[MI164] La prima parola

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Traccia di mezzanotte: La prima volta.


 
Cristian ha pronte le chiavi dell'appartamento. Due rampate di scale sono la distanza che lo separano dalla madre Tiziana. Il tintinnio del mazzo di chiavi tra le dita della mano destra accompagna il passo lento nel salire i gradini. Il cilindro della serratura prende a girare e liberare le mandate della porta di sicurezza e i ricordi nella sua testa: “ papà!”. Sono passati due mesi da quando il padre non c'è più. Una breve e fulminante malattia se lo è portato via non dandogli il tempo di capire cosa perdeva in modo definitivo.
Apre la porta delicatamente spingendola col gomito; cercando di non comprimere il mazzo di mimose che tiene nella mano sinistra. La madre è lì che lo aspetta distesa sulla sua vecchia poltrona relax Corbusier in pelle maculata e struttura d'acciaio cromato.
Tiziana si illumina al vederlo, impacciato e timido, con il mazzo di mimose in mano. La madre accenna ad alzarsi ma Cristian, avvicinatosi a lei, l'abbraccia con calore sussurrandole: “ auguri mamma! Buon otto marzo!”. “ Vedo che ti sei ricordato”, risponde lei che non molla la presa sul figlio. “ Come potrei mamma! Adesso tocca a me portarti i fiori alle ricorrenze!”. “ C'è sempre una prima volta a tutto caro mio ometto!” ribatte lei al ricordo del marito e delle sue abitudini di portare a casa sempre dei fiori freschi e che lei gradiva mettere in piena mostra sul tavolo di cucina, dentro a una caraffa dal lungo collo a imbuto. A ogni pasto, colazione, pranzo e cena che fosse, i profumati fiori stavano lì, nel mezzo del tavolo. E ancora si ritrovano lì, i sopravvissuti della famiglia. Di fronte alla caraffa di vetro che contiene i gialli fiori della festa e che Tiziana ha appena sistemato. Sono comparse pure due tazzine e del caffè fumante appena fatto.


“Hai ragione mamma! C'è sempre una prima volta per tutto. Per la prima volta siamo senza papà in questa occasione. L'anno scorso abbiamo fatto una bella festa: la ricordi? Avevi cucinato le lasagne e le polpette al sugo!”.
“Ricordo. Ti eri appena pacificato con tuo padre perché non aveva digerito che eri andato a vivere per conto tuo”.
“Prima o poi avrei dovuto farlo! Non è questa una cosa che alla fine dobbiamo fare tutti?”.
“Già! Ma lui non era pronto e per la verità neanche io!. Credo che tuo padre fosse più morbosamente attaccato a te di quanto lo fossi io. Molte cose le hai fatte con lui per la prima volta.
Il primo giorno all'asilo, alla scuola poi. Il primo calcio al pallone. Il primi giri in bicicletta”.
“Va bene! Mamma! Mettici allora anche il primo bagno al mare, la prima sgridata davanti al preside per i casini che facevo a scuola! Però al primo appuntamento ci sono andato da solo!”.

“Canaglia! Non farmi pensare a quella volta che io e tuo padre ci siamo visti alla porta quella ragazzina in lacrime innamorata di te e che tu avevi sedotto e abbandonata! Che figura ci facemmo e che situazione imbarazzante! Tu che non volevi uscire dalla tua camera per affrontare la situazione e quella che ti chiamava disperatamente! fummo noi a farle capire che doveva rassegnarsi”.

“Dai mamma! Imparai la lezione e non feci più l'errore di dare il mio indirizzo...”.
“Doppia canaglia! È così che ami le donne! A quante porterai i fiori oggi?”.
“Oggi solo a due! Una sei te e l'altra è una ragazza speciale!”.
“Continui a fare la canaglia! Tutte le donne sono speciali: te lo vuoi mettere in testa una volta per tutte?”
“ Mamma! Per la prima volta mi sento innamorato e stiamo decidendo di mettere su casa! Come dici te, c'è sempre una prima volta per tutto!”.

“ Son felice per te. Una vita sentimentalmente regolare è quello che ti ci vuole! A proposito, quando me la porti a conoscere? Sarebbe la prima volta che entrerebbe in questa casa una donna senza piangere!”.

Cristian ha gli occhi fissi sulla madre, allunga la mano su quella di lei: l'accarezza. Quanti pensieri struggenti nella mente lo tormentano. Adesso che il padre non è più compagno di vita per lei; quello che le riempiva la giornata, adesso immagina quanto lei sia bisognosa di conforto. Una domanda gli è appena uscita dall'animo e gliela rivolge: “ Quale è la prima cosa che ho fatto con te? Te la ricordi? Insomma con papà ho iniziato tante cose; ma con te! Non abbiamo parlato minimamente di noi due!”.

Tiziana appare sorpresa e ci pensa per un attimo: sorride.

“Se proprio ci tieni ti racconto una cosa che non sai. Non avevi neanche due anni. Eravamo preoccupati perché non parlavi. Mugugnavi e ti facevi capire a gesti. Il pediatra ci aveva assicurato che eri in salute e crescevi bene. Ci disse che era una cosa normalissima che certi bambini ritardassero di parlare. Forse tu non ne sentivi la necessità dato che ti esprimevi in altro modo.
Quando avevi fame strillavi e contorcevi le labbra e la lingua come fanno i cagnolini quando hanno fame. Ti aggrappavi alla mia gonna e tiravi con tutta la forza. Ed era allora che capivo che avevi fame. Però un giorno ti avevo in braccio e avevi un po di sonno perché avevi finito di ingozzarti con le pappe. Ti avevo contro il petto con la testa sul bavaglino, sopra la mia spalla. Aspettavo che tu facessi il solito ruttino di avvenuta digestione. E guai se non te lo facevo fare: finivi per vomitarmi tutto addosso. Però quel giorno ritardavi quel ruttino ed io stavo cominciando a perdere la pazienza.
Allora ti allontanai dal petto e ti guardai negli occhi dicendoti: ma allora ti vuoi decidere? Lo vuoi fare o no questo benedetto ruttino? Io vidi una luce nei tuoi occhi e per la prima volta mi guardasti incuriosito.
Allungasti le tue manine sul mio viso e mi infilasti le dita prima nelle narici, poi le passasti sulle mie labbra... insomma, mi accarezzasti il volto. Poi improvvisamente, per la prima volta, mi sconvolgesti dalla felicità. Cominciasti a muovere le labbra e la lingua e ti uscì questa parola: mmaaaamma!
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI164] La prima parola

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Ciao @bestseller2020 

Hai dipinto un quadro commovente anche se il protagonista, Cristian, non mi sta molto simpatico per come si comporta da adolescente, mentre è una meraviglia da bambino da piccolo.
Ma è la storia di quasi tutte le vite.
Il punto dove trovo "antipatico" Cristian è questo:
bestseller2020 wrote: Però al primo appuntamento ci sono andato da solo!”.

“Canaglia! Non farmi pensare a quella volta che io e tuo padre ci siamo visti alla porta quella ragazzina in lacrime innamorata di te e che tu avevi sedotto e abbandonata! Che figura ci facemmo e che situazione imbarazzante! Tu che non volevi uscire dalla tua camera per affrontare la situazione e quella che ti chiamava disperatamente! fummo noi a farle capire che doveva rassegnarsi”.
Eh no Cristian, non funziona così. Sono più intransigente di un ebreo ortodosso con ascendenze essene... così ragionano gli americani e tutti gli europei dell'istinto globale... (non c'entra niente, però a scavare...) Non è che tu hai la tempesta ormonale e fai  piangere una ragazzina dopo che magari ti diverti pure con lei perché non hai l'età per capire l'amore, ma per farlo si, ma non è la stessa cosa. Per reprimere l'istinto vecchio consiglio militare e della beata clausura: lunghe corse e docce fredde. Molte docce fredde, mi raccomando. Ma non far piangere le pupe.

E nemmeno così
bestseller2020 wrote: “Dai mamma! Imparai la lezione e non feci più l'errore di dare il mio indirizzo...”.
Quindi Cristian stava facendo esperienza... ma poverino! Sulla pelle della ragazzina fai esperienza? Ma anche i genitori, che tutto gli sembra normale per il loro fiore di bambino... E la ragazzina come la mettiamo? E se i genitori di Cristian erano imbarazzati a sentirla piangere il padre della ragazzina come dovrebbe sentirsi? Magari è contento pure lui perché pure la figlia fa esperienza e da grande diventerà una gran... dama... Però il mondo è bello perché si fa esperienza dai...  :D

Ho trovato invece commovente, davvero, non tanto il punto dove Cristian porta i fiori alla madre, non ho mai portato fiori io, sono un selvaggio, mi sarei vergognato a portare fiori, sentito in imbarazzo perché non l'ho mai visto fare, eppure amo i fiori ma purtroppo li ho sempre portati nelle tombe (mi chiederai: ma dove sei vissuto? un mondo che non t'immagini, credimi  :D )
Mi ha commosso il ricordo della vecchia madre Tiziana nel rievocare la prima volta che il figlio la chiama mamma... so bene che quello è  uno dei momenti più belli della vita di una madre, si piange dalla gioia, addirittura anche nella mia vita è stato così...
Scritto bene, con il tuo solito tono apparentemente frettoloso, scanzonato ma più che altro essenziale, preciso, conforme al mio sentire (anche io ne ho uno, a volte si palesa...)
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI164] La prima parola

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Ciao @bestseller2020, è la prima volta che ci incrociamo, colpa mia, eh, che non mi faccio vivo da secoli, ma forse riesco a tirare fuori qualcosa e allora mi anticipo con il commento.
Il racconto ha buoni spunti, ma non mi convince del tutto. Fin dalle prime battute è chiaro il tono drammatico della storia, ma forse esageri nella terminologia e l'atmosfera che ne esce fuori mi è apparsa un po' troppo densa di cliché: i fiori freschi ogni giorno, il figlio che timidamente cerca di prendere il posto del padre ecc.  Rivedrei anche i dialoghi, che a tratti sembrano un po' troppo stereotipati. 
Ti lascio qualche nota 
bestseller2020 wrote: Una breve e fulminante malattia se lo è portato via non dandogli il tempo di capire cosa perdeva in modo definitivo.
breve e fulminante sono una ripetizione, ne basta uno. Chiuderei con capire, basta a fare arrivare il messaggio e chiude il periodo in maniera più decisa.
bestseller2020 wrote: La madre è lì che lo aspetta distesa sulla sua vecchia poltrona relax Corbusier in pelle maculata e struttura d'acciaio cromato.
Tiziana si illumina al vederlo, impacciato e timido, con il mazzo di mimose in mano. [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif] accenna ad alzarsi ma Cristian, avvicinatosi a lei, l'abbraccia con calore sussurrandole: “ auguri mamma! Buon otto marzo!”. [/font]
Hai usato in maniera alternata "madre" e "Tiziana" per evitare la ripetizione? Io eliminerei Tiziana, nell'ottica del racconto è "la madre", il fatto che si chiami Tiziana è secondario. Non serve ripetere il soggetto.
bestseller2020 wrote: Ti eri appena pacificato con tuo padre perché non aveva digerito che eri andato a vivere per conto tuo”.
anche questo mi sa un po' di cliché, il padre che muore poco dopo la riappacificazione con il figlio.
bestseller2020 wrote: Una domanda gli è appena uscita dall'animo e gliela rivolge
Non sono sicuro del tempo verbale scelto. Non andrebbe meglio "gli esce"? 
bestseller2020 wrote: solito ruttino di avvenuta digestione
Il ruttino a due anni? sicuro? mi sembra grandicello... anche perché a due anni cominciano a pesare i bambini. 
Come al solito mi concentro di più sulle cose che non mi convincono, ma ciò non vuol dire che non abbia trovato qualcosa di buono nel racconto. I personaggi hanno un buon "peso", hanno emozioni e hai trovato il modo di farle trasparire. Sono certo che su alcune cose abbia inciso la fretta.
A rileggerti.

Re: [MI164] La prima parola

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Un racconto tenerissimo, anche se un poco sfrangiato; come dire c'è il tema del lutto, c'è il tema del tombeur de femmes che  pare innamorato e infine il tema della prima parola. Per me sono un po' troppe prime volte, andrebbero sviluppate un po' per volta.
Anche a mio avviso il bambino é un po' troppo cresciuto per il ruttino. Quello che tu descrivi é un bambino che ancora mangia le pappe.

Re: [MI164] La prima parola

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@ITG @Almissima  miiiii!!! che fate i pediatri!!! :P :D magari aveva la digestione difficoltosa e sulla età magari la mamma si è sbagliata di qualche mese... magari ne aveva uno e mezzo,,, ciao e grazie del passaggio... 

comunque ci sono donne che allattano i lori figli sino a cinque anni.... :si:
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI164] La prima parola

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bestseller2020 wrote: comunque ci sono donne che allattano i lori figli sino a cinque anni.... :si:
Eeeeh, ai neonati si fa fare il ruttino, e di solito solo quando bevono il latte. Mi hai fatto immaginare una madre che fa fare il ruttino a un bimbo di cinque anni, non riesco a smettere di ridere.
Vabbeh, @bestseller2020  a parte gli scherzi. Molto tenero il rapporto che questo figlio ha con sua madre, bello il raccontarsi di quando era vivo suo padre e il suo pensiero verso la donna. Hai descritto una scena commovente, abbastanza realistica. I fiori sempre sul tavolo, le lasagne e le polpette, la sua reazione riguardo alla ragazza troppo innamorata; io l'ho immaginato come un ragazzino brufoloso che non sa che pesci pigliare.
Una buona prova, buon contest e alla prossima.

Re: [MI164] La prima parola

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@Alba359 ciao.. guarda che a mio figlio il ruttino glielo facevo fare io e non so fino a quanti anni... digestione difficoltosa?  :P

dai che scherzo! grazie del passaggio.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI164] La prima parola

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Ciao, @bestseller2020. Leggerti mi fa sempre tanto piacere.
bestseller2020 wrote: vecchia poltrona relax Corbusier
Per essere precisi, lo pseudonimo suona "Le Corbusier".
bestseller2020 wrote: auguri mamma! Buon otto marzo!”
Che bella coincidenza!
bestseller2020 wrote: Allungasti le tue manine sul mio viso e mi infilasti le dita prima nelle narici, poi le passasti sulle mie labbra... insomma, mi accarezzasti il volto. Poi improvvisamente, per la prima volta, mi sconvolgesti dalla felicità. Cominciasti a muovere le labbra e la lingua e ti uscì questa parola: mmaaaamma!
Ehhh, ma così non vale! Non si può non provare una nostalgia infinita ripensando ai figli piccoli! E hai descritto alla perfezione il movimento delle mani del bambino.
Insomma, Best, un racconto pieno di vita e sentimento, nostalgia e dedizione. 
Due piccoli consigli, se posso permettermi: un po' più di cura nella punteggiatura e un po' meno punti esclamativi.
Grazie!
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Re: [MI164] La prima parola

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@bestseller2020   :)

Un racconto che mi è piaciuto, tra luci e ombre del protagonista.

Le ombre sono dell'adolescente, queste:
bestseller2020 wrote: “Canaglia! Non farmi pensare a quella volta che io e tuo padre ci siamo visti alla porta quella ragazzina in lacrime innamorata di te e che tu avevi sedotto e abbandonata! Che figura ci facemmo e che situazione imbarazzante! Tu che non volevi uscire dalla tua camera per affrontare la situazione e quella che ti chiamava disperatamente! fummo noi a farle capire che doveva rassegnarsi”.

“Dai mamma! Imparai la lezione e non feci più l'errore di dare il mio indirizzo...”.
Perché?  Ci sta che un adolescente si comporti così, purtroppo, ma il tuo Cristian, così devoto alla madre (e lei così sollecita) mi pare strano che non avesse, già allora, il corrispettivo in scala della statura morale di un adulto serio.

Tutto qui.

Un bel finale, una bella prima volta che dà soddisfazione.  :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI164] La prima parola

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ciao @Poeta Zaza @Ippolita vi ringrazio del passaggio e vi saluto in velocità che devo leggere i racconti dei compagni... ciaone.. <3
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

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