Traccia di mezzogiorno.
«Non sai cosa mi è capitato stamattina. Stavo al bar a fare colazione, e a un certo punto è entrato un tizio.»
«Be'? Che c'è di strano? Continua.»
«Sì, scusa. Sono ancora scosso, in verità. Dunque, entra questo tizio. Lurido, con una pancia enorme. Non ti dico la puzza.»
«Ah ah ah! Ma dove stavi? In missione a Tor Bella Monaca?»
«Non dire idiozie. Al solito bar di via Piave, sotto l'ufficio. Quello col padrone fissato con gli uccelli. Pensa che ha aggiunto pure un airone impagliato all'ingresso: il becco fa da portacappelli, un orrore. Ma ti interessa o no quello che sto dicendo? Guarda che smetto.»
«Ma sì, dai, stavo scherzando. Allora, facevi colazione al bar dell'airone impagliato e arriva un tizio grasso e puzzolente. Prosegui.»
«Dunque, entra quest'uomo e si mette a sedere in un tavolino accanto a una signora che leggeva il giornale. Quella si alza, chiude il giornale, paga ed esce.»
«Embè? Sarà andata a lavorare.»
«Può darsi. L'uomo si sposta al tavolino accanto, dove due ragazzi chiacchieravano. Appena si siede, quelli si alzano e se ne vanno. Allora il barista si avvicina al tizio e gli chiede se desidera qualcosa. "Fare colazione con qualcuno" – dice quello – "come nei film, con le frittelle rotonde ricoperte di sciroppo e frutta, quelle poggiate una sull'altra, a colonnina. Si può fare?" Intendeva i pancakes, capito? Quelli americani.»
«Sì, certo, ho capito, i pancakes. E allora?»
«"Non le facciamo quelle frittelle" gli dice il barista. "Vada al bar all'angolo, lì le trova di sicuro. Venga, l'accompagno alla porta." Ma il tizio risponde che arrivava proprio dal quel bar, dove gli avevano detto di venire qui. Allora il barista lo lascia perdere e torna al bancone.»
«E poi?»
«E poi io dico al barista: "Porti per piacere caffellatte e cornetto a quel signore. Pago io". Sai che mi ha risposto?»
«No, non lo so, ma posso immaginare. Dimmi, comunque.»
«Mi fa: "Non è un 'signore' ma un barbone di merda, un cialtrone ubriaco che puzza come una fogna. Tornasse sotto i ponti e ci facesse lavorare in pace." Allora io vado dalla cassiera e pago un caffellatte con cornetto.»
«Ma veramente era già ubriaco?»
«No, macché. Non ancora, almeno. Ritorno al bancone, mi faccio preparare le cose ordinate dal barista che mi guarda di traverso e le porto al tizio, che intanto era rimasto seduto, in silenzio.»
«Scusa, ma non dovevi andare in ufficio? Perché ti sei messo a perdere tempo con quello lì?»
«Sì, dovevo, certo, ma ero un po' in anticipo. E poi avrei recuperato la sera, se avessi fatto ritardo. Ma non è questo il punto. Dio, ti soffermi su inezie e non guardi alla cosa importante.»
«E quale sarebbe la cosa importante? Scusami, sarò scemo, ma non capisco.»
«La cosa importante che speravo avessi compreso è che non è vero che siamo tutti uguali, come ci vorrebbe far credere la Costituzione. Hai presente quel punto in cui si dice che "tutti i cittadini hanno pari dignità sociale"? L'ho letto ieri, aiutando Alessio a fare i compiti. Sta nell'articolo tre, mi pare.»
«Ma figurati se mi ricordo gli articoli della Costituzione! Non so manco bene cos'è, la Costituzione. Vuoi venire al punto? Dai, tra poco arriva Clara e devo andare. Siamo a cena dai Visaldi, ti ricordi? Aurelio Visaldi, l'architetto proprietario dello studio dove lavora Clara. Una brava persona, non se la tira per niente. Anche la moglie è nel giro, ha lavorato pure con Calatrava, figurati. Ho comprato un Moët & Chandon, dici che faccio una bella figura?»
«Sì, sicuramente. Anche se non me ne intendo.»
«Neppure io, lo sai. Ho comprato quello più costoso. Scusa, ti ho interrotto. Stavi parlando della Costituzione, mi pare.»
«Della dignità sociale, sì. Ecco, proprio non mi è sembrato che quel tizio del bar avesse pari dignità rispetto a tutti gli altri. Ci sono rimasto molto male. Per questo gli ho portato caffellatte e cornetto e mi sono seduto con lui.»
«Ah, ti sei seduto con lui? Nonostante la puzza?»
«Già, nonostante la puzza. Dopo qualche minuto non si sentiva più.»
«Qualche minuto? Ma allora ci sei rimasto a parlare. Racconta, che ti ha detto? Glielo hai chiesto se è sempre stato un barbone o se prima era come noi?»
«Si teneva la testa con le mani e aveva gli occhi chiusi. Gli ho detto di bere il caffellatte finché era caldo e lui lo ha preso e l'ha bevuto d'un fiato. Senza mai aprire gli occhi.»
«Accidenti. Si sarà ustionato le tonsille. Ma gli occhi non li ha aperti mai, neppure dopo?»
«Mai. Anche il cornetto ha mangiato a occhi chiusi. Ma sorrideva. Mi sono fermato a guardarlo. Ho pensato a quando era bambino. Avrà avuto un padre e una madre che lo carezzavano, gli davano da mangiare. Almeno lo spero.»
«Come sei profondo. Ecco, vedi perché mi piace stare con te? Mi fai sentire migliore, sin dai tempi della scuola. E poi cosa è successo?»
«Niente, ma mentre stavo seduto lì ho riflettuto molto. È sufficiente andare in giro vestiti male, con la barba lunga e il fiato pestifero che la "pari dignità sociale" va a farsi benedire.»
«Ma la dignità consiste anche nel vestirsi in modo appropriato e nel lavarsi. Non sei d'accordo? Forse questo tizio del bar non aveva voglia di lavorare, lo hanno licenziato ed è diventato un barbone. Magari è pure un delinquente.»
«Forse. Ma quell'uomo era entrato nel bar per mangiare i pancakes con qualcuno, non si è mica presentato con una pistola in mano.»
«Sii serio! A chi va di fare colazione con un povero disgraziato? La gente cerca le cose belle, le persone pulite e sorridenti. Ancora meglio se coi soldi.»
«Non è giusto che ci sia chi vive così. Non lo trovo giusto. Non mi piace.»
«Oh, sveglia! Pare che sei nato oggi. Scusa, ma non lavori in una multinazionale? Non porti a casa a fine mese uno stipendio niente male, e mandi i figli a scuola privata, e fai la settimana bianca tutti gli anni? A Natale hai addirittura regalato un solitario a Liana: cosa credi, che Clara non se n'è accorta? Allora, cosa sono tutti questi discorsi su "è giusto, non è giusto"? Certo che è giusto. È giustissimo!»
«Mentre stavo di fronte a quel tizio grasso, pensavo che un giorno saremo tutti in una bara, sottoterra. Noi con una lapide sopra, e magari qualche fiore. Lui sotto una croce con su scritto "sconosciuto".»
«Brrr... tiè, corna! Ma che pensieri fai? Mi sa che sei depresso. Hai problemi al lavoro, o a casa, di cui non mi hai mai parlato? Forse è meglio se fai un salto dal medico. Come ti è venuta in mente questa storia della scritta "sconosciuto"?»
«La scorsa settimana ho accompagnato Liana al cimitero: mentre lei sistemava i fiori mi sono fatto un giretto, e accanto alle tombe di marmo ho visto un sacco di croci sulla terra nuda con su scritto "sconosciuto". Non un fiore, e neppure un nome. È giustizia questa, secondo te?»
«Eh? Scusami, Clara mi chiama, devo andare. Tu per favore smetti di pensare così tanto, ok? Fa male alla salute. Mercoledì prossimo organizzo per il calcetto: non provare a non esserci, capito? Saluta Liana, ti chiamo presto.»
«Sì, ciao, buona cena. Aspetta: tu preferiresti essere seppellito in terra, dentro un loculo, oppure essere cremato? A me piace la terra. Voglio anche cominciare a pensare a cosa scrivere sulla lapide, accanto al mio nome.»
Re: [MI160] Niente pancakes per gli sconosciuti
3Ciao @Ippolita.
Mi piace come hai risolto la boa dell’airone!
Il racconto ha poi “virato” sui temi che spesso affronti nei tuoi scritti. La morte, il cimitero, le riflessioni che, questa volta, hai affidato a un dialogo dal ritmo serrato. Un testo da pièce teatrale ben scritto e di facile lettura.
Complimenti
Mi piace come hai risolto la boa dell’airone!
Il racconto ha poi “virato” sui temi che spesso affronti nei tuoi scritti. La morte, il cimitero, le riflessioni che, questa volta, hai affidato a un dialogo dal ritmo serrato. Un testo da pièce teatrale ben scritto e di facile lettura.
Complimenti
Re: [MI160] Niente pancakes per gli sconosciuti
4Sai che faccio fatica a commentare questo racconto?
È così vero e realistico. Succede proprio così quando all'improvviso ti si aprono gli occhi e capisci qualcosa. Ti rendi conto di quanto sia preziosa questa nuova conoscenza e la vuoi condividere con una persona, magari qualcuno a cui vuoi bene, con cui parli spesso. Mentre racconti ti rendi conto che le tue parole devono superare millanta barriere e forse non arriveranno mai, perché dall'altra parte manca quell'esperienza.
E ti senti tremendamente solo.
Molto bello!
È così vero e realistico. Succede proprio così quando all'improvviso ti si aprono gli occhi e capisci qualcosa. Ti rendi conto di quanto sia preziosa questa nuova conoscenza e la vuoi condividere con una persona, magari qualcuno a cui vuoi bene, con cui parli spesso. Mentre racconti ti rendi conto che le tue parole devono superare millanta barriere e forse non arriveranno mai, perché dall'altra parte manca quell'esperienza.
E ti senti tremendamente solo.
Molto bello!
Re: [MI160] Niente pancakes per gli sconosciuti
5La forma del dialogo è anche una delle mie preferite. Perché dà una certa libertà che non sta in nessun altro contesto narrativo. Di contro si rischia di dover far parlare i personaggi in un certo modo "pilotando" un dialogo verso le informazioni che vogliamo vengano fuori. Ecco, tutto questo pistolotto per dire che il tuo racconto è così ben ragionato nei dialoghi, da non scadere mai in una realizzazione posticcia degli stessi. Leggiamo di due persone vere che parlano tra di loro. E questo, al di là dei temi chiaramente profondi e degni di nota, è il vero plus di questa gemma. Complimenti!

Re: [MI160] Niente pancakes per gli sconosciuti
6Ciao, @@Monica, che piacere ritrovarti qui! Grazie infinite per aver letto e per le tue gentilissime osservazioni. Torna presto! 

Re: [MI160] Niente pancakes per gli sconosciuti
7Ciao @Ippolita,
Il racconto scorre davvero molto bene e non era per niente facile, dato che hai scelto esclusivamente la forma del dialogo.
Sono molti i temi che hai affrontato in questo testo: l'emarginazione, la giustizia sociale, la comunicazione, la superficialità di una parte della società, l'indifferenza. Ma ci sono anche diversi interrogativi che per me rimangono aperti: perché il senzatetto vuole proprio dei pancakes per colazione? Come in un film americano, deduce il personaggio, ma mi sfugge il significato che hanno. Il senzatetto poi mantiene sempre gli occhi chiusi (forse metaforicamente per non vedere come viene trattato...).
Infine c'è la chiusura, molto interessante e forte sulla fine che fanno i corpi dopo la morte. Ecco, se i restanti interrogativi è bene che rimangano aperti all'interpretazione del lettore, io qui approfondirei di più la questione. Apri una porta su una questione molto profonda che accomuna noi tutti al di là delle condizioni sociali, ma ho avuto la sensazione di voler leggere di più a proposito. Sensazione personale, ovviamente.
Ciao!
Il racconto scorre davvero molto bene e non era per niente facile, dato che hai scelto esclusivamente la forma del dialogo.
Sono molti i temi che hai affrontato in questo testo: l'emarginazione, la giustizia sociale, la comunicazione, la superficialità di una parte della società, l'indifferenza. Ma ci sono anche diversi interrogativi che per me rimangono aperti: perché il senzatetto vuole proprio dei pancakes per colazione? Come in un film americano, deduce il personaggio, ma mi sfugge il significato che hanno. Il senzatetto poi mantiene sempre gli occhi chiusi (forse metaforicamente per non vedere come viene trattato...).
Infine c'è la chiusura, molto interessante e forte sulla fine che fanno i corpi dopo la morte. Ecco, se i restanti interrogativi è bene che rimangano aperti all'interpretazione del lettore, io qui approfondirei di più la questione. Apri una porta su una questione molto profonda che accomuna noi tutti al di là delle condizioni sociali, ma ho avuto la sensazione di voler leggere di più a proposito. Sensazione personale, ovviamente.
Ippolita wrote: Mi fa: "Non è un 'signore' ma un barbone di merda, un cialtrone ubriaco che puzza come una fogna. Tornasse sotto i ponti e ci facesse lavorare in pace." Allora io vado dalla cassiera e pago un caffellatte con cornetto.»Questa parte invece te la segnalo perché mi è parsa un po' esagerata, eviterei il turpiloquio. Non che non esistano persone che si esprimono così, ma già dire che il senzatetto non un signore ma un barbone che puzza è sufficientemente forte, a mio avviso.
Ciao!
Re: [MI160] Niente pancakes per gli sconosciuti
8ivalibri wrote: Sono molti i temi che hai affrontato in questo testo: l'emarginazione, la giustizia sociale, la comunicazione, la superficialità di una parte della società, l'indifferenza.Sono temi che mi interessano molto. Sono contenta se ti sembra che scorrano bene nel racconto. Ti ringrazio.
ivalibri wrote: perché il senzatetto vuole proprio dei pancakes per colazione?Mi era rimasta impressa la foto che avevo postato nell'off topic... e poi è un dolce bellissimo da vedere, che non si dimentica e che si mangia in compagnia.
ivalibri wrote: Infine c'è la chiusura, molto interessante e forte sulla fine che fanno i corpi dopo la morte. (...) io qui approfondirei di più la questione. Apri una porta su una questione molto profonda che accomuna noi tutti al di là delle condizioni sociali, ma ho avuto la sensazione di voler leggere di più a proposito.Di sicuro lo farò in un altro racconto, perchè è un tema ricorrente nel mio immaginario, come ha notato @@Monica.
Qui il racconto stava volgendo al termine e non avrei avuto modo di insistere sulla questione, ripresa comunque nel finale, in cui il protagonista accenna al fatto che lui un nome sulla lapide lo avrà di sicuro.
ivalibri wrote: Questa parte invece te la segnalo perché mi è parsa un po' esagerata, eviterei il turpiloquio. Non che non esistano persone che si esprimono così, ma già dire che il senzatetto non un signore ma un barbone che puzza è sufficientemente forte, a mio avviso.Magari fosse esagerata! Come sai non amo il turpiloquio e ho cercato di edulcorare il più possibile, senza però scivolare nell'inverosimile, ciò che purtroppo mi capita di sentire regolarmente.
Grazie per il bel commento, @ivalibri!

Re: [MI160] Niente pancakes per gli sconosciuti
9Almissima wrote: E ti senti tremendamente soloGrazie, cara @Almissima, per il commento bellissimo. È esattamente quello che volevo esprimere.

Re: [MI160] Niente pancakes per gli sconosciuti
10Loscrittoreincolore wrote: Leggiamo di due persone vere che parlano tra di loro. E questo, al di là dei temi chiaramente profondi e degni di nota, è il vero plus di questa gemmaNe sono felicissima!

Re: [MI160] Niente pancakes per gli sconosciuti
11ciao @Ippolita .. mi hai sorpreso con questa storia dove si confrontano due pensieri di vita. Il mondo dei barboni e il mondo civilizzato e ben vestito, con due gocce di Chanel.. o di Denim.. quello per l'uomo che non deve chiedere mai.
Sono perplesso nel collocare il tuo personaggio tra "quelli buoni sempre" o in quelli che lo sono solo a Natale o in certe situazioni. Ho il dubbio sul tuo personaggio in quanto a volte, certe dimostrazioni di bontà, spesso sono solo un modo di lavarsi la coscienza. Scusami se ti faccio questa osservazione sul personaggio, anche se una mezza risposta già la da l'amico quando gli ricorda il suo modo di essere, ma io, mi sento di farti notare che non capisco a quale tipo di persona. Sarà che, come tu sai bene, e forse siamo molto simili su certi argomenti, mi piace arrivare sino in fondo all'anima delle persone, sia quando sembrano buone, sia quando sembrano il contrario. Questo racconto mi crea questo conflitto interno... ciao carissima
Sono perplesso nel collocare il tuo personaggio tra "quelli buoni sempre" o in quelli che lo sono solo a Natale o in certe situazioni. Ho il dubbio sul tuo personaggio in quanto a volte, certe dimostrazioni di bontà, spesso sono solo un modo di lavarsi la coscienza. Scusami se ti faccio questa osservazione sul personaggio, anche se una mezza risposta già la da l'amico quando gli ricorda il suo modo di essere, ma io, mi sento di farti notare che non capisco a quale tipo di persona. Sarà che, come tu sai bene, e forse siamo molto simili su certi argomenti, mi piace arrivare sino in fondo all'anima delle persone, sia quando sembrano buone, sia quando sembrano il contrario. Questo racconto mi crea questo conflitto interno... ciao carissima

Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio
Re: [MI160] Niente pancakes per gli sconosciuti
12Lui che cerca di spiegare la perplessità provata di fronte alla situazione nel bar, l'amico che non percepisce e si mette a parlare di cene e Moët & Chandon.
Alla fine non si arriva a un confronto con se stessi, davanti a situazioni come questa che ci hai descritto, non abbiamo che lampi, sprazzi di incredulità, ma presto passa la vita continua.
Il tuo racconto mi ha ricordato di quando prendevo il treno per Roma tutte le mattine.
Alla fermata di Salone cominciava il terrore: un'orda di rom salivano di prepotenza, senza biglietto, senza aver fatto la doccia, bivaccavano tra i sedili con bambinetti sporchi e col pannolino pieno. Avrei voluto non fare quel viaggio ogni giorno, ma non potevo, come tanti altri, fare a meno di prendere quel treno. La gente era esaperata, anche perché sparivano, spesso, portafogli.
Io non mi meraviglio mai nel vedere cose del genere: barboni che si spogliano e si lavano nelle traverse di via del corso, donne o uomini che si fingono invalidi celandosi dietro abiti neri, (a Roma se ne incontrano, non so se è una cosa comune nelle altre città) e i madonnari che fumano cannoni mentre dispensano arte sull'asfalto.
Quello che voglio dire è che il mondo è pieno di situazioni che non fanno parte della mia realtà e anche se la completano, io non ne faccio parte e non provo disagio, compassione, o rabbia, ma resto invasa dalla consapevolezza di essere umana né più némeno quanto loro.
Il tuo racconto @Ippolita fa riflettere parecchio. Anche il tuo protagonista lo fa e ci costringe a pensare, se non a cosa possiamo fare per cambiare la situazione almeno a ricercare dentro di noi qualcosa che ci manca per uscire fuori da queste assurdità.
Grazie per la bella lettura
Alla fine non si arriva a un confronto con se stessi, davanti a situazioni come questa che ci hai descritto, non abbiamo che lampi, sprazzi di incredulità, ma presto passa la vita continua.
Il tuo racconto mi ha ricordato di quando prendevo il treno per Roma tutte le mattine.
Alla fermata di Salone cominciava il terrore: un'orda di rom salivano di prepotenza, senza biglietto, senza aver fatto la doccia, bivaccavano tra i sedili con bambinetti sporchi e col pannolino pieno. Avrei voluto non fare quel viaggio ogni giorno, ma non potevo, come tanti altri, fare a meno di prendere quel treno. La gente era esaperata, anche perché sparivano, spesso, portafogli.
Io non mi meraviglio mai nel vedere cose del genere: barboni che si spogliano e si lavano nelle traverse di via del corso, donne o uomini che si fingono invalidi celandosi dietro abiti neri, (a Roma se ne incontrano, non so se è una cosa comune nelle altre città) e i madonnari che fumano cannoni mentre dispensano arte sull'asfalto.
Quello che voglio dire è che il mondo è pieno di situazioni che non fanno parte della mia realtà e anche se la completano, io non ne faccio parte e non provo disagio, compassione, o rabbia, ma resto invasa dalla consapevolezza di essere umana né più némeno quanto loro.
Il tuo racconto @Ippolita fa riflettere parecchio. Anche il tuo protagonista lo fa e ci costringe a pensare, se non a cosa possiamo fare per cambiare la situazione almeno a ricercare dentro di noi qualcosa che ci manca per uscire fuori da queste assurdità.
Grazie per la bella lettura
Re: [MI160] Niente pancakes per gli sconosciuti
13@Ippolita grazie per questa perla.
Mi allineo ai commenti generali degli altri aggiungendo una cosa: per questioni che non sto a raccontare, mi ha particolarmente colpito la parte in cui ci si domanda chi fossa prima il barbone. Metti in bocca al tuo personaggio spalla la spiegazione semplicistica dello scansafatiche o del malvivente (e funziona bene nel racconto!), ma possono essere altri urti della vita (malattia, perdita di lavoro, infortuni...) a buttarti giù di sella. Come un incubo incombente.
Brava davvero
Mi allineo ai commenti generali degli altri aggiungendo una cosa: per questioni che non sto a raccontare, mi ha particolarmente colpito la parte in cui ci si domanda chi fossa prima il barbone. Metti in bocca al tuo personaggio spalla la spiegazione semplicistica dello scansafatiche o del malvivente (e funziona bene nel racconto!), ma possono essere altri urti della vita (malattia, perdita di lavoro, infortuni...) a buttarti giù di sella. Come un incubo incombente.
Brava davvero
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Re: [MI160] Niente pancakes per gli sconosciuti
14bestseller2020 wrote: Ho il dubbio sul tuo personaggio in quanto a volte, certe dimostrazioni di bontà, spesso sono solo un modo di lavarsi la coscienzaSe il personaggio ti lascia dubbioso ne sono lieta, Best carissimo, perché vuol dire che sono riuscita nel mio intento. Qui, però, più che dimostrazione di bontà pensavo a una dimostrazione di un cervello che ha ripreso a "camminare".
bestseller2020 wrote: Sarà che, come tu sai bene, e forse siamo molto simili su certi argomenti, mi piace arrivare sino in fondo all'anima delle personeSì, siamo simili. Ma prima di arrivare al fondo all'anima, nel Grund di Meister Eckhart, troppa strada c'è da fare: gli ottomila caratteri non sono sufficienti.
bestseller2020 wrote: Questo racconto mi crea questo conflitto internoMi pare una buona cosa. Grazie mille per la tua lettura appassionata, @bestseller2020.

Re: [MI160] Niente pancakes per gli sconosciuti
15Alba359 wrote: davanti a situazioni come questa che ci hai descritto, non abbiamo che lampi, sprazzi di incredulità, ma presto passa la vita continua.Esattamente. Lo descrivi benissimo.
Alba359 wrote: resto invasa dalla consapevolezzaWow. E se ci facessimo una poesia? Che bella frase.
Alba359 wrote: almeno a ricercare dentro di noi qualcosa che ci manca per uscire fuori da queste assurdità.Grazie a te, @Alba359, per l'attentissima lettura.

Re: [MI160] Niente pancakes per gli sconosciuti
16L wrote: ma possono essere altri urti della vita (malattia, perdita di lavoro, infortuni...) a buttarti giù di sellaCerto, hai ragione. Di proposito ho scelto motivazioni improbabili, che mi sembravano adatte in bocca a uno sprovveduto.
Grazie mille per le cose belle che hai scritto, @L'illusoillusore. Mi fa tanto piacere che hai apprezzato il racconto.
Re: [MI160] Niente pancakes per gli sconosciuti
17Ciao @Ippolita , trovo questo racconto magnificamente scritto, tant'è che l'ho letto ad alta voce a un'altra persona senza nemmeno un intoppo. Trovo inoltre uno stesso sentire tra me e te su queste tematiche. Ti assicuro, credo identico. Credo che tu sia consapevole che i due interlocutori siano altrettanto profondi: uno nel rigettare l'ipocrisia che ci vuole tutti ugualmente degni ma esclude, l'altro nel far presente che non basta un attimo di pietà a redimersi se poi si vive una vita in cui si mandano i figli alla scuola privata o si regala un anello alla partner. Idem sentire anche nella chiusa: perché il protagonista ha compassione per l'uomo in rovina? Perché pensa alla sua, di morte, e gli fa orrore. Vorrebbe solo rientrare nel circolo della vita, quando sarà il momento. Dai e ridai, è una compassione comunque egocentrica (ma ben venga).
Il pollice è in su, ma qui siamo alla finale a cinque e tu sei campionessa uscente, quindi ti dico anche ciò che non mi convince: il messaggio è più che giusto ma è un po' didascalico, ed è davvero stra-noto per chi si occupa di costituzione da sempre e la vede calpestare ogni giorno. Diceva Sartre (se ho capito il tuo livello di istruzione lo saprai da te) "che senso ha la letteratura se si muore di fame?" Sartre era un cazzo di pessimista... Io credo abbia molto senso, e che il senso sia anche di dire le cose disturbanti: che i barboni puzzano, ad esempio... E tu lo hai fatto... Aspe' aspe'... Che nonostante ciò devono avere pari dignità sociale... Ok... Non se ne esce, lo diciamo da anni e anni senza cavarne niente dal buco: chi vuole capire capisce, chi non vuole capire no. Avrei molta voglia di riscoprire, di reinventare, una letteratura politica, che non si arrocchi nella torre d'avorio del personale. Ma non è così facile. Forse il tema non è l'io, il come si vuole essere sepolti, se esiste un dio e se è con noi; forse il tema dovrà essere... non lo so... uno nuovo, non quello del clochard, e non perché non sia attuale... Che casino. Forse il vero tema è la assoluta complessità e contraddittorietà del presente, che va modellato sui valori della costituzione con modi nuovi. Bella sfida. Apresi dibattito
Vabbè, pollice in su, meditiamoci, per favore
Il pollice è in su, ma qui siamo alla finale a cinque e tu sei campionessa uscente, quindi ti dico anche ciò che non mi convince: il messaggio è più che giusto ma è un po' didascalico, ed è davvero stra-noto per chi si occupa di costituzione da sempre e la vede calpestare ogni giorno. Diceva Sartre (se ho capito il tuo livello di istruzione lo saprai da te) "che senso ha la letteratura se si muore di fame?" Sartre era un cazzo di pessimista... Io credo abbia molto senso, e che il senso sia anche di dire le cose disturbanti: che i barboni puzzano, ad esempio... E tu lo hai fatto... Aspe' aspe'... Che nonostante ciò devono avere pari dignità sociale... Ok... Non se ne esce, lo diciamo da anni e anni senza cavarne niente dal buco: chi vuole capire capisce, chi non vuole capire no. Avrei molta voglia di riscoprire, di reinventare, una letteratura politica, che non si arrocchi nella torre d'avorio del personale. Ma non è così facile. Forse il tema non è l'io, il come si vuole essere sepolti, se esiste un dio e se è con noi; forse il tema dovrà essere... non lo so... uno nuovo, non quello del clochard, e non perché non sia attuale... Che casino. Forse il vero tema è la assoluta complessità e contraddittorietà del presente, che va modellato sui valori della costituzione con modi nuovi. Bella sfida. Apresi dibattito
Vabbè, pollice in su, meditiamoci, per favore

Scrittore maledetto due volte
Re: [MI160] Niente pancakes per gli sconosciuti
18Brava, cara @Ippolita 
È un racconto che parla delle barriere che eleviamo tra noi e il prossimo, più alte con chi non ha l'apparenza "normale" e l'odore di pulito come noi.
E in genere gli emarginati, i cosiddetti "barboni" lo sanno e non accennano nemmeno a valicarle, quelle barriere.
Ma qui, in questo bar dell'Airone impagliato, uno di loro ci prova, perché ha desiderio, non di soldi per prendersi un caffè, ma di fare una colazione in compagnia.
Il suo desiderio è esaudito da un avventore per il quale era uno sconosciuto, ma che ha avuto piacere dal soddisfare quel bisogno materiale e spirituale.

È un racconto che parla delle barriere che eleviamo tra noi e il prossimo, più alte con chi non ha l'apparenza "normale" e l'odore di pulito come noi.
E in genere gli emarginati, i cosiddetti "barboni" lo sanno e non accennano nemmeno a valicarle, quelle barriere.
Ma qui, in questo bar dell'Airone impagliato, uno di loro ci prova, perché ha desiderio, non di soldi per prendersi un caffè, ma di fare una colazione in compagnia.
Il suo desiderio è esaudito da un avventore per il quale era uno sconosciuto, ma che ha avuto piacere dal soddisfare quel bisogno materiale e spirituale.
Ippolita wrote: Della dignità sociale, sì. Ecco, proprio non mi è sembrato che quel tizio del bar avesse pari dignità rispetto a tutti gli altri. Ci sono rimasto molto male. Per questo gli ho portato caffellatte e cornetto e mi sono seduto con lui.»Un incontro di pari dignità.
«Ah, ti sei seduto con lui? Nonostante la puzza?»
Re: [MI160] Niente pancakes per gli sconosciuti
19Poeta Zaza wrote: Ma qui, in questo bar dell'Airone impagliato, uno di loro ci prova, perché ha desiderio, non di soldi per prendersi un caffè, ma di fare una colazione in compagnia.Grazie per le belle parole, @Poeta Zaza!

Re: [MI160] Niente pancakes per gli sconosciuti
20Edu wrote: tant'è che l'ho letto ad alta voce a un'altra persona senza nemmeno un intoppoWow, tipo una favola.
Edu wrote: Trovo inoltre uno stesso sentire tra me e te su queste tematiche. Ti assicuro, credo identicoMi fa piacere. E siamo pure nati quasi lo stesso giorno dello stesso mese.
Edu wrote: Dai e ridai, è una compassione comunque egocentrica (ma ben venga)Vero.
Edu wrote: convince: il messaggio è più che giusto ma è un po' didascalico.Acc... questo mi dispiace, perché ci faccio sempre molta attenzione.
Edu wrote: che il senso sia anche di dire le cose disturbanti: che i barboni puzzano, ad esempio... E tu lo hai fatto... Aspe' aspe'... Che nonostante ciò devono avere pari dignità sociale... Ok... Non se ne esce, lo diciamo da anni e anni senza cavarne niente dal buco: chi vuole capire capisce, chi non vuole capire no.Ma sono stata o no didascalica? Qui sopra sembrerebbe di no.
Edu wrote: Avrei molta voglia di riscoprire, di reinventare, una letteratura politica, che non si arrocchi nella torre d'avorio del personaleEh, ma sempre dal "personale" (nel senso di "particolare") bisogna partire, secondo me. Per tentare di raggiungere qualcosa di più ampio.
Edu wrote: Che casino. Forse il vero tema è la assoluta complessità e contraddittorietà del presente, che va modellato sui valori della costituzione con modi nuovi. Bella sfida. Apresi dibattito.Il "presente" è sempre stato complesso e contraddittorio. Ora forse c'è una consapevolezza maggiore del fatto che lo sia.
Grazie del commento, @Edu!
Re: [MI160] Niente pancakes per gli sconosciuti
21@Ippolita, il tuo racconto è molto bello, mi è piaciuto tantissimo il punto in cui il "barbone" fa colazione ad occhi chiusi. A me, lettore, ha fatto immaginare il mondo che il tizio avrebbe voluto avere intorno, magari una famiglia alle 8,00 del mattino con dei figli alla stessa tavola; o chissà che altro. Il sogno, qualunque esso sia stato, lo ha di certo vissuto attraverso il tepore del cappuccino, il sapore del cornetto e la gentilezza ricevuta. Ci sarebbero anche altri spunti da commentare, ma questo è quello che mi ha dato più suggestioni.
Brava come sempre
Brava come sempre
Re: [MI160] Niente pancakes per gli sconosciuti
22Adel J. Pellitteri wrote: A me, lettore, ha fatto immaginare il mondo che il tizio avrebbe voluto avere intorno, magari una famiglia alle 8,00 del mattino con dei figli alla stessa tavola; o chissà che altro.@Adel J. Pellitteri
Un'immagine suggestiva, e sicuramente molto vicina alla realtà.
Grazie mille per aver letto il racconto e per il giudizio positivo, cara Adelaide.
