Ilaris wrote: non devo più perdere tempo appresso ai Pic e agli invii alle CE, che un mondo di potenziali lettori è là fuori, e se poi fossero soltanto due di numero sarei contenta lo stesso.
La penso così anch'io, ma ci sono buone probabilità che non troverai nemmeno quei due lettori, se non ti impegni in prima persona a promuovere il libro. Parlo di lettori affezionati, ovviamente, non casuali. Un paio di lettori casuali li puoi sempre trovare, ma magari non gli piacerà ciò che scrivi o non lasceranno nessuna recensione, quindi rimarrai col dubbio
Cheguevara wrote: Smetteremo di scrivere per questo motivo? Non credo, io non smetterò e sono certo che neanche tu lo farai, a prescindere dal numero di copie vendute.
Per la mia esperienza personale è proprio la molla che spinge a scrivere che va a farsi benedire, se già quando prendi la penna ti appare un cartello gigante nella testa che dice "tanto non serve a niente". Non sono le copie vendute (dei due libri pubblicati quest'anno non so ancora quanto abbiano venduto), è l'ambiente: le discussioni con gli editori o, peggio, il silenzio. Mi aspetto ingenuamente che se pubblichi un mio libro lo trovi valido, e ti interessa promuoverlo. Se non è così, ma che cavolo, non pubblicarlo. Dimmi di no, ignorami. Sarò spronata a fare meglio. Ma se lo accetti e poi lo tratti come spazzatura cosa devo pensare? E cosa devo aspettarmi dal prossimo?
Io non avevo certezze quando ho iniziato, avevo solo una forte motivazione: scrivere mi faceva sentire di nuovo viva e forse ci ero anche un po' portata. Ma poi vedo che sì, qualcosa di quel che scrivo piace, e mi convinco di aver trovato finalmente una strada buona. E poi tutto cambia di nuovo, perché quella strada non sembra portare da nessuna parte. Quando imbocchi una strada la prima volta non serve grande resistenza, ma quando ti trovi in un vicolo cieco sai che dovrai tornare indietro, provare una via diversa, e che c'è il rischio che i vicoli ciechi siano infiniti. Scoraggia, e fa passare la voglia di scrivere. All'inizio anch'io ho scritto solo per me, ma avevo qualcosa a motivarmi e sostenermi che ora non trovo più: la speranza. Vaga, ignorante, quel che si vuole, ma funzionava.
Wanderer wrote: Tuttavia, la cruda realtà è che oggi ha più influenza sulla società un cuoco o un moccioso su TikTok, che non uno scrittore, pur affermato che sia.
Questo può sembrare vero, specie in momenti di pessimismo, ma sono sicura che non sarà così. Tra dieci anni nessuno si ricorderà più dei fenomeni da baraccone, ehm, da Tik tok di oggi. Gli scrittori però resteranno, perché la gente, anche in tempi digitali e social, avrà sempre bisogno di sentire buone storie (pare che la capacità di elaborare storie sia una delle cose che ci ha permesso di svilupparci come specie). Tra loro ovviamente ci saranno scrittori buoni e altri arrivati lì per fama guadagnata altrove (tipo sui social), ma comunque i libri non spariranno. Ci risentiamo tra dieci anni per vedere se avevo ragione
