Resta qui questa notte e si rallegri il tuo cuore

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Commento a "La promessa di bruciare" di BollaDiSapone

Libro dei Giudici: Resta qui questa notte e si rallegri il tuo cuore (19, 19)

Si allontanava dalla realtà
come una nave che lascia la banchina,
di sera, in acque avvolte di foschia.
La barba bianca e ispida, gli occhiali di
tartaruga, anche quelli passati dalla ASL.
Mi mostrava la sua raccolta di fotografie.
In ogni veduta, in ogni volto che mi guardava,
aveva trovato un significato.
Un frammento del mistero della vita
era andato al suo posto, per lui, per quel signore dimesso.
Un piccolo hobby di un piccolo uomo.
Io avevo camminato sui libri di Platone,
ma capire Platone significa anche comprendere
che non era poi così importante leggerlo,
e che io e lui eravamo
lo stesso uomo.
https://domenicosantoro.art.blog/

Re: Resta qui questa notte e si rallegri il tuo cuore

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Domenico S. wrote:
Io avevo camminato sui libri di Platone,
ma capire Platone significa anche comprendere
che non era poi così importante leggerlo,
e che io e lui eravamo
lo stesso uomo. 
Wow. 
Mi hai fatto pensare a un episodio (non ricordo in quale raccolta di vite monastiche si trovi) che mi è rimasto infisso nella mente (e nel cuore): un monaco passa la notte intera abbracciato a un mendicante, felice di mescolare il proprio respiro con quello maleodorante dell'uomo. Sentiva che erano lo stesso uomo, come il tuo io lirico. 
"Resta qui questa notte e si rallegri il tuo cuore".
Grande finezza di sentire la tua, @Domenico S.: come sempre.
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Re: Resta qui questa notte e si rallegri il tuo cuore

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Ciao, @Domenico S.
Piacere, Luca C. ;)
Che bella questa poesia.
Sarà che tutto ciò che è avvolto da un certo surrealismo non riesco a non accostarlo a Borges, e anche in questo caso trovo la tua poesia, per l'appunto, molto borgesiana. C'è un che di magico e di trascendentale che spiega le cose dell'uomo, mi pare, nei tuoi versi.
Premetto che quanto dirò sotto, è solo un punto di vista soggettivo (e te ne accorgerai ogni qualvolta sparerò una castroneria: presto e spesso :asd: ) perché trovo questi versi ben al di sopra delle mie capacità.
Tuttavia mi hanno così colpito che non ho saputo resistere.
Intanto l'unico appunto che mi permetto di farti, e che non vuole assolutamente avere la presunzione di insegnare, riguarda i primi versi (il terzo, nello specifico)

Si allontanava dalla realtà
come una nave che lascia la banchina,
di sera, in acque avvolte di foschia.

Gran bella apertura. Io ci vedo subito lo sdoppiamento dell'uomo (che a quanto ho capito, in una certa misura, è il nocciolo del componimento): uno che salpa per lidi sconosciuti abbandonando ogni certezza, e l'altro che guarda e lo racconta.
L'appunto che riguarda il terzo verso è il seguente: lo trovo un filo macchinoso. Personalmente avrei tagliato più corto, scrivendo semplicemente:
"... come una nave che lascia la banchina
in una sera di foschia."
Secondo me è inutile specificare "acqua" visto che parliamo di una nave, così eviteresti  anche quell'avvolte che è un po' abusato, e in un  componimento bello come il tuo è un peccato.

La barba bianca e ispida, gli occhiali di
tartaruga, anche quelli passati dalla ASL.

Bello, spezza l'atmosfera cupa dell'apertura a favore di un attimo di freschezza.. Occhiali da tartaruga non lo avevo mai sentito, ma rende l'idea. Sull'ASL mi arrendo.

Mi mostrava la sua raccolta di fotografie.
In ogni veduta, in ogni volto che mi guardava,
aveva trovato un significato.

A me viene da pensare sempre all'io fuori dal proprio corpo, che si guarda dall'alto. Sento il distacco tra le due dimensioni. Forse le fotografie che guardano l'io "trascendente" e a cui l'io terreno dà una collocazione razionale, rappresentano il senso della vita visto col senno del poi?

Un frammento del mistero della vita
era andato al suo posto, per lui, per quel signore dimesso.
Un piccolo hobby di un piccolo uomo.

Forse sì, rappresenta un tassello del mosaico complessivo.
Inizialmente ho storto un po' il naso sul verso "Un piccolo hobby di un piccolo uomo", perché mi pareva fosse un intervento inopportuno del narratore. Poi rileggendo, ho forse (forse)* inteso: qui vuoi dare alla dimensione della comprensione umana (terrena) la giusta misura (molto modesta, in effetti). Comunque è un passaggio che non mi fa impazzire.

Io avevo camminato sui libri di Platone,
ma capire Platone significa anche comprendere
che non era poi così importante leggerlo,
e che io e lui eravamo
lo stesso uomo.

Bello il riferimento a Platone. Mi fa pensare, collegandolo all'apertura, alla famosa "seconda navigazione", in cui il ragionamento viene concepito come tramite a una realtà trascendentale.
Certo, quando si è studiato tanto Platone (cosa che io non ho fatto) credo che si raggiunga una tale immedesimazione (come capita con altri filosofi,  d'altronde) da far perdere la propria identità.

Beh, caro Domenico, rinnovare i miei complimenti è tanto superfluo quanto scontato.
Te la cavi davvero bene con la poesia, e contenuti e riferimenti per nulla banali gli conferiscono la giusta dignità.

A rileggerti, davvero volentieri!   :sss:

* "doppio forse" preso in prestito da quel donnaiUolo di @queffe  :D
Tu non sai le colline
dove si è sparso il sangue.
Tutti quanti fuggimmo
tutti quanti gettammo
l’arma e il nome. Una donna
ci guardava fuggire.
Uno solo di noi
si fermò a pugno chiuso,
vide il cielo vuoto,
chinò il capo e morì
sotto il muro, tacendo.
Ora è un cencio di sangue
il suo nome. Una donna
ci aspetta alle colline.

Re: Resta qui questa notte e si rallegri il tuo cuore

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Luca C. wrote: L'appunto che riguarda il terzo verso è il seguente: lo trovo un filo macchinoso. Personalmente avrei tagliato più corto, scrivendo semplicemente:
"... come una nave che lascia la banchina
in una sera di foschia."
Ciao @Luca C., ti ringrazio per il bel commento. Sui primi versi hai ragione. Mi sono innamorato della metafora e l'ho trascinata troppo a lungo. Ero incerto se fare qualcosa di più breve, ma a volte quando pubblico qui lascio delle sbavature se capire se solo io ho l'impressione d'aver commesso un errore, o sia un'impressione generale. Di solito l'errore è sottolineato, come fai tu, e io "mi metto l'anima in pace."
Luca C. wrote: Occhiali da tartaruga non lo avevo mai sentito, ma rende l'idea. Sull'ASL mi arrendo.
Se non sbaglio alcuni occhiali hanno la montatura in "tartaruga." Io preferisco il metallo. Il riferimento alla ASL voleva essere un riferimento sottile allo stato di malattia, anzianità e povertà del personaggio ritratto, ma forse è troppo indiretto.
Luca C. wrote: Inizialmente ho storto un po' il naso sul verso "Un piccolo hobby di un piccolo uomo", perché mi pareva fosse un intervento inopportuno del narratore. Poi rileggendo, ho forse (forse)* inteso: qui vuoi dare alla dimensione della comprensione umana (terrena) la giusta misura (molto modesta, in effetti).
Hai compreso del tutto. Per me il "piccolo" non ha un'accezione negativa. Poi l'io narrante spiega come lui (uno che ha studiato) in fondo ha fatto le stesse cose di questa persona dimessa raccontata nella poesia. Ha cercato di comprendere il mondo mettendo insieme tanti frammenti diversi, come può fare un "piccolo" fotografo dilettante. Perciò si sente molto vicino a lui e forse ha perso un po' della sua arroganza iniziale.

Sono contento che la poesia ti sia piaciuta, e ti ringrazio per i complimenti. A presto, Domenico.
https://domenicosantoro.art.blog/

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