fa venire in mente Sandokan nella scena della tigre che salta verso Kabir Bedi e viceversa.
bestseller2020 wrote: Eh oh uff uff” esclamò infastidito lui che (virgola) poi, dato (data) la sua insistenza, si lasciò condurre. La donna si fermò ad un certo punto, dove lo sguardo dava sull
bestseller2020 wrote: Uhuh sedé (si sedette) accanto a lei
Dai versi con cui comunica la coppia è chiaro il riferimento ai nostri progenitori pelosi. Percepisco un velo di nostalgia verso quella vita semplice, che segue i ritmi della natura, delle stagioni, dell'alba e del tramonto, del silenzio, del venirsi incontro.
Tutto quello che ormai stiamo perdendo.
Bello anche il fatto che sia la donna a salvare l'uomo, controcorrente rispetto al principe azzurro che salva la sua amata.
Una descrizione quasi cinematografica soprattutto nel momento in cui entra in scena la pantera. Che già la denominazione dagli occhi di fuoco rende molto l'idea. Quasi fosse il male da cui dobbiamo salvarci. Forse una metafora sulla vita contemporanea, in cui il male, per gli eventi tragici del mondo contemporaneo, ha gli occhi accecati di sangue.
L'ingenuità e la semplicità li vedo come dei punti di forza. Adatto per tutte le età.
Piacevole lettura
Alla prossima

Re: [MI183] Giù dalla valle

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Ciao @bestseller2020 , racconto molto particolare.
La mia impressione è che sia un racconto per bambini che, se letto da un adulto, coglie un' ironia al limite della presa in giro del racconto stesso. Non so se sono riuscita a spiegarmi.
I nomi mi hanno fatto sorridere, c'è del genio nella scelta di Enghé.
bestseller2020 wrote: sull’altipiano rigoglioso, e non solo. Anche le bestie
Al posto del punto, avrei messo una virgola.
bestseller2020 wrote: per sincerarsi del piccolo Enghè che era addormentato
Credo manchi una virgola dopo il nome.
bestseller2020 wrote: procedeva appresso ai genitori, pensando alla prima delle sue prede
Non ho capito la seconda parte. 
bestseller2020 wrote: ferite accorgendosi che erano solo graffi.
Senza esternare nessun stato d’animo
Nessuno, credo ti sia sfuggita una o

Il racconto è simpatico, lo hai raccontato con un ritmo che non mi ha fatto percepire l'aumento di tensione, i diversi stati d' animo.
Non credo sia tra i tuoi racconti migliori, ma l'idea e l'originalità meritano.
Buon contest 
<3

Re: [MI183] Giù dalla valle

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Bravo @bestseller2020  :)

Hai scritto una bella favola sull'affacciarsi della consapevolezza della propria umanità sui trogloditi protagonisti. 
bestseller2020 wrote: Sun Sep 22, 2024 7:05 pm“Eh oh uff uff” esclamò infastidito lui che poi, dato la sua insistenza, si lasciò condurre
Mi hai fatto ridere.  :)
bestseller2020 wrote: Sun Sep 22, 2024 7:05 pm“Uhuh oooh eeeh!” fece lei puntando il dito verso il sole che stava calando all’orizzonte. Il cielo aveva mille sfumature e aveva lasciato Ahah senza parole: era la prima volta che si accorgeva della bellezza del tramonto. Gesticolando invitò l’uomo a sedersi accanto a sé per ammirare quello che le pareva come una meraviglia. Uhuh sedé accanto a lei e per la prima volta rimase coinvolto da tanta bellezza. Poi guardò con occhi diversi Ahah e dentro di lui qualcosa si sgelò. Pensò, ritornando indietro a quando stava per essere ucciso dalla pantera, a come Ahah lo aveva salvato mettendo a rischio la sua vita e quella di Enghé. Stare assieme a loro ora gli pareva diverso: perché?
Belle immagini, efficaci. 
Grazie della lettura!  :libro:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI183] Giù dalla valle

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@Poeta Zaza @Modea72 @Kasimiro @Ippolita @L @@Monica @queffe grazie per il gentile  contributo: è sempre bello stare assieme. Ciao
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

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