Ciao
@Nightafter
Il dibattito mi intriga parecchio, il tuo punto di vista è interessante.
Nightafter wrote: in genere come avveniva nella filmografia della "nouvelle vague", in autori come Jean Luc Godard, la vicenda raccontata muoveva da un fatto minimale, oggettivamente di poco interesse, quasi banale direi, e si sviluppava divagando dalla premesse iniziale del racconto, per interessarsi d'altro e poi d'alto ancora.
Come avveniva nei film "esistenzialisti" di Michelangelo Antonioni, la macchina da presa, seguiva l'azione "divagando", assai sovente mentre il personaggio principale era in scena, magari impegnato in un dialogo con uno degli altri protagonisti del film, la camera da presa entrava nel primo piano di un particolare della scena: magari un quadro appeso a una parete, esaminandone i particolari, e vi restava per tempi cinematograficamente enormi, mentre il dialogo dei personaggi continuava tranquillamente
È l'esatto motivo per cui non mi piacciono le digressioni, per quanto bene siano scritte: non sono funzionali alla trama. Non ho visto i film di cui parli, ma credo non mi piacerebbero, anche per il loro saltare di palo in frasca. Se volessi vedere un documentario di storia dell'arte, guarderei quello. Se volessi leggere un approfondimento sulla peste a Milano, leggerei quello (che poi non fraintendermi, sono un grande estimatore di Manzoni, anche dei capitoli sulla peste).
L'esempio che porti è particolare. Se il dialogo va avanti mentre il quadro viene inquadrato (perdona la ripetizione) allora il ritmo della narrazione non viene interrotto. Certo sarebbe ideale il quadro avesse un significato particolare, anche metaforico, nella storia narrata, altrimenti è messo lì a caso, solo perché piace all'autore. E se vuoi raccontare una storia, non metti elementi a caso perché ti piacciono, ma metti cose che abbiano senso nella narrazione: altrimenti stai facendo altro, stai facendo una sequenza di belle cose solo perché ti piacciono, senza un nesso logico.
Per farla breve:
- Non mi piace la narrazione sia interrotta
- Penso che in una storia vadano mostrati solo gli elementi funzionali alla stessa (un'obiezione è che le digressioni sono funzionali nel momento in cui forniscono contesto e atmosfera, e allora è una questione di equilibrio e dove mettere il paletto è personale)
Parentesi a parte, non è questo che dicevo del tuo racconto, che invece mi ha intrattenuto e trovo abbia un ottimo ritmo
Nightafter wrote: Orbene, come accade nell'Ulisse di Joyce, si opera sul piano realistico e di flusso del pensiero.
Joyce lo fa eliminando la punteggiatura dal suo scritto, e passando in rassegna una sterminata serie di pensieri vieppiù apparentemente su fatti e argomenti lontanissimi tra loro.
Questo perché se si vuole rappresentare la "mente" che pensa, in maniera "naturale", non si può fare a meno di osservare un flusso costante e disomogeneo di pensieri.
A esempio, magari stiamo pensando di dover pagare l'assicurazione dell'auto, ma un secondo dopo ci viene in mente che la segretaria del nostro ufficio ha un bel culo, poi ancora che dobbiamo acquistare la carta igienica che è finita nel bagno di casa
Il flusso di coscienza è una tecnica narrativa, non un modello per una storia. Anche i personaggi di Joyce seguono un arco e una storia. Tra l'altro la apprezzo molto come tecnica, mi diverto a usarla ogni tanto e come ti ho detto in questo tuo racconto mi piacciono parecchio i momenti introspettivi.
Il giochino di cui dicevi tu:
Nightafter wrote: magari stiamo pensando di dover pagare l'assicurazione dell'auto, ma un secondo dopo ci viene in mente che la segretaria del nostro ufficio ha un bel culo
L'avevo messo una volta in un mio racconto: nel momento in cui il protagonista si trova davanti la ragazza di cui è innamorato, nel momento di climax, ripensa a un film della Disney. Mi sono divertito un casino
Nightafter wrote: Infatti ha scoperto che riesce a farselo venire duro a dispetto delle norme igieniche, è che una donna non è solo un buco dove riparare il proprio ammennicolo in caso di bisogno.
Il che non è tanto, me neppure poco.
Questo mi piace un sacco
Nightafter wrote: La tua idea di "storia", da quanto da sempre evinco nel leggerti, è improntata allo sviluppo di una vicenda "epica".
Sia che si tratti di fantascienza, di horror , di fantasy o di thrilling, i tuoi racconti sono colmi di azione, di personaggi in qualche misura eroici (quindi epici) che attraverso una moltitudine più o meno vasta e perigliosa compiono una impresa che può essere o meno a lieto fine.
Non è proprio così. Non è una questione di genere, ma di come la storia viene costruita. Poi naturalmente ho generi che preferisco, ma tra le mie storie preferite ce ne sono anche di amore, drammatiche, introspettive, e ogni tanto mi piace anche scriverle.
Il punto fondamentale è che, per me, un racconto non è una sequenza di fatti, ma una storia che mostra come un personaggio deve fare qualcosa per raggiungere un obiettivo per il quale deve cambiare sé stesso. È per questo che il resoconto della mia giornata, per quanto possa essere stata avventurosa, per me non è un racconto. Ma se scrivo invece di come questa mattina mi sia svegliato pieno d'ansia per una importante riunione di lavoro, la mia ansia abbia messo in gioco la buona riuscita della riunione (anche a causa di un collega stronzo, ma che in realtà lo è per nascondere la propria, di ansia), e alla fine abbia superato l'ansia e sia riuscito a far andare bene la riunione (o meno, a seconda se la storia sia tragica o no), allora sì che quello è un buon racconto. È solo a questo punto che posso chiedermi quali elementi siano funzionali alla storia raccontata e quali no. Cosa rende una buona storia è un discorso ampio e complesso e non ho certo la pretesa di padroneggiarlo bene, ma siamo qui a scambiarci i nostri punti di vista, no?
Nightafter wrote: che ben che io come premesso non mi sia posto il problema di ricercare contenuti educativi e morali
Non è neanche il punto quello della morale e dell'etica. Anzi, a essere onesto, i racconti che vogliono "insegnare" qualcosa mi stanno antipatici. Il punto di vista tematico è un'altra cosa. Ti capita mai di finire una storia e pensare: sì, ma quindi? Che mi ha lasciato? Perché mai dovrebbe importarmi di tutto questo? Secondo me una storia deve lasciare qualcosa al lettore. Non un insegnamento, solo "qualcosa".
Esempio: il protagonista, da inizio racconto, vede tutte le donne come un buco, ed è infastidito che per Cavalla non riesca a farselo venire duro. Sta là a vedersi Mao che se la scopa, e quando la vede scoperta, è costretto ad accettare che anche lei è un essere umano e la copre e in quel momento gli viene duro.
E va bene, questa è la storia, tutto il resto è contorno, è marginale, e va dosato molto bene. Il lettore ha imparato qualcosa? Sì, no, non importa. Ma gli è rimasto qualcosa: una emozione, la sensazione di aver raggiunto qualcosa assieme al protagonista (o sensazioni negative, se il racconto è tragico).
Tutto questo per dire che la tua - seppur bellissima, lo ripeto, non me ne volere - sequenza di immagini mi ha colpito con mooolta meno potenza di quanto avrebbe potuto con questi piccoli aggiustamenti. Il protagonista ha a che fare con le sue emozioni per una ragazza oggetto / essere umano, okay, ma un attimo prima la sua preoccupazione più grande sono le canne, quello prima il flauto, quello prima quel coglione di Pelle, e alla fin fine non so per cosa mi dovrebbe importare. Se questi avvenimenti sono legati da un filo unitario - quello della storia - tutto acquisisce un senso. Ripenso ad esempio a un tuo racconto - non ricordo il titolo, scusami, e non so come si fa a cercare tutti i racconti pubblicati da un utente - in cui il protagonista voleva soffiare la ragazza a un tipo grande e grosso e rischiava di finire menato: ecco, lì questo funzionava benissimo, e infatti mi aveva gasato un botto e me lo ricordo ancora. Il personaggio aveva un movimento "eroico" all'interno di quel racconto.
Comunque è una questione che ho ancora da elaborare e ragionare bene. Non so se sono riuscito a esprimere a dovere il mio punto di vista. Scusami anche tu per il pippone, quando mi prendo bene sono così. Sono curioso di sapere che ne pensi
