Silverwillow wrote: Ho parlato altrove del ladino, e del tentativo di mantenerlo vivo (accanimento terapeutico, per me). Io ho un'idea un po' diversa: la cultura si trasmette tramite valori condivisi, tradizioni, caratteristiche geografiche, gastronomiche, di abbigliamento, ecc. per distinguersi dagli altri e mantenere il senso di comunità. La lingua è importante ma non essenziale. Si possono esprimere benissimo le stesse cose anche in altre lingue. Si possono esprimere anche senza parlare affatto
Posso non essere d'accordo?

Il problema (si fa per dire

) è che la tua lingua materna, cioè solo l'italiano, è in ottima salute e
non la minaccia nessuno, ma se un giorno venisse qualcuno dall'esterno e decidesse che l'italiano non debba usarlo più nessuno e che la nuova lingua è (che ne so?) il vietnamita, probabilmente anche tu protesteresti per il ripristino dell'italiano anche solo perché non conosci un'acca di vietnamita. Se questi ti dicessero "cara Silver, oggi a mezzanotte scade l'italiano e poi c'è solo il vietnamita", anche tu diresti "scusate, eh, ma io anche domani parlerò in italiano. È la lingua con cui sono nata, con cui mi esprimo con tutti, la uso con i miei amici, con i miei genitori, con mia sorella, a scuola/università, è la lingua della televisione, dei giornali, dei libri, dell'amministrazione pubblica, ecc… No, no, signori, il vostro vietnamita mettetevelo dove sapete, io continuo a parlare l'italiano!".
L'altro giorno mia sorella ha chiesto a noi (c'eravamo anche io, mio padre, mia zia…) "come si chiamano gli abitanti di Sciacca (città siciliana)?" e
tutti abbiamo risposto "Sciacchitani", poi lei ci ha fatto notare che in italiano si dice "Saccensi" e che "Sciacchitani" è siciliano. Vero! "Saccensi" è stato imposto da Mussolini nel 1927. Non c'è un solo motivo per cui io non debba più dire "Sciacchitani" (posto che persino gli Sciacchitani si definiscono "Sciacchitani" e mai "Saccensi", basta seguire mezzo tg locale) e invece debba adeguarmi alla parola mussoliniana imposta artificialmente, peraltro sconosciuta.
Durante la dittatura franchista in Spagna, nei paesi baschi scrivevano sui muri "Eres español, habla español", ma i "bascofoni" volevano continuare a parlare la lingua che avevano sempre parlato, cioè il basco.
Per me la lingua è al primo posto nella cultura (al secondo c'è la religione), tant'è vero che modifica il tuo apparato fonatorio e, anche se un giorno decisessi di trasferirti in Russia (per esempio) e di provare a parlare in russo, saresti sempre quella che parla il russo con accento italiano. Lo stesso accadrebbe altrove. Per dire, se vai in Canada saresti sempre quella che parla l'inglese e il francese con accento italiano. Non c'è niente da fare: la tua italianità (cioè la tua cultura) ti starà sempre attaccata addosso come un vestito, anzi come l'
ombelico.
In definitiva, è questione di sensibilità. Pensa che ancora piango per la morte di Franco Battiato. C'è una serie giapponese che avrò visto qualche centinaio di volte, eppure, ogni volta che la rivedo, scoppio in lacrime. Niè, sono irrecuperabile
Silverwillow wrote: Non si stava meglio quando per scaldarsi bisognava rompersi la schiena a spaccare legna, o per mangiare bisognava spendere ore nei campi e in cucina. I dialetti locali sono legati a tutto ciò
C'è un modo diplomatico per dire che stai sbagliando di grosso?
Le lingue e i dialetti locali NON sono legati a nulla e, come ovunque nel globo, descrivono la realtà in cui vivono. Casomai, le vogliono legare a ciò. Se domani scoprono una nuova specie di ornitorinco africano che vive nascosto nella foresta pluviale del Camerun, nemmeno in inglese (che sostieni

) c'è quella parola, ma magari nella lingua locale la parola c'è e quell'animale lo conoscono da trecento anni. Allora che fa l'inglese? Come sai, ci sono vari meccanismi, tra cui il più comune è il "prestito linguistico". Così si comportano anche le lingue locali. Questo è un meccanismo di progresso, altro che rimanere legati a qualcosa. Vale per l'inglese, per l'italiano, per il tabarchino e per qualsiasi lingua locale.
Oggi diciamo "colonscopia" perché serve per descrivere il mondo odierno, ma duemila anni fa non c'era e, poiché non ce n'era bisogno, nessuno ha mai sentito l'esigenza di dire "colonscopia". Chiara evoluzione della lingua. Forse si può dire che quella parola è sempre esistita, ma nessuno la diceva (quando non serviva per descrivere il mondo).
Se una popolazione incontattata della foresta amazzonica usa una tecnica agricola utile a tutti, tuttavia è possibile descriverla solo nella lingua locale perché in inglese non esiste l'equivalente, io preferisco studiare quella lingua, impararla, in modo da conoscere quella tecnica. Se, invece, cancello quella lingua (magari con un bel genocidio, carri armati e tutto il
cucuzzaro), cancello anche quella tecnica agricola utile dalla faccia della Terra.
Altro che rompersi la schiena a spaccare legna!
Silverwillow wrote: Mi ricorda gli autonomisti altoatesini, e le loro proteste per cambiare i nomi (già bilingui) tradotti male. Per me è evidente che non è il cartello il problema.
Perdonami, perdonami, ti supplico

I cartelli stradali sono particolarmente importanti perché compongono il paesaggio linguistico rendendo chiaro che lì si parla anche un'altra lingua (oltre all'italiano). Oggi invece che succede? Che una turista piemontese viene in vacanza nel mio paesello, poi torna in Piemonte, va su FB e si lamenta perché ha trovato un cartello bilingue (uno solo!), peraltro controverso per via di una storia particolare, e diceva una cosa come "la Sicilia fa parte dell'Italia e dunque si usa solo l'italiano". Non ti dico le risposte

Io propongo una modifica del codice della strada, oltre che la ratifica da parte dell'Italia del trattato del Consiglio d'Europa del 5 novembre 1992. Propongo anche un cambiamento della lingua ufficiale della Sicilia, passando da solo l'italiano a "italiano, siciliano, inglese e spagnolo".
L'idea della società multietnica e multilingue non me la toglie nessuno dalla testa. Prendiamo a esempio le popolazioni che vivono nell'oceano pacifico, con l'eccezione della Polinesia francese.
Silverwillow wrote: Verrebbe da inventare una parola apposita per mandarli a quel paese in modo creativo. Ma sono fenomeni passeggeri, pochi di quei termini inventati saranno comprensibili tra vent'anni.

Sì, penso anch'io che siano fenomeni passeggeri. Per fortuna!
