Purple wrote: Che sensazioni avete provato? Ossia: quali paure (beh, soprattutto prima di pubblicarlo), quali aspettative, di quante pagine è stato il vostro primo libro... Quanto tempo ci avete messo a pubblicarlo o ad auto-pubblicarvelo...
avreste mai immaginato che un giorno sareste diventati scrittori? O è una cosa che già... se non da bambini
da ragazzini cercavate di fare, se avevate questa... attitudine (dico bene? pardon)...
La mia storia di scrittrice è complicata e spesso assurda, quindi non credo faccia statistica. Il primo romanzo pubblicato era anche, all'epoca, l'ultimo scritto. Avevo già completato una tetralogia fantasy, un giallo e uno storico, tutti ancora in attesa di pubblicazione, e nel frattempo almeno qualcosina sulla scrittura e l'editoria l'avevo imparata.
Nel caso del primo pubblicato, tra la scrittura e la pubblicazione sono passati pochi mesi, ma solo perché aveva vinto un concorso e i tempi erano stretti. In pratica tra la notizia della vittoria e l'uscita sono passati tre mesi. Era piuttosto breve (circa 200 pagine) anche perché il tempo che avevo era molto limitato (ho scoperto che lavoro meglio se ho delle scadenze, anche se le odio).
Mentre aspettavo l'esito del concorso ho aggiunto altri quattro capitoli e stilato la lista delle CE adatte, perché non avrei scommesso neanche 10 euro che avrei vinto.
Mi piacerebbe poter dire che una vincita e la pubblicazione con una big mi abbiano cambiato la vita, ma purtroppo non è così. Tutti gli altri romanzi li avevo già inviati, quindi è successo che in pochi mesi ho ricevuto proposte di pubblicazione anche per gli altri tre. Erano editori micro o piccoli, ma buoni (tant'è che li avevo selezionati). Il problema è che ora, visto con gli occhi degli addetti al settore, il mio curriculum appare caotico.
Per tornare al primo romanzo, l'accoglienza è stata buona. Non lo reputo il mio migliore, né quello su cui ho speso più energie (l'ho scritto e rivisto in sei settimane) eppure grazie al marchio continua a vendere almeno 500-600 copie l'anno (dopo il primo, in cui è uscito anche in edicola). Credo sia già sopra la media per un esordiente, ma il guadagno reale, tolte le tasse, è poco più che simbolico. Se fosse un qualunque altro lavoro, non coprirebbe le ore impiegate.
Quanto al pensare di diventare scrittori: no, non ci ho mai pensato seriamente. Ma mi è sempre piaciuto leggere, e sceglievo spesso libri complessi che le bibliotecarie cercavano di sconsigliarmi, o che mia sorella più grande cercava di nascondere (cose tipo La scelta di Sophie, D'Annunzio o Wilde, niente di pornografico ). A otto anni provai a scrivere un "romanzo", mia sorella mi prese in giro e lo strappai. Poco più che ventenne scrissi diverse poesie, ne feci una raccolta e la spedii a un indirizzo che mi aveva procurato qualche amico: mi arrivò una proposta di pubblicazione alla modica cifra di mille euro. Non strappai le poesie, ma ci rimasi male e lasciai perdere.
Ho cominciato a scrivere solo a fine 2016, ed è stata la miglior decisione che abbia preso nella vita. Al momento non scrivo, ma mi sento comunque scrittrice, anche grazie agli amici che mi chiedono racconti o articoli per le loro riviste, o comunque una collaborazione in cui posso sfruttare quel che ho imparato facendo editing vari o per conto mio, quindi mi dà un'identità stabile in cui riconoscermi. Ed è qualcosa che va al di là delle vendite o del risultato di un singolo libro.