Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

1326
dyskolos wrote: Comunque mi chiedevo, visto che parlavi di mentalità chiusa in quelle zone, se già fanno i "dispettucci" agli italiani, se uno di pelle nera, ma proprio nera, come un ghanese, decidesse di farsi una passeggiata a Badia o in val Gardena parlando in italiano, i locali come reagirebbero?
Non posso dire per le valli altoatesine, ma posso dire com'è qui (e credo sia molto simile): non si viene discriminati per il colore della pelle (sì, di sicuro c'è una certa diffidenza all'inizio, ma non una vera ostilità) ma per quello che si fa. Specie nelle valli, dove c'è una cultura antica del lavoro duro, quindi chi viene per lavorare, e farsi una vita con serietà e sacrificio, è accolto come uno di loro. Dei turisti non parliamo: potrebbero avere la pelle viola e gli albergatori si farebbero comunque in quattro. La lingua è meno importante dei principi: cent'anni fa ogni valle parlava il suo dialetto, ma ci si capiva benissimo su altre basi.
Per quanto riguarda le città, ti riporto un aneddoto personale: mia madre spesso è critica verso gli stranieri, che sembrano rubarci il lavoro o le case popolari senza nessuno sforzo, ma anni fa c'era un venditore nordafricano che girava spesso dalle nostre parti. I più non gli aprivano la porta, ma lei gli comprava ogni volta qualcosa (calzini, tappeti, tutte cose che poteva considerare utili, anche se non ne aveva davvero bisogno). Andava anche più in là e gli offriva sempre qualcosa da bere o da mangiare. Qualche anno fa mio padre è stato in ospedale, e nella stanza c'era un ragazzo straniero che non aveva nessuno, quindi mia madre si occupava anche di lui, per aiutarlo a mangiare o altro. Non c'è una contraddizione: chiusura mentale su questioni astratte ma aiuto concreto a chi ne ha bisogno sono un tratto normale delle società isolate di stampo prettamente contadino (com'erano i miei nonni materni), dove sostenersi a vicenda era una necessità. Erano tempi peggiori, che personalmente non rimpiango. Rimpiango però quei valori spontanei che pian piano vanno persi, in favore di un'omologazione nazionalista e di un egoismo sempre più diffuso.
M.T. wrote: è morta Armita, l'ennesima ragazza massacrata dal regime iraniano; è grottesco che in Italia c'è gente che dice "eh, ma le regole le sanno, quindi se vengono uccise se la sono andate a cercare."
Qualcuno ha detto davvero una cosa del genere? Il fatto, comunque, è grave in sé: il governo iraniano già ha dovuto reprimere proteste per la morte di un'altra ragazza per mano della polizia morale (oltre alle centinaia di morti nelle proteste seguenti). Il fatto che, dopo tutto ciò, nessuno al governo abbia almeno detto alla polizia "Ragazzi, state un attimo più calmi, non ammazzate nessuno se non è indispensabile" lascia intendere un totale menefreghismo dei vertici iraniani, che si credono forti e superiori a qualunque protesta interna. Se le cose vanno come dovrebbero, si pentiranno di questo disinteresse. La rivolta generale non è lontana, secondo me.
Cheguevara wrote: Sono sempre stato filo-palestinese, ma che tanti intellettuali oggi si schierino contro Israele, dimenticando Hamas e i suoi foraggiatori (Iran e Russia in primis) mi sorprende non poco. 
La questione è davvero ingestibile sul piano morale. I terroristi fanno cose che vanno al di là della comprensione umana, mentre i palestinesi che muoiono sotto le bombe sono innocenti, ma in qualche modo ne hanno permesso l'esistenza (per non parlare di chi li sostiene apertamente). Non si può schierarsi contro Israele, che le sue colpe le ha, ma il cui unico scopo è sopravvivere in un territorio ostile fin da subito. Ma non si può neanche non schierarsi coi civili di Gaza, che a loro volta hanno bisogno di aiuto.
Insomma, i terroristi di Hamas sono riusciti a creare un dilemma politico e umanitario tanto complicato da mettere potenzialmente in crisi tutte le alleanze esistenti. Tutto ciò non è frutto del caso, c'è un disegno serio dietro, a cui molti nemici di Israele (e dell'occidente) hanno partecipato. Non sono certa che chi governa Israele si renda conto della trappola (più politica che militare) in cui potrebbero cadere decidendo di invadere. D'altra parte, non si può neanche passarci sopra e lasciar prosperare i terroristi, in attesa del prossimo attacco. In casi del genere evito di schierarmi, se non in solidarietà alle vittime, tutte, ma sono felice di non essere io a dover prendere le decisioni...
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

1327
Silverwillow wrote: In casi del genere evito di schierarmi, se non in solidarietà alle vittime, tutte, ma sono felice di non essere io a dover prendere le decisioni...
Io sono visceralmente portato a schierarmi: con i palestinesi per tutto il pregresso, con Israele dal 7 ottobre in poi. Al punto in cui stanno le cose, Israele non ha scelta: deve reagire con la massima potenza, non per distruggere Hamas (non è possibile, si può solo indebolirli), ma per dissuadere chiunque altro dal ripetere un attacco di quel genere. Le vittime civili, che non sono sempre innocenti (pare che l'80% dei palestinesi approvi e sostenga l'azione di Hamas) sono il prodotto di tutte le guerre, dai tempi in cui non esisteva la polvere da sparo: per evitarle, bisogna che intervenga la pace una pace che, stando le cose come effettivamente stanno, potrebbe essere imposta soltanto da un accordo tra le grandi potenze preso scavalcando i belligeranti. Sperando che, invece, non ne scaturisca un conflitto più vasto che coinvolga tutti.
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

1328
Silverwillow wrote: Non c'è una contraddizione: chiusura mentale su questioni astratte ma aiuto concreto a chi ne ha bisogno sono un tratto normale delle società isolate di stampo prettamente contadino (com'erano i miei nonni materni), dove sostenersi a vicenda era una necessità.

Tua madre fa parte di quel tipo di gente che adoro. Le direi "grazie di esistere". Nel mio viaggio a Predoi, in valle Aurina, passerò a trovarla, tanto mi viene pure sulla strada :-)
Eppure quello che ho citato non è sempre vero. Penso alla Sardegna, dove fino agli anni Sessanta del secolo scorso c'era molta diffidenza verso lo straniero con persino episodi di vero e proprio razzismo verso i "non-sardi". Poi il turismo di massa ha cambiato tutto in quanto i Sardi hanno cominciato a capire che gli stranieri portavano ricchezza. Diciamo che hanno fiutato il business. Forse è avvenuto un processo simile in alcune valli altoatesine. Si sa che il denaro muove il mondo (più del famoso pelo davanti al carro di buoi ;-) )



Cheguevara wrote: Io sono visceralmente portato a schierarmi: con i palestinesi per tutto il pregresso, con Israele dal 7 ottobre in poi.

Per me è pure così!
Però ho sempre una vocina interiore che mi sussurra "i Palestinesi hanno ragione". Questo succede perché ho la tendenza a stare sempre col più debole e io identifico i Palestinesi come la parte debole. Ma contemporaneamente non riesco a concepire che uno spari missili su un altro e sgozzi i bambini. È forse il solito "passare dalla parte del torto" da parte di chi avrebbe ragione. Certo che è un vero dilemma morale, come dice Silverwillow più sopra.
Su qualche social, ho letto che questo atteggiamento è bollato come antisemitismo. Per me non c'entra una cippa-lippa. Io non sono antisemita.
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

1329
dyskolos wrote: Su qualche social, ho letto che questo atteggiamento è bollato come antisemitismo. Per me non c'entra una cippa-lippa. Io non sono antisemita.
Io sono anti-Netanyahu e pro Israele, così come contro Hamas e pro Palestina. Il governo fascista Di Netanyahu ha aggravato una situazione già delicata, spingendo definitivamente il popolo palestinese tra le braccia di Hamas (anche se, a partire dal dopo-Rabin, è stato lo stesso Israele a finanziare Hamas, al fine di indebolire Arafat). I social li lascerei perdere: sono zeppi di cazzate postate da gente che non ha la minima conoscenza della questione palestinese e che spara emotivamente (spesso oltraggiando grammatica e sintassi) su questo o su quello, a seconda di chi fa più morti. 
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

1330
Cheguevara wrote: Io sono visceralmente portato a schierarmi:
Anch'io, e in genere mi schiero subito verso chi è aggredito, o è più debole. Ma in questo caso diventa complicato, per il motivo che chi ha aggredito, quel 7 ottobre, ha causato vittime innocenti da entrambe le parti, tirandosene poi fuori. Usano i civili come scudi umani, mescolandosi a loro, i fondi internazionali che dovevano servire alla popolazione sono andati in armi e per costruire bunker e tunnel. La situazione umanitaria drammatica che vediamo a Gaza è in buona parte colpa di chi pretende di governare la striscia, ma non fornisce cibo, ospedali da campo, mezzi per l'evacuazione dalle zone a rischio, rifugio nei tunnel sotterranei. L'energia manca agli ospedali, ma non a chi lancia i razzi. Gli aiuti che arrivano dall'Egitto vengono dall'odiato occidente, non dal Qatar o dall'Iran: a nessuno dei due interessa dei palestinesi, anzi, la mia impressione è che siano perfino felici dei civili morti (il cui numero reale forse non sapremo mai), perché possono usarli come miccia per scatenare ulteriore odio e morte. Non so se avete visto la notizia dell'aggressione a un aereo israeliano in una repubblica russa a maggioranza musulmana, di cui Putin (con una faccia di bronzo che meriterebbe un Oscar) ha cercato in modo contorto di dare la colpa agli ucraini. A questa gente non importa di scatenare una guerra totale, o di quante vite ci andranno di mezzo. Israele ha il diritto di difendersi, ma deve tenere conto che tutto intorno ha dei regimi fanatici, e che perfino la legittima difesa può peggiorare la sua situazione. In questo caso sì, l'unica via possibile è quella diplomatica, ma la quantità inusitata di odio che si è vista, e che si sta diffondendo, rende quasi impossibile trovare qualsiasi accordo. Se lo era prima, ora lo è di più, grazie ai "combattenti per la libertà palestinese" di Hamas...
dyskolos wrote: Tua madre fa parte di quel tipo di gente che adoro. Le direi "grazie di esistere". Nel mio viaggio a Predoi, in valle Aurina, passerò a trovarla, tanto mi viene pure sulla strada :-)
Sembrerò di parte, ma è la donna più buona che abbia mai conosciuto. Ha la quinta elementare, e una mentalità un po' ristretta su certe cose, ma una generosità e un'attenzione verso gli altri spontanea. Chiunque sia stato a casa sua per un po', ne è uscito più grasso di qualche chilo, e più felice. A volte vorrei avere la sua stessa visione del mondo, dove tutto sembra semplice: le persone devono solo mangiare, dormire, lavorare, mettere da parte qualcosa per le emergenze, e tutto andrà benissimo.
Cheguevara wrote: Io sono anti-Netanyahu e pro Israele, così come contro Hamas e pro Palestina.
Sottoscrivo, e potrei aggiungere che sono anti-Khamenei, ma pro iraniani. Così come sono anti-Xi Jinping ma pro cinesi (molti dei quali vengono sfruttati per vendere a noi prodotti a basso costo). La sinistra si dovrebbe unire per difendere i diritti delle persone, al di là dei governi che hanno o dei loro scopi. Il fatto che anche in Italia la sinistra, invece, si divida e metta dei distinguo (come per la guerra contro l'Ucraina, un film già visto) è desolante. Sui social (tra le sgrammaticature varie) ritrovo gli stessi identici argomenti che ci hanno avvelenati e divisi per mesi da un anno e mezzo in qua, senza portare a niente se non qualche aumento di share in tv.
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

1331
@Silverwillow Sottoscrivo per intero il tuo post, non solo per quanto riguarda i conflitti in corso, ma anche per come hai dipinto tua madre. La soddisfazione di chi ha quanto basta per i bisogni primari e qualcosina in più, oggi è merce rara: tranne le famiglie di neri immigrati (qui in Emilia ce ne sono tante) che incontro per strada, donne con bambini al seguito educati e disciplinati, che sorridono (sì, quasi sempre sorridono) perché il marito ha un lavoro che consente alla famiglia di mangiare tre volte al giorno e avere un tetto sulla testa, vedo madri distratte in perenne colloquio con lo smartphone, anche quando attraversano la strada spingendo un passeggino. E non sorridono, mai.
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

1332
Silverwillow wrote: Chiunque sia stato a casa sua per un po', ne è uscito più grasso di qualche chilo, e più felice. A volte vorrei avere la sua stessa visione del mondo, dove tutto sembra semplice: le persone devono solo mangiare, dormire, lavorare, mettere da parte qualcosa per le emergenze, e tutto andrà benissimo.

Straordinaria! Fossero tutti come lei, avremmo risolto almeno l'80% dei guai del mondo. Quando verrò a Trento, le porterò un vassoio di cannoli stracolmi di ricotta così anche lei prenderà qualche chilo e sarà felice. Se poi ti farai viva (come spero), ci sarà un vassoio anche per te :-)



Cheguevara wrote: Io sono anti-Netanyahu e pro Israele, così come contro Hamas e pro Palestina.

Daccordo quasi su tutto. Mi permetto solo una piccola sfumatura di disaccordo sul "pro Israele", cioè sono d'accordo, però penso anche che, nel caso di una rissa, sia un po' più colpevole chi comincia. Nel caso di Israele e Palestina, è chiaro che hanno cominciato gli Israeliani. Se nei secoli scorsi e poi col sionismo gli Israeliani non avessero invaso la Palestina, oggi non succederebbe nulla e noi non staremmo qui a discutere dell'ormai atavico "conflitto israelo-palestinese". Già quando ero bambino (ormai decenni fa) mettevo il TG in TV e sentivo parlare degli scontri tra Israeliani e Palestinesi. Ho sempre avuto l'idea che fossero stati gli Israeliani a cominciare, poi però è anche vero che Hamas ha usato metodi esecrabili, e per questo condannabili, e che Israele è l'unica democrazia dell'area e come tale va tutelata almeno sul piano dei valori (indipendentemente da Netanyahu). Allora come se ne esce? La risposta è un mega boooh! Per fortuna non sono un politico.



Cheguevara wrote: I social li lascerei perdere: sono zeppi di cazzate

Hai ragione. È che io credevo nell'intelligenza collettiva, ma qui mi sa che ci stiamo occupando di idiozia collettiva. Ah, e non dimentichiamo QUESTO!!!!11|||.............e QUESTO.....|!,,. (qualche virgola ogni tanto toccherà pure metterla ;-) ).
Il Sommo Misantropo

Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

1333
dyskolos wrote: Nel caso di Israele e Palestina, è chiaro che hanno cominciato gli Israeliani.
Lasciando perdere Mosè e la terra promessa, non è proprio chiaro che abbiano cominciato gli israeliani. Appena costituito, dalle grandi potenze vincitrici del secondo conflitto mondiale, il nuovo stato di Israele, sono iniziati gli attacchi di tutto il circostante mondo arabo. Con queste premesse, Israele non ha avuto altra scelta se non dotarsi di un apparato militare in grado di scoraggiare tutti gli aspiranti aggressori. Poi, è ovvio che la continua colonizzazione di territori palestinesi è una colpa, e va condannata, senza però dimenticare che così come Gaza è circondata da Israele, Israele è circondata da paesi ostili, tutti retti da dittature più o meno teocratiche, che ne hanno giurato la cancellazione. Non se ne uscirà facilmente, ma se le potenze occidentali, d'accordo con la Cina, non riusciranno a imporre il cessate il fuoco e la costituzione di uno stato palestinese indipendente, il conflitto è destinato ad allargarsi, con conseguenze facilmente immaginabili. Credo che dopo l'ultima guerra mondiale non sia esistito un altro periodo altrettanto pericoloso di quello che il mondo sta vivendo.
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

1334
Cheguevara wrote: Non se ne uscirà facilmente, ma se le potenze occidentali, d'accordo con la Cina, non riusciranno a imporre il cessate il fuoco e la costituzione di uno stato palestinese indipendente, il conflitto è destinato ad allargarsi, con conseguenze facilmente immaginabili.

Forse ti riferisci al famoso "due popoli due stati". Sì, tutto sommato è un buon accordo, però è sempre un compromesso. Mi chiedo come avverrebbe in pratica. Spero non con una deportazione dei Palestinesi dalla striscia di Gaza verso la Cisgiordania.
Io dico una cosa: gli Israeliani non sono lo stato di Israele e i Palestinesi non sono Hamas. Tra l'altro i dati ci dicono che il 40,1% dei Palestinesi ha meno di 14 anni e francamente mi riesce difficile credere che dei bambini lancino le bombe. Per me gli Israeliani e i Palestinesi sono popoli formati da persone e le persone devono sempre essere rispettate. Una domanda per ora di moda in televisione è "lsraele ha il diritto di difendersi?". Certo che ce l'ha, ma ce l'ha in quanto formato da persone. D'altronde, anche i Palestinesi hanno il diritto di difendersi.



Cheguevara wrote: Appena costituito, dalle grandi potenze vincitrici del secondo conflitto mondiale, il nuovo stato di Israele

Sì, vero, però per me è questione di punti di vista. È sempre la solita storia: si è "liberatori" se si vince una guerra di invasione, si è "padri della patria" se invece vince chi si difende dall'invasione. Se si ammette che l'invasore abbia sempre ragione, allora bisogna anche accettare che domani decido di invadere il terreno del mio vicino senza che io subisca conseguenze. Se passasse questo principio, il mondo diventerebbe un caos (già lo è). Per me è una questione di principio. Gli Israeliani potevano anche decidere di rimanere un "popolo senza terra" ed essere ugualmente rispettati in quanto popolo formato da persone.
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

1335
dyskolos wrote: Gli Israeliani potevano anche decidere di rimanere un "popolo senza terra" ed essere ugualmente rispettati in quanto popolo formato da persone.
Beh, non mi pare che il popolo senza terra sia stato rispettato: dal confinamento nei ghetti ai vari pogrom perpetrati nei secoli a loro danno, fino alla "soluzione finale" della shoa. Era ora che il mondo facesse qualcosa per evitare il ripetersi dei genocidi, solo che quel qualcosa è stato fatto male e gestito peggio, anzi, se ne sono ignorate le conseguenze per quasi ottant'anni e oggi il risultato è stata l'esplosione del popolo palestinese. Esplosione che avrebbe una sua legittimità, se non fosse gestita da un'organizzazione di integralisti, estremisti e assassini quali sono tutti gli aderenti ad Hamas. 
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

1336
Cheguevara wrote: Beh, non mi pare che il popolo senza terra sia stato rispettato: dal confinamento nei ghetti ai vari pogrom perpetrati nei secoli a loro danno, fino alla "soluzione finale" della shoa.

Hai ragione e io non sono di certo favorevole a certe cose. La mia è un'aspirazione: qualche cosa che sarebbe potuta succedere me che poi non è successa.



Cheguevara wrote: Era ora che il mondo facesse qualcosa per evitare il ripetersi dei genocidi

Il mondo ha fatto quasi bene, però io tenterei la soluzione "due popoli uno stato" e non "due popoli due stati". L'esperienza di più popoli in uno stato oggi è molto frequente nel mondo, che è pieno di "stati plurinazionali" (come li chiamo io). Mi pare più facile questa soluzione che quella di "due popoli due stati".
Scusa se faccio questo continuo riferimento, ma in Sicilia circa mille anni fa successe una cosa per certi versi simile. Sarò brevissimo. Circa mille anni fa un popolo cristiano di provenienza scandinava, i Normanni, invase l'Isola mentre c'erano gli Arabi e la Sicilia era un emirato, però i Normanni non cacciarono gli Arabi anzi si fusero con essi dando vita alla civiltà arabo-normanna che dal 2015 è patrimonio UNESCO. Allora in Sicilia ci abitavano in pace anche tanti ebrei. L'architettura arabo-normanna è molto bella. Se oggi vai in giro in centro a Balàrm (il nome arabo di Palèrmo), trovi molti cartelli che indicano le vie in tre alfabeti: latino, arabo ed ebraico. Vedi proprio gli alfabeti, non le trascrizioni.
Come mai in Israele/Palestina non è avvenuta la stessa fusione? Forse è colpa di alcuni gruppi terroristici che si dicono palestinesi, ma che in realtà non fanno gli interessi dei Palestinesi…
Forse un giorno (spero non tanto lontano) dovremo sostituire "conflitto israelo-palestinese" con "civiltà israelo-palestinese". Me lo auguro.
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

1337
@dyskolos Però tu parli di un periodo storico in cui gli arabi praticavano un Islam tollerante, diverso da quello che oggi sbandierano i vari gruppi radicalizzati che, dove sono al potere, tengono il popolo sottomesso alla teocrazia più becera. Inoltre tanto gli arabi che i normanni hanno convissuto su una terra che non era la loro, al pari degli ebrei. Credo che in Palestina la soluzione "due popoli, uno stato", dopo ottant'anni di odio reciproco non sia proponibile, né praticabile. Ti pare?
Mario Izzi
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

1338
Cheguevara wrote: Inoltre tanto gli arabi che i normanni hanno convissuto su una terra che non era la loro, al pari degli ebrei
Io credo nell'interculturalità. Gli Arabi consideravano la Sicilia una loro terra, tanto è vero che l'avevano resa un emirato e poi c'erano diversi sottoemiri (non so come si dice) tutti imparentati tra loro attraverso matrimoni combinati. Secondo le cronache, una ipotesi per la venuta dei Normanni in Sicilia è che fu l'emiro di Catania a chiamarli (1061) per sedare qualche scaramuccia con l'emiro di Enna, cognato, poi l'Isola piacque tanto ai Normanni che non se andarono al tempo dovuto, ma decisero di restare e prendersi tutta l'Isola (un po' come fecero i Francesi in Corsica). L'ipotesi più probabile è che li invitò il Papa di allora, Niccolò II se non ricordo male, che non gradiva di "confinare" a sud con dei musulmani e a nord con altri popoli non cristiani. Comunque, come fu e come non fu, i Normanni invasero l'Isola dall'esterno e arrivarono a Balarm/Palermo nel 1071, dove riuscirono ad accordarsi con gli Arabi (lì dall'827) verso una fusione, così gli Arabi (a parte qualche sparuta eccezione) continuarono ad abitare dove sempre avevano abitato e nessuno li respinse. Anche l'odierna cattedrale di Palermo era una moschea. Gli Ebrei erano a Palermo per altri motivi, ma comunque il parlamento siciliano emetteva le leggi in siciliano/latino, arabo ed ebraico. Persino i nomi delle strade palermitane venivano scritte nelle tre lingue nei rispettivi alfabeti. Oggi qualcuno dei cartelli è ancora visibile nonostante il tempo e trovi, per dire, "Via dei calderai" e sotto gli alfabeti ebraico e arabo. Addirittura a Palermo c'è la parola "allallatu" per indicare quelli che si fingevano musulmani e dicevano sempre "Allah Allah". A Catania avvenne una cosa simile (ma non proprio uguale).
Gli Arabi erano a casa loro, eppure l'invasione normanna non produsse nessuna guerra. Nell'Emirato di Sicilia vivevano in pace Arabi, Ebrei e Siciliani (c'erano anche altri popoli di minoranza protetti esplicitamente dalla costituzione).
Auspicherei lo stesso in Palestina/Israele.


Cheguevara wrote: Credo che in Palestina la soluzione "due popoli, uno stato", dopo ottant'anni di odio reciproco non sia proponibile, né praticabile. Ti pare?
Adesso non è più proponibile a causa dell'odio prodotto da guerre, hai ragione, però credo che, se la diplomazia ha ancora un senso, dovrebbe andare nella direzione di lasciare i Palestinesi vivere in pace in quella terra, con gli "esterni" che si adattano a stare con quelli che erano là da secoli. Come fecero i Normanni nell'emirato di Sicilia.
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

1339
Gli Israelini li si sposta in Alaska, i palestenesi in Siberia e le terre di Israele e Palestina si lasciano al deserto. Progetto improponibile e irrealizzabile, ma anche se lo fosse, sicuro al 100% che troverebbero il modo per scatenare qualche altro conflitto: ormai è quello che tutti i governanti vogliono e anche una parte della popolazione (fortuna non tutti, perché c'è ancora chi gli piace vivere in pace).
Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
https://www.lestradedeimondi.com/

Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

1340
dyskolos wrote: Straordinaria! Fossero tutti come lei, avremmo risolto almeno l'80% dei guai del mondo. Quando verrò a Trento, le porterò un vassoio di cannoli stracolmi di ricotta così anche lei prenderà qualche chilo e sarà felice. Se poi ti farai viva (come spero), ci sarà un vassoio anche per te :-)
Avremmo risolto i guai derivati dall'egoismo, dalla maleducazione e dalla mancanza di buon senso, ma poco altro.
Questa è la mentalità in questione: nessuno morirà di fame, a nessuno mancheranno cure essenziali, una casa e degli abiti presentabili, puliti e stirati, nessun vicino sarà disturbato da rumori molesti, nessun impiegato resterà senza un "per favore" e un "grazie" (anche se fosse un cafone), tutto il resto può benissimo non esistere.
Lei comunque i suoi chili in più li ha già (perché la stessa filosofia vuole che non si butti mai il cibo) ma io i cannoli li accetto volentieri (ne ho mangiati di buonissimi a Messina, niente a che vedere con le imitazioni delle nostre pasticcerie). Se passi dalle mie parti, contattami :lol: 
dyskolos wrote: Se nei secoli scorsi e poi col sionismo gli Israeliani non avessero invaso la Palestina
La situazione è molto, ma molto più complicata. La Palestina non è mai esistita. C'era l'impero ottomano, sotto cui vivevano arabi ed ebrei (e forse era meglio tenercelo l'impero ottomano, a questo punto). Questi ultimi si erano trasferiti lì soprattutto all'inizio del Novecento, non solo (come credevo) spinti dai progrom in giro per l'Europa prima, e dalle leggi naziste poi, ma perché cacciati o tormentati anche in molti paesi arabi, come la Libia. Metto sotto spoiler un post facebook  (non sono riuscita a trovare l'articolo originale, né a mettere un link al post) che riporta le impressioni di un'italiana ebrea nata in Libia e con un cognome arabo (a me interessano sempre questi punti di vista misti e spesso più ampi): 
| di Claudia Hassan | Sono ebrea e Il mio cognome è arabo perché mio nonno veniva da Tripoli, Libia. È anche morto a Tripoli, per un infarto, quando dopo tanti anni è tornato per vedere cosa fosse rimasto di ciò che aveva avuto un tempo. Era partito prima che gli ebrei scappassero in massa. Gli ebrei tripolini hanno un’identità piuttosto netta. Fanno una strana gara per chi cucina l’ahraimi più piccante e dicono una marea di parolacce rigorosamente in arabo. Chi si sposa un tripolino sa che avrà una suocera ingombrante, il mix con l’Italia diventa definitivo. Le comunità ebraiche sono animate anche dai Libanesi che mischiano arabo e francese, parlano mediamente 5 lingue, sono innamorati della bella vita ma con un tocco di tamarindo. È il turno degli ebrei iraniani. Anzi no, persiani. Quando ero piccola la loro appartenenza alla terra d’origine era talmente forte che hanno cercato di ricreare un piccolo angolo di Teheran o Mashhad in ogni città in cui formavano una comunità. mangiavano cibo persiano, vendevano tappeti persiani, parlavano ai propri figli in persiano, si sposavano tra persiani. Qualcuno li definiva “chiusi” ma forse erano solo innamorati di una cultura millenaria dalla quale erano stati brutalmente allontanati. Queste persone sono quasi tutte figlie di fughe da paesi arabi o a maggioranza musulmana dai quali sono stati cacciati o dove non si sono sentiti più sicuri. Hanno cambiato paese e ciascuno con le proprie possibilità, spesso partendo da zero, hanno creato un presente molto diverso ma ancora animato dai profumi di infanzia. Nessuno di loro ha cercato di vendicarsi Nessuno di loro ha deciso di diventare terrorista per tornare nella propria città natale. Anche dopo la shoà, Gli ebrei hanno creato lo stato di Israele, non per vendicarsi dei tedeschi ma per difendersi da future aggressioni. I nazisti dopo la guerra sono stati fronteggiati nei tribunali e solo per uno di questi è arrivata la condanna a morte (unica nella storia di Israele). Nessuno applica occhio per occhio. Quando qualcuno scrive “perché tu cosa avresti fatto se ti avessero portato via la casa?” Potrei provare a rispondere alla prima parte della domanda con argomentazioni storiche (presenza in Israele degli ebrei da ben prima del 48, acquisto legale di terreni etc) che per lo più sono un buco nell’acqua su chi pensa che io abbia letto solo la parte della storia che mi interessa. Ma quello che vorrei provare a fare è rispondere alla seconda parte della domanda (che però è posta in modo sbagliato). La domanda non è cosa fareste, ma cosa avete fatto e cosa facciamo. C’è chi cucina Ahraimi, chi dice “Zebb” se batte il mignolino contro lo spigolo del letto, chi crea tappeti bellissimi, chi approfitta del tirocinio nei suk per strappare un bell’affare e chi prova a generare una musica nuova. Questo è quello che hanno fatto migliaia di ebrei, ma non solo ebrei. Chiunque abbia nella propria storia, personale o familiare, passati di sofferenza e immigrazione sa bene che il terrorismo non è l’unica alternativa. Anzi non è proprio un’alternativa. E allora perché in così tanti giustificano l’intento di Hamas? Il mondo sta andando avanti. Tutto sta cambiando in fretta. I giorni scorrono svelti verso derive terrificanti, ma la mia mente e le mie emozioni sono rimaste bloccate al 7 ottobre. Conosco le storture di Israele. Non voglio santificare nessuno ma credo che molte persone non abbiano capito cosa sia realmente successo quel giorno. Tutti l’hanno sentito ma pochi hanno ascoltato. Quando il messaggio è troppo terrificante è meglio non ascoltare. Lo capisco bene. A me il messaggio è arrivato forte e chiaro e non ci dormo la notte. Hamas ha agito ciò che ha dichiarato senza alcuna vergogna per moltissimo tempo. Hamas desidera lo sterminio del popolo ebraico dentro e fuori Israele. Non è una mia esagerazione. C’è scritto nel suo statuto di morte e devastazione nero su bianco. C’è scritto così esplicitamente che già prima del 7 ottobre era difficile non comprendere il messaggio ma da poche settimane è anche chiara la modalità e la determinazione con la quale lo vuole agire. Il 7 ottobre nemmeno i cani sono sopravvissuti all’incursione dell’odio. Eppure gli animalisti non si sono sentiti di accusare Hamas. D’altronde.. il 48.. Hamas vuole annientare lo stato di Israele “from the river to the sea” e le sue urla giungono in piazza nella mia amata Milano “a morte gli ebrei” in cortei che si dichiarano pacifisti. Eppure le persone pensano ancora che sia solo un modo di dire. Nessun gioco di parole. La questione è da prendere alla lettera. Israele è un pezzo di terra più piccolo della Lombardia. Il 7 ottobre avesse avuto Hamas un arsenale più potente avremmo assistito ad una devastazione su scala ancora più immensa. Avesse potuto eliminare israele dalla faccia della terra lo avrebbe fatto. L’intento è lo sterminio. Lo dice e lo ripete ma in tanti non vogliono credere alle proprie orecchie. L’odio è tale che Hamas, per uccidere qualche israeliano con i razzi, è disposto a farsene letteralmente cadere in testa una percentuale altissima. Il razzo arrivato sull’ospedale di Al Ahli era di Hamas. Ma quando si è capito che i morti non fossero imputabili ad Israele la notizia ha smesso di fare rumore. I morti che Hamas genera nei Territori palestinesi non interessano quasi a nessuno. Sono a migliaia ma nessuno piange per loro. Nessun difensore dei diritti piange per le infanzie rubate dall’odio e dalla propaganda. Bambini indottrinati ad imparare le sottrazioni ragionando su “se ho 20 ebrei quanti rimangono se ne ammazzo 5?” Non è forse questa una violazione dell’infanzia? Ieri il Leader di Hamas dalla comoda Doha Invita pubblicamente donne e bambini al sacrificio, dice “abbiamo bisogno del sangue di donne bambini e anziani” Lo sta dichiarando in un video, apertamente, senza nascondersi. Eppure nessuno scende in piazza. Non sarà mica lui il cattivo se così tante persone scendono in piazza a manifestare contro Israele. Il popolo palestinese ha gli ospedali che affrontano una crisi umanitaria. C’è scarsità di acqua a Gaza. Vediamo le migliaia di razzi lanciati da Hamas e non vogliamo credere ai nostri occhi. Non vogliamo fare uno più uno. Se i razzi partono, qualcosa gli alimenta. Hamas preferisce usare le risorse energetiche che ha per lanciare razzi piuttosto che alimentare i propri ospedali. Meglio uccidere qualche israeliano che garantire il funzionamento dei desalinizzatori che rendono l’acqua del mare potabile per la gente di Gaza. Perché nessuno crede ai propri occhi? Concludo con un aneddoto personale. Un giorno assisto ad un pestaggio. Una ragazza viene massacrata dal fidanzato. Mi metto in mezzo. Porto lei in bagno e lui viene allontanato da alcuni presenti. Chiamo la Polizia. Spiego la situazione. Mi prendono seriamente e stanno per mandare una volante “Mi dica il suo cognome” lo dico. Un lungo silenzio.. “Signora capisce quando parlo?” “Si abbiamo parlato fino ad ora. Sono italiana e le dico che se non venite subito ci saranno dei titoli drammatici sul giornale i prossimi giorni”. Nulla. Il mio cognome Arabo ha annullato le conoscenze che aveva il poliziotto in favore dei suoi pregiudizi. Il pregiudizio annulla il giudizio dunque sentiamo ma non ascoltiamo, guardiamo ma non vogliamo vedere ciò che gli occhi ci mostrano, le orecchie sentono ma non ascoltano.| di Claudia Hassan | Sono ebrea e Il mio cognome è arabo perché mio nonno veniva da Tripoli, Libia. È anche morto a Tripoli, per un infarto, quando dopo tanti anni è tornato per vedere cosa fosse rimasto di ciò che aveva avuto un tempo. Era partito prima che gli ebrei scappassero in massa. Gli ebrei tripolini hanno un’identità piuttosto netta. Fanno una strana gara per chi cucina l’ahraimi più piccante e dicono una marea di parolacce rigorosamente in arabo. Chi si sposa un tripolino sa che avrà una suocera ingombrante, il mix con l’Italia diventa definitivo. Le comunità ebraiche sono animate anche dai Libanesi che mischiano arabo e francese, parlano mediamente 5 lingue, sono innamorati della bella vita ma con un tocco di tamarindo. È il turno degli ebrei iraniani. Anzi no, persiani. Quando ero piccola la loro appartenenza alla terra d’origine era talmente forte che hanno cercato di ricreare un piccolo angolo di Teheran o Mashhad in ogni città in cui formavano una comunità. mangiavano cibo persiano, vendevano tappeti persiani, parlavano ai propri figli in persiano, si sposavano tra persiani. Qualcuno li definiva “chiusi” ma forse erano solo innamorati di una cultura millenaria dalla quale erano stati brutalmente allontanati. Queste persone sono quasi tutte figlie di fughe da paesi arabi o a maggioranza musulmana dai quali sono stati cacciati o dove non si sono sentiti più sicuri. Hanno cambiato paese e ciascuno con le proprie possibilità, spesso partendo da zero, hanno creato un presente molto diverso ma ancora animato dai profumi di infanzia. Nessuno di loro ha cercato di vendicarsi Nessuno di loro ha deciso di diventare terrorista per tornare nella propria città natale. Anche dopo la shoà, Gli ebrei hanno creato lo stato di Israele, non per vendicarsi dei tedeschi ma per difendersi da future aggressioni. I nazisti dopo la guerra sono stati fronteggiati nei tribunali e solo per uno di questi è arrivata la condanna a morte (unica nella storia di Israele). Nessuno applica occhio per occhio. Quando qualcuno scrive “perché tu cosa avresti fatto se ti avessero portato via la casa?” Potrei provare a rispondere alla prima parte della domanda con argomentazioni storiche (presenza in Israele degli ebrei da ben prima del 48, acquisto legale di terreni etc) che per lo più sono un buco nell’acqua su chi pensa che io abbia letto solo la parte della storia che mi interessa. Ma quello che vorrei provare a fare è rispondere alla seconda parte della domanda (che però è posta in modo sbagliato). La domanda non è cosa fareste, ma cosa avete fatto e cosa facciamo. C’è chi cucina Ahraimi, chi dice “Zebb” se batte il mignolino contro lo spigolo del letto, chi crea tappeti bellissimi, chi approfitta del tirocinio nei suk per strappare un bell’affare e chi prova a generare una musica nuova. Questo è quello che hanno fatto migliaia di ebrei, ma non solo ebrei. Chiunque abbia nella propria storia, personale o familiare, passati di sofferenza e immigrazione sa bene che il terrorismo non è l’unica alternativa. Anzi non è proprio un’alternativa. E allora perché in così tanti giustificano l’intento di Hamas? Il mondo sta andando avanti. Tutto sta cambiando in fretta. I giorni scorrono svelti verso derive terrificanti, ma la mia mente e le mie emozioni sono rimaste bloccate al 7 ottobre. Conosco le storture di Israele. Non voglio santificare nessuno ma credo che molte persone non abbiano capito cosa sia realmente successo quel giorno. Tutti l’hanno sentito ma pochi hanno ascoltato. Quando il messaggio è troppo terrificante è meglio non ascoltare. Lo capisco bene. A me il messaggio è arrivato forte e chiaro e non ci dormo la notte. Hamas ha agito ciò che ha dichiarato senza alcuna vergogna per moltissimo tempo. Hamas desidera lo sterminio del popolo ebraico dentro e fuori Israele. Non è una mia esagerazione. C’è scritto nel suo statuto di morte e devastazione nero su bianco. C’è scritto così esplicitamente che già prima del 7 ottobre era difficile non comprendere il messaggio ma da poche settimane è anche chiara la modalità e la determinazione con la quale lo vuole agire. Il 7 ottobre nemmeno i cani sono sopravvissuti all’incursione dell’odio. Eppure gli animalisti non si sono sentiti di accusare Hamas. D’altronde.. il 48.. Hamas vuole annientare lo stato di Israele “from the river to the sea” e le sue urla giungono in piazza nella mia amata Milano “a morte gli ebrei” in cortei che si dichiarano pacifisti. Eppure le persone pensano ancora che sia solo un modo di dire. Nessun gioco di parole. La questione è da prendere alla lettera. Israele è un pezzo di terra più piccolo della Lombardia. Il 7 ottobre avesse avuto Hamas un arsenale più potente avremmo assistito ad una devastazione su scala ancora più immensa. Avesse potuto eliminare israele dalla faccia della terra lo avrebbe fatto. L’intento è lo sterminio. Lo dice e lo ripete ma in tanti non vogliono credere alle proprie orecchie. L’odio è tale che Hamas, per uccidere qualche israeliano con i razzi, è disposto a farsene letteralmente cadere in testa una percentuale altissima. Il razzo arrivato sull’ospedale di Al Ahli era di Hamas. Ma quando si è capito che i morti non fossero imputabili ad Israele la notizia ha smesso di fare rumore. I morti che Hamas genera nei Territori palestinesi non interessano quasi a nessuno. Sono a migliaia ma nessuno piange per loro. Nessun difensore dei diritti piange per le infanzie rubate dall’odio e dalla propaganda. Bambini indottrinati ad imparare le sottrazioni ragionando su “se ho 20 ebrei quanti rimangono se ne ammazzo 5?” Non è forse questa una violazione dell’infanzia? Ieri il Leader di Hamas dalla comoda Doha Invita pubblicamente donne e bambini al sacrificio, dice “abbiamo bisogno del sangue di donne bambini e anziani” Lo sta dichiarando in un video, apertamente, senza nascondersi. Eppure nessuno scende in piazza. Non sarà mica lui il cattivo se così tante persone scendono in piazza a manifestare contro Israele. Il popolo palestinese ha gli ospedali che affrontano una crisi umanitaria. C’è scarsità di acqua a Gaza. Vediamo le migliaia di razzi lanciati da Hamas e non vogliamo credere ai nostri occhi. Non vogliamo fare uno più uno. Se i razzi partono, qualcosa gli alimenta. Hamas preferisce usare le risorse energetiche che ha per lanciare razzi piuttosto che alimentare i propri ospedali. Meglio uccidere qualche israeliano che garantire il funzionamento dei desalinizzatori che rendono l’acqua del mare potabile per la gente di Gaza. Perché nessuno crede ai propri occhi? Concludo con un aneddoto personale. Un giorno assisto ad un pestaggio. Una ragazza viene massacrata dal fidanzato. Mi metto in mezzo. Porto lei in bagno e lui viene allontanato da alcuni presenti. Chiamo la Polizia. Spiego la situazione. Mi prendono seriamente e stanno per mandare una volante “Mi dica il suo cognome” lo dico. Un lungo silenzio.. “Signora capisce quando parlo?” “Si abbiamo parlato fino ad ora. Sono italiana e le dico che se non venite subito ci saranno dei titoli drammatici sul giornale i prossimi giorni”. Nulla. Il mio cognome Arabo ha annullato le conoscenze che aveva il poliziotto in favore dei suoi pregiudizi. Il pregiudizio annulla il giudizio dunque sentiamo ma non ascoltiamo, guardiamo ma non vogliamo vedere ciò che gli occhi ci mostrano, le orecchie sentono ma non ascoltano.
L'antisemitismo c'era ovunque, e io il perché francamente non lo capisco. È vero che gli ebrei ultraortodossi sono molto chiusi (i primi ghetti si sono creati non tanto per volontà degli ospitanti, ma perché una legge della Torah pare proibisca di mescolarsi ai "gentili") quindi potevano avere difficoltà a integrarsi con regimi altrettanto chiusi come quelli musulmani o l'impero zarista. Ma non mi tolgo dalla mente la risposta secca, a suo modo sia ingenua che cinica, di Stangl (comandante di Treblinka) alla giornalista che gli chiedeva "Perché, secondo lei, si volevano uccidere gli ebrei?": "Per mettere le mani sui loro soldi, che altro?". Nemmeno lui, ufficiale di polizia austriaco finito per caso a dirigere un campo di sterminio, sapeva di preciso il perché.
Cheguevara wrote: Appena costituito, dalle grandi potenze vincitrici del secondo conflitto mondiale, il nuovo stato di Israele, sono iniziati gli attacchi di tutto il circostante mondo arabo.
Non è affatto facile stabilire chi abbia iniziato. Gli inglesi che amministravano la zona se ne sono sostanzialmente fregati: si è deciso per le due nazioni e bon, il resto affari vostri. E forse si poteva anche fare, ma è subito scoppiata una guerra. Se Israele non avesse vinto, sarebbe stata cancellata, e noi non saremmo qui a farci menate su chi ha più torti, a calcolare percentuali di vittime o a risalire fino ai tempi di Salomone per trovare giustificazioni per chissà cosa (come succede su social e talk-show).

Creare uno stato ebraico nel bel mezzo di popoli che li odiavano già in principio, per me non è stata un'idea brillante (io non lo sapevo, ma all'epoca si era parlato di creare uno stato ebraico in America o altrove, e forse erano idee più sensate). Ma fino ad allora nella regione non c'erano gli stati nazionali moderni. Quando hanno iniziato a formarsi, ebrei e palestinesi hanno voluto il loro, come i giordani o altri, ma non c'era davvero la necessità. Si poteva fare uno stato che comprendesse entrambi, con uguali rappresentanze al governo, e tutele per tutti. Invece no, bisognava farne per forza una questione "o loro o noi". Il risultato è che, dopo quasi ottant'anni di sangue versato inutilmente, siamo arrivati qui: al punto di partenza.
Cheguevara wrote: Credo che dopo l'ultima guerra mondiale non sia esistito un altro periodo altrettanto pericoloso di quello che il mondo sta vivendo.
Sono d'accordo, e mi spaventa molto più della guerra in Ucraina e delle minacce nucleari campate in aria. Si rischia di arrivare allo scontro di civiltà, il che significa che non avrà più importanza di che nazionalità si è: quello dall'altra parte è il nemico, e basta, non importa se o cosa abbia fatto. Non sarebbe una guerra per le terre e le risorse (brutta ma già vista) ma per le semplici idee, quindi senza alcun confine.

dyskolos wrote: L'esperienza di più popoli in uno stato oggi è molto frequente nel mondo, che è pieno di "stati plurinazionali" (come li chiamo io). Mi pare più facile questa soluzione che quella di "due popoli due stati".
Sarebbe una soluzione ottimale, ma vista la profondità dell'odio che ormai si è instaurato (e che si diffonde perfino al di fuori) io non solo propendo per i due Stati, ma alzerei un muro alto dieci metri tra l'uno e l'altro. Passeranno secoli prima che questo tipo di odio reciproco si possa estinguere.
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
La salvatrice di libri orfani (Alcheringa)
Il lato sbagliato del cielo (Arkadia)
Il tredicesimo segno (Words)

Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

1341
Silverwillow wrote: Avremmo risolto i guai derivati dall'egoismo, dalla maleducazione e dalla mancanza di buon senso
Non sarebbe poco :-)

Silverwillow wrote: i cannoli li accetto volentieri (ne ho mangiati di buonissimi a Messina, niente a che vedere con le imitazioni delle nostre pasticcerie). Se passi dalle mie parti, contattami :lol:
Non mancherò :lol:

Silverwillow wrote: a me interessano sempre questi punti di vista misti e spesso più ampi
Anche a me, grazie! Molto interessante!

Silverwillow wrote: presenza in Israele degli ebrei da ben prima del 48, acquisto legale di terreni etc
La prima parte la sapevo, la seconda no. Questo effettivamente cambia un po' di robe mentali mie.

Silverwillow wrote: Nessun difensore dei diritti piange per le infanzie rubate dall’odio e dalla propaganda. Bambini indottrinati ad imparare le sottrazioni ragionando su “se ho 20 ebrei quanti rimangono se ne ammazzo 5?” Non è forse questa una violazione dell’infanzia?
Atroce, ma purtroppo è vero. Ciò amplifica il conflitto. Le scuola palestinesi e quelle israeliane dovrebbe smetterla di insegnare odio verso l'altro. Dovrebbero insegnare la pace.

Silverwillow wrote: Sarebbe una soluzione ottimale, ma vista la profondità dell'odio che ormai si è instaurato (e che si diffonde perfino al di fuori) io non solo propendo per i due Stati, ma alzerei un muro alto dieci metri tra l'uno e l'altro
Io non sono contrario al "due popoli, due stati", ma ritengo che la soluzione "due popoli, uno stato" sia più semplice. So che sono entrambe utopie, ma ritengo che, se ragioniamo nell'ottica della pace, la diplomazia deve intervenire (se ha ancora un senso) e rifondare lo stato di Israele/Palestina (poi sceglieremo un nome) come avvenne malamente alla fine della seconda guerra mondiale. Uno stato multietnico, laico, con libere elezioni a cui parteciperebbero tutti i cittadini di tutte le culture, un solo parlamento, una legge comune e due lingue ufficiali (arabo ed ebraico). Parlo di un solo stato e non di due perché "due stati" implicherebbe un trasferimento (deportazione?) di popoli, invece un solo stato permetterebbe a tutti di vivere nella propria terra.
Io considero l'esperimento recente della Nuova Zelanda. Sarò breve. Nel 1840 gli Inglesi invasero Aotearoa (vecchio nome maori pre-inglese delle due isole della NZ), ma poi nel 1987 il parlamento (tutto inglese) emise il "maori language act", una legge con cui venivano equiparate in tutto e per tutto le comunità dei due popoli  (Inglesi e Maori) e con cui si metteva fine alle rivolte dei Maori. Addirittura quella legge prevedeva l'ufficializzazione della lingua dei Maori e oggi la NZ ha due lingue ufficiali: inglese e maori; e i Maori vivono dove hanno sempre vissuto. A livello internazionale, la NZ presenta squadre nazionali di rugby formate quasi solo da Maori, sia in campo maschile (All Blacks) sia in campo femminile (Black Ferns). Nel breve video di una haka al femminile che ti metto sotto, la bandiera che all'inizio la giocatrice Maori depone con cura per terra non è la bandiera dello stato della NZ, ma quella del popolo maori.
Io replicherei lo stesso nello stato di Israele/Pelestina.
Pensa che all'Eurovision Song Contest Israele è sempre ammesso in quanto stato europeo anche se lì non è proprio Europa.

Silverwillow wrote: Si poteva fare uno stato che comprendesse entrambi, con uguali rappresentanze al governo, e tutele per tutti.
Appunto! Se, come dicevo sopra, la diplomazia internazionale ha ancora un senso, allora dovrebbe andare nella direzione del "due popoli, uno stato".



Il Sommo Misantropo

Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

1342
Più andiamo avanti e più mi sembra di avere dei governanti che invece di essere uomini sono adolescenti. Perché adolescenti? Perché non c'è impresa più ardua che far usare la testa agli adolescenti e i governanti attuali la testa non la usano se non nei peggiori dei modi. E così facendo le cose vanno sempre peggio, perché si dà l'esempio che si può e si deve fare il peggio. Tra le ultime cose, dopo che i governi occidentali si sono schierati con Israele, nei paesi che danno l'appoggio ricominciano a comparire le stelle di David sulle case degli ebrei; non bastava l'isteria di certi paesi musulmani (fra parentesi, non vorrei che prima o poi in Iran accadesse quanto accaduto a Ceaușescu), no, ci si deve mettere del nostro. Fra un po' vedremo la caccia all'ebreo. Non c'è mai fine all'imbecillità umana?

Per protesta, Zerocalcare, vista la situazione attuale e visto chi patrocina il festival, diserterà Lucca Comics. E tocca accettare che quelli che ragionano di più sulla questione non sono i politici. Crozza docet.

(Nel 2034, se ci saremo ancora, i Mondiali di calcio si terranno, come già detto, in Arabia Saudita. Infantino asservito ai soldi arabi. Vergogna.)
Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
https://www.lestradedeimondi.com/

Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

1343
dyskolos wrote: So che sono entrambe utopie, ma ritengo che, se ragioniamo nell'ottica della pace, la diplomazia deve intervenire (se ha ancora un senso) e rifondare lo stato di Israele/Palestina (poi sceglieremo un nome) come avvenne malamente alla fine della seconda guerra mondiale. Uno stato multietnico, laico, con libere elezioni a cui parteciperebbero tutti i cittadini di tutte le culture, un solo parlamento, una legge comune e due lingue ufficiali (arabo ed ebraico). Parlo di un solo stato e non di due perché "due stati" implicherebbe un trasferimento (deportazione?) di popoli, invece un solo stato permetterebbe a tutti di vivere nella propria terra.
Dopo la seconda guerra mondiale, sono stati ridisegnati molti confini con la forza: milioni di tedeschi, slovacchi, ungheresi, polacchi, ecc. hanno dovuto lasciare le loro case e migrare. Si sono adattati, non hanno iniziato una lotta armata, sebbene fosse una palese ingiustizia.
Il problema secondo me non è la terra: meglio ricominciare da zero altrove che dover vivere costantemente nella paura. La storia è piena di popoli costretti a spostarsi, non capisco davvero perché in questo caso non si riesca a mollare l'osso, e preferiscano tutti mantenere uno stato di cose che non permette una vita normale a nessuno.
La soluzione dei due stati è stata sempre respinta. Quella di uno stato solo era irrealistica dal principio, perché gli scontri tra arabi e israeliani sono iniziati molto prima del '48 e della proposta Onu dei due stati. Non c'è mai stata un'ottica della pace, e in questi giorni vedo riemergere un odio che non pensavo neanche potesse esistere, e che personalmente non capisco. Senza contare che la questione dipende molto anche dai paesi attorno, e che l'unico spiraglio di speranza raggiunto con tanta fatica (gli accordi di Abramo) è stato fatto naufragare, apposta, dai terroristi. I paesi arabi attorno non vogliono la pace, ma l'annientamento, e non c'è un'autorità palestinese forte e riconosciuta che possa imporsi e mediare. La diplomazia internazionale può (e deve) intervenire sulle conseguenze, come gli ostaggi israeliani, i civili di Gaza massacrati, o gli aiuti umanitari, ma non può fare altro.
L'Alto Adige, se potesse, voterebbe per un'annessione all'Austria, ma nessuno, nemmeno durante l'oppressione fascista, ha preso in mano le armi. E l'Austria non ha mai mandato armi, né soldati o agitatori. La guerra ha costi altissimi per tutti, anche i vincitori, solo i fanatici la prendono in considerazione come mezzo politico. E questi ultimi non si possono indurre a trattare secondo la ragione e il vantaggio per i loro popoli, perché hanno un sistema di valori diverso dal nostro.
dyskolos wrote: Addirittura quella legge prevedeva l'ufficializzazione della lingua dei Maori e oggi la NZ ha due lingue ufficiali: inglese e maori; e i Maori vivono dove hanno sempre vissuto. A livello internazionale, la NZ presenta squadre nazionali di rugby formate quasi solo da Maori, sia in campo maschile (All Blacks) sia in campo femminile (Black Ferns). Nel breve video di una haka al femminile che ti metto sotto, la bandiera che all'inizio la giocatrice Maori depone con cura per terra non è la bandiera dello stato della NZ, ma quella del popolo maori
Mi pare che la cosa dimostri solo che l'identità locale, se libera di esprimersi, prevale sull'imposizione coloniale. Ma ogni situazione di questo tipo (il colonialismo ha fatto un sacco di danni) è diversa. Nel caso di Israele non c'è stato un colonialismo, a parte la breve parentesi del mandato britannico. È una situazione molto più complicata.
dyskolos wrote: Appunto! Se, come dicevo sopra, la diplomazia internazionale ha ancora un senso, allora dovrebbe andare nella direzione del "due popoli, uno stato".
Io non vorrei essere catastrofista, ma gli assalti agli aerei israeliani, le stelle di Davide e le svastiche comparse in giro per l'Europa, nonché le molotov contro le sinagoghe mi fanno dubitare che ci potrà essere una soluzione diplomatica e basata sulla razionalità.
M.T. wrote: Non c'è mai fine all'imbecillità umana?
Mi sa di no (Einstein diceva: due cose sono infinite, l'universo e la stupidità umana, ma sull'universo ho ancora dei dubbi). La vita è difficile, e fa sempre comodo un nemico a cui addossare tutte le colpe, chiunque sia.
M.T. wrote: Per protesta, Zerocalcare, vista la situazione attuale e visto chi patrocina il festival, diserterà Lucca Comics. E tocca accettare che quelli che ragionano di più sulla questione non sono i politici.
Non sono una sua fan (più che altro perché non leggo fumetti) ma conosco le sue idee, e mi pare che questa sua decisione sia in contrasto con esse, e che alimenti inutili divisioni più che esprimere solidarietà (verso cosa poi? i due artisti israeliani a cui è dovuto lo sponsor non sono responsabili di niente)
M.T. wrote: Nel 2034, se ci saremo ancora, i Mondiali di calcio si terranno, come già detto, in Arabia Saudita. Infantino asservito ai soldi arabi. Vergogna.
2034? Di questo passo, chi ci arriva?  :D 
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
La salvatrice di libri orfani (Alcheringa)
Il lato sbagliato del cielo (Arkadia)
Il tredicesimo segno (Words)

Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

1344
Silverwillow wrote: La soluzione dei due stati è stata sempre respinta. Quella di uno stato solo era irrealistica dal principio, perché gli scontri tra arabi e israeliani sono iniziati molto prima del '48 e della proposta Onu dei due stati. Non c'è mai stata un'ottica della pace, e in questi giorni vedo riemergere un odio che non pensavo neanche potesse esistere, e che personalmente non capisco. Senza contare che la questione dipende molto anche dai paesi attorno, e che l'unico spiraglio di speranza raggiunto con tanta fatica (gli accordi di Abramo) è stato fatto naufragare, apposta, dai terroristi. I paesi arabi attorno non vogliono la pace, ma l'annientamento, e non c'è un'autorità palestinese forte e riconosciuta che possa imporsi e mediare.
L'odio non lo comprendo nemmeno io, ma purtroppo c'è :-(
Io proporrei una mega-conferenza di pace a cui parteciperebbero tutti i paesi arabi attorno e altri. In questa conferenza ognuno dovrebbe mettere un masso sul passato e ricominciare da capo, con opportune compensazioni ed equilibri. Per esempio e per semplificare le cose, Israele potrebbe rinunciare alle alture del Golan e la Giordania potrebbe rinunciare definitivamente alla Cisgiordania e cederla al nuovo stato rifondato di Israele/Palestina, ma (ripeto) tutto dipenderà dagli accordi di questa mega-conferenza di pace.
Naturalmente parlo in prospettiva futura. Oggi non si può, ma ci si può lavorare su invece di continuare a parlare di armi e a contare morti e feriti.

Silverwillow wrote: La diplomazia internazionale può (e deve) intervenire sulle conseguenze, come gli ostaggi israeliani, i civili di Gaza massacrati, o gli aiuti umanitari, ma non può fare altro.
Secondo me potrebbe fare altro. Dovrebbe uscire dalla logica secondo cui uno si circonda da una linea arbitraria e dentro fa ciò che vuole. Eh, no, caro mio signore della guerra, c'è sempre un diritto internazionale da rispettare e diritti umani da garantire. Mi rivolgo pure a voi, cari signori, che non avete soldi per l'ospedale di Gaza ma poi cicciano fuori quando dovete fare rombare un cannone, ve lo dico con una parola araba così forse mi capite: ci avete rotto i cabbasisi! So che vi fate tanti quattrini con l'industria bellica, ma perché non convertite la vostra produzione? Ricordate che i confini e gli stati sono arbitrari e si possono cambiare: in natura non ci sono stati, le persone invece quelle sì.

Silverwillow wrote: È una situazione molto più complicata.
Certo, hai ragione, ma si può lavorare per la multietnicità. La NZ è solo un esempio di gente che occupa terre altrui, ma poi riconosce gli occupati. Quando i Maori, nel quarantennio 1280-1320, occuparono Aotearoa (nome maori delle due isole della NZ) trovarono una terra deserta dove non c'era traccia precedente di Homo Sapiens. Poi nel 1840 gli Inglesi sbarcarono in NZ e invece ci trovarono i Maori, i quali non avevano mai lottato con altri (tanto non c'era nessuno intorno) e non avevano armi: potevano solo lanciare sassi contro gli Inglesi, che avevano un esercito organizzato, moderno e forte. Poi però nel 1987 gli Inglesi riconobbero i Maori e li equipararono in tutto e per tutto a loro stessi. Oggi la NZ è un paese multietnico sostanzialmente in pace e le statistiche ci dicono che è uno dei luoghi del mondo con la migliore qualità della vita. Le culture, quando si mescolano, producono ottimi frutti.
Questo è solo un esempio. Altro esempio è la Sicilia, dove circa mille anni fa i Normanni (un popolo scandinavo) vennero da fuori e trovarono gli Arabi, ma non ci fu alcuna guerra, solo un accordo pacifico. Gli Arabi si fusero con i nuovi arrivati, i quali non gli torsero nemmeno un capello, ma anzi diedero vita alla "civiltà arabo-normanna", patrimonio UNESCO dal 2015. Ancora oggi, se vai in giro a Balàrm (nome arabo di Palermo), trovi alcuni cartelli agli angoli delle stradine scritte con tre alfabeti, latino, ebraico e arabo. Sì, nell'Isola vivevano anche tanti Ebrei. Arabo ed ebraico insieme.
Considera che allora l'ignoranza si tagliava col coltello e l'analfabetismo raggiungeva il 98% della popolazione. Com'è che oggi, che siamo tutti allittrati, non riusciamo a fare nulla del genere?

M.T. wrote: Nel 2034, se ci saremo ancora, i Mondiali di calcio si terranno, come già detto, in Arabia Saudita. Infantino asservito ai soldi arabi. Vergogna
Tranquillo! Tanto non ci saremo :-)
Comunque mi ha colpito che già oggi si sa chi ospiterà i mondiali del 2034. Sì, insomma, siamo solo nel 2023. A ogni modo, Infantino mi ha deluso.
Il Sommo Misantropo

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1345
dyskolos wrote: Io proporrei una mega-conferenza di pace a cui parteciperebbero tutti i paesi arabi attorno e altri. In questa conferenza ognuno dovrebbe mettere un masso sul passato e ricominciare da capo, con opportune compensazioni ed equilibri. Per esempio e per semplificare le cose, Israele potrebbe rinunciare alle alture del Golan e la Giordania potrebbe rinunciare definitivamente alla Cisgiordania e cederla al nuovo stato rifondato di Israele/Palestina, ma (ripeto) tutto dipenderà dagli accordi di questa mega-conferenza di pace.
Se c'è la volontà, le cose si fanno facilmente. Un pezzo di terra in più o in meno non cambia la vita. Quella dei due stati mi pare comunque l'opzione più realistica, e più sicura per tutti, al momento. Qualche israeliano e qualche palestinese dovrà spostarsi, ma si è già fatto in passato senza drammi, e si possono prevedere compensazioni monetarie e aiuti con la casa e il lavoro (riducendo magari le spese per le armi, che servirebbero meno). Il problema principale è che non vedo una volontà: i palestinesi intervistati non rivendicano mai un loro stato, ma la cacciata/distruzione degli occupanti israeliani. Che abbiano ragione o no, non si può iniziare nessuna trattativa su queste basi.
dyskolos wrote: Eh, no, caro mio signore della guerra, c'è sempre un diritto internazionale da rispettare e diritti umani da garantire.
Mi pare che si stia facendo poco, non dico per risolvere la situazione (che oggettivamente è complicata), ma anche per i diritti. Israele ha bisogno degli USA, quindi Biden dovrebbe alzare la voce, non solo per permettere gli aiuti (cosa che mi pare stia facendo decentemente) ma per limitare i bombardamenti israeliani (non si può ammazzare cinquanta civili per far fuori un solo terrorista, è una follia, come bruciare un'intera casa solo perché ci è entrato uno scarafaggio...).
dyskolos wrote: Oggi la NZ è un paese multietnico sostanzialmente in pace e le statistiche ci dicono che è uno dei luoghi del mondo con la migliore qualità della vita. Le culture, quando si mescolano, producono ottimi frutti.
Sì, ma ci vuole un minimo di apertura da entrambe le parti. Gli inglesi, con tutte le loro colpe di colonialisti, sono gente che ragiona e con cui si può parlare. I fondamentalisti islamici no. A meno che per miracolo non esca fuori un leader palestinese carismatico e davvero interessato al benessere della sua gente, non ci sono interlocutori.
dyskolos wrote: Considera che allora l'ignoranza si tagliava col coltello e l'analfabetismo raggiungeva il 98% della popolazione. Com'è che oggi, che siamo tutti allittrati, non riusciamo a fare nulla del genere?
L'ignoranza non è sinonimo di intolleranza. Facevo più su l'esempio di mia madre (che vale per tutte le valli trentine degli scorsi secoli): si convive benissimo anche con lingue, religioni e tradizioni diverse, perché siamo tutti umani, e abbiamo tutti più o meno gli stessi problemi.
Se israeliani e palestinesi, dopo settant'anni, non ci sono riusciti, evidentemente il problema va al di là. Poi non vale per tutti: molti israeliani (specie quelli dei kibbutz, che per ironia del destino sono stati quelli presi di mira) sono per la pace e l'integrazione. E molti palestinesi in Israele si trovano bene e vivono le loro vite tranquillamente. È il fanatismo, e la violenza che ne deriva, a rendere impossibile l'integrazione. Per questo il fanatismo è una delle cose che proprio non sopporto, avvelena per sempre tutto ciò che tocca.
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

1346
Silverwillow wrote: È il fanatismo, e la violenza che ne deriva, a rendere impossibile l'integrazione. Per questo il fanatismo è una delle cose che proprio non sopporto, avvelena per sempre tutto ciò che tocca.
Ed è un fatto innegabile che all'origine dei fanatismi ci sono quasi sempre le religioni. Dall'occhio per occhio degli ebrei, al Dio lo vuole dei crociati. all'Allah u akbar di Hamas, ISIS e radicalisti musulmani vari, passando per la guerra santa contro l'occidente corrotto propugnata, in affiancamento a Putin, dal Patriarca ortodosso di Mosca, orrendi massacri  vengono da sempre perpetrati in nome delle religioni, che trovano sempre qualche criminale interessato pronto a interpretarle in funzione di un fine che con la religione non ha nulla a che vedere. Da sempre, a memoria d'uomo. Bisognerebbe abolire l'uso pubblico della religione, ma mi rendo conto che è impossibile, crollerebbe l'economia mondiale.
Mario Izzi
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

1347
Silverwillow wrote: Se c'è la volontà, le cose si fanno facilmente.
Sì, infatti!
Nel 1814/15 si celebrò il famoso Congresso di Vienna, in cui fu restaurata la situazione europea a prima della rivoluzione francese e delle campagne napoleoniche. Anche allora c'erano i fanatici, eppure il congresso andò discretamente bene. Quando si vuole, si può. Ma forse il punto è che non si vuole, eppure io tenterei una strada simile con il modello neozelandese nella mente. Cheguevara parlava del fatto che le grandi potenze vincitrici della seconda guerra mondiale si sono messe assieme per creare lo stato di Israele. Quello che mi chiedo io è come mai le cose in passato si riusciva a farle e oggi non più.

Silverwillow wrote: Un pezzo di terra in più o in meno non cambia la vita. Quella dei due stati mi pare comunque l'opzione più realistica, e più sicura per tutti, al momento. Qualche israeliano e qualche palestinese dovrà spostarsi, ma si è già fatto in passato senza drammi
Per come la vedo io, nel mondo moderno non si può fare più perché oggi è diventato più complesso di una volta. Cerco di spiegarmi con qualche esempio. C'è una israeliana che ha un negozio ben avviato a Eilat e improvvisamente le dicono che deve trasferirsi a nord, poniamo a Nazareth, perché nel frattempo qualcuno ha deciso che il sud oggi è terra dello stato palestinese e quindi non ci più stare più. Così aumenti l'odio che già c'è. Se invece le dici, nello spirito di "due popoli, uno stato", che può rimanere dove è sempre stata e continuare a vendere merce ai propri clienti di sempre (che nel frattempo non sono stati spediti altrove), quella lo farà volentieri e forse riduci l'odio, almeno formalmente, soprattutto se consideri che quel negozio un giorno verrà ereditato, per esempio, dalla figlia. Non si mai che, lungo le generazioni che passano, un giorno l'odio tra Israeliani e Palestinesi scemerà fino a sparire del tutto (me lo auguro).
C'è una giovane ebrea israeliana che frequenta l'università di Eilat e le dici che si deve trasferire a Nazareth, nel nord, perché c'è un accordo che prevede che Eilat è territorio dello stato palestinese. Come risultato ottieni che questa odierà ancora di più quei fottutissimi palestinesi, che la stanno cacciando via. Se invece le dici che può continuare a frequentare i luoghi che ha sempre frequentato, per lei non cambia niente e non sfasci famiglie. Poi quella va a Nazareth e (tadàààà!) non c'è la sua facoltà (taratattààà), non c'è. Che fa? A Eilat non ci può più tornare perché adesso ci sono due stati…
Poi c'è un pescatore di Eilat che ormai sa tutti i segreti per pescare fruttuosamente nel mar Rosso e a un certo punto gli dici che deve andare a pescare più a nord nel Mediterraneo.
Poi c'è una donna che ha una vigna a Eilat e lì produce ottimo vino per via del microclima di Eilat. Un giorno le dici che deve trasferirsi armi e bagagli a Nazareth a coltivare del pessimo vino. Se invece, nell'ottica di un solo stato, può rimanere dove è e continuare a produrre ottimo vino, che poi magari io compro mentre non comprerei mai il vino pessimo di Nazareth.
Metti che c'è un bambino che frequenta la scuola elementare a Eilat. Gli dici che deve abbandonare gli amichetti d'infanzia? Ottima idea per una buona integrazione! Non c'è male :-)
E cosa succede con le pensioni? I pensionati continueranno a ricevere una pensione?

Silverwillow wrote: Gli inglesi, con tutte le loro colpe di colonialisti, sono gente che ragiona e con cui si può parlare. I fondamentalisti islamici no
Non santificherei gli Inglesi di allora. Tutti capiscono il linguaggio dei soldini, persino i fondamentalisti islamici… Prova solo a mettere qualche miliarduccio nelle mani di un estremista islamico e a chiedergli qualcosa in cambio (anche poco), poi torni da me e mi racconti. Ahemmm… scusa, oggi nella neolingua le cose non si raccontano più, ma si condividono… Scusami, sono rimasto all'antica ;-)

Silverwillow wrote: L'ignoranza non è sinonimo di intolleranza
Vero in generale, ma quella era una società dalla mentalità molto chiusa e abituata a stare su un'isola. Non c'erano libri, giornali, televisione, radio, energia elettrica, Internet, ecc… Le donne sfornavano circa quindici figli a vita e spesso morivano di parto. Una moglie di un re di Sicilia morì a sedici anni partorendo il terzo figlio. La donne diventavano maggiorenni a dodici anni e di solito già a quella età erano incinte (d'altronde non c'era ancora la televisione… :-P ).

Quando veniva una nave dal mare, attraccava e gli occupanti saltavano giù armati fino ai denti. Non c'erano cellulari. Non si sapeva nulla dei nuovi arrivati. L'ostilità verso lo straniero era massima e giustificata, eppure Siciliani, Arabi ed Ebrei convivevano in una sostanziale pace tutti insieme. Allora l'ignoranza si tagliava col coltello ed erano quasi tutti analfabeti. Oggi invece, che tutti sappiamo leggere libri e giornali, seguire la TV, scrivere scemenze sui social, navigare nel Web, viaggiare con aerei, fare diete e jogging, ecc…, non riusciamo a fare più niente?
Per me la via neozelandese va tentata.

Silverwillow wrote: È il fanatismo, e la violenza che ne deriva, a rendere impossibile l'integrazione
Esatto, giustissimo! :-)
Ma proviamoci. Tanto, anche se fai due stati, i terroristi un modo per lanciare bombe sugli altri lo trovano sempre. Lo trovano anche se ne fai uno, certo, ma dobbiamo andare avanti.

Cheguevara wrote: Bisognerebbe abolire l'uso pubblico della religione, ma mi rendo conto che è impossibile, crollerebbe l'economia mondiale
Ineccepibile! Io comunque spero che un giorno qualcuno di potere abbia il coraggio di proporre il divieto di produrre e commercializzare armi a livello globale.
Il Sommo Misantropo

Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

1348
dyskolos wrote: Quello che mi chiedo io è come mai le cose in passato si riusciva a farle e oggi non più.
Perché in passato la mancanza di diritti era normale. Le questioni si risolvevano facilmente, ma perlopiù con la forza. Oggi non è più accettabile (e per fortuna, direi).
dyskolos wrote: Per come la vedo io, nel mondo moderno non si può fare più perché oggi è diventato più complesso di una volta. Cerco di spiegarmi con qualche esempio.
Tutte queste persone potrebbero essere risarcite: al negozio possono essere tolte le tasse e l'affitto per un tot di anni, finché non ingrana. La studentessa può benissimo studiare altrove (se la stessa facoltà non c'è, si può creare). Il pescatore pescherà qualcos'altro, anche lì con finanziamenti per il cambio di attività o per fare un corso apposito su nuove tecniche. Non puoi risarcire la perdita dei luoghi familiari o delle amicizie, ma puoi sottolineare il vantaggio collettivo e personale: quel negozio, quella scuola e quel peschereccio nessuno li bombarderà. Potranno vivere in un appartamento privo di bunker o camere di sicurezza. Non aumenterebbe l'odio, nella misura in cui il governo (non quello di Netanyahu o di Abu Mazen, ne servono di nuovi) saprà convincere tutti che si è raggiunta una pace storica e una grande occasione per il futuro, che vale più di ogni preoccupazione personale.
Ma la mia idea dei due stati non esclude che chi si verrà a trovare in territorio straniero possa restarci (a suo rischio, finché la situazione non si stabilizza). Una volta trovata una soluzione che vada bene a tutti, non vedo motivo per cui i due popoli non possano convivere anche parzialmente mescolati, secondo il modello neozalendese che riporti, o altri.
dyskolos wrote: Metti che c'è un bambino che frequenta la scuola elementare a Eilat. Gli dici che deve abbandonare gli amichetti d'infanzia? Ottima idea per una buona integrazione! Non c'è male :-)
Io ho cambiato più scuole, e mi sono integrata sempre. I bambini sono molto più intelligenti e adattabili di noi. Basta spiegargli con chiarezza cosa succede, e l'accetteranno meglio degli adulti.
dyskolos wrote: Non santificherei gli Inglesi di allora. Tutti capiscono il linguaggio dei soldini, persino i fondamentalisti islamici… Prova solo a mettere qualche miliarduccio nelle mani di un estremista islamico e a chiedergli qualcosa in cambio (anche poco), poi torni da me e mi racconti.
Non santifico gli inglesi, per carità. Ma quando gli imperi coloniali hanno iniziato a dissolversi si sono resi conto che comunque erano troppo complicati e dispendiosi da mantenere, non ci si sono attaccati con le unghie. Gli estremisti sono un sistema più complicato: ci sono quelli che sfruttano le situazioni scomode e il fanatismo altrui per starsene comodi in hotel a 5 stelle, e ci sono quelli che in certe idee credono davvero. Questi ultimi purtroppo sono la maggioranza, e sono più pericolosi: la loro massima aspirazione è diventare martiri, ammazzando il nemico di turno (e mi pare che tutto il resto del mondo sia un potenziale nemico).
No, gli estremisti veri non si fanno corrompere, hanno un'assoluta certezza nelle idee di morte che affermano. È paradossale, ma mi fa meno paura uno che puoi corrompere col semplice denaro: almeno risulta umano, e comprensibile, anche se condannabile.
dyskolos wrote: Non si sapeva nulla dei nuovi arrivati. L'ostilità verso lo straniero era massima e giustificata, eppure Siciliani, Arabi ed Ebrei convivevano in una sostanziale pace tutti insieme
Secondo me i problemi e i saltuari scontri c'erano anche allora. Forse non ne è rimasta memoria solo perché non sono stati ritenuti abbastanza importanti da essere tramandati.
Non voglio essere pessimista, ma alcune situazioni il pessimismo te lo tirano fuori...
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

1349
Silverwillow wrote: la loro massima aspirazione è diventare martiri, ammazzando il nemico di turno (e mi pare che tutto il resto del mondo sia un potenziale nemico).
Proprio come dicevo poco fa: il fanatismo derivante dalla superstizione (perché è nella superstizione che spesso sconfinano le religioni). Il martire si fa saltare in aria perché l'hanno convinto che così finirà dritto fra le braccia di Allah, con una dotazione di settanta vergini. Scarsa intelligenza, cultura prossima a zero, facile manipolabilità, sono caratteristiche fondamentali del perfetto terrorista.
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

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Silverwillow wrote: Tutte queste persone potrebbero essere risarcite: al negozio possono essere tolte le tasse e l'affitto per un tot di anni, finché non ingrana. La studentessa può benissimo studiare altrove (se la stessa facoltà non c'è, si può creare). Il pescatore pescherà qualcos'altro, anche lì con finanziamenti per il cambio di attività o per fare un corso apposito su nuove tecniche.
Silverwillow wrote: Ma la mia idea dei due stati non esclude che chi si verrà a trovare in territorio straniero possa restarci (a suo rischio, finché la situazione non si stabilizza). Una volta trovata una soluzione che vada bene a tutti, non vedo motivo per cui i due popoli non possano convivere anche parzialmente mescolati, secondo il modello neozalendese che riporti, o altri.
Sì, bravissima, una soluzione vantaggiosa per tutti si può sempre trovare, ma dubito che si possa trasferire il microclima che ti consente di ottenere buon vino e nella mente israeliana si creerebbe una cosa come "Quei fottutissimi palestinesi mi rubano la terra e se le tengono loro e ora loro ci coltivano ottimo vino, mentre a me mi fanno sloggiare altrove a coltivare vino da schifo". Così l'odio cresce. Per quanto riguarda il pescatore, non basta un corso perché avresti comunque perso un bagaglio di esperienze secolare. Quanto al negozio, mi piace l'idea di tramandare qualcosa alle nuove generazioni, in un'ottica di pace o quantomeno di riduzione dell'intensità del conflitto.
Mi viene in mente anche il modello finlandese, dove in un singolo stato (la Finlandia) convivono pacificamente due popoli: i Finlandesi e i Sami. Anche qui (non solo in NZ) siamo in presenza di un paese che da decenni è in cima alle classifiche di qualità della vita.

Silverwillow wrote: I bambini sono molto più intelligenti e adattabili di noi
La questione dei bambini è fondamentale perché, se parliamo di futuro, sono loro i protagonisti.
Chiamali nuove generazioni, bambini, fai tu.
Gli adulti hanno fallito e dovrebbero smettere di proporre nelle scuole ai bambini palestinesi cose come "Se in un posto ci sono venti ebrei israeliani e ne uccido cinque, quanti ne rimangono vivi?" (come tu stessa hai scritto nell'interessantissimo spoiler di sopra, più o meno).

Silverwillow wrote: gli estremisti veri
Ecco il secondo punto fondamentale. Come sai, le idee si trasmettono o per via bellica (vado in un posto e obbligo con la forza tutti a credere nelle mie cose) o per via culturale, cioè io faccio così nel mio terreno, il mio vicino pensa che la cosa è buona e mi imita, quello dall'altra parte a sua volta imita la cosa, quello confinante ancora più in là imita di nuovo e la cosa si diffonde. Io propongo di sconfiggere l'estremismo vero per via culturale partendo dai bambini.
Non dovremmo compiere l'errore che, siccome ci sono gli estremisti, allora non facciamo niente. No! Noi facciamo le cose nonostante gli estremisti e poi si vede. Tanto, qualunque cosa facciamo, qualunque soluzione tiriamo su dal cilindro (due stati, uno stato, enclave, exclave, 44 statiinfilapertrecolrestodi2, 20 stati carpiati ritornati con quattordici avvitamenti… :P ), troveremo adesso sempre il tizio che tira bombe o fa attentati.

Silverwillow wrote: Secondo me i problemi e i saltuari scontri c'erano anche allora
Sì, certo, le teste calde di cretini c'erano anche allora. Sappiamo che la madre dei cretini è purtroppo sempre incinta, ma questi venivano "neutralizzati" efficacemente. Non ti volevo fare una noiosissima lezione di storia quindi ho un po' semplificato.


A parte tutto, c'è anche una questione sportiva da non sottovalutare. Israele smetta di escludere dai campionati di calcio le squadre che hanno sede nella striscia di Gaza. È iscritto all'UEFA dal 1994, essendo considerato uno stato europeo, anche dal CIO. Anche all'Eurovision Song Contest partecipa essendo considerato uno stato europeo. Mi fa piacere, okay, ma al prossimo ESC, come segno di distensione, presenti un cantante arabo-palestinese.

Nel 2023 ha presentato questo (Unicorn con Noa Kirel), concludendo al terzo posto e scalzando ingiustamente (almeno secondo me) l'Italia con Marco Mengoni nella bellissima "due vite", classificata al quarto posto. Forse gli Israeliani hanno sfruttato la modifica del regolamento del Contest introdotta per la prima volta quest'anno.

Il Sommo Misantropo

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