Giulia camminava sull’acqua

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Verrà il giorno - Costruttori di Mondi



Giulia camminava sull’acqua


Giulia camminava sull’acqua
passi incerti e stupore
rare conversioni quel giorno
nel tempo di inattesi miracoli
si mettono al rogo i profeti.

Un santo nel vicolo confessa fedeli
conta oboli per dosi d’indulgenza
eucarestia avvolta di stagnola
respiro divino scaldato nel cucchiaio
limone e sangue a remissione dei peccati.

Giulia volava sul mondo
volo di piuma senza ali e timore
l’ ago rilucente colmava la vena
diadema ornato di spine pungenti
un dolore di amoroso veleno.

Giulia trema di febbre e abbandono
vagare di raminga deriva invernale
fa male l’assenza di quelli che vanno
freddo è il cielo di gloria e luce
scende un angelo a chiuderle gli occhi.

Re: Giulia camminava sull’acqua

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CIao @Nightafter , ti lascio un commento alla tua interessante e intensa poesia di stampo narrativo.

Fin dal titolo, "Giulia camminava sull'acqua," sono evidenti i tuoi richiami al repertorio di immagini biblico-cristiane. Qui abbiamo una diretta citazione dal Nuovo testamento. Cosa capiamo, dal titolo? Potrebbe essere che ci aspetti un componimento luminoso, fiducioso, cristologico, oppure è questa un'amara ironia. Vediamo come prosegue.
Nightafter ha scritto: Giulia camminava sull’acqua
passi incerti e stupore
rare conversioni quel giorno
nel tempo di inattesi miracoli
si mettono al rogo i profeti
Nei primi versi, comincia un paragone coi momenti del rito cristiano. Il santo confessa i  I profeti vengono messi al rogo, come può accadere quando qualcuno, come un profeta, dice la verità. Cosa sono gli inattesi miracoli, che attendono Giulia? Se Giulia si stesse avvicinando alla comunione (ma intuiamo già che non è così) la aspetterebbe il miracolo "atteso" della transustanziazione, che attende ogni domenica i fedeli a messa. Quali saranno questi miracoli "inattesi" che aspettano la protagonista della poesia? A questo punto sono curioso. Vediamo.
Nightafter ha scritto: Un santo nel vicolo confessa fedeli
conta oboli per dosi d’indulgenza
eucarestia avvolta di stagnola
respiro divino scaldato nel cucchiaio
limone e sangue a remissione dei peccat
Dopo i profeti messi al rogo, abbiamo un santo che confessa fedeli. Però non dev'essere una persona così santa, se è tanto interessata a contare oboli (intendi somme di denaro, giusto?) in cambio dell'indulgenza. L'indulgenza è qualcosa di diverso dall'eucarestia, che citi nei versi successivi. Se posso permettermi una critica, forse metti insieme troppi elementi (il santo, il profeta, le indulgenze, l'eucarestia...) che appartengono sì allo stesso immaginario, ma non necessariamente sono conseguenti, anche se citate negli stessi versi. Forse potresti ridurre questi elementi.
Ora vediamo un cucchiaio e la stagnola. La remissione dei peccati non ha molto a che fare con la comunione, è qualcosa che avviene durante la confessione. Intuisco che il vicolo del "santo che conta oboli" sia qualcosa legato al mondo della droga, e che forse Giulia cammina sulle acque perché assume sostanze. Cioè, il suo sentirsi in stato di grazie è, purtroppo, legata a uno stato di tossicità. Vediamo come prosegue il componimento.
Nightafter ha scritto: Giulia volava sul mondo
volo di piuma senza ali e timore
l’ ago rilucente colmava la vena
diadema ornato di spine pungenti
un dolore di amoroso veleno.
Dopo aver camminato sulle acque, Giulia può anche volare, ma, naturalmente, c'è amarezza in questi versi. Mi sembra evidente, a questo punto, che sotto le immagini cristiane la poesia parli dell'esperienza di una povera ragazza preda della spirale della droga. Torna un altro riferimento al cristianesimo col "diadema di spine" che rilasciano il veleno di cui lei purtroppo è vittima. Vediamo allora in Giulia uno degli ultimi tanti amati da Gesù, quelli che "saranno i primi." Un momento toccante della tua poesia, in cui mi hai fatto riflettere quanto siamo fortunati noi che possiamo parlare di poesia nella comodità di una vita borghese e di una casa ben protetta.
Nightafter ha scritto: Giulia trema di febbre e abbandono
vagare di raminga deriva invernale
fa male l’assenza di quelli che vanno
freddo è il cielo di gloria e luce
scende un angelo a chiuderle gli occhi.
La tua lunga metafora cristologica termina nella febbre e nell'abbandono. Un pietoso angelo, forse il primo riferimento all'immaginario cristiano che ha qualche parvenza di non essere amaro e ironico, ma reale, le chiude gli occhi. Il cielo è "freddo di gloria e luce", questi versi sono inaspettati e colpiscono perché richiamano alla mente tutta la lunga contrapposizione che tu hai fatto fra la vita di una povera derelitta e la gloria del cielo cristiano. In generale ho trovato indovinate le contrapposizione, che vanno sui continuum "dolce-amaro" e "alto-basso" fra gli elementi del mondo della droga e quelli del rito cristiano. 

Per concludere, ho trovato la poesia molto interessante, anche se forse troppo densa di riferimenti a volte non coerentemente concatenati fra di loro. Ti consiglio magari di ridurli e di connetterli con maggiore logica. Mi hai fatto riflettere sulle situazioni di disperazione e sul reale messaggio del Vangelo. Ti ringrazio molto di ciò.













 
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