Il racconto traghettato: Le scarpette rosse
commento
Le ombre nere sul muro. Abbracciata alle gambe, la testa inclinata da un lato, Angela segue i contorni di quello che ai suoi occhi appare come la figura di un bambino. Ecco il nasino, la bocca, il ciuffetto ribelle sulla fronte. D'istinto vorrebbe accarezzarlo, ma dopo qualche fugace avvicinamento, la mano batte in ritirata e si ricongiunge con l'altra, chiudendo il cerchio intorno alle ginocchia. Angela sospira.
L'ennesima notte insonne. Per quelli come lei, che hanno il gelo nelle vene al posto di sangue, la pace è soltanto un miraggio lontano. Angela appoggia il mento sul ginocchio e come se da un momento all'altro dovesse apparire un messaggio importante fissa lo sguardo sul muro. Sospinta dal vento, la tapparella sbatte contro la finestra. Il rumore scuote Angela. Le ombre nere danzano ancora.
«Mi parli di Stefano.»
«Non c'è molto da dire.»
«Non è quello che lui sostiene. L'ha definita suo grande amore.»
La bocca di Angela trema, prima di incurvarsi in una smorfia appena accennata. Dopo un lungo silenzio, durante il quale il suo volto passa da un'espressione disgustata a una dai tratti più morbidi, Angela incrocia le braccia e si sporge in avanti. Ora il suo viso è all'altezza di quello della donna e sono così vicine che basterebbe un sussurro per comunicare. Nonostante un leggero tremolio nella voce, l'incertezza di Angela si trasforma presto in una sfida.
«Se sa già tutto, possiamo pure finirla qui.»
In fondo non sa nemmeno cosa ci faccia un'altra volta in quella stanza priva di colori e vita. Se non l'avessero costretta, non sarebbe mai venuta di sua spontanea volontà. E poi chi la conosce quella? È soltanto un'estranea e non può pretendere che le confidi i fatti personali come se fossero amiche di lunga data. Al pensiero di ribellarsi, Angela rilassa le spalle e sorride. La dottoressa, intanto, scarabocchia qualcosa nel suo quaderno.
«Prima o poi dovremo affrontare l'argomento» dice con fermezza.
«Forse — Angela abbassa lo sguardo —, ma non oggi.»
«Angela, la prego, mi guardi. Ne abbiamo già parlato. È un peso troppo grande per una donna come lei.»
«Una donna come me…una pazza, quindi? Gliel'ho detto, dottoressa, non c'è nulla da raccontare.»
«Un matrimonio in crisi e una paternità mancata non è proprio nulla.»
Questa volta Angela non ce la fa a trattenersi. Scatta in piedi rovesciando all'indietro la sedia. Soffocata a lungo nel petto, la sua voce si leva furiosa.
«Una paternità mancata? È stato un tentato omicidio, dottoressa. Un omicidio! Sa almeno cosa vuol dire? Quell'uomo mi ha tolto tutto, tutto!»
Ai piedi nudi di Angela, un quaderno a righe aperto alla prima pagina su cui è appoggiata una penna stilografica. Nell'angolo destro, annotata con una calligrafia nitida, svetta orgogliosa la data odierna; nessun pensiero, nessuna emozione che vale la pena di ricordare. Secondo la dottoressa è il primo passo verso la guarigione, il resto verrà col tempo. Per quanto quella donna ne sia convinta, si vede che non conosce i fantasmi di Angela, la loro caparbietà e il potere che esercitano sulla sua psiche.
Può urlare, strappare i capelli uno a uno, fare finta che non sia successo, ma non si libererà mai della loro presenza e, forse, non lo vuole nemmeno. Sono i fantasmi a nutrire la sua anima e ad alimentare la memoria. Se scomparissero del tutto, porterebbero con sé i ricordi e senza di quelli, Angela non sarebbe più la stessa. Anche se non riesce ancora ad avvicinare la mano e ad accarezzare il visino paffuto, non è pronta a rinunciare a lui. Almeno può scrivergli. Non è, forse, quello che la dottoressa si aspetta da lei?
Avevo sempre pensato che saresti arrivato in un giorno di pioggia, forse in primavera o in autunno. Quando piove sono triste e a volte pure irascibile, il tuo arrivo mi avrebbe regalato una gioia immensa. In attesa di tenerti tra le braccia, nell'intimità della nostra stanza, immaginavo i tuoi piedini, le manine, la bocca piccola, piccola, e due occhioni curiosi e scuri. Avevo scelto già il nome, i vestitini, i giocattoli. Era tutto...
Angela si ferma e lascia cadere la stilografica dietro a un sospiro. Non può farlo. Non è ancora pronta per tornare così indietro nel tempo. Una volta scrivere era un semplice gioco da ragazzi; oggi è una tortura. Gliel'aveva detto, ma quella donna era sorda alle suppliche e ora per colpa sua si trova con un taccuino in mano che deve per forza riempire. Avrebbe altre storie da raccontare, più semplici e allegri, di quando la sua vita aveva almeno un senso, ma nessuna ha per protagonista il bambino ed è di lui che la dottoressa vuole sapere. Potrebbe provare a essere evasiva, oppure cambiare il destinatario.
Angela strappa il foglio e lo accartoccia, prima di scaraventarlo per terra e rendersi conto che è stata una pessima idea. Aveva giurato a sé stessa che si sarebbe dimenticata di Bastardo. Meno lo nomina, più si sente al sicuro. Non si fida. Come potrebbe? L'aveva dipinta come una donna instabile che aveva orchestrato tutto per incastrare un uomo per bene, un marito affettuoso, un futuro padre di famiglia. Angela sorride, il sapore amaro in bocca. La voce ovattata della dottoressa irrompe da un angolo remoto della testa, superando ogni barriera.
«Dice che è stato un tentato omicidio. Si spieghi meglio.»
«Lui non la voleva. Non la voleva, capisce?»
«Non voleva chi?»
«Serena. Non la voleva. Fosse dipeso da lui, non sarebbe mai nata.»
«Mi parli di lei.»
La bocca di Angela si allarga in un sorriso.
«Di Serena?
La dottoressa annuisce.
«L'avevo sognata dapprima che ci sposassimo e non appena avevo scoperto di essere incinta, nonostante tutto, mi sono messa subito a preparare la sua stanzetta. L'avevo dipinta io stessa in rosa e le avevo anche fatto le scarpette di lana, così non prendeva freddo. Avrebbe dovuto nascere a gennaio, come il padre.»
Al rimarcare la parola padre, la voce di Angela s'indurisce.
«Suo marito era felice?»
Non volevi diventare madre? Allora perché stai frignando ora? Il ricordo di quella sera di maggio arriva ad Ange la in uno schiaffo. È talmente forte da scuoterla come se qualcuno le mettesse le mani addosso in quel momento. Non ha il coraggio di rispondere con sincerità alla domanda. Se lo facesse, se le parlasse della violenza subita e di tutte le umiliazioni a cui Bastardo l'aveva sottoposta da quella sera in poi, la verità uscirebbe subito allo scoperto e non se la sente ancora di raccontare dei dettagli così intimi a una sconosciuta.
«Credo di sì» dice con poca convinzione.
«Crede o ne è certa?»
Angela fa spallucce. Come se facesse alcuna differenza.
«E poi cos'è successo?»
«Abbiamo scoperto che non era una femminuccia, ma un maschietto.»
«Suo marito era al settimo cielo, immagino.»
Il labbro di Angela trema. Si porta una mano sulla bocca e abbassa la testa.
«Angela, le ho fatto una domanda. Come aveva reagito suo marito in quella occasione?»
Angela non risponde. La dottoressa scarabocchia qualcosa nel suo quaderno.
La ombre nere sul muro. Abbracciata alle gambe, la testa inclinata da un lato, Angela segue con lo sguardo quelli che per lei sono i contorni di un volto infantile. Allunga una mano per accarezzarlo, ma non appena le dita sono così vicine da toccare quasi una guancia, la ritrae subito e se la passa nei capelli. Un altro tentativo miseramente fallito. Angela sospira.
A metà mattinata, in ginocchio davanti all'armadio, Angela fruga nei cassetti con foga finché non trova un involucro di seta. Gli angoli della sua bocca si allargano in un sorriso trionfante mentre ne svela lentamente il contenuto. Per fortuna la lana è ancora morbida al tocco e profuma di detersivo. Angela accosta le scarpette rosse alle labbra e le bacia come se fossero i piedini del suo bebè. Le ombre nere danzano ancora.
Re: [Caronte] Le ombre nere danzano sul muro
2la mano batte in ritirata e si ricongiunge con l'altra, chiudendo il cerchio intorno alle ginocchia. Angela sospira.toglierei la parte evidenziata
Per quelli come lei, che hanno il gelo nelle vene al posto di sangue,stessa cosa, è noto che il sangue scorra nelle vene.
E poi chi la conosce quella? È soltanto un'estranea e non può pretendere che le confidi i fatti personali come se fossero amiche di lunga data.in realta angela la conosce bene, sa perchè è lì e perchè la dottoressa le fa certe domande. Quindi la frase che ho citato confonde il lettore e lo costringe a tornarci sopra.
È un peso troppo grande per una donna come lei.Per qualsiasi donna. Un aborto provocato dalla violenza subita credo sia insopportable per chiunque.
, svetta orgogliosaper descivere una data mi sembra eccessivo
di maggio arriva ad Ange la in uno schiaffo.uno spazio di troppo e una particella sbagliata, meglio dire: con o come uno schiaffo.
violenza subita e di tutte le umiliazioni a cui Bastardo l'aveva sottoposta da quella sera in poi, la verità uscirebbe subito allo scoperto e non se la sente ancora di raccontare dei dettagli così intimi a una sconosciuta.Non mi sembra corretto che il narratore usi la parola Bastardo come un nome proprio, è giusto quando citi i pensieri di Angela tra le caporali o nei dialoghi ma nella narrazione mi sembra fuori luogo.
La storia è bella @Emy ,ho letto anche Le scarpette rosse. Però non capisco il perchè fai in modo che nessuno gli creda e che lei rinuci a difendersi. Lei non è pazza e le violenze subite, come i calci nella pancia non possono essere scambiati per autolesioni. È difficile farsi del male e dimostrare il contrario, il più delle volte si viene scoperti.
Credo che se fosse stata in ospedale dopo le botte e l'aborto provocato, sia molto difficile che il personale medico non si sia accorto che Angela sia malmenata.
Ma ho anche pensato che tu abbia lasciato tutto questo nell'ombra per far si che il lettore restasse nel dubbio. Che sia stata veramente lei a procurarsi l'aborto dopo aver saputo che si trattava di un maschio?
Però alla fine del racconto Angela accarezza le scarpette del SUO Bebè, quindi anche l'ultima ipotesi mi cade
Una trama intrincata e non svelata alla fine, comunque una lettura piacevole

Re: [Caronte] Le ombre nere danzano sul muro
3ciao @Emy . Dopo una full immersion nei due racconti non mi resta che esporti i miei pensieri. Dovrei accodarmi ad alcune riflessioni fatte da Alba a riguardo alcune cose che non appaiono chiare. Quella che ho rilevato io è perché corrisponderebbe a prova inconfutabile le calzine rosse... a parte questa cosa da poco, il tuo sequel è perfettamente allineato al contesto del primo racconto: fluido, appassionato, ben descritto, ricco di scene e di elementi psicologici. Non so se sia un refuso " paternità " in quanto donna e collegata alla maternità; magari sbaglio io. Un racconto concentrato e ricco con un finale che apre ad un altro sequel... ciao @Emy 

Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio
Re: [Caronte] Le ombre nere danzano sul muro
4Non è quello che lui sostiene. L'ha definita suo grande amore.»
Io direi: L'ha definita il suo grande amore.
Ciao @Emy
mi sono piaciuti entrambi i racconti. Ho trovato la storia e il modo di scriverla molto sentiti e questo si trasmette a chi legge. Questa nuova versione mi oare più equilibrata nella struttura. Hai lasciato alla fine l'accennno alle scarpette di lana rossa e hai dato maggior rilievo alle ombre che danzano. Mi piace di più come scelta, perché le scarpette rosse, simbolo del femminicidio, mi parevano troppo didascaliche e quindi il nuovo testo mi sembra ne abbia guadagnato. Hai tolto anche il ricordo del matrimonio e alcuni dettagli della violenza del marito che non mi parevano necessari. Insomma era già un buon racconto e per la seconda versione mi pare tu abbia fatto un buon lavoro.
Ciao!
Io direi: L'ha definita il suo grande amore.
Ciao @Emy
mi sono piaciuti entrambi i racconti. Ho trovato la storia e il modo di scriverla molto sentiti e questo si trasmette a chi legge. Questa nuova versione mi oare più equilibrata nella struttura. Hai lasciato alla fine l'accennno alle scarpette di lana rossa e hai dato maggior rilievo alle ombre che danzano. Mi piace di più come scelta, perché le scarpette rosse, simbolo del femminicidio, mi parevano troppo didascaliche e quindi il nuovo testo mi sembra ne abbia guadagnato. Hai tolto anche il ricordo del matrimonio e alcuni dettagli della violenza del marito che non mi parevano necessari. Insomma era già un buon racconto e per la seconda versione mi pare tu abbia fatto un buon lavoro.
Ciao!
Re: [Caronte] Le ombre nere danzano sul muro
5Ciao, @Emy
L'ho letto e riletto, questo tuo impegnativo e tragico racconto.
Le opzioni che tu lasci aperte sono due. Propendo nel leggere per la versione della mamma assassina, per il figlicidio, per quanto possa essere stata, la donna, non consapevole del suo gesto. E le ombre nere danzano sul muro...
Però non capisco questa parte del brano:
Anche se non riesce ancora ad avvicinare la mano e ad accarezzare il visino paffuto, non è pronta a rinunciare a lui.
da Zaza

L'ho letto e riletto, questo tuo impegnativo e tragico racconto.
Le opzioni che tu lasci aperte sono due. Propendo nel leggere per la versione della mamma assassina, per il figlicidio, per quanto possa essere stata, la donna, non consapevole del suo gesto. E le ombre nere danzano sul muro...
Però non capisco questa parte del brano:
Anche se non riesce ancora ad avvicinare la mano e ad accarezzare il visino paffuto, non è pronta a rinunciare a lui.

Re: [Caronte] Le ombre nere danzano sul muro
6Cara @Emy , tu sei una persona meravigliosa, come fai anche solo a pensare a queste storie così angoscianti? Eh, come fai?
Sono arrivata in fondo con un gran senso di impotenza, di smarrimento e di tormento.
"Le ombre danzanti" mi avevano portato lontano cento chilometri rispetto alla tua storia... uff, però ben scritto.
Alla prossima.

Sono arrivata in fondo con un gran senso di impotenza, di smarrimento e di tormento.
"Le ombre danzanti" mi avevano portato lontano cento chilometri rispetto alla tua storia... uff, però ben scritto.
Alla prossima.

Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.
Re: [Caronte] Le ombre nere danzano sul muro
7Mamma mia, @Emy che angoscia! Chissà perché, leggendo il titolo, avevo pensato a un teatro, marionette, ai giochi delle ombre che si facevano da piccoli con le mani, hai presente? Insomma, non ero pronta per questa carica e ho l'impressione che queste ombre nere continueranno a danzare per un pezzo, eh?
Re: [Caronte] Le ombre nere danzano sul muro
8@Emy
In fondo non sa nemmeno cosa
Dopo In fondo manca la virgola
altre storie da raccontare, più semplici e allegri,
Refuso: allegre
«Di Serena?
Refsuo mancano le caporali a chiusura
così non prendeva freddo. Avrebbe dovuto nascere a gennaio, come il padre.»
così non avrebbe preso freddo (per un'azione futura non puoi usare il verbo al passato). Sarebbe nata a...
arriva ad Ange la
Capricci della tastiera: Angela
Ho letto anche l'altro racconto, tutto molto angosciante, ben scritto anche se tutto rimane inchiodato al punto di prima. Non è un sequel ma una riscrittura e anche in questo, il lavoro, mantiene buone qualità descrittive.
Angela sembra essere cosciente di non essere pazza, ma in realtà credo che lo sia, me lo suggerisci con l'ultimo paragrafo quando annusa le scarpette e le ombre continuano a danzarle intorno. Non c'è più vita in lei, pazzia e morte sono la stessa cosa; lascia vincere ancora una volta il bastardo perché non è più una donna in grado di lottare, mentre questa sarebbe l'unica possibilità per tornare a vivere.
Le violenze domestiche sono una cosa orribile che davvero nessuna donna dovrebbe mai sopportare. Ogni vittima, però, dovrebbe reagire prima di avere perso la stima di se stessa e la forza fisica per affrontare i giudizi e le bugie costruite ad hoc, dalle quali è sempre difficile difendersi.
Il tuo racconto mi suggerisce questo, reagite prima che sia troppo tardi, oppure farete la fine di Angela.
Brava
In fondo non sa nemmeno cosa
Dopo In fondo manca la virgola
altre storie da raccontare, più semplici e allegri,
Refuso: allegre
«Di Serena?
Refsuo mancano le caporali a chiusura
così non prendeva freddo. Avrebbe dovuto nascere a gennaio, come il padre.»
così non avrebbe preso freddo (per un'azione futura non puoi usare il verbo al passato). Sarebbe nata a...
arriva ad Ange la
Capricci della tastiera: Angela
Ho letto anche l'altro racconto, tutto molto angosciante, ben scritto anche se tutto rimane inchiodato al punto di prima. Non è un sequel ma una riscrittura e anche in questo, il lavoro, mantiene buone qualità descrittive.
Angela sembra essere cosciente di non essere pazza, ma in realtà credo che lo sia, me lo suggerisci con l'ultimo paragrafo quando annusa le scarpette e le ombre continuano a danzarle intorno. Non c'è più vita in lei, pazzia e morte sono la stessa cosa; lascia vincere ancora una volta il bastardo perché non è più una donna in grado di lottare, mentre questa sarebbe l'unica possibilità per tornare a vivere.
Le violenze domestiche sono una cosa orribile che davvero nessuna donna dovrebbe mai sopportare. Ogni vittima, però, dovrebbe reagire prima di avere perso la stima di se stessa e la forza fisica per affrontare i giudizi e le bugie costruite ad hoc, dalle quali è sempre difficile difendersi.
Il tuo racconto mi suggerisce questo, reagite prima che sia troppo tardi, oppure farete la fine di Angela.
Brava
Re: [Caronte] Le ombre nere danzano sul muro
9Angela segue i contorni di quello che ai suoi occhi appare come la figura di un bambino.
di "quella" (figura)
il gelo nelle vene al posto di sangue
"del" sangue
Angela appoggia il mento sul ginocchio e come se da un momento all'altro dovesse apparire un messaggio importante fissa lo sguardo sul muro
"Angela appoggia il mento sul ginocchio e, come se da un momento all'altro dovesse apparire un messaggio importante, fissa lo sguardo sul muro"
Secondo la dottoressa è il primo passo verso la guarigione, il resto verrà col tempo. Per quanto quella donna ne sia convinta, si vede che non conosce i fantasmi di Angela, la loro caparbietà e il potere che esercitano sulla sua psiche.
Può urlare, strappare i capelli uno a uno, fare finta che non sia successo, ma non si libererà mai della loro presenza e, forse, non lo vuole nemmeno. Sono i fantasmi a nutrire la sua anima e ad alimentare la memoria. Se scomparissero del tutto, porterebbero con sé i ricordi e senza di quelli, Angela non sarebbe più la stessa.
Non c'è niente da fare, gli analisti non riusciranno mai a capire che certe cose sono semplici e consequenziali, a loro piacciono solo quelle complicate.
Avrebbe altre storie da raccontare, più semplici e allegri,
"allegre"
dapprima che ci sposassimo
"da prima"
e non appena avevo scoperto di essere incinta, nonostante tutto, mi sono messa subito
"mi ero messa"
Angela fa spallucce. Come se facesse alcuna differenza.
"non facesse"
Bel racconto, @Emy, accorato, appassionato, potente e tragico.
di "quella" (figura)
il gelo nelle vene al posto di sangue
"del" sangue
Angela appoggia il mento sul ginocchio e come se da un momento all'altro dovesse apparire un messaggio importante fissa lo sguardo sul muro
"Angela appoggia il mento sul ginocchio e, come se da un momento all'altro dovesse apparire un messaggio importante, fissa lo sguardo sul muro"
Secondo la dottoressa è il primo passo verso la guarigione, il resto verrà col tempo. Per quanto quella donna ne sia convinta, si vede che non conosce i fantasmi di Angela, la loro caparbietà e il potere che esercitano sulla sua psiche.
Può urlare, strappare i capelli uno a uno, fare finta che non sia successo, ma non si libererà mai della loro presenza e, forse, non lo vuole nemmeno. Sono i fantasmi a nutrire la sua anima e ad alimentare la memoria. Se scomparissero del tutto, porterebbero con sé i ricordi e senza di quelli, Angela non sarebbe più la stessa.
Non c'è niente da fare, gli analisti non riusciranno mai a capire che certe cose sono semplici e consequenziali, a loro piacciono solo quelle complicate.
Avrebbe altre storie da raccontare, più semplici e allegri,
"allegre"
dapprima che ci sposassimo
"da prima"
e non appena avevo scoperto di essere incinta, nonostante tutto, mi sono messa subito
"mi ero messa"
Angela fa spallucce. Come se facesse alcuna differenza.
"non facesse"
Bel racconto, @Emy, accorato, appassionato, potente e tragico.
Se leggi bene questa riga non hai bisogno degli occhiali da vista
Re: [Caronte] Le ombre nere danzano sul muro
10Ciao @Emy
Un tema drammatico e particolarmente impegnativo.
La donna maltrattata immersa in un marasma emotivo dominato da sentimenti ambivalenti nei confronti della propria maternità divenuta impossibile.
Il compito che ti sei data è per davvero molto arduo perché richiede di immergersi in un groviglio psicologico difficile da gestire.
La prima cosa che mi è mancata nella lettura è stato il contesto in cui si svolge soprattutto il colloquio, che può fare la differenza. Ospedale? Carcere? Studio privato?
Lei si oppone alla relazione con la psicologa, ma si intuisce che è obbligata ad accettarla almeno formalmente. Dal ruolo di vittima ora sembra considerata la colpevole per le accuse del marito: un uomo che sembra in grado di mantenere una facciata socialmente più accettabile.
La struttura del racconto, al di là dell'immagine molto suggestiva che utilizzi all'incipit e che riprendi nel finale (questo mi piace), si divide tra il momento del dialogo e il momento della riflessione intima. Questi due momenti li ho trovati un po' troppo slegati l'uno dall'altro; se dovessi dare un suggerimento cercherei un modo per mostrare meglio anche ciò che hai tenuto separato dal dialogo diluendolo nell'azione che si sta svolgendo in modo da non avere una soluzione di continuità.
Mi rendo conto che l'impresa non è facile, però il tema che hai scelto merita, e forse meriterebbe anche uno svolgimento più ampio di così.
Comunque brava e coraggiosa.
Un tema drammatico e particolarmente impegnativo.
La donna maltrattata immersa in un marasma emotivo dominato da sentimenti ambivalenti nei confronti della propria maternità divenuta impossibile.
Il compito che ti sei data è per davvero molto arduo perché richiede di immergersi in un groviglio psicologico difficile da gestire.
La prima cosa che mi è mancata nella lettura è stato il contesto in cui si svolge soprattutto il colloquio, che può fare la differenza. Ospedale? Carcere? Studio privato?
Lei si oppone alla relazione con la psicologa, ma si intuisce che è obbligata ad accettarla almeno formalmente. Dal ruolo di vittima ora sembra considerata la colpevole per le accuse del marito: un uomo che sembra in grado di mantenere una facciata socialmente più accettabile.
La struttura del racconto, al di là dell'immagine molto suggestiva che utilizzi all'incipit e che riprendi nel finale (questo mi piace), si divide tra il momento del dialogo e il momento della riflessione intima. Questi due momenti li ho trovati un po' troppo slegati l'uno dall'altro; se dovessi dare un suggerimento cercherei un modo per mostrare meglio anche ciò che hai tenuto separato dal dialogo diluendolo nell'azione che si sta svolgendo in modo da non avere una soluzione di continuità.
Mi rendo conto che l'impresa non è facile, però il tema che hai scelto merita, e forse meriterebbe anche uno svolgimento più ampio di così.
Comunque brava e coraggiosa.
Re: [Caronte] Le ombre nere danzano sul muro
11Ciao @Emy ,
Ho trovato il tuo racconto molto intenso e dotato di una grossa carica emotiva. Si percepisce la tua indignazione riguardo i fatti narrati e la trasmetti al lettore. Ugualmente forte e chiara arriva l'angoscia della protagonista e si soffre con lei, con le sue paure e i suoi tormenti.
Questa versione ha ol pregio, rispetto alla prima, di essere più "lucida" e meglio gestita dal punto di vista della trama.
C'è però qualcosa, che non focalizzo bene, che non mi ha soddisfatta del tutto. Forse è il contesto della seduta psicoanalitica che è troppo costruito in modo funzionale, non so se mi spiego, tanto che sembra pretesto per spiegare i fatti.
Talia
Ho trovato il tuo racconto molto intenso e dotato di una grossa carica emotiva. Si percepisce la tua indignazione riguardo i fatti narrati e la trasmetti al lettore. Ugualmente forte e chiara arriva l'angoscia della protagonista e si soffre con lei, con le sue paure e i suoi tormenti.
Questa versione ha ol pregio, rispetto alla prima, di essere più "lucida" e meglio gestita dal punto di vista della trama.
C'è però qualcosa, che non focalizzo bene, che non mi ha soddisfatta del tutto. Forse è il contesto della seduta psicoanalitica che è troppo costruito in modo funzionale, non so se mi spiego, tanto che sembra pretesto per spiegare i fatti.
Talia

Re: [Caronte] Le ombre nere danzano sul muro
12Questa riscrittura l'ho trovata più poetica rispetto alla prima versione che a tratti era più violenta e cruda.
In entrambe i casi traspare la tragedia, il disastro, l'impotenza e la violenza.
Se non fosse possibile fare un confronto ti direi che questo racconto é bellissimo, ma a me ha parlato molto di più la prima versione.
In entrambe i casi traspare la tragedia, il disastro, l'impotenza e la violenza.
Se non fosse possibile fare un confronto ti direi che questo racconto é bellissimo, ma a me ha parlato molto di più la prima versione.
Re: [Caronte] Le ombre nere danzano sul muro
13Cia @Emy . Rispetto alla prima versione la scrittura è migliorata molto. Ma, ti confesso, non lo trovo un brano molto riuscito. Era difficile, parli di un argomento molto drammatico, di cui non è affatto facile parlare, il rischio effetto melodrammatico è ahimé sempre dietro l'angolo. Non mi è ben chiaro, in particolare, perché mai la psicologa si accanisca sulla protagonista. Perché tanta persecuzione? Vuoi rappresentare un qualcosa che è nella realtà? Spero proprio che nella realtà, salvo rare eccezioni, le psicologhe non si comportino così, e francamente non credo proprio lo facciano... dunque mi chiedo il perché della scelta... capisco molto di più se il marito violento trova alleati tra i familiari, tra gli amici, nella società: questo sì, purtroppo, mi sa di verosimile.
Attenta, la scrittura è migliorata, ma rimane qualche sbavatura. Es.
che hanno il gelo nelle vene al posto di sangue, (perché non del sangue, visto che hai messo l'articolo davanti a gelo?)
«Non è quello che lui sostiene. L'ha definita suo grande amore.» (il suo grande amore)
Forse, poi, puoi rendere il testo meno ridondante. Le espressioni facciali che si affastellano non sono molto efficaci, e c'è qualche spiegazione di troppo. Scusami se mi permetto, ti faccio un esempio di come interverrei su un pezzetto, uso un po' di spada laser. Ancora non riesco a commentare con questo editor, ti metto le parti che toglierei tra parentesi.
La bocca di Angela trema, prima di incurvarsi in una smorfia (appena accennata. Dopo un lungo silenzio, durante il quale il suo volto passa da un'espressione disgustata a una dai tratti più morbidi, Angela incrocia le braccia e si sporge in avanti. Ora) il suo viso è all'altezza di quello della donna, ( e ) sono così vicine che basterebbe un sussurro per comunicare. (Nonostante un leggero tremolio nella voce, l'incertezza di Angela si trasforma presto in una sfida.) -hai già detto che la bocca trema, ed è sufficiente a comunicare incertezza)
«Se sa già tutto, possiamo pure finirla qui.»
In fondo non sa nemmeno cosa ci faccia un'altra volta in quella stanza priva di colori e vita. Se non l'avessero costretta, non sarebbe mai venuta (di sua spontanea volontà.) E poi chi la conosce quella? È soltanto un'estranea (e non può pretendere che le confidi i fatti personali come se fossero amiche di lunga data.) Al pensiero di ribellarsi, Angela rilassa le spalle e sorride. La dottoressa, intanto, scarabocchia qualcosa nel suo quaderno.
«Prima o poi dovremo affrontare l'argomento» dice (con fermezza.)
E così via
Pollice un po' moscetto a questo giro, Emuccia, sorry
Attenta, la scrittura è migliorata, ma rimane qualche sbavatura. Es.
che hanno il gelo nelle vene al posto di sangue, (perché non del sangue, visto che hai messo l'articolo davanti a gelo?)
«Non è quello che lui sostiene. L'ha definita suo grande amore.» (il suo grande amore)
Forse, poi, puoi rendere il testo meno ridondante. Le espressioni facciali che si affastellano non sono molto efficaci, e c'è qualche spiegazione di troppo. Scusami se mi permetto, ti faccio un esempio di come interverrei su un pezzetto, uso un po' di spada laser. Ancora non riesco a commentare con questo editor, ti metto le parti che toglierei tra parentesi.
La bocca di Angela trema, prima di incurvarsi in una smorfia (appena accennata. Dopo un lungo silenzio, durante il quale il suo volto passa da un'espressione disgustata a una dai tratti più morbidi, Angela incrocia le braccia e si sporge in avanti. Ora) il suo viso è all'altezza di quello della donna, ( e ) sono così vicine che basterebbe un sussurro per comunicare. (Nonostante un leggero tremolio nella voce, l'incertezza di Angela si trasforma presto in una sfida.) -hai già detto che la bocca trema, ed è sufficiente a comunicare incertezza)
«Se sa già tutto, possiamo pure finirla qui.»
In fondo non sa nemmeno cosa ci faccia un'altra volta in quella stanza priva di colori e vita. Se non l'avessero costretta, non sarebbe mai venuta (di sua spontanea volontà.) E poi chi la conosce quella? È soltanto un'estranea (e non può pretendere che le confidi i fatti personali come se fossero amiche di lunga data.) Al pensiero di ribellarsi, Angela rilassa le spalle e sorride. La dottoressa, intanto, scarabocchia qualcosa nel suo quaderno.
«Prima o poi dovremo affrontare l'argomento» dice (con fermezza.)
E così via
Pollice un po' moscetto a questo giro, Emuccia, sorry
Scrittore maledetto due volte
Re: [Caronte] Le ombre nere danzano sul muro
14Buongiorno, ragazzi. Scusate per la risposta tardiva, ma sono impegnata con i lavori a casa e il tempo per seguire il contest è un po' limitato.

Ciao, @bestseller2020. Bentrovato. Quando ho scritto il primo racconto, l'idea era proprio questa, rendere le scarpette rosse il vero protagonista della storia, ma sia per il limite di caratteri, sia per il trasporto emotivo che mi aveva portato in un'altra direzione, l'intento non mi era riuscito del tutto. Nel sequel mi sono concentrata di più sulla psiche di Angela, cambiando non solo il focus ma anche il titolo perché i protagonisti assoluti dovevano essere proprio le ombre. Come dicevo ad Alba, vorrei fare un racconto lungo e queste due parti mi servivano da base non solo per un lavoro ampio, ma anche per capire quale direzione prendere in futuro. Sulla scelta di usare il termine paternità invece di maternità, non è un refuso, l'ho voluto per delineare i rapporti tra Angela e il marito, ma questo aspetto, come vedo, non si è purtroppo capito. Grazie per il passaggio e per il commento gradito.
A tutti gli altri, passerò poi calma per rispondervi. Intanto grazie @paolasenzalai, @Kikki, @Adel J. Pellitteri, @Macleobond, @Poldo, @Talia, @Almissima ed @Edu
per tutti!
La storia è bella @Emy ,ho letto anche Le scarpette rosse. Però non capisco il perchè fai in modo che nessuno gli creda e che lei rinuci a difendersi. Lei non è pazza e le violenze subite, come i calci nella pancia non possono essere scambiati per autolesioni. È difficile farsi del male e dimostrare il contrario, il più delle volte si viene scoperti.Ciao, @Alba359. Grazie, innanzitutto, per i suggerimenti che ho trovato ottimi e per il tuo tempo. Sto lavorando a un racconto lungo (intorno ai 35000 caratteri), voglio provare a uscire dai nostri limiti, e in realtà i due racconti, specie quest'ultimo, mi sono serviti a porne la base. Questo doveva essere il sequel, ma sembra più una riscrittura, me ne rendo conto. La decisione di lasciare tutto sfumato, senza far capire al lettore se la protagonista è pazza o meno, l'avevo presa già all'epoca in cui avevo scritto "Le scarpette rosse" e per coerenza con le mie stesse intenzioni, ho deciso di continuare sulla stessa stregua. Mi premeva di più lavorare sull'aspetto psicologico, o almeno gettarne le basi. Ammetto di non esserne riuscita del tutto.
in realta angela la conosce bene, sa perchè è lì e perchè la dottoressa le fa certe domande. Quindi la frase che ho citato confonde il lettore e lo costringe a tornarci sopra.La frase che ti ha fatto quella impressione, per come l'avevo immaginata, era per far vedere al lettore l'astio che Angela prova nei confronti della psicologa perché non vuole né essere lì, né parlare con lei. Grazie ancora, Alba!

Quella che ho rilevato io è perché corrisponderebbe a prova inconfutabile le calzine rosse... a parte questa cosa da poco, il tuo sequel è perfettamente allineato al contesto del primo racconto: fluido, appassionato, ben descritto, ricco di scene e di elementi psicologici. Non so se sia un refuso " paternità " in quanto donna e collegata alla maternità;
Ciao, @bestseller2020. Bentrovato. Quando ho scritto il primo racconto, l'idea era proprio questa, rendere le scarpette rosse il vero protagonista della storia, ma sia per il limite di caratteri, sia per il trasporto emotivo che mi aveva portato in un'altra direzione, l'intento non mi era riuscito del tutto. Nel sequel mi sono concentrata di più sulla psiche di Angela, cambiando non solo il focus ma anche il titolo perché i protagonisti assoluti dovevano essere proprio le ombre. Come dicevo ad Alba, vorrei fare un racconto lungo e queste due parti mi servivano da base non solo per un lavoro ampio, ma anche per capire quale direzione prendere in futuro. Sulla scelta di usare il termine paternità invece di maternità, non è un refuso, l'ho voluto per delineare i rapporti tra Angela e il marito, ma questo aspetto, come vedo, non si è purtroppo capito. Grazie per il passaggio e per il commento gradito.

Questa nuova versione mi oare più equilibrata nella struttura. Hai lasciato alla fine l'accennno alle scarpette di lana rossa e hai dato maggior rilievo alle ombre che danzano. Mi piace di più come scelta, perché le scarpette rosse, simbolo del femminicidio, mi parevano troppo didascaliche e quindi il nuovo testo mi sembra ne abbia guadagnato. Hai tolto anche il ricordo del matrimonio e alcuni dettagli della violenza del marito che non mi parevano necessari.Ciao, @ivalibri! Nella prima versione, la struttura non aveva le basi solide e ho cercato di rimediare con il sequel. Ho cambiato anche un pochino lo stile, che mi sembrava poco in armonia con il tipo di storia. Avrei voluto, a essere franca, mantenere il titolo precedente, ma mi sono resa conto che in poco spazio non sarei riuscita di nuovo a spiegare il vero significato delle scarpette rosse, il cui simbolo andava oltre al femminicidio, e quindi ho ripiegato sulle ombre che mi parevano più in linea con il resto. Grazie di essere passata e per aver apprezzato la storia. A rileggerci!

Però non capisco questa parte del brano:@Poeta Zaza ciao, Mariangela! Quella parte si riferiva alla figura del bambino che vede tra le ombre. Grazie anche a te per essere passata e per il commento gradito.
Anche se non riesce ancora ad avvicinare la mano e ad accarezzare il visino paffuto, non è pronta a rinunciare a lui.
A tutti gli altri, passerò poi calma per rispondervi. Intanto grazie @paolasenzalai, @Kikki, @Adel J. Pellitteri, @Macleobond, @Poldo, @Talia, @Almissima ed @Edu

Re: [Caronte] Le ombre nere danzano sul muro
15Ciao @Emy. Chiedo scusa anche a te per essere giunto solo in questo momento a lasciare il mio contributo, in ritardo, squalificato e contrito. Ti chiedo scusa anche per quanto sto per scrivere, perché non è lusinghiero, né per la mia capacità di lettore, né forse per l'intenzione di questo racconto.
Parto da piccole quisquilie.
Veniamo ora ad alcune mie profonde incapacità.
Questa sospensione della verità è solo "apparente", a mio avviso, perché basterebbero alcuni inserti minimi per prendere un lettore ottuso come me e portarlo dalla confusione a una partecipazione ammirata.
Il potenziale di questo racconto è altissimo e sei solo a un passo dal farlo emergere completamente.
Parto da piccole quisquilie.
- "Abbracciata alle gambe" - anche se più utilizzate, preferisco le espressioni "Stringendo a sé le gambe" o "Stringendo le ginocchia al petto".
- Per non rischiare il pleonasmo farei delle piccole modifiche in alcuni punti. Ad esempio nella frase "che hanno il gelo nelle vene al posto del sangue" andrei a inserire un verbo semanticamente più connotato: "in cui il sangue scorre nelle vene al posto del sangue".
- Qualche refuso ("[il] suo grande amore", "più semplici e [allegre]", "strappar[si] i capelli uno ad uno", "Ange/spazio/la")
«Angela, le ho fatto una domanda. Come aveva reagito suo marito in quella occasione?»Sembra più la domanda di un interrogatorio. Non credo che una psicoterapeuta si spingerebbe a questo.
Veniamo ora ad alcune mie profonde incapacità.
paternità mancataChe cos'è? Come si arriva all'omicidio di cui parli dopo? Io lettore a questo punto ho troppi elementi sospesi da dover poi ricondurre a un senso. Sentirei l'esigenza di chiudere alcuni cassetti aperti. Devo, invece, arrivare agli ultimi paragrafi, quando ancora indugi su una verità che non deve uscire, ma io lettore non ho capito niente e rimandi ancora. Sarò anche una testa di coccio, perché l'ho riletto più volte in cerca di un dettaglio che potesse illuminarmi, ma niente. Durante la seconda lettura ipotizzo: il marito era un violento e lei lo ha ucciso, così le hanno tolto il figlio ed è reclusa in un istituto di igiene mentale. Perché scrive al figlio? Sarà ancora piccolo. Scrive il diario per sé su consiglio della terapeuta. Penso che sia una bella soluzione. Poi arrivo verso la fine e torno su quel "violenza subita e di tutte le umiliazioni a cui Bastardo l'aveva sottoposta da quella sera in poi, la verità uscirebbe subito allo scoperto e non se la sente ancora di raccontare dei dettagli così intimi a una sconosciuta." Mi chiedo: cosa è successo? Il figlio è vivo? È morto qualcuno? Le scarpette di color... rosso?
Questa sospensione della verità è solo "apparente", a mio avviso, perché basterebbero alcuni inserti minimi per prendere un lettore ottuso come me e portarlo dalla confusione a una partecipazione ammirata.
Il potenziale di questo racconto è altissimo e sei solo a un passo dal farlo emergere completamente.