
Traccia: Percorso della consapevolezza
Hanno dimenticato di infilarmi le calze. Fa male camminare sulle ossa... vorrei lo scoprissero anche loro. Bastardi. Io non ho quasi più pelle ma loro sono senza midollo spinale e senza cervello. Maledetto il giorno che ho accettato di fare da cavia all'esperimento di questa avveniristica clinica universitaria: la suprema longevità. L'artefice del procedimento a elisir continuato mi diceva di non esservi sottoposto lui stesso per assistere le cavie umane con la sua migliore competenza. In pratica, lui è morto il secolo scorso e io gli sopravvivo in mano a questa banda di dottorucoli che vivono e vivranno sempre a mio carico.
Hanno interrotto dialisi ai reni e endovenose per nutrirmi e elisirarmi, accennando a denti stretti a un fantomatico "piano B". Combinazione, è successo in coincidenza con il decesso dell'uomo più longevo della terra. Che adesso sono io, coi parametri vitali registrati il giorno dopo il decesso del detentore del primato di ultravivente artificiale.
Ho rabbrividito e udito le arcate dei miei denti sbattere l'una contro l'altra.
Adesso mi hanno anche cambiato camera e sono al gelo col solo pigiama e un lenzuolo. Tra l'altro è una doppia. Quello nel letto accanto - peraltro nemmeno centenario, a occhio e croce - dev'essere una cavia del programma che non ha superato gli esami di ammissione.
Sono decenni che non ricevo visite da parenti: tutti morti.
Il mio cuore (mio?) pompa ancora il mio sangue (o altrui?) nelle arterie che lo portano in giro e nelle vene che glielo rendono per ripulirlo. Ma manca troppa pelle a protezione di tutto il sistema, che è precario. Questa è la verità.
Dai miei occhi super infossati riesco ancora a vedere laterale in retrospettiva con visione laterale.
Come il pensare laterale è un modo di vedere le cose da un punto di vista diverso, più defilato, in cui scopri la vera dimensione dell'essere.
I miei neuroni mi sopravvivono, svariando tra pensieri e connessioni come un tempo.
E capisco adesso quant'è vero che è meglio aggiungere vita ai giorni che giorni alla vita, come disse un Nobel oltre un secolo fa.
La donna che entra e si accosta al letto del mio vicino è in lacrime mentre gli accarezza il viso immobile. Poi, alza lo sguardo verso di me, mi si avvicina e urla, facendo un salto, mentre le cade la borsetta e si rovescia sul mio letto. Lei fugge e il mio terzo occhio cade sugli oggetti e i miei neuroni sul binomio borsetta - specchietto. Infatti eccolo, lo prendo: un cammeo incornicia una superficie riflettente. Da non so quanti lustri non vedo il mio volto. Gli specchi sono banditi in questo reparto.
Mi urlo dentro dal terrore nello scorgere il mio teschio, ma il grido non trova più né laringe né lingua per uscire né il fiato si articola dai polmoni collassati. I globi oculari sono così infossati nelle orbite che devo piegare innaturalmente il cranio per vedere bene. Bene... un eufemismo che non rende la chiarezza del messaggio che mi arriva, e una doppia consapevole paura.
Mi hanno spostato dalla corsia all'obitorio. Sono un cadavere ambulante donato alla scienza, da cavia viva e consapevole. Sono condannato a vivere? Sarò il primo cadavere sepolto vivo?
Il mio corpo non verrà cremato, questa era l'intesa, ma adesso me ne pento. Ho firmato che lasciavo il mio corpo alla scienza ma così chi può impedire loro di seguitare a monitorarmi da cadavere tenuto in vita?
O verrò sepolto vivo? Questo è il nuovo terrore che mi avvinghia...
Hanno interrotto dialisi ai reni e endovenose per nutrirmi e elisirarmi, accennando a denti stretti a un fantomatico "piano B". Combinazione, è successo in coincidenza con il decesso dell'uomo più longevo della terra. Che adesso sono io, coi parametri vitali registrati il giorno dopo il decesso del detentore del primato di ultravivente artificiale.
Ho rabbrividito e udito le arcate dei miei denti sbattere l'una contro l'altra.
Adesso mi hanno anche cambiato camera e sono al gelo col solo pigiama e un lenzuolo. Tra l'altro è una doppia. Quello nel letto accanto - peraltro nemmeno centenario, a occhio e croce - dev'essere una cavia del programma che non ha superato gli esami di ammissione.
Sono decenni che non ricevo visite da parenti: tutti morti.
Il mio cuore (mio?) pompa ancora il mio sangue (o altrui?) nelle arterie che lo portano in giro e nelle vene che glielo rendono per ripulirlo. Ma manca troppa pelle a protezione di tutto il sistema, che è precario. Questa è la verità.
Dai miei occhi super infossati riesco ancora a vedere laterale in retrospettiva con visione laterale.
Come il pensare laterale è un modo di vedere le cose da un punto di vista diverso, più defilato, in cui scopri la vera dimensione dell'essere.
I miei neuroni mi sopravvivono, svariando tra pensieri e connessioni come un tempo.
E capisco adesso quant'è vero che è meglio aggiungere vita ai giorni che giorni alla vita, come disse un Nobel oltre un secolo fa.
La donna che entra e si accosta al letto del mio vicino è in lacrime mentre gli accarezza il viso immobile. Poi, alza lo sguardo verso di me, mi si avvicina e urla, facendo un salto, mentre le cade la borsetta e si rovescia sul mio letto. Lei fugge e il mio terzo occhio cade sugli oggetti e i miei neuroni sul binomio borsetta - specchietto. Infatti eccolo, lo prendo: un cammeo incornicia una superficie riflettente. Da non so quanti lustri non vedo il mio volto. Gli specchi sono banditi in questo reparto.
Mi urlo dentro dal terrore nello scorgere il mio teschio, ma il grido non trova più né laringe né lingua per uscire né il fiato si articola dai polmoni collassati. I globi oculari sono così infossati nelle orbite che devo piegare innaturalmente il cranio per vedere bene. Bene... un eufemismo che non rende la chiarezza del messaggio che mi arriva, e una doppia consapevole paura.
Mi hanno spostato dalla corsia all'obitorio. Sono un cadavere ambulante donato alla scienza, da cavia viva e consapevole. Sono condannato a vivere? Sarò il primo cadavere sepolto vivo?
Il mio corpo non verrà cremato, questa era l'intesa, ma adesso me ne pento. Ho firmato che lasciavo il mio corpo alla scienza ma così chi può impedire loro di seguitare a monitorarmi da cadavere tenuto in vita?
O verrò sepolto vivo? Questo è il nuovo terrore che mi avvinghia...
Dopo essermi visto allo specchio, l'orrore mi ha bloccato tutto. Non posso nemmeno piangere o pisciarmi addosso. Come posso far capire che sono ancora vivo?
Il collaterale dramma di non avere voce si appalesa nel mio strazio muto quando la vedova torna, aggrappata a un infermiere, e mi indica articolando lamentosi mugolii.
Cerco di tirarmi su, ma sento la schiena collassare tra anello e anello della spina dorsale. Intanto, l'efficacia contro il dolore della narcosi indotta dall'elisir va scemando, e già mi prefiguro uno scenario di cruento dolore senza voce.
Scorgo col terzo occhio un lampo di soddisfazione nello sguardo dell'infermiere.
Il collaterale dramma di non avere voce si appalesa nel mio strazio muto quando la vedova torna, aggrappata a un infermiere, e mi indica articolando lamentosi mugolii.
Cerco di tirarmi su, ma sento la schiena collassare tra anello e anello della spina dorsale. Intanto, l'efficacia contro il dolore della narcosi indotta dall'elisir va scemando, e già mi prefiguro uno scenario di cruento dolore senza voce.
Scorgo col terzo occhio un lampo di soddisfazione nello sguardo dell'infermiere.
Il team è convinto: s'è vinta l'impresa.
La morte sbadiglia: s'allunga l'attesa.