[MI 182] L’orologio della morte

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Traccia 2 Rumore impossibile

Il mio commento viewtopic.php?p=64473#p64473

Per Filippo Marini le sei del mattino erano l’ora migliore per scendere in strada al riparo da sguardi indiscreti. 
Camminava piano con lo sguardo rivolto al selciato. Visto da lontano poteva sembrare ubriaco: si muoveva a passi incerti e ondeggiava un po’; ogni tanto si fermava, restava qualche attimo assorto ad accarezzarsi la barba e, dopo aver invertito il senso di marcia, muoveva qualche passo nella direzione opposta, come se avesse dimenticato qualcosa e dovesse tornare indietro. Poi, infilava la mano nella tasca del giaccone, la ispezionava frenetico fino a sentire la consistenza fredda e metallica della moneta da cento lire che portava sempre con sé. “Con questa potrai diventare ricco” gli aveva detto un giorno suo nonno. E lui gli aveva creduto.
Quindi si voltava di nuovo per riprendere la direzione originale ma, prima di proseguire, alzava la mano sinistra, faceva le corna verso il cielo e sputava per terra.
Le mattine si assomigliavano tutte, cambiavano le stagioni, ma Filippo Marini pareva non curarsene. Mai un raffreddore, mai un colpo di tosse o una linea di febbre: alle sei in punto apriva la porta di casa per recarsi al lavoro. Arrivava sempre prima del suo titolare; si sedeva su una panchina ubicata nel vialetto alberato in prossimità dell’impresa funebre.
«Dai entra, fa un freddo cane stamani e non vorrei ti buscassi un malanno proprio oggi» gli disse un giorno il signor Oreste.
Filippo tastò la moneta nella tasca, alzò le spalle ed entrò bofonchiando frasi sconnesse.
«Stamani ho appuntamento con il vedovo Cicerone e voglio che sia tutto perfetto: avremo gli occhi del paese intero puntati addosso. Si dice che Cicerone forse sarà il prossimo sindaco.»
Filippo alzò per un istante lo sguardo al cielo.
«Anzi, ora che la signora è…» sospirò Oreste «defunta, lo diventerà di sicuro. Lei era ricchissima e lui erediterà una fortuna visto che non hanno avuto figli.»
Filippo scosse la testa borbottando qualche frase fra sé e sé. Stava per mettersi a tirare a lucido la cassa più elegante in mostra, quando udì un ticchettio. Sembrava simile a quello dell’orologio da polso che indossava suo nonno: ogni tanto faceva delle variazioni nel ritmo: “Tic, toc, tic, toc, tic tic tiritic toc…”
«Filippo, hai capito bene cosa ti ho appena detto?»
«Schhhh!»
«Questa, poi! Ma che ti prende?»
«Schhhhhh!» Filippo lo zittì di nuovo.
Il ticchettio riprese più forte di prima. Iniziò a contare i movimenti con le dita: ogni sei colpi regolari ne capitava uno fuori melodia. Annotò mentalmente i numeri.
«Non lo sente?»
«Non sento niente perché non c’è niente da sentire. Sbrigati!»
Filippo annuì e si mise all’opera; dopo una buona mezz’ora e seicentotredici ticchettii regolari seguiti da cinquantaquattro irregolari, la bara brillava come uno specchio.
Il vedovo si presentò che era quasi ora di pranzo e dopo aver ricevuto le condoglianze di rito esaminò con una rapida occhiata la cassa.
«Le piace? È un modello esclusivo. Rovere massello. Il prezzo al pubblico è di dodicimilacinquecento euro ma, per lei, posso fare un’eccezione: gliela offro a prezzo di costo: ottomila euro cerimonia funebre inclusa.»
«Veramente pensavo a qualcosa di più economico. Legno di pino, per esempio.»
La richiesta fu seguita da qualche istante di silenzio.
“Tic, toc, tic, toc, tic tic tiritic toc…”
Il vedovo e futuro sindaco Cicerone sbiancò in volto. «Avete sentito?»
«Io non ho sentito nulla» si affrettò a rispondere il signor Oreste.
Filippo, che  si era tenuto in disparte fino a quel momento, si lisciò la barba e ripetè a bassa voce:
«Tic, toc, tic, toc, tic tic tiritic toc…»
«Sì! Proprio quello! Ma cos’è?»
«Non lo sa? È l’orologio della morte! Tic, toc, tic…»
«Non badi a lu  è un po’…» l’imprensario picchiettò la tempia con l’indice «ma è una brava persona. Ci vuole pazienza.»
Filippo, nel frattempo continuava a guardare dritto negli occhi il cliente.
«L’orologio della morte! Un po’ macabro, ma ci sta considerato dove ci troviamo...  Dunque, dicevo che la mia povera moglie amava le cose semplici. Come una bara in legno di pino, per esempio.»
Il ticchettio riprese più forte di prima. Il futuro sindaco si schiarì la voce e rivolgendosi a Filippo gli chiese:
«Ma dov’è questo orologio della morte? Potrebbe fermarlo o portarlo altrove?»
Gli rispose a bruciapelo:
«Quello si fa sentire come vuole e da chi vuole. Forse la defunta non gradisce così tanto la semplicità.»
«Il nostro “omone” potrebbe aver ragione… che ne dice della cassa in noce? Cinquemila euro compreso il funerale!» disse l’impresario.
Tic, toc, tic, toc, tic tic tiritic toc… Il rumore riprese ancora più forte di prima
«Schhhhh! Questo deve essere un messaggio della fu signora Cicerone. Come è… passata a miglior vita?» chiese Filippo.
Il cliente si slacciò la cravatta.
«Perché non si siede? È bianco come un lenzuolo.» L’impresario guardò storto Filippo facendogli cenno di allontanarsi.
«Mia… mia moglie è morta nel sonno. Una santa! Una santa che ha fatto una morte santa!» balbettò.
Il ticchettio aumentò d’intensità.
«Allora, potete fermare o no quel maledetto orologio?»
Filippo, che non si era spostato di un centimetro, prese una sedia e si piazzò davanti al futuro sindaco.
«Eh, sì… la sua signora vuole raccontarci qualcosa. Sia a me che a lei…»
Tic, toc, tic, toc, tic tic tiritic toc
Il signor Cicerone abbozzò un sorriso. «E cosa vorrebbe dire la mia signora di tanto importante?»
«Per saperlo, bisogna metterle una moneta da cento lire in mezzo alla fronte. Ma lo sa che nelle cento lire era raffigurata la dea Minerva? Me lo diceva sempre mio nonno: Minerva si fa guidare dalla ragione è nata già adulta. Minerva è la ragione e non si fa ingannare dal cuore!»
L’impresario ascoltava con gli occhi spalancati e le dita incrociate il dialogo fra i due.
Il signor Cicerone tirò un sospiro di sollievo: «Allora vuol dire che la mia defunta coniuge si porterà il segreto nella tomba! Di cento lire, amico mio, non ce ne sono più.» 
TIC, TOC, TIC,  TIRITIC…
Stavolta il ticchettio sembrò quello di una gigantesca pendola.
Filippo si frugò in tasca, estrasse la moneta e la mostrò al vedovo: «Molto presto sapremo la verità. Riuscirò a fermare l’orologio.»
«Per l’amor di Dio. Lasciamo in pace i defunti. Quanto vuole per quella moneta? Ci penserò io stesso a… parl… sì, insomma, a comunicare con la mia signora.»
«Mi spiace, non intendo venderla. A nessun prezzo!»
«Comunque sia, vada per la bara di radica e se mi tratterete bene saprò come ricompensarvi quando sarò sindaco!»
Quando il cliente fu uscito, il principale si avvicinò a Filippo fregandosi le mani:
«Ma come te la sei inventata quella storia dell’orologio della morte? Sei stato bravissimo a spaventare a modo quello spilorcio. Non lo voterò di certo!»
«È una specie di tarlo molto grosso. Gli abbiamo venduto una cassa costosa e tarlata.»
Il signor Oreste allargò le braccia: «Pazienza! Di certo la signora non verrà a reclamare, ti pare? Piuttosto… la storia delle cento lire dove l’hai sentita dire?» 
«È vera! Me la raccontava sempre il mio nonno. Anzi, credo che il signor Cicerone abbia proprio qualcosa da nascondere… Ha visto come sudava?»
Prima di rientrare a casa, quel giorno Filippo si fermò a una ricevitoria del lotto; aveva contato seicentotredici ticchettii regolari seguiti da cinquantaquattro irregolari. Giocò un terno sulla ruota di Bari: il sei, il tredici e il cinquantaquattro. 
La notte sognò la defunta signora Cicerone.
Per Filippo Marini le sei del mattino erano l’ora migliore. Quella mattina, prima di entrare al lavoro, si diresse alla locale stazione dei Carabinieri. Quando ne uscì, frugò dentro alla tasca del giaccone, poi alzò le mani al cielo ma non fu per fare le corna: questa volta scoccò un bacio sonoro.
Qualche giorno dopo il giornale titolò: “Indagato il candidato sindaco Cicerone per sospetto uxoricidio e poco più in basso, “Vinti centomila euro alla ricevitoria xxx”. La moneta gli aveva portato fortuna. Il nonno glielo aveva detto e lui gli aveva sempre creduto.
 
 

Re: [MI 182] L’orologio della morte

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@Monica wrote: Le mattine si assomigliavano tutte, cambiavano le stagioni, ma Filippo Marini pareva non curarsene
dopo "tutte" meglio i due punti esplicativi
@Monica wrote: l vedovo si presentò che era quasi ora di pranzo e virgola  dopo aver ricevuto le condoglianze di rito virgola esaminò con una rapida occhiata la cassa.
l'unico inciso che ti è sfuggito
@Monica wrote: «Non badi a lu  è un po’…» l’imprensario picchiettò la tempia con
@Monica wrote: Un po’ macabro, ma ci sta virgola considerato dove ci troviamo... 
@Monica wrote: Me lo diceva sempre mio nonno: Minerva si fa guidare dalla ragione virgola è nata già adulta. Minerva è la ragione e non si fa ingannare dal cuore!»
Brava a far dire questo al nonno!
@Monica wrote: "Indagato il candidato sindaco Cicerone per sospetto uxoricidio e poco più in basso, “Vinti centomila euro alla ricevitoria xxx”. 
Chiudi le virgolette del discorso diretto dopo "uxoricidio"
@Monica wrote:
La moneta gli aveva portato fortuna. Il nonno glielo aveva detto e lui gli aveva sempre creduto.
 
Giusto il finale.
Hai scritto un arguto e simpatico racconto, cara @@Monica   (y)

Complimenti per la costruzione del brano e grazie per la lettura.  :libro:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI 182] L’orologio della morte

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Ciao @@Monica

Simpatico questo Filippo che lavora in un’agenzia di pompe funebri. A mio parere meriterebbe una maggiore delineatura, perché possiede diverse peculiarità interessanti.
Appare schematico nei suoi movimenti, nella sua vita così scandita. Forse è davvero un po’ tocco, come afferma il suo impresario a Cicerone (un nome impegnativo, ti viene da pensare all’unico Cicerone del mondo). Certo Filippo non ragiona come gli altri, ma niente di eccessivo, anzi.
Sarebbe interessante guardare la situazione dalla sua particolare angolazione e con la scusa che magari non è proprio come gli altri potresti mostrare delle cose comuni, di ordinaria amministrazione diciamo, con la sua particolare visione, che riserverebbe delle sorprese. Un po’ come un giullare medievale che ti allestisce un mondo con niente, solo con la sua parlantina e modo d’essere.
Sulla moneta da cento lire che Filippo tiene in tasca come portafortuna potevi addentrarti un pochino di più secondo me, ma per come la vedo io, non che tu non lo abbia fatto, solo che io avrei insistito, avrei trattato quella moneta, con tutta la storia che si porta, alla stregua quasi di un personaggio con tutte le cose che può aver visto e con in più la sua particolare magia, a detta del nonno di Filippo. Sai che sottostoria ne veniva fuori?
Il fatto che Filippo conti con ossessiva precisione il ticchettio, che a dire il vero sente anche Cicerone, può essere l’indizio di una particolarità tipica di alcune forme di autismo (hai presente il film Rain Man?). Filippo è ad ogni modo un uomo particolare, con un dono unico e si potrebbe analizzare come mai il suo dono di “sentire” quel suono passa anche a Cicerone. Forse è un avviso, Cicerone avrebbe dovuto impressionarsi e turbarsi un po’ di più, potrebbe scoprirsi ad una accurata indagine o interrogatorio.
Alla fine si scoprirà la verità sulla morte della moglie di Cicerone e qui ci sarebbe da approfondire gustose scenette che comunque hai accennato, ad esempio quando Filippo si reca dai carabinieri dopo aver messo la moneta in fronte alla morta e scopre che è stato il marito a ucciderla. Io ho immaginato la splendida scena di un attonito bonario maresciallo dei carabinieri quando sente questa storia e non osando mettere a verbale la dichiarazione, per non finire in visita psichiatrica in un ospedale militare, conoscendo Filippo come una brava persona decide di appurare la cosa con lui e quando ne ha conferma… non potrà metterlo comunque a verbale, ma escogiterà qualcosa per mettere Cicerone davanti alle sue responsabilità, in modo che quasi si autoaccusi. Una sorta di mistery-giallo e fantasia in una fantastica provincia, ne puoi fare anche un soggetto cinematografico… (mi lascio trasportare).
Mi piace vedere oltre, considera queste solo mie impressioni ed entusiasmi.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI 182] L’orologio della morte

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Grazie @Alberto Tosciri! Grazie per i tuoi suggerimenti, per le storie che ti viene così naturale di creare. Sì, ci sarebbe molto da ampliare ma ho tenuto a bada il limite di battute. Magari lo riprendo senza freni e chissà cosa esce fuori… 

Re: [MI 182] L’orologio della morte

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I tuoi racconti hanno sempre quel qualcosa in piú, di avvicente e di divertente.
Adoro Filippo che trasuda furbizia contadina da tutti i pori. Non vuole avere ragione, non vuole davvero infierire sul futuro sindaco, ma in qualche modo vuole dimostrare di essere a conoscenza dei fatti, di avere una sua importanza pure lui. È un personaggio a prima vista semplice, ma mosso da un'inconsapevole complessitá.
La trama a mio avviso é vincente, ed é un vero peccato che tu fossi schiava degli 8.000, perché ognuno dei personaggi meritava una battuta in piú. Si intuisce la loro consistenza da paesani che nel loro piccolo replicano ció che succede fuori nel mondo.
Ho trovato i dialoghi ben scritti, un scambio ritmato gradevole da seguire.
La fine invece, per quanto mi sia paiciuta di contenuto, l'ho trovata affrettata. Non mi é bastato il titolo di giornale che annuncia l'uxoricidio, avrei voluto qualche dettaglio piú sorpredente, anche piú macabro o grottesco.
Una cosa che mi ha confuso un po' era il ticchettio dell'orologio della morte lo sente l'assassino quando la sua vittima vuole far sapere qualcosa ma anche FIlippo ancor prima di vedere cadavere o assassino?
Quindi Filippo possiede una moneta "magica" oppure é a sua volta un po' medium?
Non saprei come sgrovigliare questa situazione, ma ho come la sensazione che ci sia troppa "magia" non collegata.
Io ho teorizzato che da quando il nonno ha regalato a Filippo la moneta da 100 Lire insieme gli abbia anche passato questo dono di sentire il ticchettio.
Ma a prescindere dalle mie confuse riflessioni il racconto é bello, i personaggi mi sono piaciuti e l'ho letto d'un fiato.

Re: [MI 182] L’orologio della morte

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Ti ringrazio  @Almissima. L’orologio della morte esiste davvero ed è un grande tarlo. Sì sì proprio l’animaletto che fa i buchi nel legno. Per cui Filippo
li conosce per via del,proprio lavoro ma non vuole che il futuro sindaco capisca che sta per acquistare un oggetto “tarlato” . Ma l’uomo  ha quello che si dice “la coda di paglia” e tradisce una certa paura perché ha un segreto da nascondere (e che segreto!) . Filippo viaggia sul filo del ragazzo e border line- ma con quel pizzico di astuzia e sensibilità che gli permette di capire subdorare la verità. L’impresario è di tutt’altra pasta: avido e servile.  per quanto riguarda le cento lire… sì, un po’ di magia ce l’hanno… un amuleto, un regalo del nonno che ha capito di avere un nipote, a suo modo,  “speciale”.
Grazie ancora!

Re: [MI 182] L’orologio della morte

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ciao @@Monica  :)


Per Filippo Marini le sei del mattino erano l’ora migliore per scendere in strada al riparo da sguardi indiscreti. 
Camminava piano con lo sguardo rivolto al selciato. Visto da lontano poteva sembrare ubriaco: si muoveva a passi incerti e ondeggiava un po’; ogni tanto si fermava, restava qualche attimo assorto ad accarezzarsi la barba e, dopo aver invertito il senso di marcia, muoveva qualche passo nella direzione opposta, come se avesse dimenticato qualcosa e dovesse tornare indietro. Poi, infilava la mano nella tasca del giaccone, la ispezionava frenetico fino a sentire la consistenza fredda e metallica della moneta da cento lire che portava sempre con sé. “Con questa potrai diventare ricco” gli aveva detto un giorno suo nonno. E lui gli aveva creduto.
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Bene! Si inizia con la rappresentazione del personaggio: Filippo.
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«Dai entra, fa un freddo cane stamani e non vorrei ti buscassi un malanno proprio oggi» gli disse un giorno il signor Oreste.
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Vi è anche la spalla del protagonista: Oreste.
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Filippo tastò la moneta nella tasca, alzò le spalle ed entrò bofonchiando frasi sconnesse.
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Filippo pare molto attaccato ai riti scaramantici  :D
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«Stamani ho appuntamento con il vedovo Cicerone e voglio che sia tutto perfetto: avremo gli occhi del paese intero puntati addosso. Si dice che Cicerone forse sarà il prossimo sindaco.»
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Tutto si concentra in questa occasione, vedremo cosa succederà
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Filippo alzò per un istante lo sguardo al cielo.
«Anzi, ora che la signora è…» sospirò Oreste «defunta, lo diventerà di sicuro. Lei era ricchissima e lui erediterà una fortuna visto che non hanno avuto figli.»
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Diventare sindaci solo per essere ricchi è roba di epoche passate, o di piccoli paesi. Forse un piccolo indizio potevi mettercelo.
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Filippo scosse la testa borbottando qualche frase fra sé e sé. Stava per mettersi a tirare a lucido la cassa più elegante in mostra, quando udì un ticchettio. Sembrava simile a quello dell’orologio da polso che indossava suo nonno: ogni tanto faceva delle variazioni nel ritmo: “Tic, toc, tic, toc, tic tic tiritic toc…”
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Ecco il rumore impossibile.
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«Schhhhhh!» Filippo lo zittì di nuovo.
Il ticchettio riprese più forte di prima. Iniziò a contare i movimenti con le dita: ogni sei colpi regolari ne capitava uno fuori melodia. Annotò mentalmente i numeri.
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Ecco l'indagine.
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«Le piace? È un modello esclusivo. Rovere massello. 
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Piccola nota, dato che il legno non ha per me segreti  :D Il massello è la parte interna della pianta. Lo si usa per parti strutturali che devono essere di particolare resistenza, tipo, telai di porte o  di mobili. Le tavole sono realizzate con tutta la segatura del tronco e quindi, del massello stesso. 
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«Veramente pensavo a qualcosa di più economico. Legno di pino, per esempio.»
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Il peso è decisamente diverso: il rovere pesa tre volte il pino...
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La richiesta fu seguita da qualche istante di silenzio.
“Tic, toc, tic, toc, tic tic tiritic toc…”
Il vedovo e futuro sindaco Cicerone sbiancò in volto. «Avete sentito?»
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Futuro sindaco? Non mi pare che sia necessario avanzare tale previsione e poi darla per scontata!  :D
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«Sì! Proprio quello! Ma cos’è?»
«Non lo sa? È l’orologio della morte! Tic, toc, tic…»
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Fermi tutti! Filippo conosce quel rumore! L'indagine è già finita?
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Il ticchettio riprese più forte di prima. Il futuro sindaco si schiarì la voce e rivolgendosi a Filippo gli chiese:
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«Ma dov’è questo orologio della morte? Potrebbe fermarlo o portarlo altrove?»
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Però non è chiaro cosa sia: messo così, appare come una fantasia di Filippo.
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«Il nostro “omone” potrebbe aver ragione… che ne dice della cassa in noce? Cinquemila euro compreso il funerale!» disse l’impresario.
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Mai fatte casse in noce! Tale legno tende a fessurarsi e curvarsi... A parte che è sempre stato un legno costoso.. Nell'epoca contemporanea, il legno che si è usato è il mogano perché lo si prendeva a gratis dall'Africa colonializzata.. :D
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Tic, toc, tic, toc, tic tic tiritic toc… Il rumore riprese ancora più forte di prima
«Schhhhh! Questo deve essere un messaggio della fu signora Cicerone. Come è… passata a miglior vita?» chiese Filippo.
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Domanda inopportuna, anche se lecita. Se  stiamo in un piccolo paese, si dovrebbe sapere: le notizie fanno in fretta a circolare..
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Il cliente si slacciò la cravatta.
«Perché non si siede? È bianco come un lenzuolo.» L’impresario guardò storto Filippo facendogli cenno di allontanarsi.
«Mia… mia moglie è morta nel sonno. Una santa! Una santa che ha fatto una morte santa!» balbettò.
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Non sappiamo l'età della donna per fare qualsiasi ragionamento sulla morte improvvisa
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TIC, TOC, TIC,  TIRITIC…
Stavolta il ticchettio sembrò quello di una gigantesca pendola.
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Mistero!
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Filippo si frugò in tasca, estrasse la moneta e la mostrò al vedovo: «Molto presto sapremo la verità. Riuscirò a fermare l’orologio.»
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Cosa sa Filippo di questo rumore dato che conosce come fermarlo?
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«Comunque sia, vada per la bara di radica e se mi tratterete bene saprò come ricompensarvi quando sarò sindaco!»
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La radica è il rivestimento finale di un lavorato, prodotta a lamine sottili e incollata su basi più resistenti... Tanto per finire la lezione ... :asd:
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Quando il cliente fu uscito, il principale si avvicinò a Filippo fregandosi le mani:
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«È una specie di tarlo molto grosso. Gli abbiamo venduto una cassa costosa e tarlata.»
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Ma allora Filippo sapeva cosa fosse il rumore! Ha bleffato, a questo punto... mmmhhh
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Il signor Oreste allargò le braccia: «Pazienza! Di certo la signora non verrà a reclamare, ti pare? Piuttosto… la storia delle cento lire dove l’hai sentita dire?» 
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Questa parte non mi convince. Oreste dovrebbe conoscere bene Filippo, dato che sta con lui da una vita. Dovrebbe conoscere il suo attaccamento a quella moneta datagli dal nonno!
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«È vera! Me la raccontava sempre il mio nonno. Anzi, credo che il signor Cicerone abbia proprio qualcosa da nascondere… Ha visto come sudava?»
Prima di rientrare a casa, quel giorno Filippo si fermò a una ricevitoria del lotto; aveva contato seicentotredici ticchettii regolari seguiti da cinquantaquattro irregolari. Giocò un terno sulla ruota di Bari: il sei, il tredici e il cinquantaquattro. 
La notte sognò la defunta signora Cicerone.
Per Filippo Marini le sei del mattino erano l’ora migliore. Quella mattina, prima di entrare al lavoro, si diresse alla locale stazione dei Carabinieri. Quando ne uscì, frugò dentro alla tasca del giaccone, poi alzò le mani al cielo ma non fu per fare le corna: questa volta scoccò un bacio sonoro.
Qualche giorno dopo il giornale titolò: “Indagato il candidato sindaco Cicerone per sospetto uxoricidio e poco più in basso, “Vinti centomila euro alla ricevitoria xxx”. La moneta gli aveva portato fortuna. Il nonno glielo aveva detto e lui gli aveva sempre creduto.
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Questa parte finale non mi convince. Filippo va da carabinieri per raccontare del fatto che ha visto sudare "il futuro sindaco"? E da questo partirebbe l'indagine per omicidio?  Un fatto di cronaca di un paesino finito sul giornale del paese che metterebbe in bilico la candidatura del probabile nuovo sindaco? Penso che andrebbero con i piedi di piombo, prima di metterlo alla gogna. Poi, questa vincita al lotto, anch'essa gettata lì. Credo che  sia  pertinente alla storia, ma andava messa in primo piano, eliminando la parte che riguarda il presunto delitto.  Non mi piace neanche come hai seguito la traccia, che a mio avviso, doveva basarsi su di un rumore che doveva essere oggetto di indagine ed essere devastante sulla vita del protagonista. Sarebbe devastante per il futuro sindaco, il quale è alla fine, il diretto coinvolto da questo rumore. Filippo lo conosce bene quel rumore, come si è visto. L'indagine è solo un bluff. Buona l'idea sul tarlo " orologio della morte". Quest doveva essere il fulcro della storia e del suo finale, ma doveva essere posto, "il rumore impossibile", in modo più drammatico. Magari sono io che sto a sottiglizzare. Buon lavoro, per il resto. Ciao  <3
 
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI 182] L’orologio della morte

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Grazie @bestseller2020 per il passaggio approfondito e le preziose lezioni sul legno. Ma che lavoro fai? 
Mi spiace che non ti abbia convinto come ho seguito la tua traccia ma, in pratica, sia tu che Alberto ci avete consegnato una storia fatta e finita si doveva solo riempirla con dei personaggi… poco divertente in realtà. Ho cercato di personalizzarla e comunque di partecipare.  Andrà meglio un’altra volta.

Alla prossima, caro!

Re: [MI 182] L’orologio della morte

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@Monica wrote: Grazie @bestseller2020 per il passaggio approfondito e le preziose lezioni sul legno. Ma che lavoro fai? 
Mi spiace che non ti abbia convinto come ho seguito la tua traccia ma, in pratica, sia tu che Alberto ci avete consegnato una storia fatta e finita si doveva solo riempirla con dei personaggi… poco divertente in realtà. Ho cercato di personalizzarla e comunque di partecipare.  Andrà meglio un’altra volta.

Alla prossima, caro!
Sono sempre il solito indelicato! Avrei dovuto ringraziarti per aver partecipato, e invece sto a fare il precisino... Comunque la traccia non è chiusa come dici. Rispettando quelle poche cose che riguardavano le basiche richieste, ci si poteva costruire cento racconti: Il letto che scricchiola la notte sopra la testa del protagonista esausto della situazione e che presume l'incontro amoroso furioso? Anch'esso poteva rientrare semmai al piano di sopra non ci fosse nessuno a viverci! Quindi: rumore impossibile- indagine- risoluzione. Non era una traccia solo da riempire di personaggi, ma anche di una storia originale. La tua lo era, ma ti sei estraniata al percorso che avevo proposto. Grazie e scusami se mi comporto da orso marsicano!    <3
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

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