Il fischio

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Commento a "Ora è il tuo turno, numero dieci!"

“Lo senti anche tu?” domandai. Le mani di Mario smisero di tamburellare sulla tastiera, la testa si girò nella mia direzione.
“Che cosa?”
“Questo sibilo.”
“Sarà l’acqua che gira nei tubi, immagino” si rimise in posizione con un sospiro.
L’acqua nei tubi, forse, era possibile, del resto chi avrebbe potuto stabilire con certezza l’origine di un suono così debole? Eppure più la mia mente correva ad individuare la causa e più quello pareva aumentare di intensità. Un comportamento peculiare. 
Nel corso della giornata cercai di immergermi nelle solite faccende che scandivano le ore dedicate al lavoro. Una riunione, la stesura del riassunto di questa, parlare con il capo. Mansioni che tenevano la mia testa occupata, incapace di concentrarsi su futilità di varia natura. E fu così che dimenticai di quel fastidioso suono.
“Buonaserata, ci vediamo domani” dissi a Mario già sull’uscio.
“A domani” rispose lui che faceva del lavoro l’unica ragione di vita. 
Una volta in auto, nel grigio e scuro garage aziendale, il silenzio svelò quello che mai avrei potuto credere possibile: il sibilo mi aveva seguito. Rimasi fermo con le mani sul volante, quasi come se mi trovassi fermo al semaforo. 
Come diamine era possibile una stranezza del genere, qualcuno forse mi aveva giocato un brutto scherzo? Tastai il colletto della camicia ma le mie dita trovarono solo tessuto. Per un istante avevo pensato che qualcuno avesse potuto installare una qualche diavoleria tecnologica in grado di disturbarmi con quel rumore.
Accesi il motore dell’auto e quello parve scomparire, come per magia. Forse alcune frequenze sonore avevano il potere di cancellarlo, almeno per un po’. Il traffico era il solito, le festività natalizie si avvicinavano a grandi passi, con il loro carico di zuccheri e incombenze sociali. 
“Sono a casa” le consuete tre parole che proferivo sull’uscio non appena rientrato.
“Com’è andata al lavoro?” domandò Sonia dal salone.
“Tutto bene” avevo deciso di tenere celata quell’inquietudine che mi rodeva dentro come uno scoiattolo il legno.
“E tu, i bambini sono pronti con i regalini per i genitori?”
“Ci stanno ancora lavorando ma finiranno di sicuro per venerdì, sai che non lascio le cose a metà” sorrise quando presi posto al suo fianco sul divano.
“A proposito di questioni lasciate a metà, forse è arrivato il momento di preparare la cena. Questa sera ho una fame” strinse i capelli nel consueto elastico. La seguii in cucina.
Preparammo tutto con cura, era un nostro momento che avevamo imparato ad apprezzare. Qualcuno da fuori avrebbe visto una piccola brigata pronta ad eseguire i compiti nel modo migliore.
Il profumo del cibo aveva il potere di distendere i miei nervi tesi come elastici prossimi a raggiungere il punto di rottura. Fu proprio durante il taglio delle cipolle che la mia disattenzione fu punita. 
“Cazzo, mi sono tagliato” fu tutto ciò che riuscii a dire prima di gettare il coltello.
“Fa vedere.” Sonia mi afferrò la mano e i suoi occhi nocciola osservarono con attenzione la ferita “Per fortuna non è nulla di grave. Ci mettiamo subito un cerotto, dopo aver disinfettato.”
La notte passò senza chiudere occhio. Una volta spenta la luce ci trovavamo io e il fischio testa a testa, lui era deciso a non andarsene prima di avermi fatto impazzire. Le palpebre non volevano rimanere serrate, ero costretto ad osservare quella stanza che conoscevo come le mie tasche eppure pareva del tutto aliena in mancanza di adeguate fonti di luce.
Come poteva essere accaduto un fatto così disgraziato senza che potessi prendere delle contromisure? Avevo sbagliato qualcosa? Avrei potuto fare diversamente? Dopotutto era difficile colpevolizzarsi senza nemmeno comprendere a fondo la causa. 
“Lei ha l’acufene” disse laconico l’otorino, la mano che si apprestava a scrivere una ricevuta per i duecento secondi di visita. 
“E cosa posso fare?”
“Se lo deve tenere, al momento ci sono pochissime possibilità di cura e, in più, non conosciamo nemmeno la causa. Se proprio vuole indagare potrà farlo tranquillamente con degli esami più approfonditi. Le lascio una lista di quelli principali” mi porse un foglio già stampato che di sicuro mollava a tutti i disperati come me.
Lo stomaco rimase stretto nella sua morsa anche all’uscita di quella stanza bianca. Avevo sognato per mesi di risolvere tutti i miei problemi, la soglia era stata varcata, eppure mi trovavo al punto di partenza. 
Ogni notte era peggio della precedente. Una notte accadde l’irreparabile. Sonia accese la luce all’improvviso e mi trovò con gli occhi spalancati.
“Mi avevi detto che ora riesci a dormire.”
“Beh, non è vero. Non ce la faccio da mesi, mi addormento sul posto di lavoro. Talvolta Mario deve svegliarmi o corro il rischio di essere scoperto dal capo.”
“Io vado a dormire sul divano, non voglio stare con te sdraiato come Nosferatu.” afferrò il cuscino e uscì dalla camera da letto.
“Lo senti anche tu?” domandai. Le mani di Mario smisero di tamburellare sulla tastiera, la testa si girò nella mia direzione.
“Che cosa?”
“Questo sibilo.”
Fu solo in quel momento che afferrai la pistola dallo zaino alla mia sinistra.
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Re: Il fischio

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@JohnnyBazookaBic, bentrovato.

Letto il racconto, ho avuto l'impressione che non fosse finito e che andasse postato tra quelli a capitoli. Se, invece, lo hai considerato concluso, qualcosa non va nella parte finale, oppure sono io che non ho capito. Se il testo è autoconclusivo, pecca a mio avviso di mancanza di significato. La scrittura è a mio parere un po' acerba; vi sono incongruenze e imprecisioni di varia natura, e una certa ridondanza nelle sezioni raccontate; i dialoghi mi sono apparsi poco brillanti, a volte inefficaci. Qui sotto proverò puntualmente a illustrare i motivi delle mie perplessità.
JohnnyBazookaBic ha scritto: mer dic 20, 2023 11:12 am“Sarà l’acqua che gira nei tubi, immagino” si rimise in posizione con un sospiro.
Qui sopra il difetto formale che ricorre: se non usi i sintagmi di legamento, vale a dire "disse" et similia (chiamati spesso dagli editor "dialogue tag"), ma inizi un'altra frase, devi inserire la punteggiatura adeguata. Qui, ad esempio, punto fermo dopo "immagino" e "Si" con iniziale maiuscola. Riguardo al senso, se il collega risponde così significa che anche lui sente il sibilo. Ciò mi pare contraddica la successiva diagnosi di acufene. 
JohnnyBazookaBic ha scritto: mer dic 20, 2023 11:12 amL’acqua nei tubi, forse, era possibile, del resto chi avrebbe potuto stabilire
Scriverei: "L’acqua nei tubi? Forse, era possibile. Del resto, chi avrebbe potuto stabilire..."
JohnnyBazookaBic ha scritto: mer dic 20, 2023 11:12 amEppure più la mia mente correva ad individuare la causa e più quello pareva aumentare di intensità. Un comportamento peculiare. 
Dopo "eppure" ci sta sempre bene una virgola. Eviterei la d eufonica tra vocali differenti. Espliciterei "il rumore" in luogo del pronome. L'ultima frase mi pare inutile: eliminerei.
JohnnyBazookaBic ha scritto: mer dic 20, 2023 11:12 amcercai di immergermi nelle solite faccende che scandivano le ore dedicate al lavoro
Direi "attività" più che "faccende", le quali ultime, di solito, circoscrivono l'ambito domestico. Il periodo mi pare prolisso.
JohnnyBazookaBic ha scritto: mer dic 20, 2023 11:12 amUna riunione, la stesura del riassunto di questa, parlare con il capo. Mansioni che tenevano la mia testa occupata, incapace di concentrarsi su futilità di varia natura. E fu così che dimenticai di quel fastidioso suono.
Più che "stesura del riassunto di questa" scriverei "la relazione". Nella frase seguente invertirei due termini, per collocare l'aggettivo vicino al nome cui si riferisce: "... che tenevano occupata la mia testa, incapace...". Anche qui, noto una certa verbosità. 
JohnnyBazookaBic ha scritto: mer dic 20, 2023 11:12 amdissi a Mario già sull’uscio.
Userei "porta". "Uscio", che sotto ricorre, mi pare desueto e prettamente toscano.
JohnnyBazookaBic ha scritto: mer dic 20, 2023 11:12 amquasi come se mi trovassi fermo al semaforo. 
Verboso. "Come se mi trovassi" oppure "Quasi che fossi".
JohnnyBazookaBic ha scritto: mer dic 20, 2023 11:12 amCome diamine era possibile una stranezza del genere, qualcuno forse mi aveva giocato un brutto scherzo?
Questa frase è inutile, e concorre alla prolissità del testo. La situazione che descrivi e i movimenti dell'uomo sono sufficienti.
JohnnyBazookaBic ha scritto: mer dic 20, 2023 11:12 amAccesi il motore dell’auto e quello parve scomparire, come per magia
Scriverei il nome al posto del pronome. "Come per magia" è una frase abusata, che eviterei.
JohnnyBazookaBic ha scritto: mer dic 20, 2023 11:12 am“Sono a casa” le consuete tre parole che proferivo sull’uscio non appena rientrato.
La mancanza di un sintagma di legamento obbliga a una scelta diversa o all'interpunzione.
JohnnyBazookaBic ha scritto: mer dic 20, 2023 11:12 am“Tutto bene” avevo deciso di tenere celata quell’inquietudine
Anche qui.
JohnnyBazookaBic ha scritto: mer dic 20, 2023 11:12 am“E tu, i bambini sono pronti (...)?
"E tu?"
JohnnyBazookaBic ha scritto: mer dic 20, 2023 11:12 am“Ci stanno ancora lavorando ma finiranno di sicuro per venerdì,
Prima del "ma", virgola.
JohnnyBazookaBic ha scritto: mer dic 20, 2023 11:12 amsai che non lascio le cose a metà” sorrise quando presi posto
Anche qui, o inserisci il tag di dialogo ("disse, e sorrise...") o metti punto fermo.
JohnnyBazookaBic ha scritto: mer dic 20, 2023 11:12 am“A proposito di questioni lasciate a metà, forse è arrivato il momento di preparare la cena. Questa sera ho una fame” strinse i capelli nel consueto elastico.
Tag di dialogo dopo "fame": "disse stringendo i capelli con l'elastico" ("consueto" è inutile). Riguardo al senso, in che modo iniziare a preparare la cena ha a che fare con le "questioni lasciate a metà"?
JohnnyBazookaBic ha scritto: mer dic 20, 2023 11:12 amQualcuno da fuori avrebbe visto una piccola brigata pronta ad eseguire i compiti nel modo migliore.
Scriverei "coppia", non "brigata", che prevede più di due persone. Toglierei la d eufonica.
JohnnyBazookaBic ha scritto: mer dic 20, 2023 11:12 amFu proprio durante il taglio delle cipolle che la mia disattenzione fu punita. 
Prima accenni a una preparazione fatta con cura e nel migliore dei modi, la qual cosa esclude la disattenzione cui fai riferimento qui sopra.
JohnnyBazookaBic ha scritto: mer dic 20, 2023 11:12 am“Fa vedere."
La seconda persona dell'imperativo prevede il troncamento, quindi fa'.
JohnnyBazookaBic ha scritto: mer dic 20, 2023 11:12 amSonia mi afferrò la mano e i suoi occhi nocciola osservarono con attenzione la ferita “Per fortuna non è nulla di grave. Ci mettiamo subito un cerotto, dopo aver disinfettato.”
Sostituirei il verbo "afferrare" con uno più morbido, visto che di tratta di una mano ferita. Le parole di Sonia sembrano rivolte a un bambino e non a un uomo. Dopo "ferita", due punti per introdurre il discorso diretto.
JohnnyBazookaBic ha scritto: mer dic 20, 2023 11:12 amUna volta spenta la luce ci trovavamo io e il fischio testa a testa, lui era deciso a non andarsene prima di avermi fatto impazzire. Le palpebre non volevano rimanere serrate, ero costretto ad osservare quella stanza che conoscevo come le mie tasche eppure pareva del tutto aliena in mancanza di adeguate fonti di luce.
Dopo "testa" punto fermo o due punti, eliminando "lui". Anche qui noto una certa prolissità. Eviterei la d eufonica e l'uso di luoghi comuni quali "conoscere come le proprie tasche".
JohnnyBazookaBic ha scritto: mer dic 20, 2023 11:12 amCome poteva essere accaduto un fatto così disgraziato senza che potessi prendere delle contromisure? Avevo sbagliato qualcosa? Avrei potuto fare diversamente? Dopotutto era difficile colpevolizzarsi senza nemmeno comprendere a fondo la causa. 
Non comprendo il significato delle domande che l'uomo si pone e il perché si colpevolizzi. Prima della frase seguente, quella in cui l'otorino fa la diagnosi, staccherei di un rigo, per dare il senso del tempo.
JohnnyBazookaBic ha scritto: mer dic 20, 2023 11:12 amLe lascio una lista di quelli principali” mi porse un foglio
"disse porgendomi un foglio".
JohnnyBazookaBic ha scritto: mer dic 20, 2023 11:12 amAvevo sognato per mesi di risolvere tutti i miei problemi, la soglia era stata varcata, eppure mi trovavo al punto di partenza. 
Questo senso del tempo che passa non si riscontra nella lettura, almeno fino a qui. La soglia varcata è metaforica o si tratta dello studio dell'otorino?
JohnnyBazookaBic ha scritto: mer dic 20, 2023 11:12 amOgni notte era peggio della precedente
Anticiperei questa frase a qualche riga prima, per dare conto al lettore che sta passando del tempo.
JohnnyBazookaBic ha scritto: mer dic 20, 2023 11:12 am
Una notte accadde l’irreparabile. Sonia accese la luce all’improvviso e mi trovò con gli occhi spalancati.
“Mi avevi detto che ora riesci a dormire.”
“Beh, non è vero. Non ce la faccio da mesi
Addirittura "irreparabile"? Mi pare eccessivo.
JohnnyBazookaBic ha scritto: mer dic 20, 2023 11:12 am“Io vado a dormire sul divano, non voglio stare con te sdraiato come Nosferatu.” afferrò il cuscino e uscì dalla camera da letto.
"Afferrò" con iniziale maiuscola. Il comportamento scortese di Sonia mi pare poco in linea con l'amorevolezza che aveva riservato alla mano ferita dell'uomo. Né il lettore ha modo di capire, per mancanza di dati, se nei mesi trascorsi sia mutato qualcosa nell'animo di lei. Alla fine della frase, prima di spostare la scena di nuovo in ufficio, ci vuole lo stacco di un rigo.
JohnnyBazookaBic ha scritto: mer dic 20, 2023 11:12 am
“Lo senti anche tu?” domandai. Le mani di Mario smisero di tamburellare sulla tastiera, la testa si girò nella mia direzione.
“Che cosa?”
“Questo sibilo.”
Fu solo in quel momento che afferrai la pistola dallo zaino alla mia sinistra.
Il finale mi risulta incomprensibile.

Ti ringrazio per la lettura e ti saluto molto cordialmente.
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Re: Il fischio

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@Ippolita 

Ti ringrazio per la lettura e ciò che hai notato. 

Parto dalla fine, ovvero gli spazi tra alcune parti. Concordo, infatti li avevo inseriti e nel racconto sul mio computer ci sono, purtroppo non sono in alcun modo riuscito a replicare la formattazione qui. Nonostante avessi messo gli spazi al punto giusto l'editor pareva ignorarlo, così ci ho rinunciato. 

Per quanto riguarda la punteggiatura sui dialoghi è sicuramente una nota dolente, ogni volta ci faccio un po' a cazzotti. 

Sono contento che la frase di Sonia sul dito tagliato ti sia sembrata rivolta ad un bambino, perché era proprio l'obiettivo. 

Per il resto mi spiace che non sia passato il messaggio finale. La prossima volta farò in modo di sottolineare meglio la temporalità, di sicuro sarebbe stata più evidente se fossi riuscito ad inserire gli spazi. Comunque il significato del finale è che il protagonista è impazzito perché soffre di una condizione che in pochi capiscono e molti minimizzano. 

Si tratta di una vicenda un po' autobiografica, chiaramente non nel finale, perché soffro di questa condizione da dieci anni e ne ho sentite di tutti i colori a riguardo.
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Re: Il fischio

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Ciao @JohnnyBazookaBic
cercherò di commentare questo tuo racconto perché mi serve per poter partecipare al Contest di Natale.
Ovviamente non ho né le capacità di farlo, né la pretesa di aggiungere qualcosa al tuo racconto, oltre tutto sono anche fuorissimo allenamento, ma mi tocca per cui... inutile girarci intorno.
Ah, prima di dimenticarmi: la tua foto profilo è bellissima. Complimenti. Mi piace molto il tuo viso "casa"  (y)

Dunque: il racconto mi ha colpita. 
L'ho letto alcuni giorni fa e poi ci ho riflettuto un po'. In quel momento mi era impossibile commentarti, non avendo a disposizione un computer, per cui posso affermare, con assoluta certezza, che è un racconto che rimane in mente. A volte leggo alcune cose molto belle, ma dopo 5 minuti le ho già scordate. Mi capita addirittura con cose che scrivo io eh, il tuo racconto invece me lo ricordo, forse perché comprendo quanto possa essere invalidante l'acufene nella vita quotidiana, o forse perché ho conosciuto una persona che ne soffre o semplicemente perché sei riuscito a rendere "vivo" questo disagio.
Ci sono alcuni punti che cambierei, parole, espressioni, semplicemente perché io parlo in un'altra maniera. 
Posso provare a dirti come?
JohnnyBazookaBic ha scritto: mer dic 20, 2023 11:12 amla testa si girò nella mia direzione.
io direi: mi guardò

Aspetta, provo in un altro modo perché così non ci riesco (ti chiedo scusa se strapazzo un po' il tuo racconto):
JohnnyBazookaBic ha scritto: mer dic 20, 2023 11:12 am“Lo senti anche tu?” domandai. Le mani di Mario smisero di tamburellare sulla tastiera, la testa si girò nella mia direzione. e mi guardò.
“Che cosa?”
“Questo sibilo.”
“Sarà l’acqua che gira nei tubi, immagino” si rimise in posizione con un sospiro.
L’acqua nei tubi? Forse, era possibile, del resto chi avrebbe potuto stabilire con certezza l’origine di un suono così debole? Eppure, più la mia mente correva ad  cercavo di individuare la causa e più quello pareva aumentare di intensità. Un comportamento peculiare. 
Nel corso della giornata cercai di immergermi nelle solite faccende che scandivano le ore dedicate al concentrarmi sul lavoro. Una riunione, la stesura di una relazione del riassunto di questa, parlare con il capo. Mansioni che tenevano la mia testa occupata, incapace di concentrarsi su futilità di varia natura. E fu così che dimenticai di quel fastidioso suono.
“Buona spazio serata, ci vediamo domani” dissi a Mario già sull’uscio.
“A domani” rispose lui che faceva del lavoro l’unica ragione di vita. 
Una volta in auto, nel grigio e scuro garage aziendale, il silenzio svelò quello che mai avrei potuto credere possibile: il sibilo mi aveva seguito. Rimasi fermo con le mani sul volante, quasi come se mi trovassi fermo al semaforo. paralizzato.
Come diamine era possibile una stranezza del genere? Qualcuno forse mi aveva giocato un brutto scherzo? Tastai il colletto della camicia ma le mie dita trovarono solo tessuto. Per un istante avevo pensato pensando che qualcuno potesse aver installato una qualche diavoleria tecnologica in grado di disturbarmi con quel rumore.
Accesi il motore dell’auto e quello il rumore parve scomparire, come per magia. Forse alcune frequenze sonore avevano il potere di cancellarlo, almeno per un po’. Il traffico era il solito, le festività natalizie si avvicinavano a grandi passi, con il loro carico di zuccheri e incombenze sociali. 
“Sono a casa” le consuete tre parole che proferivo sull’uscio non appena rientrato.
“Com’è andata al lavoro?” domandò Sonia dal salone.
“Tutto bene” avevo infatti deciso di tenere celata quell’inquietudine che mi rodeva dentro come fosse uno scoiattolo e io il legno.
“E tu? I bambini sono pronti con i regalini per i genitori nonni?”
“Ci stanno ancora lavorando, ma finiranno di sicuro per venerdì, sai che non lascio mai le cose a metà” sorrise quando presi posto al suo fianco sul divano.
“A proposito di questioni lasciate a metà, forse è arrivato il momento di preparare la cena. Questa sera ho una fame” disse, legando strinse i capelli nel consueto solito elastico rosso. La seguii in cucina.
Preparammo tutto con cura, infatti quello era un il nostro momento virgola che avevamo imparato ad apprezzare quel nostro stare insieme. Qualcuno da fuori avrebbe visto una piccola brigata pronta ad eseguire i compiti nel modo migliore.
Il profumo del cibo aveva il potere di distendere i miei nervi tesi come elastici prossimi a raggiungere il punto di rottura. Fu proprio durante il taglio delle cipolle che la mia disattenzione fu punita. 
“Cazzo, mi sono tagliato” fu tutto ciò che riuscii a dire prima di gettare il coltello.
“Fa vedere.” Sonia mi afferrò la mano e i suoi occhi nocciola osservarono con attenzione la ferita “Per fortuna non è nulla di grave. Ci mettiamo subito un cerotto, dopo aver disinfettato.”
spazio
La Quella notte passò senza chiudere occhio non chiusi occhio. Una volta spenta la luce virgola io e il fischio virgola ci trovavamo testa a testa, lui infatti era deciso a non andarsene prima di avermi fatto impazzire. Le palpebre non volevano rimanere serrate chiudersi ed io ero costretto ad osservare quella stanza che conoscevo come le mie tasche eppure pareva del tutto aliena in mancanza di adeguate fonti di luce.
Il fischio continuò anche nei giorni successivi.
Come poteva essere accaduto un fatto così disgraziato proprio a me e senza che potessi prendere delle contromisure? Avevo sbagliato qualcosa? Avrei potuto fare diversamente? Dopotutto era difficile colpevolizzarsi senza nemmeno comprendere a fondo la causa.  Cosa mi stava succedendo?
“Lei ha l’acufene” disse laconico l’otorino, mentre la sua mano che si apprestava a scrivere una ricevuta per i duecento secondi di visita. 
“E cosa posso fare?” chiesi.
“Se lo deve tenere, al momento ci sono pochissime possibilità di cura e, in più, non conosciamo nemmeno la causa. Se proprio vuole indagare potrà farlo tranquillamente con degli esami più approfonditi. Le lascio una lista di quelli principali” mi porse un foglio già stampato che di sicuro "mollava" a tutti i disperati come me.
Lo stomaco rimase stretto nella sua morsa anche all’uscita di quella stanza bianca mi si contorse. Avevo sognato per mesi di risolvere tutti i miei problemi, la "soglia" ***** era stata varcata, eppure mi trovavo al punto di partenza. 
Ogni notte era peggio della precedente. Una notte accadde l’irreparabile. Sonia accese la luce all’improvviso e mi trovò con gli occhi spalancati.
“Mi avevi detto che ora riesci a dormire.”
“Beh, non è vero. Non ce la faccio da mesi, mi addormento sul posto di lavoro. Talvolta Mario deve svegliarmi o corro il rischio di essere scoperto dal capo.”
“Io vado a dormire sul divano, non voglio stare con te sdraiato come Nosferatu.”Aafferrò il cuscino e uscì dalla camera da letto.
“Lo senti anche tu?” domandai. Le mani di Mario smisero di tamburellare sulla tastiera, la testa si girò nella mia direzione mi guardò.
“Che cosa?”
“Questo sibilo.”
spazio
Fu solo in quel momento che afferrai la pistola dallo zaino alla mia sinistra tre puntini
***** soglia: lo scriverei in corsivo per far capire che quella soglia non è solo quella dello studio medico, ma soprattutto la soglia del non ritorno. Ora che sa di cosa si tratta, comprende anche tutto il dramma che l'attenderà e sa che non si potrà risolvere con delle gocce, o con un aerosol, per cui si comprende meglio il dramma, secondo me.

Ecco fatto, scusami @JohnnyBazookaBic per tutte le "correzioni" che magari non troverai nemmeno utili e ti auguro una buona serata.
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.

Re: Il fischio

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Ciao, ho letto il testo e mi è piaciuto. 

L'unico problema reale è il finale perché non si conclude. Intendo che è intuibile la decisione del suicidio ma è decisamente troppo presto perché ciò accada.
Dovresti aggiungere una o più scene interessanti e una svolta finale che permetta al protagonista di scegliere se compiere il fatto oppure no, così ci permetteresti di vivere il dramma del protagonista.


Ciao!

Re: Il fischio

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@JohnnyBazookaBic  ciao ho letto il tuo racconto ma, sono sincera, non mi ha convinto. Ok, parli di un problema che conosco molto bene, io di fischi ne sento due. Il secondo è subentrato alcuni anni dopo il primo. I miei li rappresento così: il primo somiglia al vento che vortica dentro un tunnel (uhhhhuhhhhh), il secondo è squillante come i motorini per l'acqua (hiiiiiiiihiiiiiii).  :facepalm: :bash: Pertanto, hai tutta la mia comprensione; la nostra è una patologia da esaurimento nervoso. La causa è sconosciuta ma posso dirti che a me i rumori aumentano quando leggo diverse ore di seguito, quindi sono convinta che non c'entri l'orecchio, piuttosto la vista o comunque la circolazione sanguigna del cervello sotto sforzo.
Finita la mia tiritera torniamo al tuo racconto. Ho letto il commento di @Ippolita e non posso che essere d'accordo, il testo va snellito e risitemato scegliendo parole pù adatte. Inoltre, soffrendone personalmente ho capito subito che si trattava di acufene, quindi: nessuna sorpresa; in più, secondo me, il testo non si espande, rimane cioè ingabbiato dentro le parole (anche quelle superflue) senza dare spazio al lettore di articolare altre interpretazioni. È come se nel tuo racconto mancasse il sottotesto, il materiale necessario per far lavorare di fantasia chi legge.
Ognuno di noi ha il proprio sentire, quindi, devi tenere conto che la mia obiezione è del tutto personale. Se cento persone leggeranno con attenzione il tuo racconto, avrai almeno 80 commenti diversi e 20 simili. Allora, qual è l'importanza e l'utilità di tanti commenti se ognuno la pensa diversamente dall'altro? Serve all'autore in prima persona che dai suggerimenti riesce a capire come migliorare il suo lavoro. Dire: "Caspita ha ragione, non me n'ero accorto" fa una grande differenza: ci migliora costantemente. 

P.S. concordo con @paolasenzalai , molto bella l'immagine: il libro, il tuo tetto sopra la testa (ovvero la tua casa).  (y)

Re: Il fischio

7
Adel J. Pellitteri ha scritto: Allora, qual è l'importanza e l'utilità di tanti commenti se ognuno la pensa diversamente dall'altro? Serve all'autore in prima persona che dai suggerimenti riesce a capire come migliorare il suo lavoro. Dire: "Caspita ha ragione, non me n'ero accorto" fa una grande differenza: ci migliora costantemente. 
Mi permetto di citarti perché hai tirato fuori un discorso interessante. 
Diciamo che secondo me più che solo dai gusti personali dipende anche dalla sensibilità che appartiene al commentatore.
Non sempre una critica può essere utile anche se vera, anzi spesso provoca più danni di quel che si pensa: la scrittura è un processo creativo e come tale, soprattutto se il talento narrativo è visibile, non può essere arrestato per problemi relativi solo alla forma, anche se quest'ultima è molto importante.

Se la forma impedisce al lettore di proseguire nella storia è un problema che mi preme far notare ma finché si tratta dei soliti quattro errori che leggo ovunque e non compromettono le fondamenta della narrazione per me non ha senso specificarli.

Onestamente mi capita più spesso di leggere morbosi monologhi scritti perfettamente ma pesanti come mattoni, che non arrivano da nessuna parte e sono noia pura rispetto a racconti piacevoli e che ti trascinano fino alla fine.

Ad esempio quello che ritengo interessante nel testo dell'autore e i motivi per cui mi è piaciuto sono  questi paragrafi:
JohnnyBazookaBic ha scritto: “Lo senti anche tu?” domandai. Le mani di Mario smisero di tamburellare sulla tastiera, la testa si girò nella mia direzione.
“Che cosa?”
“Questo sibilo.”
“Sarà l’acqua che gira nei tubi, immagino” si rimise in posizione con un sospiro.
Dialoghi realistici. L'incipit non fa mille preamboli annoiandomi fino all'esaurimento.
Grazie!
JohnnyBazookaBic ha scritto: Tastai il colletto della camicia ma le mie dita trovarono solo tessuto. Per un istante avevo pensato che qualcuno avesse potuto installare una qualche diavoleria tecnologica in grado di disturbarmi con quel rumore.

In questo paragrafo ho la consapevolezza che il racconto si mantiene fermo su ciò che vuole dire. La frase può essere scritta in cento modi più efficaci e la reazione sarebbe dovuta essere un pochino meno eccessiva ma i tempi narrativi sono corretti ed è questo che mi fa continuare la lettura.
JohnnyBazookaBic ha scritto: Accesi il motore dell’auto e quello parve scomparire, come per magia. Forse alcune frequenze sonore avevano il potere di cancellarlo, almeno per un po’. Il traffico era il solito, le festività natalizie si avvicinavano a grandi passi, con il loro carico di zuccheri e incombenze sociali. 

Anche in questo caso il paragrafo è sicuramente perfezionabile ma la narrazione continua a essere solida. 
Il protagonista si auto-illude di poter non più sentire quel fischio. Fantastico! In pratica sento l'ansia del protagonista che sale: sono esattamente nella sua testa.
JohnnyBazookaBic ha scritto:
“A proposito di questioni lasciate a metà, forse è arrivato il momento di preparare la cena. Questa sera ho una fame” strinse i capelli nel consueto elastico. La seguii in cucina.
Preparammo tutto con cura, era un nostro momento che avevamo imparato ad apprezzare. Qualcuno da fuori avrebbe visto una piccola brigata pronta ad eseguire i compiti nel modo migliore.
Il paragrafo in questione ha molti errori ortografici, di punteggiatura oltre che stilistici ma contiene anche un'immagine:
'Qualcuno da fuori avrebbe visto una piccola brigata pronta ad eseguire i compiti nel modo migliore. '
E sai cosa? Io riesco a immaginarmela anche se non mi ha descritto nessuno dei personaggi presenti.
Ce ne sarebbero altri ma sono troppo stanca per proseguire, chiedo venia.
Tutto questo era per dire che le critiche sulla grammatica e sullo stile sono importanti ma è anche giusto fare notare cosa è buono per permettere all'autore di fare le proprie considerazioni sulle sue capacità.

Aggiungo che poi sì, il finale deve essere riscritto (e gli errori corretti) ma non butterei il racconto in toto.

Re: Il fischio

9
Ippolita ha scritto:
Dopo "eppure" ci sta sempre bene una virgola. Eviterei la d eufonica tra vocali differenti. 
Tutti concordano che la "d" eufonica sia da utilizzare solo tra  le vocali "uguali". Mi chiedo allora come mai sia non stata battezzata  "cacofonica", come sarebbe stato logico, tra quelle diverse. Tutti sostengono che la definizione eufonica in entrambi i casi derivi da una vaga rimembranza del tempo che fu. E, francamente, ci sta. Allora, perché al nostro @JohnnyBazookaBic  è di Bic fuggita codesta cacofonica "d"?
Che non sapesse che è un errore da Bic rossa? Forse non lo sapeva. O, forse...  Provate a rileggere senza la presunta eufonia: Eppure più la mia mente correva a individuare la causa. Funziona? A me pare una stecca. A parte la virgoletta mancante, a leggere tutto d'un fiato  ci si impappina.  Correva a individuare la causa. Tre vocali in fila, la lingua s'impasta come dopo una bella bevuta. Il tutto aggravato dalle parole successive con due dittonghi (o iati?) con la "u".  Anzi,  con tre con la "u": Eppure più la mia mente correva ad individuare la causa e più quello pareva aumentare.
La "d" eufonica, antica e inopportuna, è un pannicello caldo, fuggito per rimediare alle troppe vocali in fila.
Ma è solo la mia opinione.

Re: Il fischio

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@JohnnyBazookaBic  :)

Ciao! Comincio con le mie osservazioni:
JohnnyBazookaBic ha scritto: Come diamine era possibile una stranezza del genere, qualcuno forse mi aveva giocato un brutto scherzo?
Farei due domande:
Come diamine era possibile una stranezza del genere? Qualcuno forse mi aveva giocato un brutto scherzo?
JohnnyBazookaBic ha scritto: Preparammo tutto con cura, era un nostro momento che avevamo imparato ad apprezzare.
meglio i due punti esplicativi, al posto della virgola, dopo "cura".
JohnnyBazookaBic ha scritto: Una volta spenta la luce virgola ci trovavamo trovammo io e il fischio testa a testa,
meglio in passato remoto, almeno per la prima volta, l'imperfetto per le successive.
JohnnyBazookaBic ha scritto:
Dopotutto era difficile colpevolizzarsi senza nemmeno comprendere a fondo la causa. 
“Lei ha l’acufene” disse laconico l’otorino, la mano che si apprestava a scrivere una ricevuta per i duecento secondi di visita. 
“E cosa posso fare?”
Sì, lo spazio prima delle righe sulla visita era essenziale.
A me l'hanno spiegato come fare:
Vai in modifica e clicchi per prima cosa la seconda icona "codice sorgente" sulla linea dei comandi. Vai quindi a fare le tue interlinee di stacco
dove mancano. Fai un'Anteprima di controllo. Invia.
P-S-: procedura analoga al copia-incolla che forse sai già.
JohnnyBazookaBic ha scritto: Lo stomaco rimase stretto nella sua morsa anche all’uscita di da quella stanza bianca.
JohnnyBazookaBic ha scritto: Avevo sognato per mesi di risolvere tutti i miei problemi, la soglia era stata varcata, eppure mi trovavo al punto di partenza. 
Megllio un punto e virgola dopo "problemi",  per dare una più giusta pausa nella frase.
JohnnyBazookaBic ha scritto:
“Io vado a dormire sul divano, non voglio stare con te sdraiato come Nosferatu.” afferrò il cuscino e uscì dalla camera da letto.
“Lo senti anche tu?” domandai. Le mani di Mario smisero di tamburellare sulla tastiera, la testa si girò nella mia direzione.
“Che cosa?”
“Questo sibilo.”
Fu solo in quel momento che afferrai la pistola dallo zaino alla mia sinistra.
Anche qui era importante fare lo stacco da casa all'ufficio.
Noto con favore la scelta di ripetere pari pari il dialogo dell'inizio del tormento del fischio all'orecchio.
Sbaglierò, ma sai che ci vedrei, oltre alle due interlinee di stacco, anche il neretto che evidenzia il tormento che porta alla pazzia il protagonista?

Ti consiglio anche, in sede di riscrittura, se la farai, di dare spazio allo "show don't tell", mostrando i tic, le espressioni non verbali, i movimenti dell'esasperazione del malato. 
Come ultima frase, nell'epilogo avrei scelto: Il rumore dello sparo coprì il fischio.

Comunque ti ho letto volentieri, bentrovato @JohnnyBazookaBic   :libro:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: Il fischio

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Fraudolente ha scritto: Tutti concordano che la "d" eufonica sia da utilizzare solo tra  le vocali "uguali".
Rispondo perché mi hai citato. Diciamo che concordiamo perché il consiglio di utilizzare la d eufonica solo tra vocali uguali proviene da linguisti come Migliorini, Gabrielli, Satta. L'uso contemporaneo ha accolto questa semplificazione e pertanto essa è diventata norma "obbligatoria", in genere, delle case editrici: ad esempio, io lavoro per la Fondazione Valla/Mondadori e so che si segue questa linea da decenni. Da notare quell'ad esempio: in casi come questo, la consuetudine prevale e la d non si tocca. Puoi leggere spunti interessanti qui, se già non l'hai fatto. Chi scrive qui sul forum ha spesso desiderio di pubblicare, pertanto ritengo sia utile segnalare alcune delle linee attuali del lavoro di editing.
Fraudolente ha scritto: lun mag 13, 2024 7:48 pmChe non sapesse che è un errore da Bic rossa? Forse non lo sapeva.
In nessun modo è un errore, tantomeno da penna rossa, proprio perché origina dal latino. In nessun modo, inoltre, è obbligatorio l’uso della d eufonica quando vi sia incontro di vocali identiche. Altri spunti qui, se già non hai visto. Ciao!
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Re: Il fischio

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Ippolita ha scritto:
Rispondo perché mi hai citato. Diciamo che concordiamo perché il consiglio di utilizzare la d eufonica solo tra vocali uguali proviene da linguisti come Migliorini, Gabrielli, Satta. L'uso contemporaneo ha accolto questa semplificazione e pertanto essa è diventata norma "obbligatoria", in genere, delle case editrici: ad esempio,
Poffarbacco! Sono anzianotto, divoro libri e “cerco” di scrivere.

Nel primo tentativo di romanzo, pubblicato nel 2013, ho scribacchiato come se fossi stato al ginnasio, in collegio dai Carissimi, dopo un’abbuffata di Manzoni.
I pomeriggi in classe non passavano mai. “Governate” da un giovane assistente, quarta e quinta studiavano nella stessa aula. Il ragazzotto, neolaureato, passava tra i banchi e vigilava, affinché facessimo il nostro dovere senza cazzeggiare.
Per uno che se la cavava benino, un disastro. Come ingannare il tempo? Semplice: in quarta mi contrabbandavo per uno di quinta, e sparivo tra le pagine de “I promessi sposi”, oppure altrove, sempre nei testi di quinta. E poi, scrivevo, ma di nascosto, su di un quadernone dalla copertina rigida, fingendo di prendere appunti. Il neolaureato, un tontolone, non mi ha mai beccato.
Mi chiedo cosa succederebbe oggi se un don Lisander qualunque (si parva licet…) sottoponesse il suo romanzetto a un editore. Apriti cielo!
Le “d” eu/cacofoniche sarebbero un nonnulla. Anzi, sono un nonnulla. La tecnica è cambiata, e pure i lettori.
Per uno come me, che scrivevo (scrissi…) per ingannare il tempo, “show don't tell”, punto di vista (alla faccia degli anglofili...) e compagnia bella, sono sciocchezze.
Fin quando non cerco di proporre il manoscritto a un editore. Puntini puntini.
Sono andato fuori come un balconcino, ma punto sul condono per farmi perdonare.

Re: Il fischio

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Ciao! Vorrei commentare anch'io questo racconto, anche se in molti prima di me ti hanno dato ottimi consigli con cui mi trovo d'accordo. Anzi, sono rimasta impressionata dalle analisi dettagliate, precise e professionali! Alcune sembrano proprio il lavoro di un editore.
Come ho detto, sono d'accordo con molti dei suggerimenti lasciati.
Quello che però vorrei sottolineare è che, anche se sembra molto acerbo come una prima bozza, vedo tanto potenziale in questo racconto. Vorrei suggerirti di non mollare, di riscriverlo e di lavorarci finché non ne avrai tirato fuori il meglio. Le prime bozze sono divertenti da scrivere: la mano si lascia prendere dalla creatività e si va veloci come un treno. Però poi inizia il lavoro di precisione: bisogna tagliare e rattoppare un lavoro finché non ne viene fuori la vera storia che si vuole raccontare.
Ogni tanto, quello che faccio io è rimettermi alla scrivania e riscrivere tutto da capo, senza guardare le bozze precedenti. Poi confronto le due versioni e cerco di combinare il meglio di ognuna.
Il tuo racconto ha una bellissima atmosfera da thriller psicologico che devi valorizzare. Io non soffro di acufene, ma so che può essere una condizione terribile, molto snervante. Eppure ci sono tante persone che ci convivono. Però, avere una risposta medica uccide il mistero e la suspense. 
Cerca di esasperare ancora di più la condizione del tuo protagonista, in modo che il lettore creda davvero che egli sia spinto verso la follia. Prima di arrivare al suicidio (io ho interpretato così la pistola nell'ultima scena), il personaggio può passare attraverso degli stati intermedi, per esempio affidandosi a ogni tipo di dottore o guaritore, spendendo tutto quello che possiede in cure sperimentali o per insonorizzare la camera da letto. Può arrivare a rovinare i suoi rapporti con amici e famiglia perché diventa ossessionato da questo fischio. Devi riuscire a portare il lettore attraverso la spirale discendente di quest'uomo.
Spero di leggere presto una nuova bozza di questo tuo racconto per continuare a parlarne!
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