Capitolo III
Michele salta la colazione, si affretta a vestirsi, mette in tasca lo straccio e si dirige con Camilla verso la piazza. Benché siano appena le nove, spera che al circolo ci sia Baroni, o qualche altro socio che d’abitudine prende là il caffè , disposto ad accompagnarlo.
Infatti l'amico c’è, a dargli la triste conferma che proprio del barbone si tratta, ucciso durante la notte. Lui rimane in silenzio. Un'esistenza dolorosa e una morte violenta: difficile fornirle di senso.
Raggiungono i pochi presenti in quell'ora mattutina, che ne parlano al bar; ritengono sia colpevole una banda di balordi rei di atti vandalici, danneggiamenti e pestaggi. Non stupirebbe che la loro animalesca aggressività si sia scatenata sul povero matto.
Michele, dopo aver raccontato di come ne è venuto in possesso, mostra la manica. Subito il notaio Tardia, la riconosce, o meglio afferma che la camicia da cui proviene dev'essere opera di Desideri, che lavora su misura. Lui, come molti latinesi in carriera, ne è cliente.
«Sono convinto che 'Ntonio mi abbia dato un indizio – afferma Michele – e non può che riguardare l'incendio. E' successo quella mattina, lui era sempre qui attorno, avrà visto qualcosa e forse...»
«Per questo è stato ammazzato! -completa Tardia - Anche i Santoro, padre e figlio, indossano quelle camicie» aggiunge pensoso.
«Se la manica fosse di una del figlio...» azzarda Baroni
«Ma cosa vai a pensare! - s'indigna Visentin, noto legale - Uno stimato dentista dà fuoco al negozio del padre per frodare l'assicurazione e addirittura ammazza il testimone? E' assurdo. E poi a quanto volete che ammonti l'indennizzo? Per il vecchio ormai si trattava di un hobby più che di un’impresa commerciale.»
«Hai ragione – riconosce Bibà – Dev'esserci un altro movente, ma quale?»
Michele ho riflettuto a lungo sugli strani gesti di 'Ntonio; ora riferisce di quell'ultimo incontro, si alza e prova a riprodurre i movimenti, così come li ha immaginati tastandolo.
«Tiene tra le mani un vassoio, un tavoletta, una stoffa… - dicono un paio di soci -Ora posa a terra l'oggetto, ma non orizzontale, di taglio...» interpreta Visentin «Lo tira su, no, si attacca alla manica. L'ha lasciato cadere? Non capisco...»
«Aspetta…Prima di tirarti forte il braccio ' Ntonio si è spostato?» chiede Baroni.
«Sì, da destra a sinistra- Michele ne è certo – Forse ho capito: voleva mimare due persone! La manica deve averla strappata lui a un altro che aveva in mano un oggetto. Il movente potrebbe essere il furto! Nel negozio c'era qualcosa di valore; chi ha dato fuoco l'ha messa in salvo fuori per poi riprenderla... 'Ntonio gli si è aggrappato al braccio mentre lo faceva.»
«Sembra una buona ipotesi - concorda Tardia – Ma cosa c'era là dentro di tanto appetibile?»
«Ecco Rossi -esclama Baroni – che di antichità ne capisce, domandiamo a lui.»
Camilla è rimasta accucciata accanto alla poltroncina del padrone, tranquilla e quasi invisibile come compete a un bravo cane guida. All'ingresso dell'architetto però si tira su vivacemente, prende in bocca il pezzo di stoffa, rimasto appeso al bracciolo, e gli va incontro. Ferma davanti a lui, alza il muso quasi a porgergli lo straccio, scodinzolando con blanda impazienza. I soci seguono incuriositi la scena, ma nessuno si aspetta la reazione di Rossi. Guarda atterrito la simpatica bestia, apre la bocca ma non dice nulla, poi afferra la manica e corre fuori a precipizio.
«Che gli è preso?!» stupiscono alcuni.
«Oddio, dovevo capirlo...» esclama Tardia prendendo il cellulare. E mentre gli altri ascoltano allibiti chiama i carabinieri e dice che farebbero bene a fermarlo, l'architetto Rossi, presunto colpevole di omicidio, furto e incendio.
Ha ragione, come si saprà di lì a qualche giorno. Possiede un cane, inoltre ha una mente acuta e buona memoria- non per niente gioca benissimo a bridge!- così si è ricordato delle iniziali ricamate sulle camicie di Rossi, un omaggio di Desideri ai clienti affezionati.
Ma anche Michele ci è andato vicino. Le cose si sono svolte più o meno come le aveva immaginate, tranne che per l'oggetto tanto ambito da trasformare in delinquente un noto professionista. Grande, piatto, appoggiato di taglio nell'aiola in cui dormiva il povero 'Ntonio, nascosto dalla siepe. Perché non se ne notasse l'assenza, prima di accendere il fuoco Rossi l'aveva sostituito con un altro, della stessa misura, ormai irriconoscibile.
Un quadro di Cambellotti, appeso in bella vista sulla parete di fondo del negozio. Non una copia bensì l'originale e Rossi lo aveva capito, senza riuscire a farselo cedere dal vecchio Santoro, che non lo sapeva ma c'era affezionato. Lasciava intendere di esserne autore, come delle altre riproduzioni, ma l’aveva trovato per caso da un robivecchi.
'Ntonio, svegliato dal crepitio delle fiamme, si era tirato su da dietro la siepe proprio mentre Rossi recuperava il quadro e, chissà perché, gli aveva afferrato il braccio. Testimone folle, non diceva niente d'intellegibile, ma si era messo a seguirlo.
Questa la ricostruzione, più o meno attendibile, che Michele va ripetendo a sua moglie.
«Chi l'avrebbe immaginato! – s’indigna Silvana - Un maniaco, come quei miliardari che fanno rubare opere d'arte famose per tenerle chiuse in cassaforte. Ma quelli, almeno di propria mano, non ammazzano nessuno. Rossi ha confessato, giusto?»
«Sì, l’hanno fermato quasi subito, ancora sotto choc per la scena con Camilla. Se avesse avuto il tempo di riprendersi probabilmente avrebbe negato.»
«Che fiuto! Una Miss Marple a quattro zampe, la nostra Cami. Brava!» Silvana l’accarezza e le offre un biscotto che, sempre compita, la cagna va sgranocchiare sul suo tappetino
«Ora però ha una linea difensiva. Ammette l’incendio e il furto, ma sostiene che ‘Ntoni lo tallonava portandosi dietro una mazza da baseball; voleva ricattarlo, ha pensato, ma lui non capiva cosa dicesse. Quella sera gli è arrivato addosso cercando di colpirlo, Rossi gliel’ha strappata di mano e si è difeso. Non voleva ucciderlo, solo spaventarlo e fargli un po’ male perché lo lasciasse in pace» spiega Michele.
«Così dice lui… Ti sembra che ‘Ntoni potesse tentare un ricatto?»
«Non ce lo vedo e neppure a colpire qualcuno. Magari Rossi gli faceva paura dopo che l’aveva visto la notte dell’incendio. Potrebbe essere entrato chissà come nei locali della squadra e ha preso la mazza per sentirsi più sicuro.»
«Se lo temeva avrebbe dovuto stare alla larga non andargli appresso. Secondo me Rossi mente: è stato lui a seguirlo per recuperare il pezzo di manica, che ‘Ntoni non aveva più. Nella baruffa è riuscito a impadronirsi della mazza e ha fatto fuori l’unico testimone.»
Michele alza le spalle: «Se `Ntoni fosse vivo forse proverebbe a dirmelo, ma tanto non capirei. Se mimasse, chissà... »
Sospira, chiama Camilla e le mette l’imbraco, indossa il giubbotto, apre la porta. È l’ora dell’uscita serale.
[Lab.9] Il fiuto di Camilla (cap.3 di 3)
1" ...con mano ferma ma lenta sollevò la celata. L'elmo era vuoto." (Calvino)
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