Da sempre quando mi approccio alla scrittura di un romanzo sono abbastanza metodico: apro il mio Scrivener e inizio creando un bel progetto. Trama, personaggi e, ultimamente, anche descrizione degli ambienti. Credo che questo mi consenta di portare il risultato a casa avendo sempre il controllo completo su ciò che accade. Ovviamente lo spazio per stravolgere qualcosa c'è.
Voi come vi approcciate alla scrittura di un romanzo?
Re: Rigore e metodo o no?
2JohnnyBazookaBic ha scritto: apro il mio Scrivener e inizio creando un bel progetto. Trama, personaggi e, ultimamente, anche descrizione degli ambienti. Credo che questo mi consenta di portare il risultato a casaMa scrivi due volte. Io preferisco scrivere una volta sola
Il Sommo Misantropo
Re: Rigore e metodo o no?
3@JohnnyBazookaBic
Anche io amo essere metodico, conosco Scrivener, ma l'ho usato poco pur riconoscendone l'utilità.
Di solito redigo una trama generale, suddivisa per capitoli e anche sottocapitoli, avvenimenti interni diversi dentro un capitolo. Bisogna però considerare gli imprevisti, nuove idee in corso d'opera, nuovi personaggi o accentuazione di personaggi che inizialmente apparivano come secondari, nuovi accadimenti. Le varianti sono piacevolmente intriganti ma impegnative.
Per i personaggi sono rigoroso, il lavoro è lungo. Un personaggio, almeno fra i principali, deve avere già una sua vita, una sua biografia, sia pure per sommi capi quando entra in scena.
Ne converrai che è più agevole scrivere di una persona che già si conosce, si sa il suo modo di ragionare, di parlare, di muoversi, si conoscono i suoi ricordi, i suoi desideri. (Ma vale anche per i luoghi).
Ancora meglio se ai personaggi si riesce ad abbinare un volto. Non mi riesce bene farlo con volti di persone conosciute, non completamente intendo. Posso abbinare qualità caratteriali di un personaggio a persone che ho conosciuto realmente, e talvolta anche caratteristiche fisiche, ma se lo faccio mi sento "legato". Devo comunque avere un'idea almeno della fisicità dei personaggi principali.
Ho trovato un rimedio con un programma, un algoritmo che consente di costruire volti umani reali come fotografie, ma completamente inventati, inesistenti, di qualunque età, sesso e colore. A questo punto sono libero. A volte mi serve un vecchio per esempio, e lo "costruisco" da giovane, poi lo vedo invecchiare inserendo l'età. Così ho anche dei ricordi della sua fisicità nella giovinezza e poi del personaggio a quella determinata età.
Il clou si raggiunge, per quanto sia laborioso, inserendo quel volto con Gimp ad esempio (Photoshop è troppo costoso) dentro un corpo vestito come l'ambientazione richiede. Un corpo appropriato che scelgo in rete, c'è l'imbarazzo della scelta.
Se voglio scrivere di un prete o di un cuoco metto il volto creato nella faccia di un prete o di un cuoco, lavorando con i livelli fino a ottenere un fotomontaggio accettabile per le mie esigenze, in grado di dirmi qualcosa di più.
Il problema sta nella scelta dei volti giusti che crei; sei come un regista al quale si presentano innumerevoli personaggi che vogliono partecipare al tuo film. Scegliere è un lavoro molto impegnativo. Però aiuta.
Naturalmente, alla fine del lavoro hai già quasi costruito una storia, hai molto materiale che però non userai necessariamente tutto, ma ti servirà per muoverti al meglio, senza particolareggiare ma dando al lettore l'impressione che conosci tutto dei personaggi e dei luoghi. (Per i luoghi ci sarebbe da fare un altro discorso a parte).
Quando scrivo uso la teoria dell'iceberg, nel senso che la punta che emerge, che si vede, rappresenta solo il 10% di tutto il blocco, che rimane sommerso.
Quanto sopra è piacevolmente pazzesco e si può complicare ulteriormente.
Anche io amo essere metodico, conosco Scrivener, ma l'ho usato poco pur riconoscendone l'utilità.
Di solito redigo una trama generale, suddivisa per capitoli e anche sottocapitoli, avvenimenti interni diversi dentro un capitolo. Bisogna però considerare gli imprevisti, nuove idee in corso d'opera, nuovi personaggi o accentuazione di personaggi che inizialmente apparivano come secondari, nuovi accadimenti. Le varianti sono piacevolmente intriganti ma impegnative.
Per i personaggi sono rigoroso, il lavoro è lungo. Un personaggio, almeno fra i principali, deve avere già una sua vita, una sua biografia, sia pure per sommi capi quando entra in scena.
Ne converrai che è più agevole scrivere di una persona che già si conosce, si sa il suo modo di ragionare, di parlare, di muoversi, si conoscono i suoi ricordi, i suoi desideri. (Ma vale anche per i luoghi).
Ancora meglio se ai personaggi si riesce ad abbinare un volto. Non mi riesce bene farlo con volti di persone conosciute, non completamente intendo. Posso abbinare qualità caratteriali di un personaggio a persone che ho conosciuto realmente, e talvolta anche caratteristiche fisiche, ma se lo faccio mi sento "legato". Devo comunque avere un'idea almeno della fisicità dei personaggi principali.
Ho trovato un rimedio con un programma, un algoritmo che consente di costruire volti umani reali come fotografie, ma completamente inventati, inesistenti, di qualunque età, sesso e colore. A questo punto sono libero. A volte mi serve un vecchio per esempio, e lo "costruisco" da giovane, poi lo vedo invecchiare inserendo l'età. Così ho anche dei ricordi della sua fisicità nella giovinezza e poi del personaggio a quella determinata età.
Il clou si raggiunge, per quanto sia laborioso, inserendo quel volto con Gimp ad esempio (Photoshop è troppo costoso) dentro un corpo vestito come l'ambientazione richiede. Un corpo appropriato che scelgo in rete, c'è l'imbarazzo della scelta.
Se voglio scrivere di un prete o di un cuoco metto il volto creato nella faccia di un prete o di un cuoco, lavorando con i livelli fino a ottenere un fotomontaggio accettabile per le mie esigenze, in grado di dirmi qualcosa di più.
Il problema sta nella scelta dei volti giusti che crei; sei come un regista al quale si presentano innumerevoli personaggi che vogliono partecipare al tuo film. Scegliere è un lavoro molto impegnativo. Però aiuta.
Naturalmente, alla fine del lavoro hai già quasi costruito una storia, hai molto materiale che però non userai necessariamente tutto, ma ti servirà per muoverti al meglio, senza particolareggiare ma dando al lettore l'impressione che conosci tutto dei personaggi e dei luoghi. (Per i luoghi ci sarebbe da fare un altro discorso a parte).
Quando scrivo uso la teoria dell'iceberg, nel senso che la punta che emerge, che si vede, rappresenta solo il 10% di tutto il blocco, che rimane sommerso.
Quanto sopra è piacevolmente pazzesco e si può complicare ulteriormente.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
(Apocalisse di S. Giovanni)
Re: Rigore e metodo o no?
4JohnnyBazookaBic ha scritto: Credo che questo mi consenta di portare il risultato a casa avendo sempre il controllo completo su ciò che accade. Ovviamente lo spazio per stravolgere qualcosa c'è.Da quanto so, è il metodo che usano molti scrittori, anche famosi: programmare la trama, le scene, i personaggi.
Per me purtroppo non funziona (ci ho provato, perché sembrava un metodo più ordinato e responsabile del mio, ma è stato un disastro, nel senso che dopo aver definito i vari capitoli ho perso ogni interesse per scrivere la storia in sé).
Non credo ce ne sia uno giusto o migliore, dipende molto da come ci si trova meglio. Personalmente non parto da cose concrete come ambientazioni e personaggi, ma dalle emozioni che una storia mi suscita e dal suo conflitto principale, tutto il resto (immagini, personaggi, scene) viene in qualche modo spontaneo, è solo questione di immedesimazione e di ricerca.
Se un passaggio non mi viene spontaneo da immaginare, perché difficoltoso, obbligato, o troppo tecnico, in genere i lettori lo notano (e lo noto io per prima, anche se non so come risolvere).
Ciò ovviamente vale per me ma, al di là del fatto che ho rinunciato ai programmi come Scrivener, seppure abbia sentito pareri molto positivi a riguardo, penso che alla fine un programma non faccia miracoli. Quello che viene fuori è già nella testa dell'autore, che sia programmato da PC o su un foglio di carta, credo non ci sia differenza.
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
La salvatrice di libri orfani (Alcheringa)
Il lato sbagliato del cielo (Arkadia)
Il tredicesimo segno (Words)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
La salvatrice di libri orfani (Alcheringa)
Il lato sbagliato del cielo (Arkadia)
Il tredicesimo segno (Words)
Re: Rigore e metodo o no?
5La mia esperienza per ora è abbastanza limitata, ma ho di sicuro un approccio molto istintivo e poco programmato. Il romanzo che esce fra poco ha avuto una gestazione molto lunga perché non sapevo come farlo finire, mentre per quello in lavorazione (che poi è un seguito ideale del primo, nel senso che i protagonisti sono gli stessi qualche anno dopo) per un pezzo ho avuto in mente l'ultimissima parte, frase conclusiva compresa, ma non quello che stava in mezzo (la soluzione del conflitto, diciamo). Diciamo che il mio solo punto fermo è che devo sapere come far finire la storia, poi quello che viene in mezzo si può decidere e modificare con il tempo, ma non ho mai tutto precostituito e programmato. Ma mi complimento con chi ci riesce, deve trattarsi di un modo molto più semplice di fare le cose.
Tanto la notte capirà: http://www.argentovivoedizioni.it/scheda.aspx?k=capira
"Anna, non fare come quelle band che mi parlano del loro secondo disco quando devono ancora pubblicare il primo!" (cit.)
"Anna, non fare come quelle band che mi parlano del loro secondo disco quando devono ancora pubblicare il primo!" (cit.)
Re: Rigore e metodo o no?
6Posso ritenermi una persona metodica, nella vita e sul lavoro.
Ma non nel dar vita ad un romanzo. Le idee mi arrivano sparse, come tanti lampi, tanti tuoni e le raccolgo in una sorta di grande temporale.
Alla fine, va tutto per il meglio e torna il sereno
...fino al prossimo libro.
Ma non nel dar vita ad un romanzo. Le idee mi arrivano sparse, come tanti lampi, tanti tuoni e le raccolgo in una sorta di grande temporale.
Alla fine, va tutto per il meglio e torna il sereno
...fino al prossimo libro.
Re: Rigore e metodo o no?
7Io progetto tutto per filo e per segno su carta, possibilmente in riva al mare. Poi passo a scrivere al computer. Quando inizio la stesura, so già cosa andrà nel primo capitolo, cosa accadrà nel ventunesimo e cosa nel cinquantaseiesimo.
L'importante per me è non pormi mai dei limiti di tempo, perché le scadenze mi mettono ansia. Come diceva l'annuncio di una mia carissima amica: Bionda, settima misura. Tutto con calma.
L'importante per me è non pormi mai dei limiti di tempo, perché le scadenze mi mettono ansia. Come diceva l'annuncio di una mia carissima amica: Bionda, settima misura. Tutto con calma.
Re: Rigore e metodo o no?
8Alberto Tosciri ha scritto: @JohnnyBazookaBicBeh, diciamo che sei ancora più metodico di me, io sono un po' meno preciso. Per me l'importante è avere una traccia da seguire per non perdersi. Io, poi, ho una pessima memoria e se non lavoro ad una cosa per una settimana mi dimentico tutto .
CUT
Per quanto riguarda lo strumento, concordo, non è quello che fa la differenza però averne uno in grado di agevolare determinati passaggi è di certo una gran cosa. Io prima facevo molta più fatica, già il solo fatto di avere in una singola schermata tutto il progetto cambia un bel po'.
Re: Rigore e metodo o no?
9@JohnnyBazookaBic Ciao, discussione interessante. Io più che altro scrivo racconti, a volte molto brevi, altre volte lunghi o anche molto lunghi, quasi piccoli romanzi. Di solito mi viene un'idea che trovo carina e sulla base di quell'idea vado avanti fino alla fine della storia. A volte le ciambelle escono col buco, altre volte il racconto risulta un po' debole. Però non riesco a programmare un racconto dall'inizio alla fine, di solito le idee mi vengono mano a mano che scrivo. Però non parto da "zero", di solito ho sempre un'idea. Per esempio, di recente, leggendo degli scritti di Santa Teresa d'Avila mi è venuto in mente un episodio che poteva risultare interessante per il lettore della vita della santa.
Per l'unico romanzo che ho scritto, avevo in mente una trama e i personaggi a grandi linee. Mi sono limitato a trasporlo su carta, improvvisando la storia mano a mano. Diciamo che avevo in mente quello che volevo trasmettere al lettore, ma non ho badato troppo al plot. Probabilmente ho sbagliato, visto che il manoscritto non ha trovato grande riscontro. Se mai dovessi scrivere un altro romanzo, penso che cambierei metodo, magari cercherei di essere più analitico.
Spero di aver dato un contributo utile alla discussione... alla prossima.
Per l'unico romanzo che ho scritto, avevo in mente una trama e i personaggi a grandi linee. Mi sono limitato a trasporlo su carta, improvvisando la storia mano a mano. Diciamo che avevo in mente quello che volevo trasmettere al lettore, ma non ho badato troppo al plot. Probabilmente ho sbagliato, visto che il manoscritto non ha trovato grande riscontro. Se mai dovessi scrivere un altro romanzo, penso che cambierei metodo, magari cercherei di essere più analitico.
Spero di aver dato un contributo utile alla discussione... alla prossima.
Re: Rigore e metodo o no?
10Io generalmente ho una trama, accennata, nella mia mente. Inizio scrivendo le prime parole, e mi abbandono all'ispirazione del momento. Man mano quella trama accennata diviene sempre più grande e articolata. Spesso, da parte, ho comunque la necessità di descrivere elementi secondari riguardo i personaggi (dati anagrafici, geneologia), la geografia (disegno mappe di terre immaginarie), le tradizioni, le lingue, ecc.
Re: Rigore e metodo o no?
11Io di solito faccio così: mi metto calma e cerco di non pensare a niente. Quasi subito una parola, che io non cerco assolutamente, emerge con forza e mi si pianta nel cervello. Parto da quella ma non comincio a scrivere, accade che, alla fine, quel termine non compaia nemmeno nel racconto.
Mettiamo che la parola prepotente sia sottosopra, per immagini io vedo una stanza in disordine: una cucina, un salotto, una camera da letto.
Sempre con l'immaginazione ci metto dentro un personaggio, senza nessuno sforzo, nasce tutto dalla fantasia. Per esempio: nella stanza posso vedere una vecchia che piange, un uomo che cucina, un ragazzo che studia o un bambino che gioca su un tappeto rosso. Io so immediatamente chi è quel bambino, come si chiama e perché porta un apparecchio ortopedico alle gambe, so chi è suo padre, conosco i suoi problemi e la sua storia. Conosco il conflitto che affligge quella famiglia e come andrà a finire, poi mi metto a scrivere.
A volte, una parola può assillarmi per settimane e se non scrivo non mi si leva dal cervello.
Questo lo faccio per avere buone idee, per scrivere una storia ben strutturata, invece, ho un metodo. Avere un buon metodo fa risparimiare tempo.
Mi sono fatta una mappa mentale dove prendo appunti e controllo l'evoluzione della storia: il diagramma è sempre lo stesso, un pò come spiegano nei manuali di scrittura creativa, seguo un arco evolutivo dove poggiare gli eventi.
Mettiamo che la parola prepotente sia sottosopra, per immagini io vedo una stanza in disordine: una cucina, un salotto, una camera da letto.
Sempre con l'immaginazione ci metto dentro un personaggio, senza nessuno sforzo, nasce tutto dalla fantasia. Per esempio: nella stanza posso vedere una vecchia che piange, un uomo che cucina, un ragazzo che studia o un bambino che gioca su un tappeto rosso. Io so immediatamente chi è quel bambino, come si chiama e perché porta un apparecchio ortopedico alle gambe, so chi è suo padre, conosco i suoi problemi e la sua storia. Conosco il conflitto che affligge quella famiglia e come andrà a finire, poi mi metto a scrivere.
A volte, una parola può assillarmi per settimane e se non scrivo non mi si leva dal cervello.
Questo lo faccio per avere buone idee, per scrivere una storia ben strutturata, invece, ho un metodo. Avere un buon metodo fa risparimiare tempo.
Mi sono fatta una mappa mentale dove prendo appunti e controllo l'evoluzione della storia: il diagramma è sempre lo stesso, un pò come spiegano nei manuali di scrittura creativa, seguo un arco evolutivo dove poggiare gli eventi.