ivalibri wrote: No, no, non è così. Perdonami se ho fatto un riassunto troppo ristretto, ma ha detto anche altro. Tra cui ciò che accomuna le due resistenze, appunto i valori della democrazia e della libertà. Ti assicuro che ha fatto un discorso molto moderato e ragionevole. Però ha ragionato sul fatto che siano due cose molte diverse come dicevo più sopra.
Intanto grazie per la risposta. Mi fa piacere poter discutere con qualcuno di intelligente, anche se abbiamo opinioni spesso diverse.
Io purtroppo l'intervento in questione non l'ho sentito (ieri ho lavorato tutto il giorno e ho seguito poco le notizie). In questo caso, sì, è giusto specificare che sono situazioni molto diverse ma anche che coinvolgono valori simili. Caracciolo è tra quelli che a volte ascolto, anche se spesso non sono d'accordo, perché almeno ha un modo civile di dire le cose.
ivalibri wrote:
Questa invece me la devi spiegare. Guarda che molti ucraini si sentono schiacciati da due imperialismi,
Quel che intendevo è che accogliendo l'Ucraina tra i paesi europei e democratici, ne incentiveremo di conseguenza l'aderenza ai principi basilari dell'Unione. Se tanti paesi dell'ex blocco sovietico hanno voluto entrare in Europa immagino che ci abbiano visto dei vantaggi, politici ed economici, ma che fossero anche disponibili verso le richieste in termini di diritti umani e costituzionali.
ivalibri wrote: pSe ricordi c'è stato un momento, qualche settimana fa, in cui pareva si fosse arrivati a una svolta nei negoziati, poco dopo l'incontro ad Ankara.
Sì, pareva anche a me, ed ero molto fiduciosa, infatti (e anche i delegati ucraini lo erano). Ma il ministro degli esteri russo il giorno dopo ha dichiarato che non si era concluso niente. Questo mi ha fatto realizzare che nessuna trattativa che non comprendesse una loro schiacciante vittoria di qualche tipo avrebbe mai funzionato. Sono idealista, ma sono anche più realista di quanto pensi. Leggo tra le righe, e quel che leggo ultimamente, tra detto e non detto, non mi dà alcuna speranza in tal senso.
ivalibri wrote: L'ultima domanda che fai è la più interessante. Io credo checla priorità adesso sia far cessare la guerra, poiché tramite la distruzione non si può costruire proprio niente. Anzi, non dimentichiamo che le famose armi stanno arrivando proposito al battaglione Azov, che sta ampliando notevolmente le proprie fila e forse il proprio potere. Questo sarà un aspetto problematico del dopo guerra.
Sì, certo, è una domanda che sorgerà solo se si farà cessare la guerra. Ma non è inutile farsela ora, come non sarebbe stato inutile farsi domande e decidere linee di azione sulla situazione nell'est Ucraina negli ultimi otto anni.
La questione del battaglione Azov, arrivati a questo punto, diventa un po' pretestuosa. Erano solo poche centinaia due mesi fa (non per niente è definito "battaglione"), le altre migliaia di soldati sono stati arruolati dopo l'inizio della guerra, e gran parte probabilmente è già morta. Le nostre armi alla maggior parte di loro non saranno neanche arrivate (Mariupol è sotto assedio da quasi due mesi). Io parlavo della democrazia in generale: una volta che l'Ucraina sarà entrata nell'Unione, e sarà riconosciuta in tutto come una nazione libera e indipendente, le tendenze più estremiste, che nascono proprio dall'incertezza e dal bisogno di affermare la propria identità anche con la forza, si spegneranno di conseguenza.
ivalibri wrote: La guerra non farà che inasprire le tensioni sociali e interetniche dunque sarà necessario un processo lungo e faticoso per arrivare a consolidare una democrazia.
Su questo purtroppo sono d'accordo. La guerra, o la guerriglia, potrebbe durare anni, proprio perché comunque vada ci sarà qualcuno scontento. Ma io continuo lo stesso ad aver fiducia che si possa smettere al più presto almeno di spararsi addosso.
Ho letto nei giorni scorsi un articolo dove si parlava di come si è conquistata la democrazia da parte di molti paesi occidentali, che non è venuta dal cielo ma è stata costruita nel corso di secoli e pagata col sangue. Mi auguro che anche l'Ucraina, dopo un tributo di sangue così alto, possa finalmente trovare stabilità e una sua collocazione nel mondo geopolitico, come abbiamo fatto noi italiani, con tutti i nostri limiti e i nostri errori.