Capitolo terzo
Come fosse in preda ai demoni, il signore oggetto del saluto vagava con lo sguardo perso, stremato, sudato. Sembrava uno zombie.
L'occasione per invertire lo sconforto in cui era sprofondato, sembrava offrirgliela la visione di un noto personaggio.
“Ma quello lo conosco, è Antony Maresca” disse fra sé rincuorato. Si trattava del noto attore della sua fiction preferita: Fantasmi dalle paludi. Una sorta di poliziesco condito di elementi soprannaturali, ambientato tra le valli di Comacchio. Antony, bell'imbusto con una testa di ariete tatuata sul collo, interpretava un investigatore privato ingaggiato da vecchietti che avevano vissuto l'ultima guerra. Traumatizzati nell'infanzia, erano ancora perseguitati dai loro fantasmi: pesci siluro, fenicotteri, rospi corrazzati, rievocavano assonanze con i mostri del passato. Maresca doveva fare i conti con loro, oltre che con strane mutazioni genetiche che si sospettava fossero il frutto di esperimenti messi a punto in segreti laboratori sottomarini. Le missioni di Antony, dopo rocambolesche avventure e inseguimenti, finivano spesso in una lotta impari contro zanzare grandi come locuste e tafani che erano insopportabili anche alla loro grandezza naturale.
Quando se lo trovò davanti, gli andò incontro senza trattenere le parole: “Signor Antony, l'ammiro così tanto. È il mio idolo”.
“Piacere mio, signor...”
“Michele. Scusi, ma cosa ci fa in un posto come questo?”
“Direi la spesa. So cosa vuole dire... si aspettava che andassi nella bottega sotto casa per incentivare i piccoli produttori artigianali di agricoltura biologica a km zero e non in un centro commerciale, dove l'unico scopo è quello di far spendere con offerte 3x2 e sconti famiglia, prodotti industriali e di bassa qualità. Inoltre, ressa alle casse, giovani sbandati, annoiati, che si ritrovano in bande a chattare di fronte ai fast food coi loro smartphone scintillanti. Ma, vede, questo posto ha qualcosa di magico e ho avuto l'onore di inaugurarlo la settimana scorsa. E poi, ora abito a duecento metri da qui”.
“Veramente, non intendevo questo. È che qui mi sembrano tutti...”
“Tutti?”
“Non so come dire... diversi”.
“Ahahaha! Ha proprio ragione! Pensi se fossimo stati tutti uguali, chi avrebbe potuto riconoscerla?”
“Ma non intendevo diverso in quel senso, ma un diverso tendente al mostruoso”.
“Mm... forse siamo invasi dagli alieni, come nella puntata numero 6, quando i rettiliani assunsero forme umane”.
Nel nuovo sfavillante centro commerciale le autorità locali avevano ideato un progetto di integrazione con persone con disagio psico fisico, riscuotendo un enorme successo. Volontari, tirocinanti, borse lavoro, davano una nuova luce a un luogo verso il quale l'indifferenza era spesso la norma. Comuni cittadini si trovarono di fronte persone delle quali, in molti casi, ne ignoravano l'esistenza. Lo sguardo di tenerezza con il quale soprattutto gli anziani osservavano questi ragazzi, spesso accompagnato dal commento: “Poverini” lasciava spazio alle loro riflessioni su come sfortunato poteva essere il destino.
Michele, nel bene o nel male, non rimase indifferente a questa nuova visione. Le sue emozioni, seppur negative, furono messe a soqquadro conducendolo a un comportamento atipico. Nonostante la sua irruenza, non aveva sfiorato con le mani nessuno. Le sue minacce rimanevano nella sfera verbale, sintomo di un disagio e dell'intenzione di far valere la sua apparente autorità, di cittadino (modello) della comunità.
“Signor Antony, ci fa un autografo?” partì una voce da lontano.
“Certo”.
“Ecco, le tengo il foglio”.
Michele rimase impressionato dalla scena che gli si presentò: “Non pensavo che gli mancasse una mano. Dallo schermo non sembrava” si rivolse al suo idolo.
“Infatti me ne mancano due!” rispose sorridente alzando gli avambracci. “I vantaggi della tecnologia. Nel prossimo episodio si sarebbe scoperto: il famoso alligatore smeraldino delle valli. Ma mi raccomando, questo è ancora un segreto”. La notizia era invece trapelata sui social quella mattina. Lui che era un anti social in tutti i sensi non era aggiornato. E poi non aveva letto neanche il giornale.
Michele rimase di stucco. Solo dall'attenta visione della mano che impugnava la biro si era accorto della protesi. Ben congegnata, con la carnagione studiata e un ottimo movimento delle falangi.
Antony era riservatissimo sulla sua vita privata; non aveva mai voluto parlare del suo incidente con una sega circolare mentre tagliava legna. E come se non bastasse, poco tempo dopo un masso gli schiacciò anche l'altra mano. Un duro colpo per chiunque. Ma Antony aveva la tempra dell'uomo selvatico, del combattente abituato a soffrire e arrangiarsi in ogni situazione. Un giorno un noto regista, passeggiando per i boschi, lo notò e ne rimase impressionato. Trasportava un grosso tronco sorretto sulle spalle, a torso nudo, mettendo in evidenza le protesi agganciate ai polsi.
Da tempo aveva in mente una serie avventurosa e alla vista di Antony si illuminò. Gli venne in mente la bizzarra idea di proporre al futuro attore di tenere nascoste le amputazioni, e di renderle note dopo l'episodio in cui sarebbe stato vittima di un incidente (quello con l'alligatore), in un mix di fiction e realtà che tanto poteva attrarre il grande pubblico. Antony, mattatore di natura, eclettico, con la tendenza a mettersi sempre in gioco, accettò la proposta e fece bene, visto il grande successo che ne seguì.
Il destino aveva giocato a suo favore. Nonostante i tragici eventi gli avrebbe riservato anche due splendidi gemelli, ora dodicenni, che sembravano discendenti del Dio Thor, con le loro chiare chiome fluenti. Splendida lo era anche la madre, che però da tempo non condivideva più lo stesso tetto con il padre.
Michele, senza parole, rimase con lo sguardo perso, riflessivo. Si trovò in seria difficoltà di fronte a tutti quelli che aveva incontrato quella mattina. Si godevano la vita come a lui non era mai successo, neanche per un breve momento.
Antony, vedendo Michele con l'espressione concentrata sulle estremità mancanti gli si rivolse: “Ma a lei, non le manca niente?”
Rimase fermo a pensare. La risposta immediata sarebbe stata di no. Ma aveva superato quell'attimo e si prese una pausa. Poi, si allontanò senza dire nulla.
“Me lo dice la prossima volta. Mi trova sempre qui!” rispose Antony Maresca.
Tornato a casa, Michele si spogliò e si mise di fronte allo specchio a figura intera a osservare il suo fisico per niente atletico. Dei rotoli gli pendevano dai fianchi e dalla pancia. Aveva un bozzo sulla scapola del quale non si era mai accorto. La spalla destra era più bassa della sinistra e avrà avuto almeno una cinquantina di nei più una strana macchia sul pettorale sinistro (che poi non era un pettorale secondo i canoni greci, ma assomigliava più un palloncino sgonfiato).
Un occhio era più chiuso dell'altro e il suo sorriso mostrava i denti anneriti dal fumo.
Fronte stempiata, alcune dita della mano deformate e unghie mangiate.
Virilità ridotta ai minimi termini.
Dei suoi suoi 55 anni, gli stessi del suo attore preferito, ne mostrava almeno una decina in più. Viceversa, Antony, gli stessi di meno.
Si guardò intorno e notò che la casa aveva le pareti scrostate dall'umidità, mobili vecchi, polvere depositata su ogni ripiano, posa ceneri straripanti insieme a un cestino, ai piedi del letto, ricolmo di kleenex accartocciati.
Si rese conto di essere solo da tanti anni, frustrato, con un lavoro che poco lo soddisfaceva, anzi per nulla.
Rimase davanti allo specchio, immobile, per un tempo indefinito, fino a quando il freddo cominciò a entrargli nelle ossa.
Pensò a quell'invito a ballare ricevuto da quei ragazzi che si stavano divertendo. Non aveva mai ricevuto un invito di qualsiasi genere.
Si rivestì in fretta e si precipitò di corsa verso quella pista da ballo, sperando di ritrovare anche quella dolce fanciulla dal vestito bianco, per scusarsi.
Re: [lab9] Il terrore corre sul filo della normalità cap 3 di 3
2Kasimiro ha scritto: L'occasione virgola per invertire lo sconforto in cui era sprofondato, sembrava offrirgliela la visione di un noto personaggio.
Kasimiro ha scritto: rospi corrazzaticorazzati
Kasimiro ha scritto: “Veramente, non intendevo questo. È che qui mi sembrano tutti...”Questo è uno dei tanti esempi di sottile ironia che tu sai spargere, assieme al gusto di favola, nelle tue storie.
“Tutti?”
“Non so come dire... diversi”.
“Ahahaha! Ha proprio ragione! Pensi se fossimo stati tutti uguali, chi avrebbe potuto riconoscerla?”
Kasimiro ha scritto: Nel nuovo sfavillante centro commerciale virgola le autorità locali avevano ideato un progetto di integrazione con persone con disagio psico fisico, riscuotendo un enorme successo. Volontari, tirocinanti, borse lavoro, davano una nuova luce a un luogo verso il quale l'indifferenza era spesso la norma. Comuni cittadini si trovarono di fronte persone delle quali, in molti casi, ne ignoravano l'esistenza.
Kasimiro ha scritto: Lo sguardo di tenerezza con il quale soprattutto gli anziani osservavano questiFai un inciso mettendo "soprattutto gli anziani" tra due virgole
Kasimiro ha scritto: di far valere la sua apparente autorità, di cittadino (modello) della comunità.virgola da togliere
Kasimiro ha scritto: bell'imbustobellimbusto
Kasimiro ha scritto: Da tempo aveva in mente una serie avventurosa e alla vista di Antony si illuminò era illuminato. Gli venne in mente era venuta in mente la bizzarra idea di proporre al futuro attore di tenere nascoste le amputazioni, e di renderle note dopo l'episodio in cui sarebbe stato vittima di un incidente (quello con l'alligatore), in un mix di fiction e realtà che tanto poteva attrarre il grande pubblico. Antony, mattatore di natura, eclettico, con la tendenza a mettersi sempre in gioco, accettò la proposta e fece bene, visto il grande successo che ne seguì.Che fantasia!
Kasimiro ha scritto: “Ma a lei, non le manca niente?”ripetizione
Kasimiro ha scritto: Rimase davanti allo specchio, immobile, per un tempo indefinito, fino a quando il freddo cominciò a entrargli nelle ossa.La svolta corre sul filo della normalità.
Pensò a quell'invito a ballare ricevuto da quei ragazzi che si stavano divertendo. Non aveva mai ricevuto un invito di qualsiasi genere.
Si rivestì in fretta e si precipitò di corsa verso quella pista da ballo, sperando di ritrovare anche quella dolce fanciulla dal vestito bianco, per scusarsi.
Questo è il messaggio che ho letto nel tuo simpatico racconto. Lo sceglierei come titolo.
Kasimiro ha scritto: Come fosse in preda ai demoni, il signore oggetto del saluto vagava con lo sguardo perso, stremato, sudato. Sembrava uno zombie.L'incipit spiega solo "di striscio" la scelta del titolo che hai fatto tu, ma il finale privilegia il messaggio positivo.
Bravo, @Kasimiro .
Re: [lab9] Il terrore corre sul filo della normalità cap 3 di 3
3@Kasimiro ciao. Finalmente ho potuto leggere il tuo lavoro che aspettavo da giorni!
Tre capitoli di un racconto che lascia molto alla interpretazione. Prima cosa: ho notato la grande fatica fatta nell'organizzare, nei vari tempi verbali, gran parte del vissuto dei tre personaggi. Hai scelto un percorso narrativo irto di difficoltà in quanto lasci che sia la voce narrante ad accollarsi quasi tutto. Hai escluso completamente lo show don't tell e questa scelta ti ha obbligato a troppi "remember" e spiegazioni. Hai usato molto l'imperfetto, intercalato con i vari passati. Mi pare comprensibile, anche se non azzeccata, la scelta che hai fatto, considerato che dovevi affrontare un racconto in tre capitoli. Ma affrontare la tua storia pensando di darle l'effetto "quasi storico" del tempo che fu a riguardo della vita dei personaggi e poi immergerli nella storia del momento, è una manovra alquanto difficile. Diciamo che l'hai presa molto alla lunga e questo percorso ti è costato fatica.
Seconda cosa: la trama. Hai lasciato che si arrivasse a comprendere i ruoli dei personaggi quasi alla fine del terzo racconto: questo passo rende chiara la rappresentazione di quella normalità che Michele non coglie.
Il taglio tra i due è improvviso, la voce narrante non ha ben condotto la dissolvenza delle azioni. A mio parere, era tutto chiaro e questo passo lo potevi tralasciare, o diversamente se ti andava, lasciare che fosse stato Antony Maresca a dargli la spiegazione del perché di tanti "Tutti uguali".
La questione del poco bilanciamento tra parlato e raccontato è importante in questo lavoro. Si capisce che data la necessità di rendere al meglio la personalità di Luciano ed Enzo, hai dovuto usare la voce narrante, ma credo che con una diversa impostazione di natura generale, avresti avuto lo stesso, la possibilità di farli emergere nelle loro abitudini da "bambini" che alcune che hai descritto, sono molto di effetto. Come Il bacio sulle mani prima di trasferirlo, le varie attività di collezionismo su cose comuni e quasi subdole, ma di grande importanza per loro che vivono il materialismo in modo diverso.
Terza cosa: la questione sulla normalità. A questo punto tiro in ballo @Poeta Zaza che con la sua poesia vincitrice dell'ultimo contest " La nuova paura" affronta alcuni punti del tuo stesso tema. Mi pare di capire che lasci al lettore il giudizio finale. Io, lettore investito di questo giudizio lasciato ai posteri, posso solo dire che l'anormale non è proprio colui (Michele) che si trova spaesato di fronte alla realtà che gli si para innanzi. Credo che bisognerebbe fare un distinguo tra l'avere un certo imbarazzo per una manifestazione di solidarietà per i "diversamente abili" e l'imbarazzo provato di fronte a un poliziotto trans.. Credo che siano due diversità inconciliabili allo scrutinio della attendibilità in un eventuale giudizio pro o contro.
Caro @Kasimiro, io non ho nessun problema a chiarire la mia posizione, e lo farò senza inutili giri di parole. Mi pare giusto e lodevole che la nostra società sia basata sulla solidarietà verso chi ha avuto la sfortuna di nascere con la sindrome Down e altre problematiche di sesso. Ma che mi si chieda di accettare come normale, socialmente accettabile, giuridicamente supportata, addirittura sponsorizzata dai media come condizione di elevata personalità, l'essere gender, no! questo no! Che poi ognuno, nelle sue stanze riservate faccia quello che vuole, a me sta bene. Ma far passare l'idea che la libertà che questa scienza folle permette facendo a pezzi l'idea di uomo e donna/famiglia, a me non va giù. Se il terrore di questa normalità che si sponsorizza tu la intendi anche in questo caso, beh! siamo dello stesso parere. Se invece la tua idea è che oggi si ha una paura senza motivo che rasenta il disprezzo della diversità/normalità, qui non sono d'accordo. Ti confesso di aver iniziato a scrivere un libro, che poi ho messo da parte, che parla di una era futura dove i media sponsorizzeranno le coppie ad avere figli down per questioni culturali, nascondendo il vero motivo di una società perversa che avrà bisogno di un target di lavoratori malleabili... Di quella era, che mi auguro non arrivi mai, cosa si direbbe a riguardo della normalità e della solidarietà su chi è diverso? Se una futura società avesse bisogno di un popolo con tali caratteristiche, sarebbe giusto affidarsi ai principi umanistici, quando tali umani creati per le esigenze commerciali, sono una aberrazione della società? Ti ricorderai del mitico film Blade runner! Quando è chi governa la società a manipolare la natura umana, in quel caso, bisogna opporsi. Credo che questo stia avvenendo oggi, putroppo. Credo di aver detto tutto e attendo un tuo parere. Il tuo lavoro è da lodare per l'ampio dibattito a cui si apre. Grazie e a presto.
Tre capitoli di un racconto che lascia molto alla interpretazione. Prima cosa: ho notato la grande fatica fatta nell'organizzare, nei vari tempi verbali, gran parte del vissuto dei tre personaggi. Hai scelto un percorso narrativo irto di difficoltà in quanto lasci che sia la voce narrante ad accollarsi quasi tutto. Hai escluso completamente lo show don't tell e questa scelta ti ha obbligato a troppi "remember" e spiegazioni. Hai usato molto l'imperfetto, intercalato con i vari passati. Mi pare comprensibile, anche se non azzeccata, la scelta che hai fatto, considerato che dovevi affrontare un racconto in tre capitoli. Ma affrontare la tua storia pensando di darle l'effetto "quasi storico" del tempo che fu a riguardo della vita dei personaggi e poi immergerli nella storia del momento, è una manovra alquanto difficile. Diciamo che l'hai presa molto alla lunga e questo percorso ti è costato fatica.
Seconda cosa: la trama. Hai lasciato che si arrivasse a comprendere i ruoli dei personaggi quasi alla fine del terzo racconto: questo passo rende chiara la rappresentazione di quella normalità che Michele non coglie.
Kasimiro ha scritto: “Mm... forse siamo invasi dagli alieni, come nella puntata numero 6, quando i rettiliani assunsero forme umane”.Dopo una fase proficua di dialogo tra Michele e il Maresca, vai a offrire in supplemento la spiegazione al lettore, che a mio parere, forse aveva già.
Nel nuovo sfavillante centro commerciale le autorità locali avevano ideato un progetto di integrazione con persone con disagio psico fisico, riscuotendo un enorme successo. Volontari, tirocinanti, borse lavoro, davano una nuova luce a un luogo verso il quale l'indifferenza era spesso la norma
Il taglio tra i due è improvviso, la voce narrante non ha ben condotto la dissolvenza delle azioni. A mio parere, era tutto chiaro e questo passo lo potevi tralasciare, o diversamente se ti andava, lasciare che fosse stato Antony Maresca a dargli la spiegazione del perché di tanti "Tutti uguali".
La questione del poco bilanciamento tra parlato e raccontato è importante in questo lavoro. Si capisce che data la necessità di rendere al meglio la personalità di Luciano ed Enzo, hai dovuto usare la voce narrante, ma credo che con una diversa impostazione di natura generale, avresti avuto lo stesso, la possibilità di farli emergere nelle loro abitudini da "bambini" che alcune che hai descritto, sono molto di effetto. Come Il bacio sulle mani prima di trasferirlo, le varie attività di collezionismo su cose comuni e quasi subdole, ma di grande importanza per loro che vivono il materialismo in modo diverso.
Terza cosa: la questione sulla normalità. A questo punto tiro in ballo @Poeta Zaza che con la sua poesia vincitrice dell'ultimo contest " La nuova paura" affronta alcuni punti del tuo stesso tema. Mi pare di capire che lasci al lettore il giudizio finale. Io, lettore investito di questo giudizio lasciato ai posteri, posso solo dire che l'anormale non è proprio colui (Michele) che si trova spaesato di fronte alla realtà che gli si para innanzi. Credo che bisognerebbe fare un distinguo tra l'avere un certo imbarazzo per una manifestazione di solidarietà per i "diversamente abili" e l'imbarazzo provato di fronte a un poliziotto trans.. Credo che siano due diversità inconciliabili allo scrutinio della attendibilità in un eventuale giudizio pro o contro.
Caro @Kasimiro, io non ho nessun problema a chiarire la mia posizione, e lo farò senza inutili giri di parole. Mi pare giusto e lodevole che la nostra società sia basata sulla solidarietà verso chi ha avuto la sfortuna di nascere con la sindrome Down e altre problematiche di sesso. Ma che mi si chieda di accettare come normale, socialmente accettabile, giuridicamente supportata, addirittura sponsorizzata dai media come condizione di elevata personalità, l'essere gender, no! questo no! Che poi ognuno, nelle sue stanze riservate faccia quello che vuole, a me sta bene. Ma far passare l'idea che la libertà che questa scienza folle permette facendo a pezzi l'idea di uomo e donna/famiglia, a me non va giù. Se il terrore di questa normalità che si sponsorizza tu la intendi anche in questo caso, beh! siamo dello stesso parere. Se invece la tua idea è che oggi si ha una paura senza motivo che rasenta il disprezzo della diversità/normalità, qui non sono d'accordo. Ti confesso di aver iniziato a scrivere un libro, che poi ho messo da parte, che parla di una era futura dove i media sponsorizzeranno le coppie ad avere figli down per questioni culturali, nascondendo il vero motivo di una società perversa che avrà bisogno di un target di lavoratori malleabili... Di quella era, che mi auguro non arrivi mai, cosa si direbbe a riguardo della normalità e della solidarietà su chi è diverso? Se una futura società avesse bisogno di un popolo con tali caratteristiche, sarebbe giusto affidarsi ai principi umanistici, quando tali umani creati per le esigenze commerciali, sono una aberrazione della società? Ti ricorderai del mitico film Blade runner! Quando è chi governa la società a manipolare la natura umana, in quel caso, bisogna opporsi. Credo che questo stia avvenendo oggi, putroppo. Credo di aver detto tutto e attendo un tuo parere. Il tuo lavoro è da lodare per l'ampio dibattito a cui si apre. Grazie e a presto.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio
Re: [lab9] Il terrore corre sul filo della normalità cap 3 di 3
4Grazie @Poeta Zaza per le tue sempre precise correzioni
Alla prossima.
Poeta Zaza ha scritto: La svolta corre sul filo della normalità.Giusta interpretazione. Ci penserò.
Questo è il messaggio che ho letto nel tuo simpatico racconto. Lo sceglierei come titolo.
Alla prossima.
Re: [lab9] Il terrore corre sul filo della normalità cap 3 di 3
5Ciao @bestseller2020 ti ringrazio molto per l'attenta lettura e le approfondite riflessioni.
Hai ragione anche sul fatto di aver dato troppo spazio alla voce narrante per cercare di spiegare i vari passaggi. Magari con dei dialoghi più “spregiudicati” si poteva trarre le conclusioni in modo più intuitivo.
Riguardo la tua terza riflessione posso risponderti che il punto cruciale al quale ho cercato di dare una interpretazione e una sorta di messaggio parte dal fatto (indiscutibile) che non decidiamo noi come nascere. E su questo ci possiamo fare poco.
Ma penso, contro ogni luogo comune, che chi nasca con una qualche forma di handicap non necessariamente debba considerarsi sfortunato. Posso assicurarti che molti Down che ho conosciuto si godono la vita in modo pieno e appagante come a pochi capita. O anche che è più in difficoltà, per esempio su una carrozzina. Cambiano i parametri per raggiungere la “felicità”. Qualcosa che per noi è insignificante per chi ha delle difficoltà e una visione diversa delle cose è un traguardo prestigioso. Ho visto qualcuno salire su un treno e vederlo letteralmente in estasi, come se fosse su un'astronave che va sulla Luna.
Il semplice messaggio che ho voluto trasmettere è che chi svolge una vita "normale" può avere più disagi psico fisici rispetto a chi si pensa che sia stato “sfortunato”. Di sicuro c'è bisogno di un supporto e di una guida. Per esempio i volontari, ma anche chi è pagato (troppo poco) svolgono un lavoro fondamentale, anche per se stessi.
L'apparizione del poliziotto transgender era una semplice battuta. Michele, affranto, distrutto e disorientato, vedendo un poliziotto, cercava una rassicurazione per sé (che a quanto pare non è arrivata)
Alla fine incontrando una persona che stima molto (Maresca) e osservando che anch'egli ha qualcosa di diverso, gli fa aprire la mente e fare altre considerazioni. Forse per la prima volta, una riflessione su di sé.
bestseller2020 ha scritto: Tre capitoli di un racconto che lascia molto alla interpretazione. Prima cosa: ho notato la grande fatica fatta nell'organizzare, nei vari tempi verbali, gran parte del vissuto dei tre personaggi. Hai scelto un percorso narrativo irto di difficoltà in quanto lasci che sia la voce narrante ad accollarsi quasi tutto. Hai escluso completamente lo show don't tell e questa scelta ti ha obbligato a troppi "remember" e spiegazioni. Hai usato molto l'imperfetto, intercalato con i vari passati. Mi pare comprensibile, anche se non azzeccata, la scelta che hai fatto, considerato che dovevi affrontare un racconto in tre capitoli. Ma affrontare la tua storia pensando di darle l'effetto "quasi storico" del tempo che fu a riguardo della vita dei personaggi e poi immergerli nella storia del momento, è una manovra alquanto difficile.Ti do ragione. La tendenza a usare l'imperfetto è una mia caratteristica nel raccontare storie. In effetti la situazione si complicava un po' considerato il presente in cui si svolgono i fatti e i ricordi. Ho cercato di districarmi con qualche difficoltà.
Hai ragione anche sul fatto di aver dato troppo spazio alla voce narrante per cercare di spiegare i vari passaggi. Magari con dei dialoghi più “spregiudicati” si poteva trarre le conclusioni in modo più intuitivo.
bestseller2020 ha scritto: Dopo una fase proficua di dialogo tra Michele e il Maresca, vai a offrire in supplemento la spiegazione al lettore, che a mio parere, forse aveva già.Ci sta, si poteva evitare. Infatti è stato un inserimento successivo per timore che la storia risultasse poco credibile e trovare una giustificazione. Ma come dici si poteva intuire.
Riguardo la tua terza riflessione posso risponderti che il punto cruciale al quale ho cercato di dare una interpretazione e una sorta di messaggio parte dal fatto (indiscutibile) che non decidiamo noi come nascere. E su questo ci possiamo fare poco.
Ma penso, contro ogni luogo comune, che chi nasca con una qualche forma di handicap non necessariamente debba considerarsi sfortunato. Posso assicurarti che molti Down che ho conosciuto si godono la vita in modo pieno e appagante come a pochi capita. O anche che è più in difficoltà, per esempio su una carrozzina. Cambiano i parametri per raggiungere la “felicità”. Qualcosa che per noi è insignificante per chi ha delle difficoltà e una visione diversa delle cose è un traguardo prestigioso. Ho visto qualcuno salire su un treno e vederlo letteralmente in estasi, come se fosse su un'astronave che va sulla Luna.
Il semplice messaggio che ho voluto trasmettere è che chi svolge una vita "normale" può avere più disagi psico fisici rispetto a chi si pensa che sia stato “sfortunato”. Di sicuro c'è bisogno di un supporto e di una guida. Per esempio i volontari, ma anche chi è pagato (troppo poco) svolgono un lavoro fondamentale, anche per se stessi.
L'apparizione del poliziotto transgender era una semplice battuta. Michele, affranto, distrutto e disorientato, vedendo un poliziotto, cercava una rassicurazione per sé (che a quanto pare non è arrivata)
Alla fine incontrando una persona che stima molto (Maresca) e osservando che anch'egli ha qualcosa di diverso, gli fa aprire la mente e fare altre considerazioni. Forse per la prima volta, una riflessione su di sé.
Re: [lab9] Il terrore corre sul filo della normalità cap 3 di 3
6@Kasimiro ciao. La tua pacata risposta merita una rifle4ssione.
Kasimiro ha scritto: Posso assicurarti che molti Down che ho conosciuto si godono la vita in modo pieno e appagante come a pochi capita. O anche che è più in difficoltà, per esempio suBravissimo! Infatti, queste persone sono molto più attente ai valori della vita. Ho anche affermato questo:
bestseller2020 ha scritto: Come Il bacio sulle mani prima di trasferirlo, le varie attività di collezionismo su cose comuni e quasi subdole, ma di grande importanza per loro che vivono il materialismo in modo diverso.Credo che siano le persone più dolci in assoluto.. ciao @Kasimiro
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio
Re: [lab9] Il terrore corre sul filo della normalità cap 3 di 3
7Ciao @Kasimiro
Un racconto con sue particolarità, situazioni e dialoghi solo in apparenza al limite della realtà, ma a ben guardare molto comuni e anzi, spesso gli avvenimenti reali superano di gran lunga la fantasia.
Hai inserito diversi personaggi che hanno tutti delle interessanti caratterizzazioni oltre ai due principali, Michele e Antony Maresca.
Michele è evidente che ha molti problemi, se vogliamo anche difficoltà a relazionarsi con i suoi simili, in particolare con chi ha evidenti svantaggi fisici, sia alla nascita sia sopraggiunti in seguito. Ma mi è parso di capire che i suoi vari “incontri” o se vogliamo “scontri”, sia durante la giornata che in questo simbolico supermercato (ottima idea, ottimo luogo a rappresentare l’umanità), funge quasi come un necessario passaggio, parafrasando la letteratura classica, una catarsi per la sua coscienza, per il suo carattere spigoloso.
Come hai detto nella quarta dei copertina, ne uscirà molto cambiato, non sarà più lo stesso, come era naturale che dovesse essere. Segno che Michele non è un ottuso o un malvagio a prescindere. Michele è sicuramente vissuto di luoghi comuni e stereotipati a quanto sembrerebbe, dove forse si considerava un “normale” che doveva avere a che fare solo con altri come lui, non prendendo in considerazione gli “altri”, i “diversi”. Metto tante virgolette perché non amo questi termini, li uso perché in fondo, lo ammetto, non riesco a impiegare eufemismi o peggio che mai un linguaggio “politicamente corretto” frutto di una grande ipocrisia, di un grande equivoco a mio parere al quale non mi è mai piaciuto assoggettarmi.
Mi piace il finale pieno di speranza che hai mostrato. Quando ritorna a casa Michele si mostra nel pieno della sua solitudine, ma si intuisce che ormai è cambiato. Ripensa all’invito a ballare da parte dei ragazzi down, ripensa anche alla ragazza con il bastone bianco, cieca, che ha offeso circa le sue capacità di osservazione durante il ballo dei ragazzi down.
Spesso le persone apparentemente più dure e intransigenti, Michele ne rispecchia alcune caratteristiche, seppure non eccessive, sono poi quelle il cui cambiamento repentino, poste davanti alla realtà della vita, è davvero stupefacente, in quanto non te lo saresti mai aspettato.
Ho trovato divertente la scena del poliziotto trans, però ho anche avvertito una sorta di malinconia, se così posso dire.
È come se uno andasse dalla polizia a denunciare che ha visto ragazzini fumare spinelli o sniffare coca e poi trovasse i tutori dell’ordine a fare tranquillamente lo stesso e ridergli in faccia. Ci si rimane un po’ male, crollano gli ultimi baluardi che arginano dall’anarchia totale. Almeno per alcuni penso sia così, lo sarebbe per me, per altri forse sarebbe l’avvento di una nuova auspicabile era. Così va il mondo.
Comunque ho notevolmente apprezzato il tuo racconto, per la ricchezza di personaggi, per le loro caratterizzazioni, per l’atmosfera e per il messaggio che hai voluto mostrare.Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
(Apocalisse di S. Giovanni)
Re: [lab9] Il terrore corre sul filo della normalità cap 3 di 3
8Grazie @Alberto Tosciri molto gradite le tue parole. Hai colto appieno lo spirito del racconto.
A presto.
A presto.
Re: [lab9] Il terrore corre sul filo della normalità cap 3 di 3
9Ciao @Kasimiro, ben trovato al contest. Ti lascio le mie impressioni.
Cos'abbiamo?
Michele, all'apparenza, una persona ordinaria, ha un segreto: è triste! Ha un lavoro che non lo soddisfa, relazioni personali insoddisfacenti, quando non inesistenti e, nell'abbrutimento generale in cui è sprofondato, è diventato scontroso e irascibile. In altre parole, ce l'ha col mondo.
Ne fanno le spese, in particolar modo, i "diversi", persone con disabilità motorie, ritardi cognitivi o diversi gusti sessuali, che incontra sul suo cammino, salvo scoprire che i "diversi" riescono ad essere più sereni e meno angustiati di lui.
La storia.
Il "terrore corre sul filo della normalità" parla anche di disabilità, non a caso in ordine vi appaiono Luciano, Enzo e Billy, con palesi deficit cognitivi, l'anonima ragazza cieca dal fare gentile ed Antony Maresca, privato di entrambe le mani da sfortunati eventi traumatici, ma è, principalmente, la storia della redenzione, meglio del "risveglio", di Michele.
Michele che non riesce a godersi neppure il weekend (del resto, cosa se ne fa del tempo libero uno come lui?), che è incazzato col mondo intero e, se possibile, è anche più incazzato con i "diversi" rei, evidentemente, di non essere alla sua altezza, di essere difettosi.
Ma quando, disorientato e sgomento, dalla tanta, troppa, diversità che lo circonda, fugge dal centro commerciale per rintanarsi in casa, troverà finalmente la forza di mettersi a nudo (anche letteralmente; è nudo davanti allo specchio quando la verità lo raggiunge) e di capire che se c'è un diverso quello è lui, disadattato e incapace di comunicare, e che la sua colpa più grande è stata quella di avere consentito alla misantropia di consumare gli anni migliori della sua vita.
Quello sarà il momento della pacificazione con sé e con gli altri.
Bella idea, persino ambiziosa nel modo in cui hai concepito di raccontarla. Bravo!
Narrazione.
La parte tecnica, però, mi pare perfettibile.
Al netto di alcune imperfezioni di forma (tipo nella costruzione di alcune frasi o nella scelta del lessico), peraltro facili da correggere, rileva, a tratti, una certa confusione nella narrazione degli eventi. Il risultato è quello di lasciare il lettore col dubbio su "chi fa cosa". Ad esempio, al capitolo due, quando Michele fa la conoscenza di Billy, si legge:
"Tutti accorsero, compresa la guardia.
Sempre lui. Questa volta oltre al delirio, aveva provocato dei danni".
Immagino che il secondo periodo riproduca il pensiero della guardia medesima, oppure l'esclamazione del narratore onnisciente; rimane il fatto che il commento sembra spuntare dal nulla, che sia campato in aria. In effetti, se arrivato a quel punto, io lettore, mi pongo la domanda riguardo chi ha detto o pensato quella cosa, probabilmente un problemino c'è.
Il massiccio ricorso al raccontato a scapito dei dialoghi o del mostrato, inoltre, appesantisce la lettura, che già è infarcita di "didascalie" volte a caratterizzare i personaggi (il fatto che Luciano ed Enzo sono campioni di tressette, il racconto delle loro "fissazioni", il retroscena sulle menomazioni di Antony Maresca e l'intuizione del regista che lo vuole nella sua fiction...).
Si noti che non sono scene o dialoghi vivendo le quali o leggendo i quali il lettore apprende tali informazioni; sono proprio "note a margine" o "a fondo pagina", autentiche parentesi aperte e poi richiuse, con cui l'autore si premura di farci sapere qualcosa, interrompendo, nel frattempo, il racconto dei fatti.
La cosa che però trovo più spiazzante è quel saltare da un personaggio all'altro che si ha per due terzi del racconto. Da Luciano/Enzo a Michele, senza sosta. Un po' come se il regista di una pellicola non riuscisse a tenere ferma la macchina da presa e inquadrasse ora un attore ora un altro a singhiozzo.
Intendiamoci, non che non si possa usare questa tecnica, ma i soggetti inquadrati dovrebbero avere lo stesso peso all'interno della narrazione, cosa che, a mio avviso, non è.
La superstar qui è Michele (come peraltro confermato dalla tua quarta di copertina); è il suo arco evolutivo che seguiamo nel racconto! Gli altri, ancorché caratterizzati a dovere, sono come i personaggi non giocanti dei videogiochi di ruolo: possono innescare riflessioni nel protagonista (cosa che accade anche in questo caso) ma, in soldoni, rappresentano lo sfondo o, se vogliamo, l'allestimento all'interno del quale agisce Michele.
Perciò, a mio avviso, sarebbe stato preferibile tenere ben ferma la camera sul protagonista ed escogitare attentamente le scene per fargli incrociare le comparse di lusso.
Caratterizzazione dei personaggi.
Qui c'è poco da dire: hai fatto un lavoro eccellente. Sono tutti sono personaggi in alta definizione, quelli che ci proponi (e sono almeno tre, quattro se contiamo anche Maresca!) Complimenti.
Concludendo
Bella l'idea, fantastica la caratterizzazione dei personaggi (si vede che ce li avevi ben vividi in mente); solo la struttura del testo meriterebbe a mio avviso (parliamo del parere non qualificato di un signor nessuno) qualche aggiustamento.
A rileggerci!
Michele, all'apparenza, una persona ordinaria, ha un segreto: è triste! Ha un lavoro che non lo soddisfa, relazioni personali insoddisfacenti, quando non inesistenti e, nell'abbrutimento generale in cui è sprofondato, è diventato scontroso e irascibile. In altre parole, ce l'ha col mondo.
Ne fanno le spese, in particolar modo, i "diversi", persone con disabilità motorie, ritardi cognitivi o diversi gusti sessuali, che incontra sul suo cammino, salvo scoprire che i "diversi" riescono ad essere più sereni e meno angustiati di lui.
La storia.
Il "terrore corre sul filo della normalità" parla anche di disabilità, non a caso in ordine vi appaiono Luciano, Enzo e Billy, con palesi deficit cognitivi, l'anonima ragazza cieca dal fare gentile ed Antony Maresca, privato di entrambe le mani da sfortunati eventi traumatici, ma è, principalmente, la storia della redenzione, meglio del "risveglio", di Michele.
Michele che non riesce a godersi neppure il weekend (del resto, cosa se ne fa del tempo libero uno come lui?), che è incazzato col mondo intero e, se possibile, è anche più incazzato con i "diversi" rei, evidentemente, di non essere alla sua altezza, di essere difettosi.
Ma quando, disorientato e sgomento, dalla tanta, troppa, diversità che lo circonda, fugge dal centro commerciale per rintanarsi in casa, troverà finalmente la forza di mettersi a nudo (anche letteralmente; è nudo davanti allo specchio quando la verità lo raggiunge) e di capire che se c'è un diverso quello è lui, disadattato e incapace di comunicare, e che la sua colpa più grande è stata quella di avere consentito alla misantropia di consumare gli anni migliori della sua vita.
Quello sarà il momento della pacificazione con sé e con gli altri.
Bella idea, persino ambiziosa nel modo in cui hai concepito di raccontarla. Bravo!
Narrazione.
La parte tecnica, però, mi pare perfettibile.
Al netto di alcune imperfezioni di forma (tipo nella costruzione di alcune frasi o nella scelta del lessico), peraltro facili da correggere, rileva, a tratti, una certa confusione nella narrazione degli eventi. Il risultato è quello di lasciare il lettore col dubbio su "chi fa cosa". Ad esempio, al capitolo due, quando Michele fa la conoscenza di Billy, si legge:
"Tutti accorsero, compresa la guardia.
Sempre lui. Questa volta oltre al delirio, aveva provocato dei danni".
Immagino che il secondo periodo riproduca il pensiero della guardia medesima, oppure l'esclamazione del narratore onnisciente; rimane il fatto che il commento sembra spuntare dal nulla, che sia campato in aria. In effetti, se arrivato a quel punto, io lettore, mi pongo la domanda riguardo chi ha detto o pensato quella cosa, probabilmente un problemino c'è.
Il massiccio ricorso al raccontato a scapito dei dialoghi o del mostrato, inoltre, appesantisce la lettura, che già è infarcita di "didascalie" volte a caratterizzare i personaggi (il fatto che Luciano ed Enzo sono campioni di tressette, il racconto delle loro "fissazioni", il retroscena sulle menomazioni di Antony Maresca e l'intuizione del regista che lo vuole nella sua fiction...).
Si noti che non sono scene o dialoghi vivendo le quali o leggendo i quali il lettore apprende tali informazioni; sono proprio "note a margine" o "a fondo pagina", autentiche parentesi aperte e poi richiuse, con cui l'autore si premura di farci sapere qualcosa, interrompendo, nel frattempo, il racconto dei fatti.
La cosa che però trovo più spiazzante è quel saltare da un personaggio all'altro che si ha per due terzi del racconto. Da Luciano/Enzo a Michele, senza sosta. Un po' come se il regista di una pellicola non riuscisse a tenere ferma la macchina da presa e inquadrasse ora un attore ora un altro a singhiozzo.
Intendiamoci, non che non si possa usare questa tecnica, ma i soggetti inquadrati dovrebbero avere lo stesso peso all'interno della narrazione, cosa che, a mio avviso, non è.
La superstar qui è Michele (come peraltro confermato dalla tua quarta di copertina); è il suo arco evolutivo che seguiamo nel racconto! Gli altri, ancorché caratterizzati a dovere, sono come i personaggi non giocanti dei videogiochi di ruolo: possono innescare riflessioni nel protagonista (cosa che accade anche in questo caso) ma, in soldoni, rappresentano lo sfondo o, se vogliamo, l'allestimento all'interno del quale agisce Michele.
Perciò, a mio avviso, sarebbe stato preferibile tenere ben ferma la camera sul protagonista ed escogitare attentamente le scene per fargli incrociare le comparse di lusso.
Caratterizzazione dei personaggi.
Qui c'è poco da dire: hai fatto un lavoro eccellente. Sono tutti sono personaggi in alta definizione, quelli che ci proponi (e sono almeno tre, quattro se contiamo anche Maresca!) Complimenti.
Concludendo
Bella l'idea, fantastica la caratterizzazione dei personaggi (si vede che ce li avevi ben vividi in mente); solo la struttura del testo meriterebbe a mio avviso (parliamo del parere non qualificato di un signor nessuno) qualche aggiustamento.
A rileggerci!
Re: [lab9] Il terrore corre sul filo della normalità cap 3 di 3
10Grazie @Pulsar del tuo approfondito e apprezzato commento. Condivido le tue perplessità sull'omogeneità della storia.
Posso dire che per me affrontare un testo di questa "lunghezza" di caratteri è stata una novità.
Sono partito in quarta e la storia era già conclusa con meno di 10.000 caratteri e probabilmente funzionava meglio. Poi ho dovuto inserire di qua e di la per arrivare alla lunghezza richiesta, cercando di non perdere il senso e di far legare bene il tutto, ma evidentemente qualcosa non ha funzionato. Un tipo di approccio, questo, non canonico e forse dispendioso. Dalla mia parte, posso dire che mi sono divertito ed è stata una discreta prima prova per superare quel limite al quale sono abituato da qualche anno.
Grazie ancora per il commento e dell'opportunità offerta da questo contest @Poldo
Posso dire che per me affrontare un testo di questa "lunghezza" di caratteri è stata una novità.
Sono partito in quarta e la storia era già conclusa con meno di 10.000 caratteri e probabilmente funzionava meglio. Poi ho dovuto inserire di qua e di la per arrivare alla lunghezza richiesta, cercando di non perdere il senso e di far legare bene il tutto, ma evidentemente qualcosa non ha funzionato. Un tipo di approccio, questo, non canonico e forse dispendioso. Dalla mia parte, posso dire che mi sono divertito ed è stata una discreta prima prova per superare quel limite al quale sono abituato da qualche anno.
Grazie ancora per il commento e dell'opportunità offerta da questo contest @Poldo
Re: [lab9] Il terrore corre sul filo della normalità cap 3 di 3
11Struttura e narrazione sono senz'altro imperfette (tempi verbali, troppo tell, un eccesso di piccole sotto trame ecc.), come emerge dai commenti precedenti. Però il tema è interessante, i personaggi caratterizzati in breve ma con efficacia. E il protagonista "evolve" e si riconosce.
A rileggerti!
A rileggerti!
" ...con mano ferma ma lenta sollevò la celata. L'elmo era vuoto." (Calvino)
Pagina autrice fb: virginialess/21 Blog "Noi nonne": https.//virginialess.wordpress.com