ElleryQ wrote:
Su questo non sono del tutto d'accordo. Io credo che le agenzie di servizi siano poco qualificate e improvvisate in alcuni casi, non nella maggioranza. In molti casi, invece, al loro interno ci sono altri scrittori (che pubblicano) che si prestano a fare da editor, o persone laureate in comunicazione e editoria, grafici professionisti, gente qualificata che offre servizi editoriali realmente professionali, per chi vuole presentarsi al meglio. Sia come self, ma anche a concorsi, oppure a editori medi, o piccoli di qualità, per i quali non è affatto necessaria un'agenzia di rappresentanza, ma di certo è importante, invece, arrivare con un testo già ben editato e impaginato, per il quale l'editore avrà giusto da applicare un editing lieve per uniformare il manoscritto ai propri parametri redazionali.
Forse non conosco abbastanza bene il mondo delle agenzie di servizi editoriali, proprio perché non ho mai avvertito l'esigenza di un approccio del genere. Per fare l'editor di narrativa, però, secondo me non basta essere un autore, né aver frequentato un corso. Tu usi l'espressione "si prestano", ma un editor professionista, obiettivamente, non è qualcuno che "si presta": è qualcuno che ha fatto questo mestiere per anni, che ha lavorato per alcuni editori, anche se da freelance. L'altro aspetto che mi desta perplessità è il fatto che le agenzie di servizi "pure", per l'appunto, offrono solo quello. Lo offrono a chiunque lo richieda, e ovviamente non selezionano i clienti. Quindi, si trovano a lavorare anche su testi improponibili, che non fanno crescere loro stessi. Magari nella maggior parte dei casi fanno un lavoro onesto, ma lavorano su molte opere che non li coinvolgono, in cui non credono, e quindi non hanno una gran "motivazione". In generale, questa tipologia di agenzie mi sembrano molto più utili per interventi sul testo più asettici (la correzione di bozze, che alcune agenzie letterarie non offrono), o per sviluppare progetti ex novo, magari destinati al Self publishing, in cui non c'è una specifica linea editoriale.
Il punto è che la stessa opera potrebbe essere editata in modo molto diverso da freelance diversi e, ovviamente, da editori diversi. Questo vale persino quando si traduce un libro: la traduzione può essere editata in modo differente a seconda dell'editore e del pubblico a cui si rivolge in Italia (non è detto che sia lo stesso dell'opera originale). Parlando di inediti, e al netto di opere scritte male, che richiedono interventi strutturali, l'opera non deve essere editata a tutti i costi, per essere proposta. A mio avviso, si dovrebbe editarla solo quando si sa
come editarla. Ovvero, quando ha già trovato la collocazione giusta oppure, pur non avendola ancora trovata, l'autore ha le idee ben chiare su quale sia la collocazione ideale. In teoria, un autore dovrebbe sapere in partenza a chi si rivolge, a quale tipologia di editore e lettore, e possibilmente cercare un editor che sia in sintonia con quel tipo di scritture.
Ad esempio, se io ho scritto un'opera che ritengo in sintonia con il catalogo di NNEditore, cercherò di interfacciarmi con un editor che abbia già editato qualcosa pubblicata da quell'editore, e non qualcuno che abbia editato opere pubblicate da Fanucci. Né tantomeno cercherò un editing asettico, che rischia di rendere l'opera insipida, facendo venire meno la sua unità stilistica. Sembra un discorso ovvio, ma per molti autori non lo è: molti scrivono senza avere la minima idea di chi potrebbe pubblicarli e, soprattutto, di chi potrebbe leggerli. Quindi, per loro un editing vale l'altro.