[CE24-2] Vamos a la playa - Monica

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Vamos a la playa - Monica

Estate 1983

Mentre il treno rallenta all’ingresso di Loano, guardo fuori dal finestrino cercando di immaginare le storie che potrò scrivere da questo piccolo angolo della Liguria.
Ho vent’anni, una matita dietro l'orecchio e un quaderno di appunti nella borsa, pronta a catturare qualsiasi dettaglio che potrebbe trasformarsi in un buon articolo. Prima di scendere mi specchio nel vetro: i finti Rayban fanno il loro dovere, il taglio mullet mette in risalto il viso piccolo; se fossi muta potrebbero scambiarmi per una straniera in gita. Sorrido pensando al soprannome che mi ha affibbiato il mio nonno: “la tedesca”. Indosso pantaloncini di jeans scoloriti, una Lacoste bianca, comodissime ballerine color verde menta e un braccialetto acquistato al concerto di Vasco Rossi a Bergamo che è diventato come una seconda pelle per me.
Il sole splende già alto, la stazione è piccola, il tipico mix tra il vecchio e il nuovo che avanza.
Sistemo alla meglio le spalline di gommapiuma alle quali non potrei mai rinunciare (giuro che se potessi le inserirei anche sotto le spalline del costume) e carico sulle spalle il borsone zeppo di costumi, creme solari, cassette per il walkman e libri che porto dietro per la coscienza. Prima o poi finirò di leggerli.
Patty, la mia compagna ligure del corso di giornalismo all’Università, è in ritardo. Come sempre.
“Perché non vieni qualche giorno al mare a Loano? È bellissima e poi si può andare a ballare ai “Ai Pozzi”. È pieno di vip… magari ci scappa pure un’intervista.”
Magari… L’idea mi ha convinta. La mia carriera decollerebbe più veloce di un Concorde se riuscissi a beccare qualche personaggio famoso.
Alzo lo sguardo e riconosco in lontananza la mia amica. Indossa una maglietta gialla con un disegno di frutta esotica scintillante di paillettes; le piace stare al centro dell’attenzione.
Mi raggiunge zoppicando. Ha un piede ingessato, se lo è fratturato giocando a volley sulla spiaggia. Come dire: vacanza finita prima d’iniziare. Addio danze.
Le sorrido comprensiva anche se, in realtà, vorrei salire di nuovo sul treno e tornare a casa. Ma tant’è.
Mi guardo intorno respirando a fondo l’aria che odora di salmastro e di sole. Il posto appare molto accogliente, un viale di palme che ondeggiano alla brezza marina dà l’illusione di trovarsi in qualche spiaggia tropicale. Patty mi offre la chiave della sua cabina e mi dice che posso usare il suo ombrellone ai Bagni Torino, tanto lei non potrà venire in spiaggia per qualche settimana.
Non è certo la vacanza che immaginavo, ma ne approfitterò per per mettere alla prova me stessa e la mia capacità di osservare e ascoltare. Sarà utile per esercitarmi nel mio futuro mestiere.
Mentre cammino verso il mare, con il quaderno di appunti ben stretto tra le mani, scruto il paesaggio: le case color pastello, le insegne delle gelaterie, i turisti che si dirigono verso la spiaggia con asciugamani e ombrelloni. Le civette davanti alle edicole sono occupate dal volto sorridente di Emanuela Orlandi.
Ovunque mi giri, in questi giorni non si parla d’altro. La storia della ragazza scomparsa negli ambienti del Vaticano è diventata una sorta di ossessione collettiva. Anch’io mi chiedo che fine abbia fatto e se verrà mai ritrovata. Il suo sorriso getta un’ombra cupa sulla spensieratezza di queste giornate estive. Sospiro.
L’altoparlante diffonde il tormentone del momento.
Vamos a la playa…
Detesto questa canzone che viene trasmessa a ripetizione dappertutto. Non capisco come possa avere tutto il successo che ha: si parla di una bomba atomica che esplode e siamo in piena guerra fredda… il tutto condito da una melodia spensierata.
Ci può essere qualcosa di più assurdo? Mi vengono i brividi se penso che anche i bambini la canticchiano come nulla fosse. Frugo nella borsa alla ricerca del mio walkman. Inserisco la cassetta e alzo il volume. Le note di “Vita spericolata” mi riconciliano per qualche minuto con la musica.
Finalmente raggiungo la spiaggia. La sabbia è un nastro dorato che orla il tessuto morbido della risacca; si respira profumo d’azzurro, di salsedine e di olio solare al cocco. Allungo lo sguardo verso i bagnanti sulla riva. Spero che il mare non diventi subito troppo profondo perché non so nuotare… appena l’acqua mi arriva all’ombelico, mi sento mancare il respiro e devo uscire.
Nell’ombrellone accanto al mio c’è una ragazza sdraiata sul lettino immersa nella lettura di un libro. Ha capelli castani corti che riflettono i raggi dorati del sole. Indossa un bikini alla moda, con un top a triangolo e slip a vita alta, decorato con motivi floreali dai colori vivaci. La pelle è leggermente abbronzata, porta occhiali da sole con lenti scure e montatura in plastica bianca. Ai polsi, braccialetti colorati e di conchiglie che tintinnano ogni volta che gira la pagina. Sul tavolino dell’ombrellone una bottiglia di acqua fresca a giudicare dal vetro ancora leggermente appannato.
Deve sentirsi osservata perché chiude il libro, si alza dal lettino e mi raggiunge.
Non sono una persona molto incline a socializzare ma la ragazza è così accogliente che non posso fare a meno di ricambiare il sorriso.
«Ciao! Tu devi essere l’amica di Patty, mi ha parlato tanto di te in questi giorni. Non vedeva l’ora che tu arrivassi, peccato si sia fatta male…»
«Sì, una bella sfortuna e vacanze rovinate. Sono Monica, piacere.»
«E io Mariangela. Se vuoi puoi unirti a me e ai miei amici per qualche partita a volley con noi visto che abbiamo Patty fuori uso per un po’…»
Rifletto un attimo.
«Ti avverto che sono un po’ arrugginita…»

Vamos a la playa… Il tormentone sparato ad alto volume copre le nostre grida tra una “schiacciata” e un “bagher”.
Le giornate ci aspettano come pagine bianche, pronte per essere scritte, tra partite di pallavolo sulla sabbia, camminate sul lungomare e serate che finiscono solo quando il primo sole dell'alba ci ricorda che un altro giorno sta per cominciare.
«Stasera vorrei portarti all’osservatorio astronomico. Se non hai mai visto la Luna al telescopio hai perso qualcosa di spettacolare!»
Non mi aspettavo questa proposta, avrei preferito andare in discoteca, ma l’entusiasmo di Mariangela è contagioso e poi non ho mai visto un osservatorio fino a oggi.
Prendo il mio quaderno per gli appunti e la seguo in questa nuova avventura.
«Stanotte la Luna e Giove saranno in congiunzione» dice l’astronomo con una certa enfasi.
Il prato antistante l’osservatorio è pieno di gente che lo ascolta a bocca aperta. Nella piccola cupola astronomica c’è un telescopio. Facciamo la fila per entrare. Davanti a noi c’è anche una bambina che non sta zitta un attimo e fa un sacco di domande. Sembra uscita da una rivista: ha lunghe trecce bionde che scendono da un delizioso cappellino di paglia color fucsia sul quale sono applicate delle margheritine di stoffa. Sorrido. Anch’io, se avessi un cappellino così, non vorrei toglierlo neppure di notte. I due “santi” che fanno fatica a starle dietro devono essere i nonni. Penso che non abbia più di sei anni.
L’astronomo la fa salire su una piccola scaletta e la solleva un po’ con le braccia per consentirle di appoggiare l’occhio sull’oculare fra gridolini di meraviglia.
Arriva anche il nostro turno. In effetti sembra quasi di poter toccare la Luna allungando le mani. È come se la vastità del cielo mi risucchiasse. Trattengo il respiro. Uscendo dall’osservatorio barcollo come fossi ubriaca.
Mariangela mi osserva divertita. Forse devo sembrarle un po’ matta.
La mattina arriva troppo presto, stanotte non sono riuscita a chiudere occhio.

Prima di andare in spiaggia mi fermo a casa di Patty per fare colazione e la inondo con un fiume di chiacchiere.
«Non è che mi lasci il corso di giornalismo per frequentare astronomia, eh?»
La guardo storta.
«Lo sai che a matematica sono una schiappa! Ma studiando… chissà!»
«Mi ha detto Mariangela che avete tenuto alto l’onore della squadra.»
«Ce la siamo cavata. Io, almeno, sono ancora tutta intera» le faccio l’occhiolino.
Ridiamo di cuore.

Vamos a la playa… Prima o o poi prenderò a sassate quell’altoparlante.
Mariangela è già stesa al sole. Io preferisco fare due passi sulla battigia. Ultimo giorno di vacanza. Faccio un bilancio mentale: non ho intervistato alcun personaggio famoso, neppure sono riuscita ad avvistarne qualcuno. Ai Pozzi c’era troppa gente e la musica così alta da non riuscire a parlare. Non è accaduto nulla da poter meritare un articolo neppure per il giornale di facoltà… eppure mi sento felice. Spruzzi di spuma di mare bagnano i miei passi che scrocchiano ogni volta che m’imbatto nelle piccole conchiglie disseminate sulla riva.
Sono assorta quando vedo galleggiare un cappellino rosa fucsia con delle margheritine. Con la coda dell’occhio noto che sulla riva si è creato un capannello di persone. In un attimo mi trovo a correre così forte che sbatto a destra e sinistra sulle sdraie come una mosca intontita.
«Mariangela, la bambina dell’osservatorio…» balbetto indicandole il mare.
Lei si alza di scatto e, senza chiedermi altro, raggiunge la riva tuffandosi senza esitare. Poco dopo esce dall’acqua col cappellino in mano. Scuote la testa, trascina le gambe come fossero di piombo.
Vamos a la playa…
Sento l’acido del vomito bruciarmi la gola.
Dal capannello esce una donna. La riconosco: è la nonna della bambina delle stelle. Si avvicina a Mariangela e l’abbraccia.
Non capisco, non sembra disperata.
«Grazie per averlo ripescato! La mia nipotina ci stava facendo diventare matti perché una ventata glielo aveva portato via!»
Lei nota i nostri occhi arrossati e si schermisce.
«Il suo papà glielo ha riportato come regalo da un viaggio in America… le piace così tanto che vorrebbe tenerlo anche per dormire.» Si volta e, a voce alta, la chiama: «Caterina, vieni qui a ringraziare queste signorine!»
La piccolina saltella verso di noi. Mariangela le porge il cappellino e lei lo indossa subito anche se è zuppo d’acqua. Ci regala un sorriso stellare mentre le note di Vamos a la playa vibrano nell’aria. Non mi sono mai sembrate più gioiose di così. Non servono parole, io e Mariangela cominciamo a ballare seguite da altri bagnanti in una sorta di festa improvvisata che trasforma la spiaggia in un onda variopinta e spumeggiante.

Salgo sul treno, tengo il mio quaderno aperto sulle ginocchia. Forse non scriverò un articolo da prima pagina ma non voglio dimenticare neppure un dettaglio di questa vacanza, Vamos a la playa inclusa.

***

Estate 2024

Dopo quaranta rivoluzioni terrestri, sono corsa a cercare gli appunti di quella bella vacanza. Ho riascoltato Vamos a la playa, una canzonetta che tuttora mi fa venire i brividi ma che, per assurdo, è legata a un bel periodo della mia vita.
Oggi il cielo è parte di me. Potrei passare ore col naso all’insù e lasciarmi avvolgere dalla notte e dai suoi misteri. Mi sento totalmente appartenente all’Universo. In fondo, non siamo che una parte del tutto. Ogni singola, apparentemente insignificante particella, è un mattone che costituisce tutto ciò a cui apparteniamo, inclusi noi stessi, in una sorta di mirabile e misterioso ingranaggio.
Penso alla strana combinazione che ha voluto ricongiungere due particelle affini nel cielo della rete telematica, in un punto in cui si costruiscono mondi virtuali. 
Un punto in cui io ho due chiocciole (di mare?) davanti al nickname, e Mariangela è Poeta Zaza, dalla sua antica passione. E, per un gioco di scrittura, scriviamo la stessa storia sotto lo stesso cielo!
Last edited by @Monica on Mon Aug 26, 2024 6:02 pm, edited 2 times in total.

Re: [CE24-2] Vamos a la playa - Monica

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Ciao @@Monica

Davvero una bella immersione nel 1983. Tutti gli anni Ottanta erano belli. Penso che hai saputo ricreare bene quel tempo, quell’atmosfera particolare, la sua spensieratezza e felicità.
Io tutti gli anni Ottanta li trascorsi nel bellissimo Friuli Venezia Giulia e andavo al mare a Lignano e Grado.
Nel tuo racconto si respira una gioia di vivere, una fiducia nel mondo e nel prossimo, grandi sogni e aspettative che sarebbe stato sempre così in eterno, sempre meglio. Ma quella era davvero l’atmosfera ideale, non come oggi.
Mi sono piaciuti e ho sorriso per i finti Rayban. Proprio in quell’anno li comperai anche io, originali, con le stanghette sottilissime e feci una follia per le mie scarse finanze con il mio stipendio da sergente dell’Esercito, pagandoli ben 100.00 lire, che all’epoca erano un gruzzoletto. Li conservo ancora, mi hanno fatto compagnia per tutta la vita.
Sorrido perché nel 1986, quando uscì il film Top Gun con Tom Cruise li portava anche lui, andai a vedere il film,  mi capitò di andarci in divisa con dei colleghi, non avemmo modo di cambiarci, era d’estate e avevamo la divisa color kaki. All’uscita dal cinema misi i Rayban e si formò intorno a noi un capannello di ragazzine urlanti che mi trovavano pazzescamente simile a Tom Cruise, solo che io sono più alto di lui. In effetti da ragazzo gli somigliavo e quando me lo facevano notare arrossivo. Ero molto ingenuo.

Mi è piaciuta la scena dell’uscita dall’osservatorio con la testa che gira per l'osservazione e il piccolo dramma, per fortuna inesistente, del cappellino della bambina in mare che era caduto in acqua, ma Monica stava presagendo il peggio.

Ben calibrata, a mio parere, anche l’interiezione con Mariangela, sia negli anni Ottanta che in quella rapportata ai giorni nostri, con un piccolo velo di nostalgia.

Un piccolo refuso: per
@Monica wrote: Mon Aug 26, 2024 5:26 pmNon è certo la vacanza che immaginavo, ma ne approfitterò per per mettere alla prova me stessa e
Sfuggito dalla tastiera, nulla d’importante.
Un testo con una sua particolare freschezza e vena nostalgica che ho apprezzato in maniera particolare.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [CE24-2] Vamos a la playa - Monica

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Ciao @@Monica. Sei la prima che hai postato e che ho letto. Quello di Mariangela ancora no; non voglio che mi distragga. :D

Un bel racconto in perfetto stile Amarcord. Con quel registro non si sbaglia mai. Quello che non so è se in effetti raccontiate la storia vera della vostra gioventù! Fammi sapere, anche perché Mariangela è zona Cuneo, ciumbia! e tu sei zona Toscana! :D

Mi è venuto questo pensiero perché, se fosse autobiografico, dovrei citare Alberto:
Alberto Tosciri wrote: Fri Aug 30, 2024 12:36 pmDavvero una bella immersione nel 1983. Tutti gli anni Ottanta erano belli. Penso che hai saputo ricreare bene quel tempo, quell’atmosfera particolare, la sua spensieratezza e felicità.
Io avevo ventidue anni e a parte la perenne crisi economica sarda, un po' di spensieratezza si respirava.  Raccontare col respiro aperto e profondo delle realtà passate, viste poi dalla prospettiva personale, è questo il discorso, evidenzia l'esistenza felice della protagonista. Neanche un minimo accenno alla dura vita, tutto rosa e fiori. Progetti realizzati anche se non quelli desiderati. Insomma, una vita tutta okay. Ma è anche una vita che non conosco, che mi è estranea, come a tanti, forse troppi,  ma che avrei voluto vivere e comunque in tutti i casi, amo questa mia vita maledetta e infame, con tutte le sconfitte comprese e tutte le sofferenze incluse. Dovrei leggere il tuo racconto ogni notte prima di dormire; lo farei in modo sereno. Grazie per la piccola dose di serenità. Ciao <3
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [CE24-2] Vamos a la playa - Monica

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Stile. La capacità di raccontare senza fretta come fossimo noi a vedere e, un poco alla volta, finalmente a guardare.
Colori, tepori, voci.
@Monica wrote: Mon Aug 26, 2024 5:26 pmsi respira profumo d’azzurro.
Ma quello che più ho apprezzato è stato il tilt. Così ben preparato che ormai ci si era rassegnati alla tinta fosca di un tristo finale. 
Ci sarebbe dispiaciuto, ovvio, ma il destino frattura ossa all’inizio di una vacanza, ricovera bambini a oncologia pediatrica e dunque può anche annegarli con quel senso dell’umorismo tutto suo.
Invece no. Eccolo il tilt! Il sospiro di sollievo, tale e quale a quello di Mariangela e Monica.
Questo è scrivere. Questo è raccontare. Non limitarsi a disegnare uno scenario più o meno armonioso, ma saper animare un gioco di specchi che susciti in chi legge le stesse emozioni messe in scena. Fuori e dentro la storia, in un continuum che parla di infinito con la stessa naturalezza con cui si assapora un gelato in una rovente giornata d’estate.
Stato soave, stagion lieta è cotesta. Altro dirti non vo'
Brava, @Monica
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Re: [CE24-2] Vamos a la playa - Monica

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@Monica wrote: Mon Aug 26, 2024 5:26 pme carico sulle spalle il borsone zeppo di costumi, creme solari, cassette per il walkman e libri che porto dietro per la coscienza. Prima o poi finirò di leggerli.
Metterei due punti dopo coscienza invece del punto.
@Monica wrote: Mon Aug 26, 2024 5:26 pmMi raggiunge zoppicando.(Aggiungerei con due stampelle, se no sembrerebbe troppo autonoma se cammina solo zoppicando) Ha un piede ingessato, se lo è fratturato giocando a volley sulla spiaggia.
@Monica wrote: Mon Aug 26, 2024 5:26 pmDetesto questa canzone che viene trasmessa a ripetizione dappertutto. Non capisco come possa avere tutto il successo che ha: si parla di una bomba atomica che esplode e siamo in piena guerra fredda… il tutto condito da una melodia spensierata.
Un altro dei misteri degli anni ottanta.
@Monica wrote: Mon Aug 26, 2024 5:26 pmbagnanti in una sorta di festa improvvisata che trasforma la spiaggia in un onda (Sfuggito l'apostrofo) variopinta e spumeggiante.
@Monica wrote: Mon Aug 26, 2024 5:26 pmPenso alla strana combinazione che ha voluto ricongiungere due particelle affini nel cielo della rete telematica, in un punto in cui si costruiscono mondi virtuali. 
Un punto in cui io ho due chiocciole (di mare?) davanti al nickname, e Mariangela è Poeta Zaza, dalla sua antica passione. E, per un gioco di scrittura, scriviamo la stessa storia sotto lo stesso cielo!
Personale. Questa parte la eliminerei, sembra in più.

Un racconto @@Monica scritto molto bene, con sensibilità e freschezza. Scorre immaginando le scene descritte con la ricchezza nei particolari, tanto da sembrare tangibili, piccole pennellate di un grande affresco. Una vacanza in cui la tua protagonista scopre la passione della vita. Una valida ragione per ricordarla per sempre. Io non ho un bel ricordo degli anni ottanta, non mi piaceva per niente andare in discoteca. Nella Milano in cui studiavo c'era la moda dei “paninari”, odiosissimi. I parchi cittadini erano disseminati di siringhe, tanto da non esserci un fazzoletto di prato in cui sedersi.. Il marcio delle giunte cittadine sarebbe venuto fuori poco dopo. Poi c'erano anche, per fortuna, metallari, punk, rockabilly e sensibilità per le creazioni artistiche. Chi era fuori luogo completamente erano i nostalgici degli anni settanta, tipo me, che avevano ereditato dai fratelli più grandi vestiti e musica. Andare in giro con pantaloni zampa di elefante quando c'erano i jeans stretti e attillati con la cerniera che si chiudeva alle caviglie, eri proprio fuori luogo.
Il racconto è diviso in due parti: il 1983 e il 2024. Vengono scritti in prima persona al presente come due spaccati di vita. Il primo potrebbe essere a sé stante mentre il secondo è legato inevitabilmente al primo. Un approccio diverso rispetto a quello di @Poeta Zaza basato sul ricordo, quasi nostalgico, ai giorni nostri. Mi è piaciuto il punto di vista di queste due scelte stilistiche.
Avete avuto una bella idea. Il finale di tutti e due è molto delicato, poetico. Nel tuo caso solo accennato ma intenso e lascia un dolce sapore.

Re: [CE24-2] Vamos a la playa - Monica

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Per te come per Poeta Zaza: non voglio sapere la veritá, ma trovo che i vostri due racconti siano perfettamente equilibrati e proprio giusti e coerenti.
E mi piace l'idea di esserne testimone.

Re: [CE24-2] Vamos a la playa - Monica

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Grazie @Alberto Tosciri @aladicorvo @Kasimiro @Almissima @bestseller2020 per le vostre letture e le belle parole.
È il racconto che non avrei mai pensato di scrivere, ma devo ammettere che, alla fine, sono contenta del risultato. Negli anni 80 vivevo davvero quella leggerezza, la fiducia nel domani, il desiderio di prendere la vita per le corna e domarla. Sono stati anni in cui, generalizzo, sembrava che tutto potesse risolversi, che si potesse solo andare avanti… effetto della gioventù senz’altro ma anche di un generale clima che si percepiva. 
Se un po’ di questa ingenuità genuina vi è arrivata ne sono felice.

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