[CE24] Maleficio

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Traccia n3 - La sorella scomparsa

Domenica di luglio, s’è appena fatto giorno e fa già un caldo porco. Non che altre estati si sudasse meno, ma questa è diversa, ha qualcosa di malato, di estremo e senza ritorno.
Eppure, a guardarla, è un’alba come tante. Oro rosato nei vicoli finalmente quieti, ombrelloni addormentati, qualcuno che corre sul bagnasciuga col cane dietro, e voli di gabbiani a ricamare il cielo.
«Moriremo tutti» biascica Apocalisse, che una volta era stato Aldo e lavorava al porto.
«Ci puoi scommettere le chiappe, bellezza.» Saggezza di netturbino, scopa e ramazza, nessuno immagina quello che resta per terra la mattina dopo. Dopo una notte che ti ha divorato l’anima. L’ha sbattuta contro uno scoglio e poi nella sabbia e con mani frenetiche l’ha tenuta inchiodata, gambe e braccia spalancate mentre ti ci tuffavi dentro senza fiato.
Notte d’estate. Sesso e mojito, che ti racconti la balla di quanto rinfresca, lo butti giù come acqua e poi gli dai la colpa d’averti trascinato all’inferno e fatto credere che invece fosse il paradiso.
Strade deserte. È ancora presto per qualsiasi cosa. E tardi nello stesso tempo.
All’improvviso un urlo rauco, poi un altro. Anche ai cani girano le palle il mattino dopo.
Ma non è un cane.
Faccia livida, occhi sgranati, barcolla seminuda dalla salitella dei Bagni Miramare. Ci fosse grigio e nebbia, sarebbe la prima puntata di Twin Peaks. Invece è Tor San Lorenzo, agghindata per la villeggiatura e la puttanella deve averci dato dentro tutta notte. Quindi chi se ne frega.
Gaetano Passalacqua si sporge dalla farmacia. H 24, d’estate ci vuole. C’è sempre qualcuno col mal di denti, di testa, di culo, non importa di che, sono comunque bei soldi. È dura, ma tra dieci minuti arriva il cambio. Di solito è puntuale.
La ragazza quasi gli cade addosso.
Fa appena in tempo ad afferrarla prima che sbatta la testa allo stipite.
Lo fissa con occhi vuoti, apre e chiude la bocca, ma non esce suono. Lui fa per prenderla in braccio, lei lo scansa con una gomitata, si appoggia al muro, entra e si accascia sul pavimento.
Il cellulare. Gaetano fruga nella tasca del camice, lo trova, chiama il 118.
Un grido alle sue spalle: «Elena!» È il commissario Nardelli. Corre dentro, si accuccia, cerca di sollevarle il mento. Lei si divincola, mugola, geme e fissa il vuoto.
Gaetano alza le mani: «Non gli ho dato niente. È arrivata così.»
«Arrivata da dove?»
«Non lo so, dalla spiaggia penso.»
«Hai chiamato l’ambulanza?»
«Sì, stanno arrivando.»
«Hai avvisato i suoi?»
L’altro si stringe nelle spalle: «E chi devo chiamare, scusa?»
«Non fare lo stronzo, lo sai benissimo chi è.»
«E allora chiamali tu. Il sindaco è amico tuo, no?»
Nardelli lo guarda con la faccia che dice: un’altra cazzata e di ambulanze ne serviranno due. Ma quello non ci fa caso, i farmacisti sono gente impavida.
E infatti: «Che le hanno fatto? Non si fa toccare.»
«Si vede che ne ha avuto abbastanza.»
«Vuoi dire che…»
«Che quando te lo ficcano dentro a forza non hai tanta voglia di farti mettere ancora le mani addosso, tu che dici?»
Non dice, guarda la ragazza, i lividi sparsi, l’occhio pesto e il labbro rotto. «L’hanno pure picchiata.»
«Sì, in genere non chiedono permesso.»
L’altro annuisce assorto, dà un’occhiata fuori dove tutto tace e poi si sente in dovere di fare conversazione. Roba tipo ma chi può essere stato, qui ci sono solo famiglie e gente per bene.
Certo, come no. Arriva quest’ambulanza?
 
H 6.30.
Giancarlo Casagrande e la moglie Marina, detta Mimma, seduti nella sala d’attesa del Pronto Soccorso, fissano la porta a vetri e quando si apre scattano in piedi.
Il dottore si ferma un momento sulla soglia in cerca del sorriso giusto e poi: «Tranquilli» dice rassicurante. «Non c’è stata alcuna violenza. La ragazza è ancora vergine.»
«Sia ringraziato il cielo» fa il padre. La questione ha notoriamente una sua priorità.
«Sì, ma…» balbetta Mimma.
«Ecco, è sul ma che dovete mantenervi tranquilli» continua il dottore.
«In che senso?» fa Casagrande.
«Elena è stabile, ma in evidente stato di shock.»
«Shock! Ma perché, che è successo?» piagnucola Mimma. «Non è che ha preso…»
«Sì, ha preso. Il tossicologico ce lo ha confermato.»
Ed è allora che Giancarlo Casagrande, stimato avvocato, nonché sindaco di Tor San Lorenzo, molla un cazzotto al muro, così forte che il distributore di bibite traballa e il poster della campagna Avis crolla a terra. Rumore di vetri rotti. Mimma gli afferra la mano: «Ti sei ferito!»
Lui si libera con uno spintone: «Drogata! Mia figlia è una drogata!» urla paonazzo.
«Non saltiamo alle conclusioni» fa il dottore. «Potrebbe essere un episodio sporadico. I ragazzi lo fanno, magari solo per provare e non è detto che…»
«Non è detto un cazzo!» inveisce l’altro.
«Calmati, ti prego!» guaisce Mimma.
«Chi gliel’ha data, chi?»
Passi nel corridoio. Giancarlo si volta di scatto, vede Nardelli e gli punta un dito contro: «Tu! Tu me lo devi trovare! Me lo devi portare legato e imbavagliato così quando gli sfondo la testa a calci non fa rumore!»
«Certo. Ma adesso calmiamoci.» E quello si placa, che detto da Mimma non conta, ma da Nardelli, sì. «Adesso ce ne andiamo al bar» dice mettendogli una mano sulla spalla, «facciamo colazione e mi raccontate tutto.»
Ed è con cappuccini e cornetti che il commissario Ermete Nardelli viene informato di quello che già sa. Perché Giancarlo Casagrande non è una conoscenza recente.
Compagni di banco, compagni di naja, di pesca, testimoni alle nozze uno dell’altro. Amici, insomma. Di quelli che ti fideresti a mettergli in mano la vita. Di quelli che ti parano il culo se ti cacci nei guai e tu lo stesso. Amici.
«Erano in punizione» dice cupo Giancarlo.
«Tutte e due?» fa Nardelli.
«Sì, perché se un padre dice che alla festa non ci vai. Tu non ci vai.»
«Ma era il compleanno di Giada!» piagnucola Mimma.
«Troia la madre, troia la figlia» dice Giancarlo col tono di chi ha una certa esperienza dell’argomento.
«Le ha chiuse in camera, ma ti rendi conto?» fa Mimma a Nardelli. E poi al marito: «Non sono più bambine, non ti puoi lamentare se poi…»
«Si sono calate dalla finestra, capisci?» dice Giancarlo a Nardelli. «Questo è il rispetto che si merita un padre? No, dico, è questo?» tuona e sbatte il pugno sul tavolo. Silenzio di gelo. È un bar, ma pur sempre di un ospedale. Però quello è il sindaco, quindi.
«Tu parli di rispetto» fa Mimma con la voce rotta, «ma intanto Elena è in quel letto ridotta come…» e non finisce la frase perché il pianto la scuote.
«Tu portami quell’animale che le ha dato la roba» fa Giancarlo a Nardelli. «Al resto penso io.»
«Va bene, però prima voglio capire cosa è successo. Devo parlare con Linda.»
«E non lo puoi fare.»
«Perché?»
«Perché non è tornata a casa!» ulula Mimma tra i singhiozzi.
Di bene in meglio. Due casini al prezzo di uno. Buona domenica.
«Hai capito, sbirro?» Quando Giancarlo lo chiama così a Nardelli montano le paturnie, ma stavolta passa, che non è giornata. «Me li devi trovare tutti e due. Lo stronzo e Linda.»
«Prima Linda, però!» mugola Mimma.
«Tutti e due!» ruggisce Casagrande.
«Certo. Però una cosa devo dirtela: Elena e Linda si sono allontanate volontariamente. Sono maggiorenni e possono farlo.»
«Ma che cazzo dici?»
«Sì, Giancarlo, fattene una ragione. A diciotto anni sei maggiorenne. Se qualcuno ti chiude in una stanza è sequestro di persona e se vuoi uscire di casa, sia pure calandoti da una finestra, hai tutto il diritto di farlo.»
Mimma Casagrande guarda il marito preoccupata. Sempre paonazzo, una vena gli pulsa alla tempia e le coronarie, meglio sorvolare, grazie a Dio siamo già in ospedale.
«Sei avvocato» continua Nardelli, «queste cose dovresti saperle.»
«Io so solo che avevo… ho due figlie» fa l’altro e la voce si incrina. «Una è in stato catatonico e l’altra…» Prende fiato, cerca di frenare il tremito del mento. Un uomo non piange davanti a tutti, figurarsi un sindaco.
«Andrà tutto bene» dice Nardelli. «Dovete solo aspettare. Elena si riprenderà in fretta perché sarà pure stronza, ma è giovane e forte. E Linda, beh Linda si farà viva prima che abbiate smaltito la rabbia.» Mente, lo sanno tutti e due, ma sono le cose da dire.
 
 
H 8.30.
In commissariato, l’ispettore Carsoli bussa e mette dentro la testa: «Posso?»
«Ah, sei già qui? Bravo» fa Nardelli. «Sei riuscito a sentire i ragazzini?»
«Sì. Li ho beccati tutti al solito baretto sulla statale, non le dico in che condizioni. C’era uno che continuava a bere e vomitare, ma dico io…»
«Arriva al dunque.»
«Il dunque è che ad un certo punto le ragazze si sono allontanate per fare pipì dietro le dune.» 
«Tutto qui?»
Carsoli si stringe nelle spalle: «Eh sì. Non hanno saputo dirmi altro. Talmente sfondati che non si sono nemmeno accorti che non erano più tornate.»
«È un po’ poco.»
«Però…»
«Ah, c’è un però.»
«Per quello che vale. Una di loro, tal Caterina Pettinelli, aveva finito prima delle altre e aveva fretta di tornare alla festa. Ma mentre si allontanava, ha sentito dei rumori, come di qualcosa o qualcuno nascosto a spiare tra gli arbusti.»
«Ha visto chi era?»
«Troppo buio.» Tira fuori un taccuino, scartabella, trova. «Però l’odore non me lo scordo. Era un tanfo da vomitare, come di carogna. Lo so perché una volta abbiamo trovato un gatto morto nel cassonetto e puzzava allo stesso modo. Così ha detto.»
«Beh, è già qualcosa.»
«Se si accontenta. Le ricordo comunque che era ubriaca fradicia, non so quanto sia affidabile.»
Carsoli rimette il taccuino in tasca e resta impalato a fissare il commissario.
«C’è altro?» gli fa quello.
«Il caso Petrella.»
«Che c’entra adesso?» C’entra eccome e Nardelli lo sa benissimo.
«Ci somiglia.»
Quindici anni prima, la figlia dell’ingegner Petrella sparì durante una festa sulla spiaggia. Si disse fuggita in sud America con un uomo sposato. C’è sempre un Sud America quando vuoi far perdere le tracce.
Se ne parlò per qualche tempo, a mezza bocca, poi sempre meno. Anche perché i Petrella si trasferirono al Nord. Forse Milano, forse Trieste, non se ne seppe più nulla.
Il notaio Gambino li cercò invano, se non altro per capire cosa fare della villetta bianca, aggrappata al terrapieno bordo mare, con una parete tutta di maiolica e la rosa dei venti dipinta. Niente. La casa restò così, con le persiane mangiate dalla salsedine, ogni anno sempre più sbilenche. E il Sud America restò dov’era.
«No, non ci somiglia per niente.»
«Se lo dice lei…»

Rimasto solo, Nardelli guarda l’orologio a muro. Troppo presto per cominciare a bere altro che non sia caffè. Ma quello non tiene al riparo dai pensieri. Al contrario.
Il caso Petrella. Carsoli non è scemo. Avrà sicuramente recuperato il fascicolo e se lo sarà letto con l’acquolina in bocca.
Ingegner Francesco Petrella. Ciccio. Quinta B, banco dietro a quello suo e di Giancarlo. Nei paesi ci si conosce tutti. Si diventa amici di tutti. Si cresce insieme e insieme si fanno cazzate che poi si cerca di dimenticare. A volte ci si riesce. Altre no.
Stavolta no. Perché Titti era bellissima e le piaceva bere. Soprattutto alle feste. Soprattutto quel luglio maledetto. 
"Ma è la figlia di Ciccio!"
"E allora? Che vuoi che siano vent’anni di differenza?" 
Quando si scopa da ubriachi si è tutti ragazzi. E a quello che succede dopo, ci si pensa dopo.
 
Nardelli guarda ancora l’orologio e decide di affogare i pensieri nelle scartoffie. Che non mancano mai, né gli uni, né le altre.
Scartoffie, meglio del Roipnol. Quando riapre gli occhi è quasi buio, che d’estate significa almeno le nove e mezza. Perfetto.
Perfetto un cazzo. Lo sente, è nell’aria, tanfo di morte, da la resa dei conti. Quelli che prima o poi tornano a battere cassa.
E allora, se l’Inferno sta per inghiottirti, che almeno sia per un buon motivo.
Il whisky di Nina lo è.
 
«Dammene un altro.»
«È il quarto.»
«È pure una giornata di merda.»
Nina, che s’era fatta otto anni per una sforbiciata alla gola del marito violento e adesso riga dritto al bancone del MaxyBar. Proprio vero: tocchi il fondo, dai una spinta e risali. Ma bisogna avere le palle. Rinunciare a tenerti a galla e lasciarti risucchiare dalla merda. Là, dove i debiti si pagano. Funziona così. Qui come in tutti posti del mondo, pure se la gente non vuole pensarci. Almeno per quei dieci, quindici giorni di ombrelloni, gelato e passeggiate lungomare. La sera, passi lenti e golfino, chiacchiere inutili, però tanto carine, finché non ti accorgi che stai passando proprio davanti a quella villetta abbandonata, coi resti di una scritta appena sotto al campanello: Petrella. La storia brutta che tutti si raccontano sottovoce, orripilati e golosi. Di quelle coi fantasmi che baluginano per un attimo da una persiana sconnessa, ma solo nelle notti di plenilunio.
Ci sono sempre storie di fantasmi nei posti d’estate.
 
«Che faccio, ti lascio la bottiglia?» dice Nina.
Lui dà un’occhiata e annuisce, tanto è praticamente vuota.
Nardelli beve. Un commissario non dovrebbe, non siamo mica in un film americano. Ma chi se ne frega. Beve finché le facce di Giancarlo e Mimma, cominciano ad appannarsi e poi a dissolversi nella nebbia. La stessa dove galleggia il letto di Elena, che non si sveglierà più. La stessa che copre la duna dov’è nascosta Linda col suo bel vestito, rosso per sempre.
Vuota il bicchiere e cerca di smontare dal trespolo.
«Già te ne vai?» gli fa Nina.
«Eh sì. Ho molto da fare» biascica lui. Barcolla, urta un tavolo ed esce.
Pochi passi e si accorge che deve pisciare. Ora, subito. Si guarda intorno. Nessuno. Tira giù la lampo, si appoggia al muro. Sospira di sollievo.
«Avresti dovuto fermarti.» Una voce alle spalle, un brivido, una stretta al petto.
Tanfo da vomitare, come di carogna. Nardelli si gira e la vede.
Vecchissima e ossuta, occhi di ghiaccio e il corpo avvolto in un tabarro di canapa color disperazione. «I debiti si pagano» sussurra e allunga una mano che pare un artiglio.
Lui la spintona via e comincia a correre, si impiglia a qualcosa, strappa, corre, cade. Urla.
Da terra, vede le fronde di una quercia incombere. All’improvviso un fremito, come di un cuore gigantesco e subito uno stormo di uccelli che abbandonano tutti insieme i rami, mentre l’albero resta lì, senza foglie, con le sue braccia rinsecchite che implorano perdono al cielo.
 
H 8.30.
La testa in fiamme e nessuna idea di come sia finito nel suo letto. Doccia veloce, vestiti puliti e caffè. Avercelo. Pazienza, lo prenderà in commissariato.
Carsoli lo accoglie con un sorriso radioso e lo scorta fino al suo ufficio.
«Hanno ritrovato un corpo tra le dune» dice come avesse vinto alla lotteria.
Ancora quel brivido, ancora quella stretta al petto. «Quando?»
«Stamattina all’alba.»
«E perché lo so soltanto adesso?»
«Perché l’ho chiamata, ma non mi ha mai risposto.»
Nardelli guarda il cellulare: otto chiamate perse. Il whisky di Nina.
«Così siamo andati io e Guareschi» dice l’altro. «Se vuole ce l’accompagno. Sul luogo, intendo. Dovrebbe esserci ancora la Scientifica. Il corpo invece è già dal medico legale. Che preferisce, lì o là?»
Che preferisce? Due cose soltanto: che si dia una calmata e mezzo litro di caffè ristretto.
 
Appena lo sente entrare, il medico alza la testa: «Mi dispiace.»
«Anche a me.» Il corpo di Linda su quel tavolo è l’ultima cosa che avrebbe voluto vedere. E allora gli esce la domanda più cretina, raschiata dal fondo delle speranze inutili: «Sei sicuro?»
Si aspetta un vaffanculo. I medici legali lo fanno quando li metti in dubbio.
Invece quello caccia fuori un sospiro, raggiunge la scrivania e smanetta al pc. «Questo è il referto del DNA.»
«Sono stati veloci» fa Nardelli e intanto fissa il monitor dove lampeggia Compatibile al 99%.
«Quindi è lei» dice con un filo di voce.
«No.»
«Come sarebbe a dire?»
«Non può essere lei. Anche senza il referto, è evidente che il corpo risale a minimo a 15 anni fa. Linda è scomparsa da due giorni.»
«Aspetta un momento…»
«E c’è di più. Guarda.» Le gira delicatamente la testa e indica una lesione all’osso parietale.
Come il colpo di un sasso grosso. Di quelli che afferri pure se non volevi, quando le urla possono far arrivare qualcuno e rovinarti la vita per sempre e allora devi farla tacere. Subito.
In un modo o nell’altro.
Un colpo solo.
Come quello di cui s’erano giurati che non avrebbero mai più parlato.
 
[font=Times New Roman", "serif] [/font]
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Re: [CE24] Maleficio

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Bellissimo racconto! Mi piace molto il tuo stile: crudo, diretto, come un noir moderno. I personaggi vengono veramente portati in vita, soprattuto con i dialoghi molto realistici. Man mano che leggevo mi veniva la pelle d'oca e solamente alla fine ho capito che c'era di mezzo anche il fantasma della ragazza scomparsa (la puzza di carogna). È veramente un bel tocco e lo usi molto bene, senza spiegarlo durante il racconto, ma facendolo intuire alla fine.

Ti segnalo qualche dettaglio:

Non apprezzo l'inglesismo H 6.30, H 8.30 per indicare l'orario. Personalmente userei Ore 6.30, Ore 8.30, ma è un gusto personale di stile, il concetto è chiaro.

aladicorvo wrote: Tue Aug 06, 2024 12:18 pm[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]aladicorvo
[/font]Dopo una notte che ti ha divorato l’anima. L’ha sbattuta contro uno scoglio
Io queste due frasi le unirei con una virgola, invece che un punto.
aladicorvo wrote: Tue Aug 06, 2024 12:18 pmE tardi nello stesso tempo.

"allo stesso tempo"
aladicorvo wrote: Tue Aug 06, 2024 12:18 pmla testa allo stipite.

"contro lo stipite"

  wrote:aladicorvoaladicorvoSi disse fuggita in sud America con un uomo sposato
Non sono sicura di questa frase. Mi verrebbe: Fuggita, si disse, in Sud America...
aladicorvo wrote: Tue Aug 06, 2024 12:18 pmStavolta no. Perché Titti era bellissima e le piaceva bere. Soprattutto alle feste. Soprattutto quel luglio maledetto. 
"Ma è la figlia di Ciccio!"
"E allora? Che vuoi che siano vent’anni di differenza?" 
Quando si scopa da ubriachi si è tutti ragazzi. E a quello che succede dopo, ci si pensa dopo.
Sinceramente qui non capisco cosa succeda. All'inizio pensavo che Pretella da giovane avesse messa incinta la futura moglie, figlia di Ciccio, alla festa, ma in questo caso non capisco i "vent'anni di differenza".
aladicorvo wrote: Tue Aug 06, 2024 12:18 pmda la resa dei conti
"Da resa dei conti", senza articolo.
aladicorvo wrote: Tue Aug 06, 2024 12:18 pmCome il colpo di un sasso grosso. Di quelli che afferri pure se non volevi, quando le urla possono far arrivare qualcuno e rovinarti la vita per sempre e allora devi farla tacere. Subito.
In un modo o nell’altro.
Un colpo solo.
Ok, qui mi viene il dubbio che la Titti di prima fosse la figlia, e non la moglie di Pretella, che Pretella stesso sia Ciccio e che Nardelli sia l'omicida della figlia di Pretella. Però non sono sicura di niente... È bello il mistero mentre leggi, ma sono dell'opinione che il finale dovrebbe darti qualche certezza in più, dirti che le tue supposizioni erano giuste o errate. Sono dell'opinione che questa parte e le righe in cui parli di Titti in precedenza andrebbero riviste.
aladicorvo wrote: Tue Aug 06, 2024 12:18 pmCome quello di cui s’erano giurati che non avrebbero mai più parlato.
Chi è che non ne doveva parlare più? Nardelli e il medico legale? 

Re: [CE24] Maleficio

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aladicorvo wrote: Tue Aug 06, 2024 12:18 pmvoli di gabbiani a ricamare il cielo.
Che bella espressione! @aladicorvo   :)
aladicorvo wrote: Tue Aug 06, 2024 12:18 pmfarti mettere ancora le mani addosso, tu che dici?»
Lui non Non dice, ma guarda la ragazza, i lividi sparsi, l’occhio pesto e il labbro rotto. «L’hanno pure picchiata.»
Secondo me, il pronome sta meglio esplicitato.
aladicorvo wrote: Tue Aug 06, 2024 12:18 pm«Ecco, è sul ma che dovete mantenervi tranquilli» continua il dottore.
«In che senso?» fa Casagrande.
Forse meglio: ... che dovete mantenere il controllo
aladicorvo wrote: Tue Aug 06, 2024 12:18 pmErano in punizione» dice cupo Giancarlo.
«Tutte e due?» fa Nardelli.
«Sì, perché se un padre dice che alla festa non ci vai. Tu non ci vai.»
Meglio specificare i due nomi, anche perché quello di Linda è bene venga fuori adesso, secondo me.
aladicorvo wrote: Tue Aug 06, 2024 12:18 pm«Perché non è tornata a casa!» ulula Mimma tra i singhiozzi.
Di bene in meglio. Due casini al prezzo di uno. Buona domenica.
«Hai capito, sbirro?» Quando Giancarlo lo chiama così a Nardelli montano le paturnie, ma stavolta passa, che non è giornata. «Me li devi trovare tutti e due. Lo stronzo e Linda.»
«Prima Linda, però!» mugola Mimma.
«Tutti e due!» ruggisce Casagrande.
Mi sembra tardiva la spiegazione qui sopra.
aladicorvo wrote: Tue Aug 06, 2024 12:18 pm«Andrà tutto bene» dice Nardelli. «Dovete solo aspettare. Elena si riprenderà in fretta perché sarà pure stronza, ma è giovane e forte. E Linda, beh Linda si farà viva prima che abbiate smaltito la rabbia.» Mente, lo sanno tutti e due, ma sono le cose "giuste" da dire.
aladicorvo wrote: Tue Aug 06, 2024 12:18 pmBeve finché le facce di Giancarlo e Mimma, cominciano ad appannarsi e poi a dissolversi nella nebbia. 
Sbagliata quella virgola dopo Mimma perché separa il soggetto dal verbo.
aladicorvo wrote: Tue Aug 06, 2024 12:18 pmLa stessa dove galleggia il letto di Elena, che non si sveglierà più. La stessa che copre la duna dov’è nascosta Linda col suo bel vestito, rosso per sempre.
Una doppia vendetta...
aladicorvo wrote: Tue Aug 06, 2024 12:18 pmè evidente che il corpo risale a minimo a 15 anni fa. Linda è scomparsa da due giorni.»
«Aspetta un momento…»
«E c’è di più. Guarda.» Le gira delicatamente la testa e indica una lesione all’osso parietale.
Come il colpo di un sasso grosso. Di quelli che afferri pure se non volevi, quando le urla possono far arrivare qualcuno e rovinarti la vita per sempre e allora devi farla tacere. Subito.
In un modo o nell’altro.
Un colpo solo.
Come quello di cui s’erano giurati che non avrebbero mai più parlato.
Sul finale mi sono incartata e non sono riuscita a ricostruire l'accaduto di quindici anni prima, la morte di Titti, a causa di uno degli "amici" della quinta B. Su di lui ricadrà la doppia vendetta della sistemazione dei conti.
Ma mi associo alle perplessità di @SilviaVera. Non hai chiarito abbastanza la storia. Per me l'epilogo non è chiaro, @aladicorvo.
Ma mi conosci, a me le cose devono essere spiegate bene...  ;)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [CE24] Maleficio

4
Ho letto il racconto nel pomeriggio e mi proponevo di analizzarlo per bene;  purtroppo sono sopraggiunti degli impegni e ora trovo il "lavoro" già molto avanti.  Rinuncio dunque a evidenziare i dettagli ed esprimo la mia opinione: senz'altro opinabile, anche perché  sono da tempo "latitante" dal forum e magari arrugginita.
La digressione iniziale è un po' eccessiva, ma ho  gradito  la scrittura dei primi due pezzi: immediata ed essenziale. Poi il "muro" dei dialoghi si è fatto troppo fitto e ripetitivo, nell'insieme artificioso. 
Quanto alla storia, meglio mostrare che raccontare, d'accordo, ma il lettore, specie nei thriller, deve trovarsi davanti una trama comprensibile, non inventarsela di suo.
E questa s'ingarbuglia fino a risultare illogica. 
Parto dalle incongruenze minori. Abbiamo due sorelle, Elena pesta e strafatta ma illibata (meno male)  e recuperabile  tant'è che il medico, mentendo (?), rassicura i presenti ("si riprenderà presto"),  però il commissario l'ha subito capito (da cosa?)  e quasi a fine racconto dichiara  "non si sveglierà più".  Dei presunti colpevoli, rintracciati, quasi nulla si dice.
Linda, l'altra sorella, cui il titolo assegnerebbe il fulcro della vicenda, è sparita, però -ciò dichiarato- non se ne parla più. Parecchio spazio è occupato da ubriachezze, timori e ricordi.
Compaiono  quindi una misteriosa vecchia (chi sarebbe?) e un cadavere, però risalente quindici anni prima. È una certa Titti, ubriacata e  uccisa dal sindaco e dal commissario, allora ragazzi. O non lo erano più? La frase "Ma è la figlia di Ciccio!"  "E allora? Che vuoi che siano vent’anni di differenza?" confonde le idee, perché il Gianfranco appena nominato è uno studente coetaneo.
Insomma, scusami, mi sembra un racconto alquanto confuso.
" ...con mano ferma ma lenta sollevò la celata. L'elmo era vuoto." (Calvino)
Pagina autrice fb: virginialess/21 Blog "Noi nonne": https.//virginialess.wordpress.com

Re: [CE24] Maleficio

5
Eh sì, avete ragione @sefora , @Poeta Zaza, @SilviaVera , su tutta la linea: il polverone alzato dalla storia lascia disorientati e delusi. Perché a un enigma, foss'anche spruzzato di soprannaturale, si chiede per statuto di essere risolto. 
Ancora una volta mi ritrovo a misurare lo scarto tra quello che avevo in testa e quello che invece è arrivato a chi legge  :( 
Nardelli e Giancarlo Casagrande, non sono ragazzi e non lo erano nemmeno 15 anni prima. Hanno abusato della figlia di Ciccio Petrella, lei si  poco più che ragazzina, e l'hanno uccisa per farla tacere.
Il maleficio della la cattiva coscienza, in veste di strega, è la resa dei conti, agita sovrapponendo il vecchio delitto dimenticato alla sorte delle due sorelle.
Garbuglio non da poco,16mila caratteri non bastano a trovarne il capo, figuriamoci la coda.
Eppure mi avete regalato tempo e attenzione. 
Grazie di cuore   :rosa:
https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/gia ... ataccia-2/
https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/gia ... /mens-rea/
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Re: [CE24] Maleficio

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Ciao @aladicorvo non avevo identificato “la strega” come cattiva coscienza ma, se ti può essere d’aiuto, avevo ben compreso la storia. L’unico aspetto che, in effetti, resta in ombra ẽ che fine abbia fatto Linda. S’insinua il ragionevole dubbio che possa essere stato lo stesso Nardelli ma allora non i spiegherei come mai l’”amico”  (e compagno di merende) sindaco non arrivi a sospettarlo (consapevole di ciò che sono stati capaci di commettere quindici anni prima) 
Anche l’età delle figlie del sindaco non sono riuscita a immaginarla a dovere. Dici che sono maggiorenni dunque immagino giovani donne. I tre ex compagni di scuola sono coetanei dunque tanto il sindaco che il padre di Titti dovrebbero avere figli anno più anno meno della stessa età. Se Titti avesse avuto 13 o 14 anni le due figlie del sindaco dovrebbero essere donne sulla trentina (ma le immaginavo al massimo poco più che ventenni) 

C’è da dire che ho letto e riletto il tuo racconto perché sono affascinata dalla tua capacità di rendere vive le scene, le azioni, i sentimenti dei tuoi personaggi e far assaporare i luoghi con tutti i sensi. In questo tipo di storie riesci a dare il meglio, ci sguazzi come una papera nel lago ed è una vera goduria leggerti. Lo stile è personale, asciutto ma non “secco”. C’è tutto ciò che ci deve essere per far entrare il lettore dentro la storia e viverla coi propri mezzi. Come se tu dessi le coordinate e lasciassi libero il lettore d’immaginare, di costruirsi mentalmente la scena. C’è una paratassi “spinta” ma efficace. Insomma, sia tu che @Alberto Tosciri (due mondi completamente diversi per quanto io sia riuscita a percepire) avete due penne eccellenti pur con stili molto diversi diversi tra loro e io non posso che ringraziare entrambi per la possibilità di leggere e cercare di carpire i vostri “segreti”. 
C’è tanto lavoro, tanta lettura, tanta vita dietro. 
La scena del pugno sul muro all’ospedale è qualcosa di meraviglioso 🤩 tanto per dirne una…

Re: [CE24] Maleficio

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Non preoccuparti, capita a tutti di "ingarbugliarsi". Un bravo editor mio amico consiglia, anche per  testi brevi e "ludici", di leggerli sempre ad alta voce, anche in assenza di ascoltatori. Ha ragione: si riesce a tagliare parecchio e si notano incongruenze ed errori insospettati! 
La tua scrittura è comunque interessante ed efficace, mi propongo di cercare altri brani che leggerò volentieri. 
Alla strega non avevo pensato; quanto alle età c'ero arrivata, ma il banco di scuola poco sopra mi spiazzava.
Visto che ci sono ( ri-scusami!), avevo dimenticato un problema finale. Ammettendo non siano intervenuti animali ecc., un cadavere rimasto sotto la sabbia per tanti anni non può puzzare ed essere esaminato  come descrivi : se ne ritroveranno giusto le ossa.
" ...con mano ferma ma lenta sollevò la celata. L'elmo era vuoto." (Calvino)
Pagina autrice fb: virginialess/21 Blog "Noi nonne": https.//virginialess.wordpress.com

Re: [CE24] Maleficio

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Ciao  @aladicorvo

L’inizio di questa domenica di luglio ha qualcosa di particolare nella tua descrizione, usi espressioni inconsuete come “quell’oro rosato nei vicoli” che mi attrae: è un modo raro e ricercato per raccontare di un evento usuale come il sole che entra nei vicoli di un paese all’alba.
Alcune espressioni un po’ forti (almeno pe me)  subito dopo rompono l’idillio, ma in fondo ci stanno, fino a degenerare lentamente verso un tragico epilogo e alla rievocazione di tremendi fatti del passato, anche se questo crescendo non è fortemente avvertibile nei personaggi, specie in Nardelli.
Hai usato quasi tutti i caratteri che avevi a disposizione, come ho fatto anche io, ma penso che avresti voluto scrivere molto di più.
Alcuni personaggi potrebbero essere un po’ ridimensionati, il farmacista Passalacqua è funzionale solo nel dare informazioni al lettore su fatti avvenuti nel passato mentre parla con Nardelli.
L’avvocato sindaco Giancarlo Casagrande è un personaggio un po’ troppo sopra le righe, una moralità anacronistica e apparentemente integerrima, visti i suoi trascorsi giovanili con Nardelli e parla troppo. Alcune sue caratteristiche si possono rendere con l’introspezione, un silenzio tendente anche a far risaltare l’inadeguatezza e l’ipocrisia del personaggio.
Avrei lavorato di più sul fatto che l’ispettore Carsoli equipari quello che è successo a Elena con ciò che successe alla figlia di Petrella, giusto per far cominciare a preoccupare il commissario Nardelli.
Ho trovato un po' arduo districarsi nei nomi e nella concatenazione temporale degli avvenimenti, non è facilmente intuibile quanto accaduto, poi però rileggendo le cose appaiono più chiare.
Se non ho capito male Nardelli e Casagrande sono complici delle violenza e dell'uccisione nei confronti della figlia di Petrella, Titti, quando erano pù giovani. Ma giovani quanto?
Quello che non mi è apparso chiaro è l’apparizione spettrale e maleodorante, si è portati a credere a un fantasma e invece mi pare hai scritto in un commento è la “cattiva coscienza”. Non è subito comprensibile.
Poi non capisco perché il medico discuta sulla differenza di un corpo recente da uno morto quindici anni prima, analizzando addirittura il DNA. La differenza dovrebbe essere eclatante anche senza analisi.
Dovresti rivederlo, riordinarlo perché la storia c’è ed è una buona storia, un giallo della provincia italiana che puoi ulteriormente approfondire e arricchire con ulteriori episodi e personaggi.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [CE24] Maleficio

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Ciao @aladicorvo
la tua scrittura è sempre molto godibile, ho letto il racconto con piacere, l'ipocrisia e la cattiveria vestita d'innocenza dei paesotti in cui si conoscono tutti (e tutti si vogliono bene, come no) è un tema e una cornice che apprezzo sempre molto.
Ma come al solito, nei commenti devo rompere le scatole e quindi ti dico i due punti che non mi convincono più di tanto:
uno è la poca chiarezza del finale, che mi sembra ti abbiano già segnalato: non si capisce bene con chi Nardelli abbia commesso il fatto quindici anni prima; non è chiaro alla fine con chi avesse giurato di non parlarne più (da com'è scritto quel passaggio, sembra si riferisca al patologo, ma non si tratta di lui, giusto?)
L'altro punto che non mi convince è la voce narrante della prima parte: Quando la ragazza appare barcollante eccetera, la voce narrante non segue più il pov del netturbino e non ancora quello del farmacista, che uscirà subito dopo.
aladicorvo wrote: Tue Aug 06, 2024 12:18 pmInvece è Tor San Lorenzo, agghindata per la villeggiatura e la puttanella deve averci dato dentro tutta notte. Quindi chi se ne frega.
Quindi, a meno che non abbia capito male, non c'è nessun personaggio alla base di questa considerazione "moralista" sulla ragazza. Per un narratore esterno neutro, anche sanguigno e triviale, non mi sembra indicata.
Nella seconda parte del racconto, la voce narrante segue praticamente sempre il POV di Nardelli, quindi lì i commenti e giudizi e critiche sugli altri personaggi ci stanno, ma in quella prima parte, che la voce narrante si comporti nello stesso modo mi stona.

Come al solito, sono le mie riflessioni, vedi se possono avere una qualche utilità.
Hasta la lectura :)
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: [CE24] Maleficio

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ciao @aladicorvo 

Dopo aver letto il tuo racconto, anch'io sono rimasto perplesso dalla storia irrisolta. Eppure! Cazzarola! Ma la soluzione stava nel titolo "maleficio".

Sono una testina, però anche tu ci hai messo del tuo! 

Domenica di luglio, s’è appena fatto giorno e fa già un caldo porco. Non che altre estati si sudasse meno, ma questa è diversa, ha qualcosa di malato, di estremo e senza ritorno.
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Qui metti in mostra la tua scrittura disinvolta, istintiva, come se tu andassi in bicicletta per le vie di Riccione, gambe al vento! :P
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«Moriremo tutti» biascica Apocalisse, che una volta era stato Aldo e lavorava al porto.
«Ci puoi scommettere le chiappe, bellezza.» Saggezza di netturbino, scopa e ramazza, nessuno immagina quello che resta per terra la mattina dopo. Dopo una notte che ti ha divorato l’anima. L’ha sbattuta contro uno scoglio e poi nella sabbia e con mani frenetiche l’ha tenuta inchiodata, gambe e braccia spalancate mentre ti ci tuffavi dentro senza fiato.
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Sì si! Senza peli sulla lingua quando si parla delle zozzerie umane! 



Faccia livida, occhi sgranati, barcolla seminuda dalla salitella dei Bagni Miramare. Ci fosse grigio e nebbia, sarebbe la prima puntata di Twin Peaks.
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Che atmosfera quella di Twin Peaks, e come ti piace divagare, pure. Non è neanche facile fare ste robe! Bisogna avere la propensione alla ricerca linguistica dei particolari.. Bravissima!
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 Invece è Tor San Lorenzo, agghindata per la villeggiatura e la puttanella deve averci dato dentro tutta notte. Quindi chi se ne frega.
Gaetano Passalacqua si sporge dalla farmacia. H 24, d’estate ci vuole. C’è sempre qualcuno col mal di denti, di testa, di culo, non importa di che, sono comunque bei soldi. È dura, ma tra dieci minuti arriva il cambio. Di solito è puntuale.
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Quanto mi piace il tuo sproloquio!  (y)  Una delle due sorelle compare sulla scena del primo atto.

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«Tu portami quell’animale che le ha dato la roba» fa Giancarlo a Nardelli. «Al resto penso io.»
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Ah Ah! Questo sindaco mi ricorda un altro sindaco dalle mani lunghe! Uno della lega :asd:
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«Va bene, però prima voglio capire cosa è successo. Devo parlare con Linda.»
«E non lo puoi fare.»
«Perché?»
«Perché non è tornata a casa!» ulula Mimma tra i singhiozzi.
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Ecco la sorella scomparsa. Però non è detto che sia solo un allontanamento volontario. 
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«Troppo buio.» Tira fuori un taccuino, scartabella, trova. «Però l’odore non me lo scordo. Era un tanfo da vomitare, come di carogna. Lo so perché una volta abbiamo trovato un gatto morto nel cassonetto e puzzava allo stesso modo. Così ha detto.»
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Molto pulp! 
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"Ma è la figlia di Ciccio!"
"E allora? Che vuoi che siano vent’anni di differenza?" 
Quando si scopa da ubriachi si è tutti ragazzi. E a quello che succede dopo, ci si pensa dopo.
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Amici di merende come il Pacciani e company
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La stessa dove galleggia il letto di Elena, che non si sveglierà più. La stessa che copre la duna dov’è nascosta Linda col suo bel vestito, rosso per sempre.
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Indizi sparsi qua e la che attirano sospetti...
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Invece quello caccia fuori un sospiro, raggiunge la scrivania e smanetta al pc. «Questo è il referto del DNA.»
«Sono stati veloci» fa Nardelli e intanto fissa il monitor dove lampeggia Compatibile al 99%.
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«Quindi è lei» dice con un filo di voce.
«No.»
«Come sarebbe a dire?»
«Non può essere lei. Anche senza il referto, è evidente che il corpo risale a minimo a 15 anni fa. Linda è scomparsa da due giorni.»
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Per un attimo ho pensato che fosse stato individuato l'assassino, cioè Nardelli, dal suo DNA sulla vittima, ma poi, scopro che si tratta di altra scoperta.
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Insomma, carissima penna cazzuta! Hai speso sedicimila k, molti dei quali potevi evitarli, e creato scompiglio nei fatti. Mi domando cosa ti abbia spinto a costruire un finale surreale, dopo aver costruito una trama ben organizzata e poderosa nei dialoghi. Secondo me, hai sbagliato nell'unire le due storie con questo maleficio. Le due storie le potevi risolvere in modo accattivante, come sai bene fare. Ciao  <3








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Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [CE24] Maleficio

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@aladicorvo sembra proprio un film americano noir, magari dei fratelli Coen. Il titolo prepara, lascia in attesa al momento fatidico che non arriva. Il ritmo serrato tiene il lettore sul filo del rasoio con susseguirsi di immagini, che poi appena te le immagini ne sono già passate un'altra decina. Ma questo è il bello della tua scrittura. Poi piomba il finale che lascia' atterrito, e cosa volere di più.

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