L'infimo inizio

1
Forse anche a te accade, a volte
di aver perso del tutto la speranza
e di sentirti chiusa in una gabbia
da cui non puoi fuggire

quando pensi di aver sbagliato tutto
e la tua stessa anima ti appare
come una stanza buia
fra quattro mura spoglie
e lì, ti sembra di impazzire

eppure, in qualche luogo della stanza,
senza che tu lo sappia, sta crescendo
un timido germoglio
si nutre del suono dei tuoi silenzi
delle tue angosce delle tue afflizioni

non temere di aprire la finestra
lascia che veda il sole
che si inebrii di vento e di pioggia
quel germoglio diverrà una foresta
d'alberi che mai nessuno ha visto prima
con fiori grandi dai colori strani
e foglie dai riflessi misteriosi
fra i suoi rami voleranno gli uccelli
sotto la chioma troveranno riparo
gli animali dalle tempeste

tu non lo sai, ma cresce
dentro di te, in silenzio
come l'infimo inizio
di un mondo nuovo

perché sappiamo di dover morire
per ciò amiamo la vita

commento: https://www.costruttoridimondi.org/forum/viewtopic.php?f=9&t=2511

Re: L'infimo inizio

3
Ciao @Gianfranco P , ho trovato molto interessante il tuo modo di trattare della tristezza. Intanto, sono d'accordo che, dentro di noi, oltre che l'essere che soffre, c'è l'essere che spera, che pianifica. Tu, giustamente, hai fatto riferimento al mondo della natura: sappiamo che la natura cresce continuamente e, anche nei momenti in cui abbiamo pensato d'aver perso ogni speranza, forse là fuori si è "creato" qualcosa che è la nostra salvezza. Inoltre, nei versi finali, sottolinei come la disperazione sia qualcosa legato al nostro amore della vita: non si può disperare senza sperare, non si può vivere senza soffrire. Di recente, scrivendo un racconto su un'eroina prossima alla morte (credo ispirato da Violetta Valery) riflettevo su come il momento del distacco della vita sia qualcosa che totalizza ciò che veramente è importante di noi e ciò che in fondo è stato soltanto rumore di fondo. Non so se questa riflessione ti sia utile: mi scuso se esulo dal contenuto della tua poesia.
Per te sarà banale forse questo pensiero, ma volevo dire che la poesia, anche per tentare un salvifico dialogo col lettore, mi ha ricordato il Leopardi delle Operette morali e di alcune sue poesie. Immagino tu avessi ben chiaro in mente questo modello mentre scrivevi, visto che ti so molto colto in fatto di poesia.
Per quanto riguarda la forma: le immagini sono semplici (la gabbia, la finestra, il sole, il vento e la pioggia), ma descrivono in modo accurato e quotidiano quanto può accadere a un lettore con cui tu cerchi di dialogare con la tua poesia consolatoria. Ho trovato i versi eleganti e ben ritmati, ma sono, ahimè, troppo a digiuno di metrica per darti un giudizio più accurato.
Concludo dicendo che ho apprezzato la poesia, come un po' tutto ciò che scrivi, perché denota profondità di pensiero e di cultura e ottima cura della forma.
Mi scuso perché non commento più spesso, ma mi ritengo un pessimo commentatore! Mi scuso anche se ho tracimato e non ho colto esattamente il punto della poesia: a livello di senso mi sembra di averlo capito, ma forse non sono sufficientemente eloquente da esprimerlo in un commento compiuto. Spero che, nella mia goffaggine, in qualche modo il commento ti sia stato utile.
A presto, Domenico
https://domenicosantoro.art.blog/

Re: L'infimo inizio

4
Gianfranco P ha scritto: Forse anche a te accade, a volte
di aver perso del tutto la speranza
e di sentirti chiusa in una gabbia
da cui non puoi fuggire
C'è un motivo particolare per cui la poesia è indirizzata a una donna?
Questa strofa introduce il tema della tristezza/depressione.
Gianfranco P ha scritto: quando pensi di aver sbagliato tutto
e la tua stessa anima ti appare
come una stanza buia
fra quattro mura spoglie
e lì, ti sembra di impazzire
Anche qui ci parli di questo stato d'animo, però inserisci anche l'immagine della stanza, che, oltre a rendermi più reale lo [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]stato d'animo, introduce "l'infimo inizio".[/font]

Gianfranco P ha scritto: eppure, in qualche luogo della stanza,
senza che tu lo sappia, sta crescendo
un timido germoglio
si nutre del suono dei tuoi silenzi
delle tue angosce delle tue afflizioni
Come fa il timido germoglio a nutrirsi delle angosce e delle afflizioni? È forse un modo per dire che ogni angoscia provoca inconsciamente dentro di noi una piccola reazione involontaria? Una sorta di tendenza istintiva all'equilibrio della nostra anima?


Gianfranco P ha scritto: non temere di aprire la finestra
lascia che veda il sole
che si inebrii di vento e di pioggia
Mi piace il realismo, giustamente per crescere e diventare più forte il germoglio non ha bisogno solo delle "carezze" del sole, ma necessità anche di vento e pioggia (anche se il verbo inebriare mi fa più pensare a un vento e una pioggia miti, quasi benevoli, mentre penso che volessi esprimere anche altro inserendo questi due elementi).
Gianfranco P ha scritto: quel germoglio diverrà una foresta
d'alberi che mai nessuno ha visto prima
con fiori grandi dai colori strani
e foglie dai riflessi misteriosi
Io avrei raccontato in maniera più graduale questo passaggio. In fondo è la parte più difficile quella che ci porta da uno stato di tristezza/depressione a uno stato di serenità/vitalità. Secondo me meritava una strofa tutta sua, magari giocando sempre con le metafore e le altre figure.
I fiori grandi dai colori strani e le foglie dai riflessi misteriosi mi rendono più "tondo" il concetto di rinascita. Una rinascita che non è perfetta, perché non lo è mai. È piuttosto "variopinta".
Gianfranco P ha scritto: fra i suoi rami voleranno gli uccelli
sotto la chioma troveranno riparo
gli animali dalle tempeste
Non so se accosti questi animali a qualche cosa di reale e specifico, o sono semplicemente delle immagini che trasmettono il concetto di vita e vitalità.
Gianfranco P ha scritto: tu non lo sai, ma cresce
dentro di te, in silenzio
come l'infimo inizio
di un mondo nuovo
Quindi in questa strofa è come se ci dicessi che tutta la rinascita raccontata prima è solo un'ipotesi? un'opportunità da cogliere, ma che ancora non è stata colta?
Inoltre l'aggettivo infimo non mi convince molto, anche se l'hai usato perfino nel titolo. Mi suggerisce qualcosa di negativo che può nascere, piuttosto che di positivo. 
Gianfranco P ha scritto: perché sappiamo di dover morire
per ciò amiamo la vita
Qui ribadisci il concetto che ognuno di noi possiede una spinta innata verso la vita, anche nei momenti più bui.

Ciao Gianfranco, 
quello che mi è piaciuto di questa poesia è la sua semplicità. Si comprende bene e secondo me è un pregio. Le metafore e le altre immagini che utilizzi sono coerenti tra loro e con il tema. 
Non sto a darti giudizi sulla struttura/lessico perché non sono un esperto e non mi interessa esserlo.
Se ti devo fare una critica (costruttiva) è che tratti un tema "già visto" e raccontato in chiave "già vista". Quindi avrei osato un po' di più nello spingermi "oltre". 

A rileggerti

Re: L'infimo inizio

5
Domenico S. ha scritto: non si può disperare senza sperare, non si può vivere senza soffrire
E' così. 
Domenico S. ha scritto: non ho colto esattamente il punto della poesia: a livello di senso mi sembra di averlo capito
Mi sembrava invece che l'avessi capito :) . Non smettere mai di sperare, aspetta con pazienza e "vedrai passare sotto il ponte i cadaveri dei tuoi fantasmi". 
Ciao e grazie @Domenico S. (i commenti sono sempre utili!)

Re: L'infimo inizio

6
edotarg ha scritto: C'è un motivo particolare per cui la poesia è indirizzata a una donna?
No, era indirizzata a tutti e a nessuno. Ho fatto la modifica all'ultimo momento per ingraziarmi eventuali lettrici. ;)
edotarg ha scritto: È forse un modo per dire che ogni angoscia provoca inconsciamente dentro di noi una piccola reazione involontaria?
Sì esatto. Noi non siamo statici, cambiamo continuamente, e l'alternanza del dolore e della gioia è quello che ci tiene vivi (i sassi non soffrono).
edotarg ha scritto: Non so se accosti questi animali a qualche cosa di reale e specifico
E' una citazione di un passo della Bibbia, dal sogno di Nabucodonosor (Daniele, 4, 8-9):
"Quell'albero era grande, robusto,
la sua cima giungeva fino al cielo
e si poteva vedere fin dall'estremità della terra.
I suoi rami erano belli e i suoi frutti abbondanti
e vi era in esso da mangiare per tutti.
Le bestie della terra si riparavano alla sua ombra
e gli uccelli del cielo facevano il nido fra i suoi rami;
di lui si nutriva ogni vivente".
edotarg ha scritto: l'aggettivo infimo non mi convince molto
Anche questa è una citazione :arrossire: . Da un libro di Mario Perniola, "Miracoli e traumi della comunicazione" (Einaudi, 2009): "Proprio perciò alla filosofia resta moltissimo da fare. Secondo il pensiero tradizionale cinese, anche all'interno della più dominante e soverchiante entità vi è un «infimo inizio», che è opposto all'insieme che lo contiene, qualcosa che è ancora in stato germinale, ancora impercettibile nella sua esiguità, da cui comincia un mutamento radicale. In questo modo il pensiero cinese pensa il rapporto fra gli opposti in modo sconosciuto al pensiero occidentale. Anche il mondo della comunicazione contiene in se stesso qualcosa che gli si oppone e che a poco a poco crescerà al suo interno, senza opporsi in modo frontale. Questo infimo inizio prende origine dal fatto che l'uomo, a differenza, degli animali, sa di dover morire..."
edotarg ha scritto: tratti un tema "già visto" e raccontato in chiave "già vista
Hai ragione. Però ho cercato di raccontarlo "a modo mio", e siccome ho capito da tempo che non sarò mai un vero scrittore, a me basta che ti abbia incuriosito e che sia venuto qui a commentarmi. Grazie @edotarg!

Re: L'infimo inizio

7
Gianfranco P ha scritto: come l'infimo inizio
di un mondo nuovo
Ciao @Gianfranco P parto proprio da qui, in quanto a colpirmi è stato l'accostamento di infimo all'idea di un mondo nuovo, che non presuppone però quel resettare di cui, ogni tanto, se ne brama l'utopia. 
Di questa poesia ho apprezzato la delicatezza di una contrapposizione che può essere esistenziale, da contesto e che vale anche come semplice spettatore -come me, nell'istante della lettura-.
Gianfranco P ha scritto: eppure, in qualche luogo della stanza,
senza che tu lo sappia, sta crescendo
un timido germoglio
si nutre del suono dei tuoi silenzi
delle tue angosce delle tue afflizioni
Ho molto apprezzato i versi qui sopra, ho trovato evocativo il germoglio che si nutre dei silenzi e delle angosce, perché la bellezza o, in senso risolutivo, un elemento positivo che possa fungere da seme non giunge, a mio avviso, sempre dalla "luce". In altre parole, dobbiamo essere disposti a cercare qualcosa di bello anche laddove pare non possa mai esserci. Saper modellare, dare una forma che ci restituisca poi quel senso di meraviglia e stupore necessario a ogni età.
Gianfranco P ha scritto: non temere di aprire la finestra
lascia che veda il sole
che si inebrii di vento e di pioggia
quel germoglio diverrà una foresta
d'alberi che mai nessuno ha visto prima
con fiori grandi dai colori strani
e foglie dai riflessi misteriosi
fra i suoi rami voleranno gli uccelli
sotto la chioma troveranno riparo
gli animali dalle tempeste
Il tutto che possa fungere, in ultima istanza, da fondamenta per un insegnamento costruttivo che, a mio avviso, riprendi alla fine rendendolo più evidente. 
Gianfranco P ha scritto: perché sappiamo di dover morire
per ciò amiamo la vita
Ovvero qui: l'equilibrio dello stare al mondo.

È stato un piacere, a presto :)
Aras Bauta

Re: L'infimo inizio

8
Ciao @BollaDiSapone ,
sono contento che ti sia piaciuta.
Ho provato a descrivere sensazioni che, penso, tutti/e abbiamo provato qualche volta. Certe volte ci sembra che i momenti brutti e le difficoltà ci possano distruggere, ma invece è proprio da quei momenti che nascono le cose più belle. Non è tanto per consolazione, ma è proprio così che succede. 
Ciao e grazie per il passaggio
Rispondi

Torna a “Poesia”