Traccia di mezzogiorno: Lei.
L'importante era saper calcolare i tempi. Saper trovare il momento esatto per sincronizzare i rumori di casa con quelli del rientro. Infilare la chiave nella serratura, girarla, aprire la porta, entrare senza far scricchiolare nulla, chiudere. E soprattutto nascondere subito la borsa.
Certe volte ci riusciva.
Quel giorno, però, non andò così.
Gabriele aveva aperto la porta di casa ed era sgattaiolato dentro. Si stava togliendo la giacca quando la battaglia ebbe inizio.
«Dove sei stato?»
Avete presente quelle barzellette con il marito che torna a casa di soppiatto e la moglie lo aspetta battendo il piede e con il mattarello in mano? Ecco, Lucia era proprio così. A parte il mattarello.
«Ciao ciccina, tutto bene al lavoro?»
«Non fare finta di niente. Dove sei stato?»
«Da nessuna parte, così, ho fatto un giro.»
«Sei pigro, non fai mai un giro. Dove sei stato?»
«Ma sì, zuccherino, ho preso Via Rigosa, poi ho svoltato a sinistra all'incrocio...»
«Dov'è la borsa?»
«Quale borsa?»
«Lo sai benissimo.»
«In camera nostra, come promesso. Vedi? Non ho niente con me.»
«Ah, no? E quella cos'è?»
Porcaccia, l'ho dimenticata.
Gabriele era riuscito a lanciare la borsa verde, troppo riconoscibile, dentro il ripostiglio, ma si era dimenticato del bottino più prezioso. Un sacchetto di plastica con il logo del Vinyl Crazy.
«Quello? Non lo so. Deve essere un sacchetto vecchio.»
«Non dire balle. Sei andato di nuovo alla fiera del disco.»
«Ma no, marmottina...»
«Lo avevi promesso. Avevi detto che avresti smesso di comprare dischi. Ogni mese ti sputtani lo stipendio, e per cosa? Dobbiamo pagare la bolletta della luce, la rata del condominio, c'è il compleanno di mia madre. Li paghiamo in dischi?»
«Pasticcina, lascia che ti spieghi.»
«Non mi devi spiegare niente. Il lupo perde il pelo ma non il vizio.»
«Polpettina, non volevo comprare niente, te lo giuro, ma poi ho trovato qualcosa di incredibile, non potevo lasciarlo lì, era come se mi stesse chiamando.»
«Mi hai già detto questa storia quando hai trovato il demo dei Def Leppard con la copertina capovolta.»
Gabriele tentò di assumere un'espressione accattivante e affettuosa.
«Pandorina, ho fatto una scoperta incredibile. Ecco, guarda.»
Tirò fuori dal sacchetto un vinile con la copertina in bianco e nero.
«Cosa dovrei guardare?»
«Questo è “Numbers”, il primo album dei Black Protoplasm. Pubblicato nel 1969, il giorno dello sbarco sulla Luna, il 20 luglio, e registrato presso i Goose Studios di Des Moines. Devi sapere che scoppiò un incendio due giorni dopo la fine delle registrazioni, che li distrusse del tutto. “Numbers” è l'ultimo disco che fu registrato lì.»
«Quindi il disco porta sfiga.»
«Ma no, dai, poi i Black Protoplasm sono diventati molto famosi, ma questo disco è preziosissimo. Sai perché?»
«No, ma so che fra due secondi me lo dirai tu.»
«Perché questa è la prima stampa. E sai da cosa si capisce?»
«Il cantante dei Black Protoplasm ti ha telefonato per dirtelo?»
«Allora, la copertina di questo disco ha una storia interessantissima. Intanto, nessuno ha mai capito dove fosse stata scattata la fotografia e dove si trovi la casa raffigurata. Già questo è un aspetto curioso perché, siccome il disco è stato così importante, immaginati quanti fan sarebbero andati in pellegrinaggio a vederla.»
«Fra cui tu e quei tuoi amici scombinati.»
«Poi, il secondo mistero sono i numeri dipinti sulla casa, che poi danno il titolo all'album. Che cosa vogliono dire? Perché il numero sette ricorre così tante volte? Vedi che in alto a destra c'è il numero 2005: proprio in quell'anno si parlò di una reunion della band, e poi sembrava che David e Rebecca sarebbero tornati insieme proprio in quell'anno, ma...»
«Ho paura a chiedertelo, ma chi è Rebecca?»
Gabriele indicò la ragazza con il cappello calcato sugli occhi, che neanche Clint Eastwood o Eric Sardinas, al centro della copertina.
«Rebecca è lei, la fidanzata di David, che come ben sai era il chitarrista e leader del gruppo. Dicono fosse molto misteriosa, che non parlasse quasi mai, che non si conoscessero le sue origini né come lei e David si fossero conosciuti. Si sa solo che per due anni Rebecca fu l'ombra del fidanzato, quindi era ovvio che venisse immortalata sulla copertina del loro primo album. Come se la sua fosse una sorta di maternità. Infatti, nelle biografie dei Black Protoplasm ci sono vari capitoli che parlano di lei e di come possa avere influenzato le composizioni; in molti si chiedono se sarebbero diventati così famosi se non ci fosse stata lei. Ma il mistero va avanti. Infatti, esiste una serie sola serie di fotografie di Rebecca, e qui torniamo al nostro problema di prima, cioè come ho fatto a capire che questa è la prima stampa.»
Lucia accennò uno sbadiglio.
«La risposta è la borsetta. La vedi, lì, a sinistra della foto, dove ci sono i tre sette? La borsetta si vede solo nella fotografia della prima stampa. Poi, dopo l'incendio, dovevano avere una foto simile, e l'hanno usata per le nuove serie di copertine. Appunto perché nella fotografia nuova non c'è la borsetta.»
«Magari nella borsetta c'è una scatola di fiammiferi con cui Rebecca ha dato fuoco allo studio di registrazione.»
Gabriele scoppiò a ridere.
«Pesciolina, sei stupenda. Come facevi a sapere che in effetti Rebecca è scomparsa subito dopo l'incendio dello studio? Lasciò solo un biglietto per David e non si è più fatta viva, fino appunto al 2005. Però no, sono solo leggende metropolitane, non ci sono prove che sia stata lei. Forse è stato qualche altro musicista, oppure un cortocircuito, un incidente. Inoltre si dice che Rebecca avesse una personalità strana. Non parlava quasi mai, ma quando lo faceva, aveva la capacità di mettere a tacere chiunque attorno a lei. Aveva un carisma mostruoso. Oggi diremmo anche che aveva due personalità diverse. Si dice che abbia avuto lei l'idea di fare la copertina dell'album come la vediamo ora, e che quando le chiedevano perché avesse chiesto quella posa, lei rispondeva che voleva far sembrare che stesse aspettando l'autobus. Guarda che strano: due giorni dopo lo studio di registrazione va a fuoco e lei scompare. Allora, pasticcina mia non ti sei commossa a sentire questa storia stupenda? Non ti viene voglia di correre a Des Moines per andare a cercare Rebecca e chiederle tutto quello che non sappiamo di lei e David?»
«No. Tra l'altro non mi hai detto quanto hai speso. Per un un disco solo, ti ricordo.»
«Eh... non me lo ricordo.»
«Devo frugarti nelle tasche e cercare lo scontrino?»
«No, bambolina, mi hanno fatto anche lo sconto. Davvero, la storia di Rebecca non ti ha incuriosita? A me viene voglia di cercare di svelare tutti quei misteri, dov'è finita, perché se n'è andata da un giorno all'altro, e se nella borsetta c'erano i fiammiferi o il rossetto.»
«Mi interessa di più sapere se potremo pagare la bolletta della luce.»
«Te lo giuro, zucchina mia, è l'ultima volta, ma non potevo lasciarlo lì alla fiera, con una storia del genere.»
Lucia sospirò accondiscendente.
«Se ci tieni così tanto, va bene. In qualche modo faremo. Chiederò una mano ai miei, magari. Posso vedere la foto di copertina?»
«Eh... sì, ma prendilo in mano dai bordi, sai che non devono lasciare impronte di qualsiasi tipo.»
Lei lo fulminò con lo sguardo. Prese il disco in mano e sorrise al marito.
«Ti ho fregato.»
«Perché, topolina?»
«Hai detto che il disco è uscito il giorno dello sbarco sulla Luna.»
«Sì, il 20 luglio 1969.»
«Lo sbarco sulla Luna è successo di domenica. I dischi non escono la domenica, me lo hai detto un milione di volte. Quindi mi stai nascondendo qualcosa e hai inventato tutta questa storia di Rebecca e la sua sparizione per cercare di distrarmi.»
Porcaccia.
Da quando si era fatta così furba?