Traccia n 2. Passaggio da persona nubile a coniugato
“Siamo intesi che il matrimonio sarà consumato quando la bambina diverrà adolescente”.
I due uomini si erano stretti la mano alla fine dell’accordo. Ialik, padre di Adenike, prese i soldi offerti da Mikan, mentre, Dhalia, la madre, si coprì il volto con il velo per nascondere il dispiacere. Quando Mikan uscì dalla povera abitazione di blocchi di calcare, si portò via la decenne Adenike senza che lei opponesse resistenza.
“Cosa stai a piangere! Tua figlia è andata con il suo marito, come tutte le donne di questa terra”, esclamò stizzito Ialik all’indirizzo della donna che non riuscendo a trattenere le lacrime si era rintanata in un angolo della casa.
“Con questi soldi potrò comprare quattro capre e avere del latte da vendere. E poi, era una bocca in più da sfamare, e solo io so della fatica per crescerla in questi tempi di guerra”.
“Ha solo dieci anni e lui tre volte dei suoi”.
“Ma finiscila, ancora con questa storia! Lui non la toccherà prima di quanto stabilito. Stai sempre a contrapporti a quello che faccio. Mi stai stancando e credo che qualche nerbata non ti farebbe male”.
Dhalia scattò in piedi e si gettò ai piedi dell’uomo: “No, ti prego, hai ragione tu, hai fatto bene!”.
Ialik rimase tutto soddisfatto di fronte al gesto di sottomissione e sghignazzando aggiunse: “Vedi di non dimenticare chi comanda in questa casa. Muoviti e preparami da mangiare, adesso”.
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Il mulo procedeva lentamente sotto il peso del corpo di Mikan, mentre Adenike seguiva a piedi e osservava l’arido paesaggio della campagna. Il villaggio di Mugambe lo si poteva intravedere ai piedi della collina, che emergeva dalla pianura avvolta dalla polvere sollevata dalla corsa delle antilopi. La bambina prese a canticchiare serena e spensierata; divertita dallo scodinzolare del mulo:
“Danza Kukumba, canta Lugamba, danza Suzinga, canta Tilamba”.
“Sei felice di venire con me, Adenike?”
Adenike fece cenno di sì con la testa: non aveva l’abitudine di parlare, si esprimeva per lo più a gesti.
“Quando sei stanca ti faccio salire sul mulo. Anche se ti dovrai abituare a camminare a piedi come tutte le donne del villaggio”.
“Danza Kukumba, canta Lugamba, danza Suzinga, canta Tilamba”.
Mikan sorrise: “Sei di poche parole, meglio di così non mi poteva capitare”.
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Un gruppetto di donne aspettava Ialik e la sua sposa bambina all’ingresso del Villaggio di Mugambe. Queste andarono incontro ai due. Mikan stava ancora comodo sul mulo. Adenike, sempre a piedi, appariva stanca dalla lunga camminata. Siko, una delle sue tante mogli, si avvicinò alla sposa e prese a tastarle il corpo con le mani. Queste si fecero sempre più invadenti al punto che Mikan la avvertì che stava esagerando. Adenike, senza capire il perché di questo suo palpare, trovò la cosa divertente.
“Questa ha solo pelle e ossa! Non ha un minimo di polpa. Dovrai darle tanto da mangiare se ci vorrai fare qualcosa”, esclamò con una punta di dissenso.
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Le donne avevano fatto il rito di benvenuto a Adenike e poi, velocemente, si erano ritirate nelle loro dimore. Adenike non si sorprese per niente, era abituata alla solitudine e non conosceva festeggiamenti. Il sole volse al tramonto e la famiglia di Mikan, composta dalle sue due mogli, i due figli, e i vecchi genitori di lui, si ritrovò accanto al fuoco a cuocere il lahoh: la sfoglia di pane cotta in padella. Mikan chiese a Siko di far vedere la casa alla nuova arrivata. Lei non se lo fece ripetere due volte. Prese con le sue mani enormi il braccio di lei e la sollevò da terra, dicendole di andare con lei. La condusse per le varie stanze come se non le interessasse che Adenike memorizzasse i vari ambienti. Appena raggiunse un angolo nascosto della casa, Siko l’afferrò saldamente e la mise spalle al muro: “Adesso vediamo se sei illibata come dicono, prima che il tuo padrone rimanga deluso dalla fregatura”.
Infilò le mani sotto le vesti di Adenike che rimase immobile e, senza dire una parola, si lasciò ispezionare intimamente. “Sei proprio una bambina! Peccato. Ti avrei visto volentieri tornartene dai tuoi genitori e liberare il campo dalla tua presenza”.
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Tra le pietre della cucina il fuoco non si era ancora esaurito. La brezza della notte che calava arrossiva le ultime braci spirando lentamente. La famiglia si era divisa per le varie stanze e lui, assieme a Siko e i suoi figli, si alzò per dirigersi verso la parte in fondo alla stanza. Tirò dietro a sé le tende divisorie che realizzavano l’angolo appartato dove riposava Adenike, stanca, dopo la giornata particolare. Lui si adagiò al suo fianco e cominciò a toccarla. Poi la spogliò del vestito e si gettò su di lei. Adenike a questo punto si svegliò dal sonno profondo e spaventata da quello che non poteva capire che le stesse succedendo cercò di strillare. Prontamente Mikan le mise le mani sulla bocca e soffocò le sue disperate urla. Siko comprese ciò che stava avvenendo alla sposa bambina. Ascoltò con indifferenza i rantoli soffocati di lei, mentre cercava di sottrarsi alla violenza. Pensò al fatto che Mikan non aveva rispettato gli accordi con il padre di lei, e già la prima notte ne stava abusando. Il matrimonio si stava consumando alla maniera degli uomini.
Adenike non chiuse occhio tutta la notte. Fissò il corpo nudo di Mikan accanto al suo. Il fuoco pian piano si era spento, lasciandola sola con i suoi pensieri e la sua cantilena preferita sulle giraffe, antilopi, zebre.
“Danza Kukumba, canta Lugamba, danza Suzinga, canta Tilamba”
[CDP1] Adenike
1Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio
Io malata in fuga.https://www.facebook.com/raffaele.manca.90/
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