[MI181] Ikea Syndrome

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Traccia 1: La scatola di latta



   
Ikea Syndrome




L’ultimo appezzamento di bosco era stato tagliato. Le secolari conifere della contea di Sogn of Fjordane, giacevano immobili distese per terra: non ne era rimasta una in piedi. Lo sguardo andava libero senza trovare più ostacoli e spaziava tra i fiordi e le prime villette, sino a quella dei Maier, che ora appariva in bella mostra agli occhi del vecchio Gunnar. L’uomo aveva osservato impassibile il lavoro dei tagliaboschi per tutto il tempo, seduto sulla panchina del loggiato della sua piccola casa di legno. Non si era mosso neanche quando l’escavatore aveva preso ad affondare la benna sul terreno con tutta la sua potenza, per strappare i monconi rimasti con tutte le radici. Niente aveva resistito alla furia del pesante mezzo che aveva terminato l’opera lasciandosi dietro un campo infossato come se fosse stato bombardato dal cielo. La sorpresa del giorno era stata la riesumazione da sottoterra di una scatola di latta. Terminato il suo lavoro, l’operatore caricò il pesante mezzo sopra il rimorchio e, mentre si apprestava ad andarsene, venne raggiunto dal proprietario del terreno, Ivar Olsen.

“Peccato che dentro quella scatola di latta arrugginita non c’erano un paio di lingotti d’oro” disse Ivar divertito. A dire che ho creduto e sperato in un colpo di fortuna.
“Ti è andata male, Ivar. Certo, chi ha sotterrato quelle cianfrusaglie non doveva essere a posto col cervello” rispose l’altro che poi salì in cabina e andò via.
La sera, la signora Olsen assieme al piccolo Helge fantasticavano sugli oggetti trovati sparsi sul tavolo. “Questa piuma doveva essere di un pavone bellissimo che con la sua ruota intratteneva la Fata del bosco. Le pigne custodivano il profumo che lei si metteva addosso con cui impregnava l’aria della foresta. Queste pietre colorate le servivano per leggere il futuro e con le conchiglie ascoltava le voci delle sirene che abitavano i fiordi”.

“Che bello, mamma. Le posso conservare in camera mia?” esclamò incantato Helge.

“Adesso no! Questo tesoro deve essere reso al suo proprietario che ha lasciato il biglietto “tesori della terra”.

“Ma la regina del bosco dove sarà andata, ora che il suo bosco non c’è più?”

“Si sarà cercata un altro posto bellissimo dove stare. Adesso in quel posto papà costruirà la nostra casa, come  sempre abbiamo desiderato. Grande con almeno quattro stanze da letto, una mega cucina e un salotto enorme per fare le feste. Una sauna tutta di legno pregiato color miele. Vedrai che stanza avrai per te. La riempiremo di tutte le cose possibili e immaginabili. Alla parete appenderemo alcune cose che ho in mente: però è un segreto, mamma non te lo può dire cosa sono.”

                                                                                                              ******


I coniugi Olsen si erano recati al Centro commerciale per farsi una idea sugli arredi della casa nuova. Avevano con sé due carrelli che trascinavano per le corsie. “Guarda, Ivar, che belle sedie per la camera da pranzo ha in abbinamento il tavolo” disse lei.

“Che legno sarà? A me pare di abete, ma potrei sbagliarmi” rispose lui.

Lei prese a leggere il cartellino del prezzo: “Questo tavolo è stato realizzato con legname proveniente da aziende certificate nel rispetto del ciclo produttivo”. “Che bravi! Questi rispettano l’ambiente e sono attenti da dove arrivano gli alberi”

“Mi sembra giusto. Se ti piace lo prendiamo” rispose Ivar. I due continuarono a girare per gli stand estasiati dalla quantità di articoli esposti. Dopo due ore avevano riempito all’inverosimile i carrelli di ogni oggetto che a loro era piaciuto. Quando arrivarono a casa misero  tutto in garage.


                                                                                                          *****

Il vecchio Gunnar aveva finito di dare da mangiare alle quattro galline che razzolavano di fronte a casa. Si sedette sullo scranno che scricchiolava per il peso e per gli anni che aveva. Prese a mangiare dell’aringa affumicata di cui andava matto.
L’accompagnò con del pane di segale e un bicchiere di vino. Finito di mangiare prese la pipa, l’accese, e andò a sedersi sulla sua amata panchina sotto al portico. Guardò ancora giù, dove lo sguardo arrivava a spaziare dai fiordi sino al paese, ora che non vi erano più gli alberi da ostacolo.
Ora si potevano intravedere persino le fiamme dei gas bruciati dalle piattaforme petrolifere piazzate a due miglia dalla costa. Prese a pensare alla sua vita. A quando, appena dodicenne, in compagnia di Frida, avevano sotterrato la scatola di latta. Ci avevano messo dentro quello che a loro pareva un tesoro. I ciottoli colorati raccolti sulla spiaggia assieme a tante conchiglie. Una piuma del pavone che tenevano nella loro fattoria e che spesso si beccava con le altre oche. E poi le pigne, quelle del loro bosco in cui passavano le ore libere del pomeriggio. Scavare la buca e sotterrare la latta era stato un semplice gioco da ragazzini, senza un serio motivo. Erano passati settant’anni dal quel giorno e oggi l’escavatore l’aveva tirata fuori, lui che se ne era persino dimenticato. Gunnar pensò cosa ne avrebbero fatto gli Olsen del suo tesoro. Pensò a come aveva visto morire la foresta di conifere col passare degli anni. Un pezzo alla volta, per lasciare spazio alle nuove costruzioni. Tutte fatte con le stesse conifere abbattute per molte sue parti: tetti e porticati. Lui ci aveva provato a opporsi allo scempio, come anche Frida, diventata sua moglie. Compagna di vita per poco tempo, che lo aveva lasciato troppo giovane e senza dargli neanche un figlio. Una malattia fulminante e improvvisa, come spesso erano i temporali a Fjordane. Lui era diventato vecchio nella solitudine. Battuto e sconfitto dal progresso. Per un attimo pensò che quei ciottoli e le altre cose che aveva sotterrato, non si potevano più trovare sulla spiaggia. Uno strato oleoso proveniente dal mare, lentamente aveva nascosto i brillanti colori delle cose che da ragazzo calpestava mentre si apprestava a fare il bagno. Tutto era diventato grigio.

Intanto la sera calava, e l’aurora boreale correva con il suo fluido per il cielo. Gli Olsen invece cenavano in compagnia di amici nella loro casa e divertiti parlavano degli ultimi acquisti.

“A dire che eravamo andati per vedere i mobili per la casa nuova e siamo finiti nel comprare tanta di quella roba che abbiamo riempito i carrelli. Ivar si è preso un calzascarpe lungo mezzo metro, così non dovrà chinare la schiena quando metterà le scarpe. E poi tanti di quegli oggetti molto trend che faranno una mega figura nella nostra casa. Abbiamo comprato anche un tavolo di legno fabbricato nel rispetto della natura” disse la signora Olsen.

“Certo, noi siamo rispettosi dell’ambiente e abbiamo comprato solo articoli provenienti da ditte certificate. Però anche tu, cara, ti sei data alle spese pazze” rispose Ivar.

“Non lo potevo lasciare lì, sulla parete, quel quadro fatto con le conchiglie di mare incollate tra i coralli. Non immaginate che bello. Un pezzo della natura selvaggia dentro casa nostra”.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI181] Ikea Syndrome

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bestseller2020 ha scritto: Niente aveva resistito alla furia del pesante mezzo che aveva terminato l’opera lasciandosi dietro un campo infossato come se fosse stato bombardato dal cielo. La sorpresa del giorno era stata la riesumazione da sottoterra di una scatola di latta. Terminato il suo lavoro, l’operatore caricò il pesante mezzo sopra il rimorchio e, mentre si apprestava ad andarsene, venne raggiunto dal proprietario del terreno, Ivar Olsen.
Molto bello questo incipit @bestseller2020. L’immagine del vecchio seduto è potente e pure commovente. Attento alla consecutio, hai scritto al trapassato prossimo e inserito a tratti il p. remoto. Per esempio l’operatore “caricò”. Era meglio mettere “aveva caricato”.
bestseller2020 ha scritto: tavolo. “Questa piuma doveva essere di un pavone bellissimo che con la sua ruota intratteneva la Fata del bosco. Le pigne custodivano il profumo che lei si metteva addosso con cui impregnava l’aria della foresta. Queste pietre colorate le servivano per leggere il futuro e con le conchiglie ascoltava le voci delle sirene che abitavano i fiordi”.
Passaggio delizioso. Hai reso benissimo la fantasia e la purezza del bambino che fa da contraltare all’avidità e alla povertà di spirito del padre, proprietario terriero. Bello anche il rapporto tra madre e figlio che emerge tra le righe.


Il racconto mi è piaciuto tantissimo, avrei evitato solo l’ultima parte, tanto i concetti che dovevi esprimere c’erano già tutti. Mi è mancato la conclusione sulla fine della scatola di latta. Che ne sarà di lei e del suo prezioso contenuto? 
Comunque ottima idea e anche ottima scrittura. Complimenti.

Re: [MI181] Ikea Syndrome

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bestseller2020 ha scritto: Le secolari conifere della contea di Sogn of Fjordane, giacevano immobili distese per terr
Quella virgola là in mezzo divide il soggetto dal verbo.
bestseller2020 ha scritto: che ora appariva in bella mostra agli occhi sprezzanti del vecchio Gunnar. L’uomo aveva osservato impassibile il lavoro dei tagliaboschi per tutto il tempo, seduto sulla panchina 
Il lettore intuisce, anche senza conoscere chi sia Gunnar, che il suo sguardo non sia soddisfatto. Però dovresti trovargli l'aggettivo che, come autore, 
tu sai leggere nei suoi occhi. Il mio è solo un esempio, magari sbagliato. Anche per mostrare il suo stato d'animo. 
bestseller2020 ha scritto: “Peccato che dentro quella scatola di latta arrugginita non c’erano ci fossero un paio di lingotti d’oro”
congiuntivo
bestseller2020 ha scritto: A E dire che ho creduto e sperato in un colpo di fortuna.
Si dice... E dire che ecc.
bestseller2020 ha scritto: potevano intravedere
intravvedere
bestseller2020 ha scritto: Una piuma del pavone che tenevano nella loro fattoria e che spesso si beccava con le altre oche.
Il pavone è un galliforme, non un'oca.
bestseller2020 ha scritto: Erano passati settant’anni dal quel giorno e oggi l’escavatore l’aveva tirata fuori, lui che se ne era persino dimenticato.
Non ha senso grammaticale attaccare Gunnar (lui) all'escavatore,
Ti suggerisco di mettere due punti e di togliere quel "che".
Così:
Erano passati settant'anni da quel giorno e oggi l'escavatore l'aveva tirata fuori: lui se ne era persino dimenticato.
bestseller2020 ha scritto: Per un attimo pensò che quei ciottoli virgola e le altre cose che aveva sotterrato, non si potevano più trovare sulla spiaggia. 
Questo è un concetto basilare di ciò che hai voluto trasmettere: bravo! @bestseller2020 
Peccato solo quella virgola da sola non ci va. Ti ho aggiunto quella che apre l'inciso.  Oppure non metterne nessuna!
bestseller2020 ha scritto: “A dire che eravamo andati 
E dire che ...
bestseller2020 ha scritto: La sera, la signora Olsen assieme al piccolo Helge fantasticavano sugli oggetti trovati sparsi sul tavolo. “Questa piuma doveva essere di un pavone bellissimo che con la sua ruota intratteneva la Fata del bosco. Le pigne custodivano il profumo che lei si metteva addosso con cui impregnava l’aria della foresta. Queste pietre colorate le servivano per leggere il futuro e con le conchiglie ascoltava le voci delle sirene che abitavano i fiordi”.

“Che bello, mamma. Le posso conservare in camera mia?” esclamò incantato Helge.
Mi fa strano che la signora Olsen, volgare ricca che acquista "cose", abbia la sensibilità di inventare una bella fiaba per il figlio, mentre è
ben lontana dall'immaginare che quei "tesori" erano lì, vicini alla loro casa, erano reali e ne avrebbero potuto godere lei e suo figlio, se non si fosse
violata la natura del luogo. 
bestseller2020 ha scritto: “Non lo potevo lasciare lì, sulla parete, quel quadro fatto con le conchiglie di mare incollate tra i coralli. Non immaginate che bello. Un pezzo della natura selvaggia dentro casa nostra”.
Questo finale, in bocca alla stessa arida signora, ci sta, eccome, con la sua amara (involontaria per lei) ironia. Bravo, @bestseller2020   :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI181] Ikea Syndrome

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Bravo @bestseller2020, veramente un bel racconto, si legge con piacere, apprezzo moltissimo l'ironia con cui delinei i personaggi dal pensiero effimero, che si considerano attenti, si elevano a difensori della sostenibilità sorvolando sui loro sciempi.
bestseller2020 ha scritto: La sera, la signora Olsen assieme al piccolo Helge fantasticavano sugli oggetti trovati sparsi sul tavolo
Molto bella la favola raccontata dalla mamma, credo delinei ancora meglio il personaggio, che mostra sensibilità. Una mancata consapevolezza, l'informazione superficiale che sembra bastevole di questi tempi, dove anche i collegamenti mentali fanno perdere tempo.
bestseller2020 ha scritto: Adesso no! Questo tesoro deve essere reso al suo proprietario che ha lasciato il biglietto “tesori della terra
Qui devo rimproverarti: che fine ha fatto questo proposito? Dove è stata messa la scatola? Come pensano di cercare il proprietario?
bestseller2020 ha scritto: A dire che eravamo andati
Credo sia un refuso la A al posto della E
bestseller2020 ha scritto: Non lo potevo lasciare lì, sulla parete, quel quadro fatto con le conchiglie di mare incollate tra i coralli. Non immaginate che bello. Un pezzo della natura selvaggia dentro casa nostra”.
Un po' troppo. Forse potevi smetterla del tutto. Non credo neanche si possano vendere oggetti con coralli veri, ma tu palesi che la signora lo pensi, metti appositamente la parola "selvaggia" ma, a mio parere, calchi troppo la mano. Era sufficiente quanto avevi già scritto, ci facevi riflettere sul fatto che si possa cadere in facili trappole anche quando si pensa di essere attenti, ma così il personaggio assume una nuova connotazione: una totale cretina.

A parte queste piccole cose, ritengo il racconto piacevolissimo. Ti faccio i miei complimenti.
<3

Re: [MI181] Ikea Syndrome

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ciao ragazze @Poeta Zaza  @Modea72 @@Monica grazie a tutte voi per gli appunti e impressioni.

Ho scritto senza avere il tempo necessario per rendere più chiara la storia. Avevo detto che non avrei partecipato, ma alla fine, visto che l'adesione non è stata delle più massicce,  ho deciso di buttare giù qualcosa. Mi ha dato una mano la poggia che da mesi scende qui da noi!  Quello che volevo dire l'avete capito, per fortuna. La Ikea Syndrome è quella posizione di ambiguità che abbiamo oramai tutti a riguardo la questione ambientale. Siamo ambientalisti ma a niente rinunciamo. Ci fa comodo acquistare cose spesso inutili e lavarci la coscienza attraverso un cartellino attaccato sul prodotto dove si sponsorizza una industria "gentile" che non fa male all'ambiente. E poi ho voluto rappresentare quella strada dei precursori dell'arredamento fai da te, che ha permesso di riempire le discariche di roba senza durata. Penso a quando le pentole di terracotta si tramandavano da madre a figlia e alle generazioni future.
Che fine hanno fatto le cose che formavano il tesoro della terra, mi avete chiesto... Evidente che finiranno nella pattumiera appena la famiglia Olsen cambierà casa. Mi spiace che il finale negativo sulla fine di quel tesoro non sia stato colto. <3
Grazie ancora.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI181] Ikea Syndrome

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Ciao @bestseller2020  ! Non ho molto da aggiungere a quello già commentato. Nella forma noto un po' la fretta, che però era imposta dalle circostanze. 

Detto questo, i dialoghi sono ben fatti, e le descrizioni ancora meglio. Hanno una carica emotiva fortissima, complimenti!

Alcuni problemini che ho notato sono lo strano sprazzo di creatività della signora Olsen, un po' fuori personaggio, e i suoi propositi attorno alla scatola che poi cadono nel nulla, ma vedo che sono già stati segnalati. Penso che li avresti facilmente risolti con un po' più tempo e una revisione.

L'unica cosa che mi stride davvero è la seguente. Il vecchio Gunnar vive da solo in una casa singola e mangia aringhe nonostante siano in overfishing selvaggio. La casa è piccola e non mangia manzo? Okay, capisco, però è comunque un essere umano, con i suoi consumi, ai quali, pure lui, non presta un pensiero che sia uno. Ma allora qual è la vera differenza di consapevolezza tra lui e gli Olsen, e, sopratutto, è in diritto di giudicarli in questo modo? Come si sentirebbe se un vegetariano che abita in un miniappartamento lo giudicasse allo stesso modo? Mi risulta molto antipatico.

Re: [MI181] Ikea Syndrome

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ciao @Zappo grazie del tuo passaggio e per le note alle quali  con piacere rispondo.
Zappo ha scritto: Alcuni problemini che ho notato sono lo strano sprazzo di creatività della signora Olsen, un po' fuori personaggio, e i suoi propositi attorno alla scatola che poi cadono nel nulla, ma vedo che sono già stati segnalati. Penso che li avresti facilmente risolti con un po' più tempo e una revisione.
Lo stano atteggiamento è proprio dovuto alla sindrome. Infatti, quello che rappresento è l'atteggiamento che da una parte pare attento alle questioni ambientali, da altra parte, con il proprio stile di vita, si fa tutto per distruggere l'ambiente. Questo passo l'ho anche chiarito in altre risposte.
Zappo ha scritto: Il vecchio Gunnar vive da solo in una casa singola e mangia aringhe nonostante siano in overfishing selvaggio.
Vive da solo in una vecchia casa perché è vedovo. Secondo te, dato che è solo, dove dovrebbe andare a vivere, nella cuccia del cane? E poi le aringhe potrebbe averle comprate al supermercato, magari provenienti dalla Cina. :D
Zappo ha scritto: Ma allora qual è la vera differenza di consapevolezza tra lui e gli Olsen, e, sopratutto, è in diritto di giudicarli in questo modo?
Qui chi ha giudicato sei stati voi! Gunnar non lo ha fatto. Ciao a presto.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio
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