Zoroastro si sbatté dietro le spalle la porta di casa, ma non prima di aver gridato alla moglie: «Vado a cercare l’uomo!»; questa, occhi al cielo, pensò: “non solo stronzo me lo dovevo prendere, pure ricchione!”.
Il profeta scese, sciabbattando, le perigliose scalette che dal villino portano alla città. Aveva una lanterna in mano e l’agitava rabbioso. «Dannato Volkswagen ID.4 GTX - Trazione integrale sportiva», andava imprecando agli Dei, «si scassa sempre quando ho voglia di attaccar briga». Manco una cazzo di torcia si ritrovava, solo la stupida lanterna di un antico trisavolo. Molto antico, a sentir parlare suo nonno, ma di sicuro tutte balle, giacché a lui pareva nient’altro che paccottaglia. O almeno la scritta made in China così lasciava intendere.
Arrivato alla spianata delle sacre libellule si imbatté in un serpente che, in mezzo ai preservativi, si mordeva la coda. Scrollando le spalle, Zoroastro passò avanti con fare oracolare. Il serpente in cuor suo lo maledisse: cazzo, dico io, lo vedi che sono un momento in difficoltà, pezzo di stronzo, potresti pure aiutarmi. Ah, gli uomini.
Zoroastro cercava l’uomo così conciato, e aveva il vaffanculo facile. «A casa, siete tutti morti!», sbraitava a chi gli capitasse a tiro. «Ma questo è scemo», rispondevano gli ignari e ignoranti villani, e più così loro facevano, più il Maestro si incazzava. «Capre!», ripeteva roteando al centro dell’agorà, e quelli, stolti, «Ma questo è scemo davvero!». «Donne, vi prenderò con la frusta», e le stupide signore: «Sì, vabbé, è arrivato l’arrotino e l’ombrellaio». «Voi non sapete chi sono Io! Io sono un punto e basta, io vi annuncio che il cielo e la terra sono sottosopra!», insisteva mentre ruzzolava a causa delle inadeguate calzature, «Socrate era un imbecille, e Caravaggio ha dipinto solo croste!».
Insomma, grande profeta e tutto, ma che caratteraccio. La sua veemenza, il suo filosofare col martello, lo portavano spesso a essere incompreso ed emarginato. Ragion per cui, esaspera e riesaspera le posizioni, il suo pensiero era diventato un tantinello misantropo e individualista. Erano tutti scemi tranne lui, che si sentiva un Superman, mentre uomini veri non ne vedeva manco a cercarli col lanternino.
In tal modo filosofando presso una siepe su un ermo colle, non si accorse che era giunto il crepuscolo, e le stelle affioravano sulla tela della notte. Apparve dapprima Aldebaran (il che astronomicamente è ben strano), poi Sirio l’enorme e poi Batman.
«Ho sentito forse qualcuno invocarmi al grido di “be the Man”?», chiese il noto eroe.
«Ma che cazz…», trasalì Zoroasto, che per poco non ci rimaneva secco.
Avete presente Batman? Un marcantonio di due metri coi due pettorali tanti si stagliava contro la luna vestito come i bambini a carnevale. Può fare un po’ impressione.
A Zoroastro, stranamente, era passata la voglia di insultare. Se ne rimaneva silente, sperando di non dover rivivere la stessa scena più e più volte ancora in altre vite, e
meditando la fuga. L’uomo in tutina attillata così parlò: «No, ma veramente, mi hai chiamato? È successo qualcosa? Supercattivi?».
«B-beh, no», fece Zoroastro, il quale non ci stava capendo una mazza. «Chi sei, tu?».
«Ma come chi sono? Ma dove vivi?».
Zoroastro sollevò l’indice a indicare l’eremo.
«Ah, beh, quand’è così tutto chiaro», disse Batman, e sembrò sorridere da dietro la mascherina. «Vabbe’, se era un falso allarme io vado che Alfred è di un ansioso…».
«No, no, ti prego, dolce amico mezzo uomo e mezzo cog… ehm, mezzo pipistrello. Ti prego, rimani. Parla con me. Percepisco nell’aria che non sei come tutti gli altri», lo trattenne il profeta.
«Te lo stavo a di’, so’ Batman! Mica cazzi».
«Ovvero?».
«Il cavaliere oscuro. Il giustiziere della notte. Quello che prende a pugni Joker. Mo se ne sono venuti che mi trombo Robin, ma non starli a sentire che quelli, i fumettisti contemporanei, sono strani, leggono troppi manga. Ah, no, mi confondo con la riscrittura di Superman, sorry… Eh eh eh, guarda tu i danni che fa l’omosessualità latente, ti credi un supermacho e invece…».
Zoroastro parve un po’ impallidire a quest’ultima considerazione, ma lasciò correre. La sua espressione diveniva sempre meno oracolare: «Oh grand’uomo, cosa ti rese così? Hai superpoteri?».
«No, sono l’unico supereroe come tutti gli altri. Potrei darti diverse risposte a diversi livelli, ma in ultima istanza ho perso i genitori da bambino e sento il bisogno di menar le mani. Direi che, in generale, quando ti vien voglia di tirar mazzate è sempre colpa dei genitori. Ne parlavo l’altro giorno col mio analista, il quale…».
«Capisco, capisco… Beh, allora pure tu sei come tutti gli altri!», considerò Zoroastro con disprezzo. Volse le rotonde terga e se ne andò sculettando.
Batman sedette al chiarore della Luna. “Ma guarda tu che epoca di pazzi isterici”, considerava, mentre sul gran corpo celeste protettore dei nottambuli si andava formando un’ombra a forma di pipistrello.
Il profeta scese, sciabbattando, le perigliose scalette che dal villino portano alla città. Aveva una lanterna in mano e l’agitava rabbioso. «Dannato Volkswagen ID.4 GTX - Trazione integrale sportiva», andava imprecando agli Dei, «si scassa sempre quando ho voglia di attaccar briga». Manco una cazzo di torcia si ritrovava, solo la stupida lanterna di un antico trisavolo. Molto antico, a sentir parlare suo nonno, ma di sicuro tutte balle, giacché a lui pareva nient’altro che paccottaglia. O almeno la scritta made in China così lasciava intendere.
Arrivato alla spianata delle sacre libellule si imbatté in un serpente che, in mezzo ai preservativi, si mordeva la coda. Scrollando le spalle, Zoroastro passò avanti con fare oracolare. Il serpente in cuor suo lo maledisse: cazzo, dico io, lo vedi che sono un momento in difficoltà, pezzo di stronzo, potresti pure aiutarmi. Ah, gli uomini.
Zoroastro cercava l’uomo così conciato, e aveva il vaffanculo facile. «A casa, siete tutti morti!», sbraitava a chi gli capitasse a tiro. «Ma questo è scemo», rispondevano gli ignari e ignoranti villani, e più così loro facevano, più il Maestro si incazzava. «Capre!», ripeteva roteando al centro dell’agorà, e quelli, stolti, «Ma questo è scemo davvero!». «Donne, vi prenderò con la frusta», e le stupide signore: «Sì, vabbé, è arrivato l’arrotino e l’ombrellaio». «Voi non sapete chi sono Io! Io sono un punto e basta, io vi annuncio che il cielo e la terra sono sottosopra!», insisteva mentre ruzzolava a causa delle inadeguate calzature, «Socrate era un imbecille, e Caravaggio ha dipinto solo croste!».
Insomma, grande profeta e tutto, ma che caratteraccio. La sua veemenza, il suo filosofare col martello, lo portavano spesso a essere incompreso ed emarginato. Ragion per cui, esaspera e riesaspera le posizioni, il suo pensiero era diventato un tantinello misantropo e individualista. Erano tutti scemi tranne lui, che si sentiva un Superman, mentre uomini veri non ne vedeva manco a cercarli col lanternino.
In tal modo filosofando presso una siepe su un ermo colle, non si accorse che era giunto il crepuscolo, e le stelle affioravano sulla tela della notte. Apparve dapprima Aldebaran (il che astronomicamente è ben strano), poi Sirio l’enorme e poi Batman.
«Ho sentito forse qualcuno invocarmi al grido di “be the Man”?», chiese il noto eroe.
«Ma che cazz…», trasalì Zoroasto, che per poco non ci rimaneva secco.
Avete presente Batman? Un marcantonio di due metri coi due pettorali tanti si stagliava contro la luna vestito come i bambini a carnevale. Può fare un po’ impressione.
A Zoroastro, stranamente, era passata la voglia di insultare. Se ne rimaneva silente, sperando di non dover rivivere la stessa scena più e più volte ancora in altre vite, e
meditando la fuga. L’uomo in tutina attillata così parlò: «No, ma veramente, mi hai chiamato? È successo qualcosa? Supercattivi?».
«B-beh, no», fece Zoroastro, il quale non ci stava capendo una mazza. «Chi sei, tu?».
«Ma come chi sono? Ma dove vivi?».
Zoroastro sollevò l’indice a indicare l’eremo.
«Ah, beh, quand’è così tutto chiaro», disse Batman, e sembrò sorridere da dietro la mascherina. «Vabbe’, se era un falso allarme io vado che Alfred è di un ansioso…».
«No, no, ti prego, dolce amico mezzo uomo e mezzo cog… ehm, mezzo pipistrello. Ti prego, rimani. Parla con me. Percepisco nell’aria che non sei come tutti gli altri», lo trattenne il profeta.
«Te lo stavo a di’, so’ Batman! Mica cazzi».
«Ovvero?».
«Il cavaliere oscuro. Il giustiziere della notte. Quello che prende a pugni Joker. Mo se ne sono venuti che mi trombo Robin, ma non starli a sentire che quelli, i fumettisti contemporanei, sono strani, leggono troppi manga. Ah, no, mi confondo con la riscrittura di Superman, sorry… Eh eh eh, guarda tu i danni che fa l’omosessualità latente, ti credi un supermacho e invece…».
Zoroastro parve un po’ impallidire a quest’ultima considerazione, ma lasciò correre. La sua espressione diveniva sempre meno oracolare: «Oh grand’uomo, cosa ti rese così? Hai superpoteri?».
«No, sono l’unico supereroe come tutti gli altri. Potrei darti diverse risposte a diversi livelli, ma in ultima istanza ho perso i genitori da bambino e sento il bisogno di menar le mani. Direi che, in generale, quando ti vien voglia di tirar mazzate è sempre colpa dei genitori. Ne parlavo l’altro giorno col mio analista, il quale…».
«Capisco, capisco… Beh, allora pure tu sei come tutti gli altri!», considerò Zoroastro con disprezzo. Volse le rotonde terga e se ne andò sculettando.
Batman sedette al chiarore della Luna. “Ma guarda tu che epoca di pazzi isterici”, considerava, mentre sul gran corpo celeste protettore dei nottambuli si andava formando un’ombra a forma di pipistrello.