Re: C'era una volta in Italia
2Ciao @massimopud
secondo me il bello di questo racconto è il silenzio che si sente dappertutto. Al di là del miracolo delle balene, che pure deve essere stato un miracolo. Conosco poco la Calabria, anzi quasi per nulla; mi ha sempre intimidito quella certa durezza e del paesaggio e degli abitanti, anzi durezza forse no, quell'atteggiamento per cui tutto non si può dire, perché non lo capiresti. Ma forse la Calabria che ho in mente non è la Calabria vera, chissà. Io me l'immaginavo, la montagna calabra, come un posto da sempre selvaggio e disabitato, e invece eccoli qui, gli dèi che l'hanno sempre abitata, nei nomi dei luoghi; come dicevano i Greci, tutto è pieno di dèi, però qui sono dèi umani, sono le persone che ci hanno abitato nei secoli e nei millenni, perché qualcuno deve essere pure stato il primo che ha chiamato quel rio e quella macchia e quel pizzo e quel colle
Un bel racconto, grazie; scritto benissimo.
Più che altro per scrupolo e desiderio di completezza faccio qualche osservazione formale (magari solo per me):
1) i tormenti della punteggiatura:
e qualche punto e virgola non ci starebbe male; per cui correggerei
3) Infine c'è un refuso, credo:
secondo me il bello di questo racconto è il silenzio che si sente dappertutto. Al di là del miracolo delle balene, che pure deve essere stato un miracolo. Conosco poco la Calabria, anzi quasi per nulla; mi ha sempre intimidito quella certa durezza e del paesaggio e degli abitanti, anzi durezza forse no, quell'atteggiamento per cui tutto non si può dire, perché non lo capiresti. Ma forse la Calabria che ho in mente non è la Calabria vera, chissà. Io me l'immaginavo, la montagna calabra, come un posto da sempre selvaggio e disabitato, e invece eccoli qui, gli dèi che l'hanno sempre abitata, nei nomi dei luoghi; come dicevano i Greci, tutto è pieno di dèi, però qui sono dèi umani, sono le persone che ci hanno abitato nei secoli e nei millenni, perché qualcuno deve essere pure stato il primo che ha chiamato quel rio e quella macchia e quel pizzo e quel colle
(Fontelupo, Rio della Volpe), ad altri ormai scomparsi (Manca del Cervo, Macchia dell’Orso); i signori dell’aria nei posti più impervi e sperduti (Pizzo dell’Aquila, Serra delle Ciavole), quelli più domestici e bonari su alture più accessibili (Timpa del Gallo, Colle Palombo).Sono dèi veri, di pietra di legno d'acqua, non come quelli falsi e fatui dei resort turistici
Nomi di rocce (Pietre Bianche, Pietrascritta)
Lido Calipso, un residence abusivo e una Costa dei Feaciche magari avranno pure anche una certa verità loro, ma non è quella della gente che ci ha vissuto.
Un bel racconto, grazie; scritto benissimo.
Più che altro per scrupolo e desiderio di completezza faccio qualche osservazione formale (magari solo per me):
1) i tormenti della punteggiatura:
Il litorale ionico, lembo esemplare di questa terra da sempre crocevia del mondo che trasuda storia e mito a ogni passo, dove tra un pozzo nero e un Lido Calipso, un residence abusivo e una Costa dei Feaci, risuona ancora l’eco del vento sulle vele degli Eroi venuti dal mare.dove
crocevia del mondo che trasudasembra che sia il mondo a trasudare, non il crocevia
e qualche punto e virgola non ci starebbe male; per cui correggerei
Il litorale ionico, lembo esemplare di questa terra da sempre crocevia del mondo, che trasuda storia e mito a ogni passo; dove, tra un pozzo nero e un Lido Calipso, un residence abusivo e una Costa dei Feaci risuona ancora l’eco del vento sulle vele degli Eroi venuti dal mare.2) lessico:
planando sull’abbrivioma l'abbrivio è la spinta iniziale, o il risultato di quella spinta?
3) Infine c'è un refuso, credo:
tra i gorghi tangenti del a e dell’ascesi.Ciao e grazie ancora

Re: C'era una volta in Italia
3Ciao, @Gianfranco P , grazie mille per il commento.
E anche un po' ridicoli, con ogni pro-loco che rivendica un mito omerico o magnogreco (la reggia di Alcinoo, l'antro di Polifemo, fatiche varie di Ercole...)
Grazie di nuovo per le tue note e per l'apprezzamento, ciao.
Gianfranco P wrote:E in effetti spesso lo è (più selvaggia che disabitata), ma oltre a quel tipo di montagna c'è anche un curioso altopiano similnordico che ha sempre stupito i viaggiatori, fatto di vallate, foreste, laghi e di lunghe file di montagnole tondeggianti come balene.
Io me l'immaginavo, la montagna calabra, come un posto da sempre selvaggio e disabitato
Gianfranco P wrote:non come quelli falsi e fatui dei resort turistici
E anche un po' ridicoli, con ogni pro-loco che rivendica un mito omerico o magnogreco (la reggia di Alcinoo, l'antro di Polifemo, fatiche varie di Ercole...)
Gianfranco P wrote:3) Infine c'è un refuso, credo:sì, era "del nulla e dell'ascesi"
Gianfranco P wrote: l'abbrivio è la spinta iniziale, o il risultato di quella spinta?Non sono proprio certo, ma credo che si possano intendere entrambe le cose, sia l'impulso iniziale che il moto inerziale che ne risulta.
Grazie di nuovo per le tue note e per l'apprezzamento, ciao.
Re: C'era una volta in Italia
4Non sono proprio certo, ma credo che si possano intendere entrambe le cose, sia l'impulso iniziale che il moto inerziale che ne risulta.Ho controllato. Treccani le dà tutte e due. Io sono rimasto lì per lì perplesso, poi ho cercato un'espressione migliore, ma non l'ho trovata.
Per cui, approvato!
Ciao @massimopud
Re: C'era una volta in Italia
5Bel racconto. Riesci a rendere l'idea del posto, della sua storia, del paesaggio, mirabilmente, direi. Ho vissuto per anni sul Gargano, che non è la Calabria, ma è pieno di luoghi simili e con nomi uguali, o quasi uguali, derivanti da storie passate e dimenticate: "omm' muort "femmna mort'" "passo dell'arciprete", etc..., luoghi che ho percorso in lungo e in largo, e che ho rivisitato nella mia mente leggendo il tuo racconto. Che non posso che approvare.
Mario Izzi
Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni (trilogia)
Dea
Non solo racconti
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]
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[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]
Re: C'era una volta in Italia
6Grazie del commento, @Cheguevara, in effetti Calabria o Gargano, da Nord a Sud l'Italia fuorimano dell'entroterra ha molte affinità, non solo toponomastiche; basta addentrarsi un po' nella viabilità secondaria e si ritrovano molte caratteristiche simili.
La vita del nel mondo vecchio era più dura, di fatica e sacrificio, non credo sia da rimpiangere, però qualcosa abbiamo perso: la conoscenza capillare del territorio, di ogni strada, casa, albero, persona e il senso d'appartenenza e di radicamento che ne derivava.
Grazie, a risentirci.
La vita del nel mondo vecchio era più dura, di fatica e sacrificio, non credo sia da rimpiangere, però qualcosa abbiamo perso: la conoscenza capillare del territorio, di ogni strada, casa, albero, persona e il senso d'appartenenza e di radicamento che ne derivava.
Grazie, a risentirci.
Re: C'era una volta in Italia
7@massimopud , non abbiamo perso solo questo, ma non è il caso di allargare il discorso. Grazie a te.
Mario Izzi
Sopravvissuti
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Re: C'era una volta in Italia
8Scritto meravigliosamente, @massimopud! Atmosfera sospesa e rarefatta. Davvero notevole.
Re: C'era una volta in Italia
9Ehilà, dottor @Joyopi, grazie dell'apprezzamento! È un frammento che in seguito sono riuscito a incastrare in un romanzo-minestrone tra il poliziesco, il comico-satirico, il bucolico-renale, etc., che spero di riuscire a finire prima o poi (forse poi).
Ciao, saluti postumi.
Ciao, saluti postumi.
Re: C'era una volta in Italia
10Be', quando l'avrai pubblicato fammi un fischio.
P.s. mi sto rileggendo alcuni racconti ex-Wd dei miei autori preferiti... ah, Fort Apache...
P.s. mi sto rileggendo alcuni racconti ex-Wd dei miei autori preferiti... ah, Fort Apache...
